WOWWorld of Warcraft

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Eccomi qui, 24 Dicembre e nulla da fare.

Quarto anno di liceo scientifico e compiti delle vacanze già smaltiti, quasi, in due soli giorni.

Sabato 22: tombolata e saluti; e già nel pomeriggio, studio.

Per non macerarmi a pensare che è l'ennesimo sabato senza comitiva. Trasferirsi all'inizio del quarto superiore in una città nuova, a trecento km dal vecchio liceo, è un incubo, a maggior ragione per una introversa come me.

Dall'inizio dell'anno i nuovi compagni mi fissano come io sia un'aliena, vestita senza i marchi che sono d'obbligo, per essere omologati in questa aula di snob. Come diamine è possibile che ancora ci siano intere classi di figli di papà?

E come diamine ci sono finita io, che non vengo da una famiglia bene?

I voti. I miei stramaledettissimi voti. Nel vecchio liceo di periferia  bastava poco a brillare. Un po' di impegno, ed eri una cima. Qui c'è tutt'altro lavoro da fare, ma in compenso ne ho tutto il tempo. Sono fuori da qualsiasi giro, studio e basta.

Peggio che andar di notte i professori mi hanno accolto benissimo e la classe si è ulteriormente ritratta, inorridita.

Così stamattina sono al PC, annoiata. Davvero non studierò, rischierei di non avere più neanche uno straccio di capitolo da ripetere già prima di Capodanno. E a Capodanno mi servirà, assolutamente, avere qualcosa da fare, per riuscire a non pensare che sarò l'unica diciottenne in questa orribile città nuova a non uscire di casa.

Qualche settimana fa ho colto un discorso tra vicini di banco, dietro di me. Io sono in prima fila, naturalmente; abbastanza alta, sono perfetta per chi dietro di me si rimpicciolisce a frugare non visto tra i messaggini del cellulare.

Mi hanno sistemata subito lì, premurosamente, dove posso seguire indisturbata le lezioni dando ai professori il piacere di uno sguardo attento e concentrato. Cercano quasi tutti istintivamente me, per avere riscontro che la spiegazione sia chiara, scavando un solco ancor più profondo tra me e il resto della classe; grandi in psicologia, davvero.

Comunque, ho colto questo parlottare dietro di me e l'ho seguito. Avevo finito i miei esercizi, consegnato, e  me  ne  stavo  tranquilla col libro della terza ora spalancato davanti, come a ripetere silenziosamente per non disturbare gli altri che dovevano finire ancora. Dietro di me  meno premurosamente, si chiacchiera alla grande.

E parlano di un gioco, un gioco al computer. Li ascolto perché  non ho proprio niente di meglio da fare e Roberto sembra davvero convinto che il compagno resterà conquistato, come lui:"Ha un'ambientazione spettacolare, scenari che sembrano veri e i personaggi sono splendidi. Giocare è divertentissimo perché non è la solita sfida col computer... si interagisce con gli altri giocatori, ci si coordina per delle missioni, ci si sfida...". E via di questo passo, magnificando la cosa.

Come un virus,  nei giorni a seguire in parecchi  si sono uniti a Roberto e hanno cominciato a giocare. Ogni giorno, uscendo,  tra gli schiamazzi e il frastuono della carica all'uscitasi gridano l'orario per ritrovarsi on-line.

Alla fine, ho indagato. Uso il PC per studiare e per giocare a scacchi. Rifuggo da ogni utilizzo sociale, odio facebook e simili amenità; sono anomala, lo so. Non ripetetemelo, il ritornello lo conosco.

Ma a forza di sentir parlare di questo gioco, ho fatto qualche ricerca e mi sono collegata al server. Ho scoperto che è molto seguito in tutto il mondo, addirittura!  Un vero successo.

C'è ovviamente un abbonamento da pagare per giocare sul sito ufficiale, gettonatissimo. Ma diversi server offrono una versione libera, con qualche istance chiusa e con una experience maggiorata.

In definitiva si può giocare passabilmente senza pagare, e la cosa viene tollerata perché comunque si pubblicizza il gioco e alla fine i più accaniti passano all'ufficiale, che offre il massimo dei servizi. Ho scoperto che è un gioco ricchissimo di risvolti inaspettati, giocarlo bene è complicato,  ci sono molte guide on-line per aiutare i novellini a orientarsi.

Così, ora ho il mio Account. E oggi salirò di un po', ho tempo da perdere. Naturalmente il mondo in cui il mio personaggio si aggira è deserto; i ragazzi che giocano sono a godersi le vacanze, o semplicemente a quest'ora dormono.

Io non so come facciano, scuola o no mi sveglio sempre alla stessa ora.

Ma forse se facessi tardi come loro anziché coricarti con le galline dormiresti  anche tu fino a mezzogiorno,  ironizza la mia coscienza sulle  mie virtuose abitudini.

Il mio personaggio comunque vaga tranquillo, tenendosi alla larga dalle creature del computer, programmate per attaccare se uno sprovveduto le avvicina senza cura.

Devo ammettere che Roberto aveva ragione: il gioco ha un'ambientazione incantevole. Ormai i programmi per computer sono sbalorditivi, la sensazione è di essere immersi in un luogo reale. L'avatar si muove docilmente ai comandi in modo stupefacente: si gira, si piega, corre, si ferma al tocco del mouse.

I primi istanti sono stati imbarazzanti, lo dirigevo a scatti, faticavo a farlo passare da una porta... Ma la curiosità di visitare questo mondo virtuale ha avuto la meglio, in breve dirigerlo è diventato naturale e i suoi movimenti si son fatti fluidi.

Ora vago assorta in una distesa ammantata di neve, uno scenario montano di una poesia che fa dimenticare sia un gioco. Diventa un vero viaggio, autentica gioia di esplorare, stupore bambino e incantato.

Dovrei compiere una missione; è infatti superando alcune difficoltà che il gioco propone, che il personaggio ottiene livelli via via superiori, l'equivalente di una crescita.

All'improvviso sono attaccata. Un attacco vigliacco, un maledetto thief, un ladro Orda, in stealth. È un'abilità della sua classe, lo stealth; può avvicinarsi non visto alle tue spalle: improvvisamente subisci un grave danno, se sei un personaggio di basso livello il danno è maggiore di quello che puoi sopportare e perdi la vita.

Sullo schermo il thief appare improvvisamente coll'arma alzata alle tue spalle e assisti impotente all'accoltellamento, il tuo avatar si accascia con un grido! Pochi istanti dopo il tuo personaggio si materializza trasparente in un cimitero, sei un fantasma.

Ma poiché WOW è un gioco, puoi percorrere di corsa le terre che ti separano dal tuo corpo steso esanime e attendere che trascorra il tempo fissato.

Al suo scadere ti viene chiesto se vuoi tornar vivo, accetti e sei in piedi come prima, senza troppe conseguenze. Lo faccio, tutto sembra tranquillo, ma mi sono appena rimessa in marcia che l'Orda si materializza nuovamente e mi fa fuori di nuovo."Ma per la miseria!", esclamo esterrefatta.

All'iscrizione, la prima scelta che precede ogni altra è la fazione: questo mondo fantastico è percorso da una guerra perenne e molte razze sono alleate tra loro in due blocchi contrapposti: Orda e Alleanza. Come dire: buoni e cattivi.

Io ho scelto Ally.

Poi ho dovuto scegliere la razza. Umani, Gnomi, Nani, Elfi, Draenei... Ho scelto gli Elfi, eleganti e agili.

Maschio o femmina? Femmina, ovviamente.

Nome. Ogni nome cui riesco a pensare è già preso. Slow, digito infine. Lenta. Mi somiglia, sono lenta a reagire, nella vita. Penso, cammino e parlo con cautela.

La lentezza  non è una qualità in questo gioco e nessuno ha preso questo nome.

Classe. Ci sono molte possibilità: Mago, paladino, prete, ladro, guerriero... Ogni classe gode di particolari poteri, diversi magici.

Ho tentato di farmi un'idea su un manuale: in ogni battaglia in cui più Ally si scontrano con più Orda si impiegano a beneficio di tutti i talenti di ognuno, con due orientamenti base, all'attacco e alla cura.

Alcuni personaggi infliggono danni elevati, ma li subiscono, anche. Altri personaggi hanno la capacità di rigenerarli e si definiscono curatori. È un'idea che mi piace, curare i miei campioni. Così, Slow sarà priest, curatrice.

I personaggi che nascono per il combattimento puro sono più resistenti, indossano armature. I curatori no, sono vestiti al massimo con protezioni di cuoio.

La mia elfetta Slow è fragile e oppone una resistenza minima agli attacchi, il thief Orda se ne sbarazza con un colpo solo. Torno fantasma al cimitero.

Riattraverso la soffice vallata innevata, fin dove l'avatar giace a terra. Altro tempo scorre. Infine posso rialzarmi, ma faccio tre passi e il ladro riappare.

Cerco di vedere chi sia questa bestia che di fatto non sta facendo altro che impedirmi di giocare.

Non vedo neanche di che livello sia, segno che è molto al di sopra del mio: il gioco oscura le informazioni quando un novellino incontra un avversario molto al di sopra di lui... Quasi a sbattergli in faccia, che non è pane per i suoi denti. D'altro canto questo significa che il thief non sta guadagnando nulla. Se si sconfigge un pari livello o quasi, si sale in onore, un riconoscimento utile ai fini del gioco. Ma se l'avversario è di molto al di sotto, nessun onore. Quindi quest'Orda sta agendo per pura cattiveria, per il gusto di non farmi giocare.

Sbuffo e mi collego col servizio informativo, per capire se c'è qualche Ally in zona, da chiamare in aiuto. Il mondo è deserto, parrebbe, a parte me e lo stupido thief... ma mentre consulto il servizio un Draeneo Ally atterra di fianco a me, cavalcando un magnifico drago.

Se i paesaggi del gioco sono meravigliosi, le creature che lo popolano sono fuori da ogni descrizione. I draghi sono i miei preferiti. Per ottenere queste cavalcature da sogno occorre raggiungere i livelli massimi e compiere missioni speciali, meritando queste meraviglie; dalla loro groppa il mondo si ammira dall'alto con un effetto cosi reale da travolgere ed emozionare.

Il Draeneo si disfa del ladro prima che questi possa dirsi: sono morto! Sotto le sue armi protettrici posso infine resuscitare. Lo ringrazio con un inchino.

"Thank you", digito adagio. Mi risponde velocemente con una lunga frase che traduco faticosamente. In questo gioco tutto è scritto in inglese, le pergamene con le missioni, le istruzioni per l'uso dei poteri... un continuo spremermi per me che detesto l'inglese come poche cose.

Pasticcio una risposta, forse ho capito male quel che ha detto, perché il draeneo mi scrive:"Sei italiano?"

 Vergognosamente ma con sollievo ammetto.

"Ragazza, vero?"

Ora questo un po' mi indispone. Le ragazze sono poche, nel server. Non so bene perché, non si appassionano. Io invece sono stata fulminata, da WOW, l'ho amato al primo sguardo. Comunque si dice che le poche donne giochino anche male.

Non nego, malvolentieri."Da che lo hai dedotto?", chiedo poi in un guizzo di audacia, perché sto parlando con uno sconosciuto e io non parlo MAI con gli sconosciuti. Neanche con i conosciuti, in effetti. Ma lo schermo di un PC è un ottimo riparo.

"Personaggio femminile e curatore", mi risponde.

 Bah! Potevo comunque benissimo essere un maschio. Però il Draeneo è gentile, non ha nulla di meglio da fare e mi accompagna, fiancheggiandomi e aiutandomi a compiere le missioni. In breve le concludo e guadagno in pochissimo diversi livelli. Quando ci salutiamo, sembriamo vecchi amici.

Passano i mesi, e in classe i giocatori-compagni hanno tutti un personaggio ormai completo, con la massima esperienza. Si conoscono tra loro, ma ignorano che gli entro accanto tutti i giorni.

Ormai Slow è la loro beniamina, se la contendono quando c'è da formare un gruppo per sfidare gli Orda. Talvolta li accompagno, e con i miei poteri li proteggo e consento loro attacchi micidiali. Spesso si buttano avventatamente e mi fanno sudare, ma fanno talmente affidamento sulle mie capacità da rischiare alla grande. Li rimprovero, dopo, ma sono orgogliosa di me.

Quando ho ammesso che sono una giocatrice si sono profusi in complimenti e giurerei che mi fanno virtualmente il filo, con omaggi galanti, quegli stessi che mi snobbano tanto in classe da non avermi invitato a un solo compleanno, durante tutto l'anno che si sta concludendo.

Non mi importa, perché ho finalmente un amico vero, con cui ho parlato di me con una sincerità che non pensavo di poter osare. Spesso apriamo il gioco, ma i nostri avatar restano seduti in una taverna, mentre noi parliamo con le loro voci.

È un tipo speciale, il Dreneo, Darkshadow. Ha una cultura mostruosa e ragiona con una calma avvedutezza che mi piace enormemente. Confesso, che lentamente la sua amicizia mi ha scaldata, confortata, rafforzata.

Sul finire dell'anno scolastico i miei compagni hanno preso a rivolgermisi in modo diverso, come abbiano avvertito il cambiamento. Mi chiedo se in fondo non li abbia tenuti sempre così lontani io stessa, scontrosa e triste. La tristezza non attira, la freddezza si respira a pelle.

Mi sento cambiata e l'atteggiamento degli altri me lo conferma. L'estate fiorisce ma io continuo ad incollarmi al PC nella camera infuocata, perché preferisco parlare con Darkshadow all'andare al mare.

Però, capisco anche che non va bene, continuare così. Io di lui non so quasi nulla, mentre gli ho parlato, mi sembra, di ogni singolo giorno vissuto di cui ho memoria. Di ogni dispiacere, delle mie passioni.

"Perché non mi parli di te?"

Tanto volte ho cercato, dolcemente, di infrangere il suo silenzio. Ho netta la sensazione che nasconda un dolore. Ma razionalmente capisco che può esserci di tutto, invece. Così come, razionalmente, capisco che mi sto legando a lui in un modo pericoloso.

Alla fine prendo una decisione:"Se non ti fidi di me, non sei mio amico. Se non sei mio amico, devo smettere di aprirmi con uno sconosciuto. Può essere perfino pericoloso. Se non rispondi alle mie domande, io non entro più. Domani a quest'ora vado al mare, o mi leggo un libro".

È un bluff, parlare con lui mi è diventato indispensabile, ma pare che la minaccia lo spaventi:

"Io mi fido di te. So che sei una ragazza speciale. Non sono pericoloso, te lo giuro".

"Mi spiace, se non rispondi mai nulla a quel che chiedo vuol dire che non ti fidi".

"Non rispondo perché non posso farlo; e non voglio mentirti, raccontandoti cose qualsiasi".

"Perché non puoi rispondere? Cosa hai da nascondere?"

Una intera estate, passata a discutere.

A tormentarsi.

A minacciarsi reciprocamente di sparire.

A tornare a parlarsi, accecati dalla solitudine.

Darkshadow era solo, ancor più, molto più, di lei.

Infine l'aveva messo alle strette.

"La verità non posso dirtela perché penseresti che sono pazzo. È una verità che nessuno potrebbe reggere Slow. Nessun essere umano, dunque neppure tu, nonostante io senta quanto sei speciale".

"Mettimi alla prova. Dimmi qualcosa di te che nessuno potrebbe credere, e vediamo se riesco a farlo io".

"Sono un mostro".

Un mostro. Ci rifletto a lungo prima di rispondergli.

"Dentro o fuori?", chiedo. Passa molto tempo prima che scriva:

"Fuori lo sono, e mi nascondo. Dentro, non lo so... ma tu puoi giudicare, con te ho sempre parlato sinceramente".

Tiro un respiro di sollievo:"Dentro sei a posto. Fuori... dammi un appuntamento e ti dico".

"Non esiste Slow, credimi, è peggio di qualsiasi cosa tu possa immaginare".

Altri mesi, a strappargli ammissioni. Alto? Sì. Sei sfigurato dal fuoco? No, sono nato così. Sei vecchio?

"Dipende da come valuti", aveva risposto:"In questa vita attuale sono giovane, ma ho vissuto molte volte".

"Molte?"

"Molte".

Aveva detto che dicendo la verità l'avrei creduto pazzo. Quindi mi sta dicendo la verità, quella che crede la verità.

"Ne hai le prove?", gli chiedo.

"Sì. Chiunque lo capirebbe solo guardandomi, perché non sono un umano".

"Darkshadow, non esagerare".

Non scrive più nulla.

"Dark, devo vederti".

"Dark, devo vederti".

"Dark, devo vederti".

Alla fine, cede.

"Lascerò che tu mi veda. Ma cambierà tutto, Slow. E mi avrai dato un dolore che avevo giurato non avrei sofferto mai più".

"È successo altre volte? Che ti sia fatto vedere?", parlo come se credessi a quello che dice.

"Sono l'ultimo della mia famiglia. Già la mia ultima vita, l'ho trascorsa da solo e ho ceduto alla tentazione di avvicinarmi agli umani. Ma è più forte di loro, non possono".

"Io potrò", affermo.

Così, è di nuovo la vigilia di Natale. Sono maggiorenne, ho la patente, sono la ragazza più assennata di questo universo. Comunico in anticipo ai miei che esco, della vigilia. Forse andrò alla messa di mezzanotte e vorrei restare a dormire da una compagna.

Annarita è quasi svenuta, quando le ho chiesto se mi avrebbe retto il gioco. Ho letto lo sbalordimento sul suo viso:... La Greta ha un ragazzo e vuol passare la notte fuori casa?... E con un certo rispetto mi ha assicurato che sì, posso dire che vado da lei.

Così, vado a conoscere il mio mostro.

Sono pronta a tutto, credo.

Ha tentato di spaventarmi, lo so.

Mi sta mettendo alla prova.

Ma io sono forte, e per lui accetterò ogni cosa.

Mi fermo sul lungomare. D'inverno non c'è nessuno, e il posto potrebbe essere pericoloso, sul serio. E Dark potrebbe essere un pazzo, sul serio. Parla da pazzo. Ma andrò fino in fondo.

Mi viene incontro un giovane alto, bruno, robusto. Si avvicina e ha lineamenti decisi, gradevoli. Si ferma di fronte a me, a un passo. Fa un mezzo inchino.

"Slow", dice a mo' di saluto.

"Dark", gli rispondo.

Mi fa un grandissimo effetto. Alla faccia del mostro. Però gli occhi, quelli sono di una tristezza che fa male. Fa freddo, il fiato si solleva a nuvolette.

"Camminiamo?", ed è giusto per non congelare.

"Non sembri tanto un mostro", gli faccio notare.

"Questo è un travestimento. Ho notevoli poteri magici, mi do questo aspetto per girare tra la gente senza spaventare".

Annuisco:"E qual'è l'aspetto vero?"

"Piuttosto simile ad un Draeneo. In effetti quello con cui parli è colui che ha progettato il gioco e che ha disegnato buona parte dei personaggi, attingendo più alle sue conoscenze che alla fantasia".

Lo guardo con la coda dell'occhio. È veramente teso.

"Sei molto giovane, troppo per aver fatto quel che dici", commento.

"È opera della mia identità precedente. I miei poteri mi consentono di curarmi e vivere a lungo. Non dimostro la mia età in vecchiaia, e quando sparisco nessuno pensa che sia morto. Sembravo appena di mezza età quando ho concepito e realizzato WOW.

Invece ero sul finire del mio penultimo ciclo. Ora sono vivo già da vent'anni e ne ho circa settanta davanti, ancora. Ma sono gli ultimi, finalmente. E con me finisce la mia razza".

OK, direi che è tempo di finirla, con questa storia.

"Quando ti trasformi, resti più o meno di queste dimensioni?"

Mi guarda triste, perché non sto manifestando alcuna perplessità e dunque è evidente che non gli sto minimamente credendo.

"Sono un po' più alto e grosso", mi risponde.

"Entri in una macchina?", gli chiedo indicando la mia.

Annuisce.

"Allora sali", e mi sposto un po'.

In un punto in cui la luce del fanale è più fioca, e davanti abbiamo il mare.

"È la notte di Natale. Sei cristiano?", gli chiedo.

"Cristo è venuto per gli uomini", risponde.

"Veramente, mi pare abbia detto che è venuto per tutti, senza distinzioni. Quindi...".

Poi l'ho guardato tranquilla:"Via il travestimento, Dark"


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La sua pelle è violacea. Dal mento fuoriescono due lunghe zanne ricurve. Sulla fronte, ha delle creste rugose. Ha lunghe orecchie appuntite. E so, a questo punto, che deve avere una lunga robusta coda, e l'estremità dei piedi, che non vedo nel buio della macchina, hanno forse degli zoccoli.

"Non è come ne:' La bella e la bestia ', Slow. Io sono così e resterò tale per tutta la vita".

Ammetto di faticare a respirare. Mi ha fatto inalare una qualche droga? Sono in preda ad allucinazioni? Vedo che guarda il mare, e che inghiotte, sconfitto.

Posso quasi sentire il suo pensiero: Ecco, lo sapevo. Sono un mostro, non può reggerlo. Nessun umano può.

Ma lui è Dark, il mio amico.

Lo stesso amico.

Provo a toccarlo. La pelle è morbida e calda come la nostra.

"Davvero hai vissuto più volte?"

Mi guarda sorpreso. Sono sorpresa anch'io. Annuisce.

"Come mai sei l'ultimo?", chiedo.

Scuote la testa:"A un certo punto non sono più nati piccoli Draenei, e gli adulti hanno esaurito uno alla volta i loro cicli. Sono rimasto io".

Era doloroso? morire e tornare vivi?

Scuote ancora la testa:"Come addormentarsi. E risvegliarsi ringiovaniti. Ma sapendo, che un'altra vita si è esaurita, di quelle disponibili".

"E questa è l'ultima?"

Mi fa cenno di sì.

"Hai paura?"

"No. Sì. Non lo so, mi piace vivere ma la solitudine si è fatta sempre più dolorosa...".

"Ora non sei più solo".

Improvvisamente audace mi giro e mi infilo verso il suo lato, mi rannicchio tra le sue braccia.

"Vivrai più o meno quanto un uomo normale, più o meno quanto me. Avremo tempo di vedere e fare un sacco di cose, insieme, e poi andremo via, a scoprire se c'è un altro luogo in cui svegliarsi".

Dark sembra davvero sbalordito, da me. Mi tocca come sia cristallo, mi abbraccia piano, mi copre, mi culla. Nel cielo sfila imprevedibile una stella cadente.


"Buon Natale", gli sussurro da sotto in su.    

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