↻Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 1

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(NDA: tutti i '*tot* ore prima' si riferiscono all'orario dell'arrivo degli investigatori a Londra e sono sconnessi fra di loro. Also, non ho mai preso un aereo quindi non so benissimo come funzioni tutta la roba del check-in e compagnia bella, so bare with me yuy
Also, alcuni investigatori avranno parti più lunghe di altri sksksksksk I'm SoRrY- Ma certe volte è meglio così, altrimenti il capitolo potrebbe essere ripetitivo-)

▪■▪■▪■▪[Due ore prima; Italia]▪■▪■▪■▪

"Huh...? Che strano...mah, sarà un deja vu...."
Un ragazzo alto, ben piazzato e dalla pelle color caramello si diede un paio di colpetti alla testa con il polso, portandosi poi le mani ai fianchi.
"....Un attimo...cosa stavo facendo?"
Rimase a contemplare per qualche secondo il marciapiede, specchiandosi poi in una vetrina. Riuscì a scorgere lo sguardo confuso di qualche persona, tuttavia non vi fece caso e si concentrò di più sulla sua immagine riflessa, ricordandosi solo allora di essere appena uscito dal suo salone di fiducia. Si passò una mano negli spettinati capelli color corallo, fino a poche ore prima tinti di un profondo blu, soddisfatto.
"Certo che sono venuti proprio bene! Anche se, pensandoci, avrei potuto farli arancioni...siamo ad ottobre, del resto! Anche se...fa davvero caldo.."
Si tolse la pesante sciarpa nera dal collo, facendosi aria con una mano.
"Ahh, molto meglio..."
Venne interrotto dalla suoneria del suo cellulare, che lo fece stranamente trasalire; quella mattina si sentiva davvero strano.
"Soph-"
"DE LUCA LEONARDO! Che fine hai fatto?!"

Il tono della voce della ragazza dall'altra parte del cellulare costrinse l'italiano ad allontanare il cellulare dall'orecchio.
"Sono uscito adesso da Trani!! Che c'è?!"
"Ma sei diventato scemo?! È IL 16 OTTOBRE."
"....e?"
Leo inclinò la testa, confuso.
"Hai il volo per Londra tra mezz'ora...io e Luca siamo sotto casa tua, se ignoriamo i semafori ed i limiti di velocità potremmo anche arrivare in anticipo...in sostanza, muov-"
"OKAYARRIVO"
Fece, tutto d'un fiato, l'investigatore, schizzando verso casa sua ad un'improbabile velocità, rischiando anche di andare a sbattere contro un palo. Si chiese come diamine avesse fatto a dimenticare un evento tanto importante, ringraziando a mente almeno una cinquantina di volte i cari Sophie e Luca.

▪■▪■▪■▪■▪■▪■▪■▪■▪

"Uff...certo che sono pesanti...le avrei dovute lasciare in areoporto" Una donna dai lunghi capelli castani si asciugò la fronte, posando per terra due grosse valige rosse, che parevano una più pesante dell'altra. Alzò lo sguardo all'enorme edificio posto esattamente davanti a lei, guardando poi il suo cellulare "...piuttosto...chissà che fine avrà fatto Le-"
Una macchina nera accostò accanto all'italiana con una derapata, facendo perdere alla poverina un paio di battiti.
"Okay, okay esco!!"
Leo uscì dalla parte posteriore dell'auto, e la castana lo salutò con un cenno.
"Ah, Ale! Allora non sono l'unico ad essere arrivato in ritardo!"
Esclamò, raggiante, il ragazzo dai capelli tinti, anche se Alessandra infranse presto i suoi sogni.
"No...in verità io sono qui da un paio d'ore...ti stavo cercando..."
Spiegò infatti, grattandosi la nuca.
"...ah-"
Dopo essersi beccato le sue valige addosso, Leonardo riportò la sua attenzione verso Luca e Sophie, usciti dall'Audi della donna. I tre presero a salutarsi e, nel frattempo, Alessandra, sapendo che sarebbero passati almeno dieci minuti, si rigirò il biglietto dell'aereo tra le mani, iniziando a chiedersi se accettare il caso fosse stata effettivamente una buona idea. Involontariamente, scosse la testa, cercando di scacciare qualsiasi tipo di pensiero negativo, voltandosi poi verso l'areoporto di Milano-Malpensa, controllando l'orario sul suo Huawei bianco.
"Aah, già le quattordici e un quarto! Leonardo, tra dieci minuti c'è il nostro volo, andiamo?"
Chiamò il collega, che si voltò subito, con il suo classico sorriso, che lasciava che il grosso e candido cerotto sulla guancia sinistra si allentasse leggermente, lasciando intravedere un lieve rossore.
"Yes! Arrivo!"
Esclamò, prendendo le sue valige e raggiungendo la castana mentre i suoi 'accompagnatori' si allontanavano in auto. I due investigatori entrarono all'interno dell'areoporto e, imbarcati i propri bagagli e superati i controlli di sicurezza, poterono imbarcarsi all'interno dell'aereo.
"Ecco i nostri posti"
Alessandra si diresse a passo rapido verso i posti che, almeno un mese prima, erano stati assegnati a lei ed al suo collega, che si stava guardando attorno. La donna non perse tempo, sedendosi subito accanto al finestrino, posto che le era stato gentilmente offerto da Leo, per il quale, a detta sua, 'un posto valeva l'altro'. Alessandra aveva apprezzato il gesto, tuttavia, nonostante fosse accanto al finestrino, comunque non gradiva l'essere quasi 'schiacciata' tra la parete dell'aereo ed il posto di Lio....che continuava a valutare peggiore del suo. Insomma, così vicino al resto dei passeggeri...così...esposto....sarebbe potuto succedere di tutto, con così tanti sconosciuti... La castana scosse di nuovo la testa, voltandosi poi verso il proprio collega, che aveva finalmente preso posto accompagnato da un libro e delle strane caramelle dai dubbi colori comprate in areoporto.
"Mangerai davvero quelle...cose?".
"Meh, penso di si....non hanno un cattivo aspetto, e comunque, in passato ho mangiato di peggio"
Spiegò, osservando il pacchetto di dubbia provenienza. Ale si strinse nelle spalle, per poi tornare a farsi gli affari suoi. Quel tipo...l'aveva sempre trovato strano. Aveva qualcosa che pareva quasi disturbare la donna...e non erano nè i capelli colorati nè le lentine, ne era sicura. Conosceva Leonardo fin dal suo tirocinio -quindi da circa un decennio-, eppure...non riusciva a fidarsi completamente di lui. Le venne, poi, in mente lo strano ritardo del collega. Giusto per chiacchierare un pò, si voltò nuovamente verso l'altro, adesso intento ad aprire il pacco di caramelle.
"Oh, comunque...prima...perchè sei arrivato così in ritardo?"
Domandò, inclinando la testa.
"Ti dirò...mi ero completamente dimenticato del volo!"
Esclamò, distogliendo per un pò l'attenzione dalle sue caramelle, Leo.
"Eeh?! Davvero?"
Fece, incredula, Alessandra. Il maggiore annuì, ricominciando a provare ad aprire la busta, senza distogliere lo sguardo dalla donna.
"È stato come....se avessi avuto un'amnesia.." Ricominciò "..e poi, mi sono sentito davvero strano...avevo anche una sciarpa nera addosso...alla fine l'ho messa in valigia..."
Alessandra annuì lentamente, portandosi una mano al mento.
"Non è che la tintura ti sta dando alla testa...?"
L'osservazione non del tutto ironica della ragazza fece scoppiare a ridere Leonardo.
"Pff, certo che no!" Esclamò "Gn, certo che questo coso è davvero difficile di aprire.."
Mormorò poi fra sè e sè, iniziando a fare più forza, cercando di aprire quel benedetto pacchetto di caramelle.
"E allora cosa potrebbe essere successo?"
Insistette Alessandra, un pò preoccupata; ci mancava solamente che quello lì perdesse la testa!
"Boh, che ne s-"
In quell'istante, Leo riuscì ad aprire il pacchetto, anche se forse ci riuscì un pò troppo. Il suo contenuto venne, infatti, lanciato letteralmente in aria, seguito poi da un 'noooo' pieno di dolore emesso dal povero Lio, che aveva a malapena fatto colazione.
"Iih, mi sono finite nei capelli-"
"Ed io rimarrò digiuno fino alle quattro!"

▪■▪■▪■▪[Sei ore prima; Russia]▪■▪■▪■▪

Era davvero difficile non notare, per le strade di Mosca, quello strano quartetto. Quattro persone, totalmente diverse fra di loro, si stavano dirigendo chissà dove. A capo del gruppo c'era un uomo alto, difficile da non notare, dai lunghi capelli bianchi. Camminava con passo deciso ed, al suo fianco, c'era una donna più bassa di lui di pochi centimetri, dalla pelle estremamente chiara ed i capelli lisci e scuri, tagliati in un perfetto carrè, simmetrico ai limiti del possibile. Aveva assunto lo stesso ritmo dell'uomo al suo fianco, che provava inconsciamente a superare la collega, aumentando ogni tanto la velocità dei suoi passi -inutilmente, aggiungerei-. Dietro i due c'erano una donna e poi un uomo, anch'essi dal passo piuttosto rapido. Lei, la più bassa del gruppo, ma comunque alta intorno al metro e settanta, aveva sicuramente un aspetto particolare, come il resto della combriccola, d'altronde. I lunghi capelli corvini quasi contrastavano con la pelle di un bianco cadaverico e gli occhi di un affascinante azzurro altrettanto chiaro. Indossava un lungo cappotto scuro e teneva le mani nelle tasche, guardandosi occasionalmente attorno, non avendo intenzione di fissare la coda di cavallo del collega che si era trovata davanti per tutto il tragitto. Allo stesso modo, i particolari occhi rossastri dell'uomo dietro di lei non se ne stavano un attimo fermi, e la cosa, combinata con il pacato sorriso dello stesso, lo faceva risultare quasi inquietante.
Insomma, tutti e quattro avevano un qualcosa che li faceva spiccare in mezzo alla folla, fatto non troppo positivo, essendo degli investigatori privati. Pareva, però, che non fossero preoccupati dagli occasionali sguardi dei passanti, che venivano ricambiati solo dal maggiore del gruppo, il quale stava distribuendo generosamente occhiate taglienti a destra e a manca, anche a qualche ragazzino che osava posare il suo sguardo su di lui -probabilmente giudicandolo per la sua stupida condizione-.
"Agente Legasov, siamo arrivati"
La voce ferma di Nastas'ya -ovvero la donna col carrè- riportò l'uomo alla realtà, che aveva superato di qualche passo la propria destinazione.
"Si, lo so"
Fece, risentito, avvicinandosi al suo gruppo. Nessuno proferì parola, mentre colui che all'interno dell'agenzia era conosciuto come Valery Legasov si apprestò ad avvicinarsi ad un semplice palazzo, che pareva essere uno come tanti. Bussò al citofono e, dopo la scansione dell'iride, la porta dell'edificio si aprì. L'albino fu il primo ad entrare, seguito in ordine da Nastas'ya e poi gli altri due agenti, conosciuti come Agap'ya e Nazogi. Salita una singola rampa di scale, si trovarono davanti un uomo in uno smoking nero, dotato di occhiali scuri ed un auricolare. Era identico a quelli che si vedevano nei film di spionaggio, e la cosa era ritenuta quasi comica da molti agenti dell'I.C.N., tuttavia nessuno l'aveva mai fatto presente in modo esplicito.
"I vostri ID?"
I quattro porsero a turno i propri ID, ovvero delle vere e proprie carte di riconoscimento, dotate di una foto, impronte digitali e perfino di un codice a barre. Fatti i dovuti controlli, l'uomo si spostò, facendo capire agli investigatori di dover salire altre rampe di scale. Giunsero presto alla conclusione che, probabilmente, sarebbero dovuti arrivare a Londra tramite un jet privato...evidentemente quelli dell'I.C.N. ci tenevano a rimanere discreti.

▪■▪■▪■▪[Nove ore prima; Canada]▪■▪■▪■▪

"Ah, sono arrivato in ritardo?"
Un uomo dai particolari occhi rosa si avvicinò ad altri due, fermandosi per sistemarsi gli occhiali, arrivati alla punta del piccolo naso.
"Non proprio..l'imbarco è tra un quarto d'ora"
Rispose un piccolo uomo, dai capelli e gli occhi castani. Con sè teneva semplicemente un borsone a tracolla, mentre l'uomo accanto a lui non aveva nulla, avendo già sistemato la propria valigia.
"Ti consiglio di fare il check-in"
Suggerì poi, osservando l'ultimo arrivato.
"Già fatto! Ho anche sistemato le valigie~"
Spiegò, fiero, il quattr'occhi. Non ottenne alcuna risposta dal ragazzo che aveva parlato, che spostò la sua attenzione sul grosso libro che si era portato dietro per ingannare il tempo durante il viaggio di nove ore che avrebbe dovuto presto affrontare. Diede uno sguardo veloce alla copertina grigia, per poi riporlo nella sproporzionataa tasca del suo cappotto.
"È davvero così larga?"
Oz, l'ultimo investigatore ad essere arrivato, si avvicinò a Daksha, incuriosito.
"A quanto pare.."
Ripose freddamente il maggiore, lasciando intendere il fatto che non avesse la minima voglia di continuare la conversazione.
"Non siete emozionati anche voi?" Iniziò a parlare Oz, con gli occhi che parevano quasi brillargli "Mi chiedo come sarà lavorare con delle matricole...credete che potrebbero affidarcele?"
Daksha rimase in silenzio, stringendosi nelle spalle. Luka, giusto perchè Oz gli faceva quasi pena quando provava a trascinare Daksha, gli si avvicinò leggermente, sistemandosi poi la propria maglietta, in modo quasi ossessivo.
"Si, potrebbero..."
Fece poi, accarezzandosi il mento.
"Attenzione! È attualmente in corso l'imbarco per il volo Ottawa-Londra, che partirà tra cinque minuti esatti"
I tre investigatori si guardarono.
"È....il nostro volo..?"
Daksha e Luka, dopo qualche secondo, annuirono. Ci fu silenzio.
"Io direi..di iniziare a correre-"

▪■▪■▪■▪[Sedici ore prima; Corea del Sud]▪■▪■▪■▪

"Heh, ci vediamo presto..."
L'uomo, prima di alzarsi, accarezzò un'ultima volta la testa di Saja, il suo pastore tedesco, per poi voltarsi verso i propri vicini. Grattandosi la nuca, li ringraziò, per poi sbadigliare e chiedersi per quale motivo quelle maledette zitelle dispotiche avessero pensato che farlo partire alle otto del mattino -e quindi farlo svegliare verso le sei e mezza- fosse una buona idea. Si allontanò dalla casa dei propri vicini, iniziando a dirigersi verso l'areoporto in totale solitudine, essendo l'unico investigatore professionista dell'S&M ad essere stato selezionato per recarsi in Inghilterra...Mok, in tutta franchezza, non sapeva se esserne onorato o meno. Quando gli era arrivata la notizia della sua selezione, oltre a beccarsi qualche maledizione da parte di sua sorella, ne era rimasto non poco colpito; insomma, l'agenzia era piena di agenti validi. Per quanto riguardava, invece, la selezione delle matricole, aveva approvato tutte le scelte...fatta eccezione per il più giovane dei tre, gli pareva si chiamasse Kwan. Diverse voci giravano sul ragazzo e si spifferava che fosse il nipote delle due fondatrici dell'agenzia e che, quindi, fosse solamente un raccomandato. Mok, assorto nei suoi pensieri, sbuffò irritato, calciando un povero sassolino che si era trovato davanti, finendo con il farlo schizzare contro un'auto e facendo saltare l'antifurto.
"....oops?"

▪■▪■▪■▪■▪■▪■▪■▪■▪■▪■▪

Mok si voltò a guardare distrattamente fuori dal finestrino, non vedendo altro che una candida distesa di nuvole. Giunse alla conclusione di essersi appisolato e, dopo un breve sbadiglio, prese a guardarsi attorno, sistemandosi la cravatta.
"Ah, si è svegliato!"
Una voce squillante al suo fianco attirò la sua attenzione, rivelando di appartenere ad una ragazza di massimo vent'anni.
"Uh..?"
Ancora un pò intontito, Mok inclinò la testa, con un'espressione confusa che, con tutta franchezza, pareva chiedere 'scusa ma chi diamine sei e cosa vuoi da me...?'
"Il mio nome è Shana, il suo?" Iniziò a parlare velocemente la ragazza dai corti capelli azzurri, probabilmente tinti, anche perchè era possibile vedere una ricrescita castana "È vestito in modo davvero elegante...cosa deve fare a Londra? Scommetto che è un uomo d'affari, vero? Quanti anni ha? Trentacinque? È sposato? Ha figli? O forse è gay? In effetti la sua cravatta è perfettamente sistemata..."
Mok, già infastidito dal fatto che il suo posto fosse fin troppo scomodo, non aveva proprio voglia di stare a sentire le domande di quella strana tipa.
"Ragazzina, fammi un'altra domanda e mi butto giù da questo finestrino"
Fece, fulminandola con una tagliente occhiataccia.
"Capisco, non ha voglia di parlare..."
Il maggiore tirò un sospiro di sollievo, appoggiandosi al suo schienale, sbadigliando. Si chiese quanto tempo mancasse all'arrivo, ma il paesaggio che poteva ammirare dal finestrino gli suggerì che doveva mancare davvero poco.
'Finalmente..'
Inizialmente non si era accorto di quella strana Shana, ma quell' 'incontro ravvicinato' di poco prima l'aveva irritato, sentiva una strana sensazione....quasi come un presagio. Dopo qualche minuto, il pilota annunciò che a breve sarebbe iniziato l'atterraggio, con grande sollievo da parte di Mok, che sentiva gli occhi dorati di Shana puntati su di lui, nonostante le avesse già detto di lasciarlo in pace con molta grazia. Sospirò, ignorando la sensazione di essere osservato e pregando che quell'aereo atterrasse in fretta: non aveva voglia di litigare.

▪■▪■▪■▪[Ora attuale; Inghilterra]▪■▪■▪■▪

"È quasi ora...ma non vedo ancora nessuno"
Una donna dai lunghi capelli rossi -o, meglio, arancioni- sbuffò, controllando il proprio orologio da polso.
"Andiamo, Detective Jackson...sono le sedici meno cinque, l'appuntamento è alle sedici e dieci"
Disse un uomo abbastanza alto, dai capelli castani ed i fini occhiali scuri. La donna annuì, impaziente.
"Si, si....quello che vuole lei..."
Ariane Jackson sospirò, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro, scrutando l'areoporto con gli occhi scarlatti. Lei ed il suo accompagnatore, che si trattava del segretario di Tucker, il figlio del fondatore dell'Hunt Corporation, non stavano aspettando da nemmeno cinque minuti, eppure aveva già perso la pazienza. Che motivo c'era di venire in anticipo se gli altri investigatori non avrebbero fatto lo stesso?
"Comunque, gli esperti selezionati dall'I.C.N. dovrebbero essere qui a momenti, hanno preso un jet privato"
Ariane annuì, sebbene non avesse ancora capito cosa diamine significasse il nome di quella dannata agenzia russa. Non ne aveva mai sentito parlare, e la cosa la disturbava. Tanto.
"Discreti.."
Commentò sottovoce. Proprio in quell'istante, il segretario si diresse verso un gruppo formato da quattro persone. Ariane lo seguì, scrutando da subito quelli che, probabilmente, dovevano essere dei suoi nuovi colleghi.
"Oscar Brown, segretario di Tucker Hunt. Sono qui con l'agente Ariane Jackson"
Porse la mano ai quattro investigatori russi, e Nastas'ya fu l'unica a non stringergliela, essendo impegnata a 'scannerizzare' l'area circostante con i propri sottili occhi grigi, quasi inespressivi. Ariane si avvicinò al gruppo, tradendo una leggera ostilità.
"A quanto pare siamo stati i primi ad essere arrivati"
Osservò, guardandosi attorno, Valery. Ariane annuì, avvicinandosi di poco all'uomo.
"Si...siete arrivati in anticipo, con il vostro...jet"
I due si guardarono, ed il minore, nelle parole della donna, percepì subito una vaga acidità. Ariane sostenne lo sguardo dell'albino e pareva quasi che i due si stessero lanciando saette invisibili semplicemente guardandosi.
'Questo si che è iniziare con il passo giusto'
Pensò Nazogi, notando i due, la cui 'gara di sguardi' venne interrotta da altri passi.
"Aah, ti avevo detto di fare più velocemente! Volevo fossimo i primi!"
Disse Oz, mettendosi con fare teatrale una mano sulla fronte. Luka fece per dire qualcosa, ma Oscar fece prima di lui, presentandosi velocemente ai canadesi, che fecero lo stesso.
"Beh, almeno siete arrivati secondi"
Osservò Nazogi, affiancatosi ad Oz, che non si era ancora accorto della sua presenza.
"Già! Ed anche in anticipo, credo..." Il biondo controllò l'orario sul suo smartphone, nonostante non ricordasse a che orario fosse fissato l'appuntamento con Ariane ed Oscar "..un attimo, voi siete tutti di un'unica agenzia?"
Domandò poi, colpito.
"Esattamente, siamo tutti agenti dell'I.C.N."
Spiegò il corvino, con il suo solito sorriso pacato sul volto, che parve allargarsi.
"Oooh, ne ho sentito parlare! Noi invece siamo dall'Anderson Investigations! Adesso, scusami, devo fare una chiamata~"
Il biondo si allontanò, iniziando ad armeggiare con il proprio telefono cellulare.
"Hah!! Alla fine mi sono ricordato della chiamata, visto che bravo il tuo papocchio?~"
Nazogi spostò la sua attenzione altrove, preferendo non origliare le conversazioni del suo neo-collega, notando come il resto del gruppo avesse, più o meno, iniziato a conoscersi. Uno degli investigatori canadesi -che Nazogi scoprì chiamarsi Daksha- si era già presentato a tutti, con gli occhi grigiastri che parevano essersi illuminati d'una fioca luce. L'altro canadese pareva essere meno loquace, dato che preferiva starsene in disparte, ascoltando occasionali conversazioni fra gli altri investigatori. Dopo circa un quarto d'ora, fecero la loro entrata in scena -elegantemente in ritardo- anche Lio, Alessandra e Mok, che si erano incontrati precedentemente: le valigie della donna e del coreano erano state scambiate per via di uno strano scherzo del destino.
"Okay, quindi ci siamo tutti?"
Si rivolse Ariane ad Oliver, che annuì.
"Se per voi va bene, potremmo anche andare"
Disse poi il castano, rivolgendosi al resto del gruppo.

Zau :3
This era il primo capitolo, che ve ne pare?~
Gli Oc sono come ve li immaginate?~~
Flame avrà realizzato che sugli aerei danno degli stuzzichini?~~~
Dovrei fare capitoli più corti?
Ho rotto con le domande?
Rip.
Btw, le matricole dovrebbero fare la loro apparizione nel secondo o nel terzo capitolo, anche se nel prossimo potremo conoscere già quelle inglesi ;)
Comunque boh, la parte degli italiani è un casino lunga perchè l'ho scritta tipo anni fa ma ok- All'interno del capitolo, poi, potreste trovare qualche indizietto, eheheheheh~
Parlando degli Oc...uGH- Sono tutti dei patati qwq ...apparte Ariane, l'ho fatta più stronza del previsto s-s
A proposito degli Oc, ad un certo punto inizierò a chiamare gli esperti russi con i loro veri nomi durante la narrazione perchè è bello e nessuno li ha nascosti, apparte Series perchè noi abbiamo i segreti~ Comunque adoro troppo questo capitolo, quando l'ho riletto ho sorriso come una deficente...chissà che avrà pensato mia madre- *sigh*
No btw, non so se ne ho parlato ma in classe sono arrivati tre ragazzi australiani...quello con cui sto facendo più amicizia si chiama Jett e niente, adesso scrivere jet mi fa strano :<

Okek, now ho finito di togliervi tempo prezioso per vivere 👁👄👁
Ci si vede al prossimo capitolo, che pubblicherò il prima possibile, per poi tornare alla normale programmazione...il che significa che il terzo capitolo uscirà dopo il prossimo aggiornamento di Unw ;)

×Flame×

P.s.
Chi sarà mai la strana tipa incontrata da Mok? L'amnesia di Lio significherà qualcosa? Kwan è davvero il nipote delle fondatrici della S&M? Ariane e Fyodor si ammazzeranno a vicenda entro il quinto capitolo? Oliver è un'oliva? E soprattutto....Nastas'ya stringerà mai la mano a qualcuno?

cHISSÀ~

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