ꗄ𝐀𝐆𝐀𝐓𝐀. Nᴏᴠᴀ Pᴜɢɴᴀɴᴛᴏʀ

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Ma salve. Come puoi ben vedere, il mio proposito di non fare mai e poi mai un Laurea Dori (sono troppo di parte Aegentum Narcissi) è andato in frantumi. Onestamente su Agata ho più di un dubbio, infatti è molto un "personaggio di prova" su cui testerò vari comportamenti e azioni. E sì, è andato anche in frantumi il non coniugare qualcosa di così antitetico al mio carattere come i Laurea Dori al mio modo di pensare, perché Agata avrà per una gran bella parte, se non tutto, nulla di meno che il mio carattere ✨di merda✨. Se dovessi descriverlo in breve sarebbe "sono seconda a tutti per la mia inferiorità ma nonostante ciò resto la migliore su questo mondo". Potrà essere ironia, più o meno, ma questa frase rappresenta relativamente bene la faccenda. Hope you like her

P.S. ci saranno tantissimi errori di battitura, ne sono certa, quindi chiedo venia in anticipo❞

𝐎𝐂 [𝐑𝐨𝐥𝐞𝐩𝐥𝐚𝐲] 𝐟𝐨𝐫: ITSxMExBITCH
𝐒𝐭𝐨𝐫𝐲: Back To The Beginning
𝐖𝐨𝐫𝐝𝐬 𝐧𝐮𝐦𝐛𝐞𝐫: 6.470
𝐎𝐭𝐡𝐞𝐫 𝐭𝐚𝐠𝐬: Tessa_Dragneel_ ; Green_wood04 ; DinFuckingDjarin

【ꗃNᴏᴍᴇꗄ;; Aɢᴀᴛᴀ】

Agata è un nome di origine greco, derivante dall'aggettivo αγαθός, che significa "bello", "buono" o "gentile". Nell'ambito letterario è sempre stato utilizzato, con svariati significati, per identificare qualità altamente positive di un individuo, di un eroe o una divinità, come dimostra la celebre frase "καλός και αγαθός", "bello e buono", da cui poi nacque il nome Agata. Tale epiteto è la rappresentazione degli ideali antichi che riversano nel nome Agata: ciò che è bello esteriormente, lo è anche spiritualmente, ciò che esternamente è spiacevole, lo è anche mentalmente. In teoria Agata dunque dovrebbe essere una ragazza "bella e buona", se dovesse incassettonarsi nel nome che le è stato dato, ma la ragazza fugge da queste definizioni con la maggior foga possibile. Non ritiene che la sua bellezza sia eccessiva così come la sua bontà è tutto tranne che fuori della norma, e non ha né pazienza né voglia di essere entrambe allo stesso tempo. Si tratta di un nome italiano, scelto dalla madre, completamente opposto al suo cognome africano, ma il modo in cui i due suonano se pronunciati insieme non la disturbano affatto, anzi. Agata non ha mai avuto la fortuna, o la sfortuna, di avere dei soprannomi. In parte invidia chi ne ha uno, perché spesso significa che ha stretto un forte legame con qualcuno, ma dall'altra, come si può creare qualcosa di decente con il nome Agata? Preferisce evitare spiacevoli sorprese, dato che l'inventiva dei suoi compagni la spaventa alquanto, ma nonostante questo, non rimprovera nessun tipo di nomignolo, se affettuoso, che le viene dato dagli amici più stretti o dai membri della squadra di Quidditch.

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【ꗃCᴏɢɴᴏᴍᴇꗄ;; Aᴅᴇ́ʙᴀ́ʏᴏ̄】

Il cognome Adébáyọ̀ non è propriamente di origine africana: è comparso per la prima volta in Nigeria, dalla lingua della Yoruba, per poi diffondersi, soprattutto con le migrazioni, in Africa, divenendo un cognome molto comune in parecchi stati. Si pronuncia nello stesso modo in cui è scritto, soffermandosi però sulla y e sulla o, essendo vocali allungati. Per questo, rispettando la norma italiana del "si legge come si scrive" non ha avuto troppo spesso problemi di persone che sbagliavano a dire il suo cognome, ma non è nonostante tutto piacevole sentire puntualmente quel lieve filo di risata generale che si sente quando un insegnante cerca di pronunciare un nome complesso, o quando di proposito, pur magari senza cattive intenzioni, rendeva volutamente più complessa la lettura per creare un momento "ilare". Si legge e si scrive Adébáyọ̀, non è così complesso. Personalmente, ad Agata piace molto sentire come il suo nome completo suoni, per nulla altisonante e molto fluido, per quanto gli altri potessero dire. Nel mondo babbano, avere un cognome così diverso è sempre stato difficile, per la discriminazione vigente o la semplice intenzione di "prendere in giro senza secondi mezzi". Arrivata nel mondo magico tuttavia Agata poté tirare un sospiro di sollievo, in parte. A quanto pare il colore della pelle non è così contemplato, a meno che non si incontri il mago di turno troppo ossessionato con le ideologie babbane, ma dalla loro hanno la classificazione del sangue magico, che ad Agata non suona diversamente da qualsiasi tipo di discriminazione vigente. Tanto, da nato babbano a purosangue, la magia rimane la stessa, come avviene con il colore della pelle. I maghi, che tanto si fanno vanto della loro superiorità a coloro che sono senza poteri, si erano creati la loro forma di odio e ignoranza, quindi di fatto non sono poi così diversi. Hanno solo una bacchetta in mano, nulla di più.

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【ꗃEᴛᴀ̀ ᴇᴅ Aɴɴᴏꗄ;; 19 Y.O.|8° ᴀɴɴᴏ】

Agata ha quasi terminato la sua esperienza a CastelBruno, con i suoi diciannove anni fatti il 14 febbraio, ed è oltretutto una delle ragazze più "anziane" dell'accademia, oltre a qualche bocciato che ha ormai raggiunto i vent'anni. Di suo, Agata non sente minimamente né di avere diciannove anni né di essere all'ottavo anno di scuola: i cambiamenti la spaventano tanto da tenerla ancorata a CastelBruno come se fosse una studentessa del primo anno, e a detta completamente onesta, non vuole davvero lasciare l'istituto, ma ahimè, o si fa bocciare o alla fine di quell'anno sarà obbligata a varcare i cancelli. Sia nel mondo magico, dove la maturità si raggiunge ai diciassette anni, sia nel mondo babbano, dove la si raggiunge a diciotto, Agata è considerata a tutti gli effetti un'adulta e di tale lei ha le caratteristiche. Sta terminando l'esame per la patente delle macchine babbane e ha già la tessera per la Smaterializzazione nel mondo magico (metodo ovviamente molto più comodo, ma che nelle scuole è sempre stato proibito), così come può bere, prenotare qualcosa, viaggiare totalmente da sola e pagare con il suo personale bancomat e carta di credito. Tutto ciò però è solo qualcosa di materiale, che gli adolescenti associano all'essere "grandi e maturi". Agata crede di non avere nulla dei suoi diciannove anni, se non qualche simbolo metaforico come un bancomat che non usa e la possibilità di ordinare degli alcolici che non beve o sigarette che non fuma. Entrare nel mondo degli adulti non le piace, la spaventa: ti svegli, lavori fino all'esaurimento, torni a casa stanco, ti riposi per poco tempo o continui a lavorare e intanto ti svegli di nuovo il giorno dopo per ripetere tutto, mentre lentamente ti rendi conto di stare invecchiando o la società ti preme tra lavoro e il dover obbligatoriamente avere una famiglia in quanto donna, nel suo caso. Non le sembra per nulla divertente, un mondo del genere, tutt'altro che allegro e promettente come gli adulti le avevano promesso. Solo noia, delusione, fatica e noia ancora. Forse anche per questo non desidera per niente di abbandonare CastelBruno ma di restarvi, o di rimanere nei suoi agganci, e la tentazione di divenire un'insegnante o giocatrice di Quidditch professionista si fa sempre più forte. In quel caso, non dovrebbe mai veramente allontanarsi da quelle poche caratteristiche che la fanno stare bene.

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【ꗃCᴀsᴀᴛᴀꗄ;; Lᴀᴜʀᴇᴀ Dᴏʀɪ】

Agata non sa rispondere quando le viene chiesto come ci sia finita in una simile casata: al di fuori del Quidditch e delle prove di coraggio, dove sembra più una commistione di Laurea Dori e Argentum Narcissi, sembra una metà mal riuscita tra una Lilium Album e una Purpurea Malva. Agata è metà di ogni casata, ma oltre all'aspetto puramente fisico e al combattere "come un gladiatore nell'antica Roma", espressione che lei molto associa ai Laurea Dori, non capisce la logica con cui una come lei possa condividere il dormitorio con dei membri "puri". Insomma, prendere un oggetto tra le mani le sembra decisamente troppo riduttivo per stare i restanti otto anni della tua vita in una casata. E se prendi l'oggetto sbagliato, che non volevi prendere e te ne accorgi il secondo dopo che fai? Lo fai cadere davanti a tutti come se ti fosse scivolato dalle mani e poi ne prendi un altro? Finge spesso un carattere sicuro, soprattutto con i più piccoli, per rientrare più in quella che è la definizione dei Laurea Dori. Eppure, se le venisse chiesto i motivi per cui ha preso in mano la coppa, sarebbe indecisa su quale dei due dire: entrambi sarebbero veritieri, ma uno non sarebbe decisamente lodato. Il primo pensiero è molto filosofico, vomitevolmente filosofico. Se si compara una coppa ad un calice, lo si poteva vedere mezzo pieno o mezzo vuoto, lo si poteva riempire tutto o in parte o decidere di lasciarlo vuoto; con tutte le metafore che si facevano sui "pozzi di conoscenza" e contenitori vari, la sua immaginazione era schizzata alle stelle. L'altro aspetto è decisamente più materiale: la coppa si dà ai vincitori, ai migliori e i numeri uno, e lei, pur non facendosi mai notare di prima persona, avrebbe dovuto sempre vincere ed essere celebrata. Mossa decisamente più da questo presupposto che dal primo, otto anni prima, prese con fierezza quella coppa tra le mani, come se le fosse stata consegnata da un giudice di una competizione.

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【ꗃSᴀɴɢᴜᴇꗄ;; Pᴜʀᴏsᴀɴɢᴜᴇ】

Molti non ci credono quando lo dice e tanti sono convinti che lei menta, ma Agata è una purosangue fatta e finita. Sua madre, italiana, è una madre purosangue e suo padre, africano, trasferitosi dal suo vecchio paese fino a Venezia, è un mago purosangue. In parte forse capisce quale sia il dubbio di tanti, ovvero che non capiti spesso che due persone che si innamorano e si sposano siano entrambi maghi e siano entrambi purosangue, soprattutto da parti così diverse del mondo. Eppure, per Agata non era affatto strano pensarlo: per i secoli di schiavismo si era sempre detto che in quelle terre si facessero strane magie, come avevano fatto a non capire che la magia dei territori schiavisti fosse la stessa di quelli schiavizzati? Stessa questione del Medioevo, dopotutto, le streghe erano maghe, ma chissà perché quello lo si capiva subito, mentre che la magia esistesse anche in tutto il resto del mondo no. Per quanto le riguarda, essere purosangue, mezzosangue, tre quarti, un mezzo, un tredicesimo o nata babbana, a lei non interessa. È solo un'etichetta stupida ed inutile che qualcuno con grandi complessi di inferiorità ha dovuto creare per vantarsi di essere superiore in qualcosa, nulla di più, e non c'è decisamente niente di figo in questo, le fa soltanto pena. Non si è nemmeno mai "vantata" di esser purosangue, a meno che qualche commento rivoltole non toccasse quel tasto, perché farsi arie di qualcosa di così stupido non le dà nemmeno la soddisfazione di vincere chissà qualche soddisfazione. "Tanto quando muori il sangue si ferma lo stesso, o se ti tagli non cambierà colore in base al tuo albero genealogico", è molto probabile che dica.

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【ꗃAsᴘᴇᴛᴛᴏꗄ;; Rɪᴇʟᴇ Dᴏᴡɴs】

Agata è una ragazza che fisicamente dimostra pienamente di avere diciannove anni, mentre il viso ha ancora qualche tratto infantile, che lei tende ad "invecchiare" con il trucco. È una ragazza snella, che raggiunge il metro e settantacinque di altezza, dal fisico allenato per il Quidditch e muscoli ben presenti. I risultati dei suoi sette anni nella squadra dei Laurea Dori sono ben visibili nel suo corpo, per quanto una prima occhiata possa farla passare per una ragazza troppo magra, soprattutto se indossa abiti oversize. In particolar modo, essendo una battittrice, le sue spalle sono state definite quasi maschili, perché molto robuste e "spesse", così come le braccia, sulle quali vanta una forza da non sottovalutare. Per quanto Agata possa cercare di vestirsi bene o in modo appariscente, è tutt'altro che una bambolina e nella maggior parte delle occasioni prediligerà sempre un abbigliamento pratico e sportivo ad un qualsiasi abito minimamente più elaborato. Le è spesso stato detto di non essere molto "femminile" fisicamente, non avendo forme pronunciati o tratti "tipicamente" femminili, ma la libera espressione è sempre stato uno dei punti forti di Agata. Ha la pelle scura, priva di nei o imperfezioni, se non qualche cicatrice sparsa per tutto il corpo a causa delle cadute dalla scopa. Il viso è ovale, dagli zigomi ancora morbidi e non eccessivamente pronunciati; il naso è a patata, leggermente schiacciato, gli occhi sono di una tonalità molto scura, che si avvicina al nero opaco. I suoi capelli sono da tutti ritenuti il suo punto di forza, tanto che spesso si trova delle persone che chiedono se possono toccarglieli, cosa che per lei non può essere più irritante. Sono di natura neri e molto ricci, che lei elabora in diverse pettinature. O li tiene sciolti, bene all'aria come dei funghi, o li lega in tante piccole trecce con extension sfumate, o va di coda semplice in quelle rare e benedette volte in cui i capelli si asciugano morbidi e non ispidi come grano. Pur essendo una ragazza che caratterialmente vuole sparire, Agata si veste in modo assai spumeggiante, passando da settimane in cui la si vede solo in abiti neri a perenni tutte da ginnastica e a vestiti fosforescenti che possano creare "un bel contrasto tra la sua pelle e il resto". Pur essendo completamente dipendente dall'opinione altrui, in qualche modo il suo cervello ha escluso il vestiario dalla lista di ciò per cui gli altri potrebbero giudicarla. Dopotutto sono i suoi vestiti no? Mica gli altri sono costretti da lei a metterli, se non li piacciono, e nella parte più egocentrica del suo carattere, lei sente decisamente di spaccare quando decide senza timori come andare in giro vestita.

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【ꗃCᴀʀᴀᴛᴛᴇʀᴇꗄ;; Iʀʀᴇǫᴜɪᴇᴛᴏ】

Don't do love, don't do friends
I'm only after success
Don't need a relationship
I'll never soften my grip
Don't want cash, don't want card
Want it fast, want it hard
Don't need money, don't need fame
I just want to make a change

Descrivere il carattere di Agata senza incappare in errori risulta complesso, così come lo è stato per la ragazza scegliere quale oggetto prendere, otto anni prima. Agata, per quanto desideri essere totalmente parte di un gruppo, una "Laurea Dori fatta e finita", ha sempre qualcosa che dal suo punto di vista stona, la rende diversa e stravagante, una serie infinita di contraddizioni. Per cominciare, nonostante l'aspetto da tipica estroversa, Agata non aprirà mai bocca per prima in una conversazione ed è un asso nel creare quei silenzi imbarazzanti che fanno da ponte tra un dibattito e l'altro. Pur provando anche a esser lei, molto raramente, la persona a riempire i vuoti, finisce sempre per dire qualcosa che aumenti il silenzio e il disagio, piuttosto di qualcosa che rompa il ghiaccio. Agata nelle prime conversazioni, in particolar modo con i coetanei, è un membro spettrale, di cui si conosce la presenza ma non la si percepisce. Quando un gruppo parla e si forma il classico cerchio di individui, lei ne è parte, ma è di uno o due passi indietro agli altri, lasciando quell'anello quasi spezzato, come fosse sul punto di andarsene in continuazione, lasciando che lo spazio vuoto derivato dal suo allontanamento si riempisse immediatamente, tanto piccolo e dimenticabile era. Questa metafora non è molto diversa da come Agata ritiene la sua personalità e il suo carattere all'interno di un gruppo di persona: non indispensabile. Vede le persone della sua età come molto più grandi, a livello di maturità, quindi delle persone così adulte non potranno mai riuscire davvero ad interagire con una ragazza con meno esperienze condivise dalla maggior parte degli adolescenti. O almeno, questo è ciò che lei si ripete, quando non riesce mai a parlare. Agli inizi rimane sempre ad ascoltare le conversazioni, dentro al cerchio ma muta e silente, azzardando raramente un intervento, dopo aver più di una volta schiuso e richiuso la bocca, indecisa sul parlare o meno. E decisamente, questo non cuor di leone solo per aprire bocca, nel suo immaginario, non è ciò che ci si aspetterebbe da una Laurea Dori.

Dopo qualche tempo, Agata inizia a trovare più facile parlare con le persone e tenta spesso di fare interventi ironici o sarcastici, che possano scatenare il riso negli altri ed incitarli quindi a continuare la conversazione con lei, che ne sarebbe valsa la pena di parlarle, altrimenti sarebbe tornata tranquillamente nel suo tombale silenzio, senza infastidire nessuno. Agata è pur sempre una persona assai pimpante e dalla competitività disarmante ed eccessiva, da rasentare l'esasperazione. Vista la sua fatica a interfacciarsi con il mondo, è una caratteristica che mostra solo ai suoi amici di massima fiducia, con i quali non fatica a scatenarsi. Solitamente, Agata tende ad avere come amici persone introverse come lei, con cui si sente più affine, e con i quali finirà per atteggiarsi da estroversa di turno. La sua competitività patologica si esprime in un fastidioso senso di esasperazione: Agata studia, si impegna, ma quando è il momento di dare prova fisica al mondo di tutto questo, lei tace. Non alza la mano per rispondere alle domande degli insegnanti per paura di dire qualcosa di sbagliato, ma appena questi chiedono la risposta ad un altro, Agata si infuria, perché se l'avesse domandato a lei avrebbe dimostrato di sapere. Ha il grande difetto di mandare messaggi diretti. "No professore, non alzo la mano per chiedere di poter leggere la mia traduzione, ma la guarderò prima negli occhi, per poi guardare il mio quaderno, così lei avrà più ragioni per chiedersi il motivo per cui l'ho fatto ed esser lei a domandarmi di leggere". Come comprensibile, Agata fa sempre tutto da sola: è abituata e anche fiera di potersi arrangiare, e quando viene il momento di domandare aiuto, crolla in crisi di nervi. A meno che quell'aiuto non possa esser chiesto a quelle poche persone che detengono la sua massima confidenza, quindi un limite nel quale "non avrebbe recato problemi", tutto diviene difficile. Quando si tratta di persone che conosce poco, dover chiedere un favore la manda in crisi, le fa sembrare tutto uno sfruttamento della persona interessata, un fastidio e uno scompenso, perché avrebbe chiesto a qualcuno un favore che lei per quella persona x non aveva fatto.

I just wanna change
I just wanna change
I just wanna change
I just wanna change
I just wanna change
I know exactly what I want and who I want to be
I know exactly why I walk and talk like a machine
I'm now becoming my own self-fulfilled prophecy
Oh! Oh, no! Oh, no! Oh, no, oh!

Se si tratta di fallire o di mancare in qualcosa, preferisce affondare da sola: è il metodo migliore per non arrecare disturbo a nessuno o fare scomodare altri per i suoi problemi. Agata ha il terrore di divenire un peso per quell'enorme percentuale di persone di cui non conosce nulla e ciò la porta a scaricare tutta la sua tensione su quelle poche anime pie che hanno avuto la pazienza dai primi anni di scuola di sopportare un carattere del genere. Un carattere che sembra molto sottomesso, tanto timido da desiderare quasi di sparire e non esser mai visto da nessuno, ma che dall'altro lato ha un morboso e costante desiderio di autocelebrazione. L'unica occasione in cui Agata alza la mano a lezione è l'interrogazione, se il professore chiede se uno degli interrogati voglia aggiungere qualcosa a ciò che è stato detto dal compagno. Lì, lei parla, perché deve fare vedere all'insegnante di sapere e di essersi impegnata, di non aver tralasciato nulla, nonostante come atteggiamento potesse infastidire la classe. Agata pretende di avere ciò che merita: crede di meritare nulla da una parte ma pretende di esser degna di tutto dall'altra. Nei grandi gruppi, in confronto a quel mondo intero che è la società esterna, non vuole esser vista, desidera esser ignorata, ma nei piccoli gruppi, dove la sua personalità può spiccare, non richiede altro se non esser la padrona di tutto. Di conseguenza, Agata diventa, se ci si impegna a conoscerne le sfumature, una ragazza veramente seccante. Di aspetto è una ragazza assai matura, così si dimostra anche con le persone più piccole di lei. Con loro si comporta quasi da sorella maggiore, perché gli studenti nuovi rivedono in lei un modello da seguire: questa è una circostanza in cui lei può detenere il controllo completo e non esser messa in paragone con chiunque della sua stessa età. Perché Agata, con quasi tutti i suoi compagni di corso, non riesce a comunicare. Non sente di avere le stesse esperienze, la stessa maturità "di vita".

Non ha mai bevuto, per paura di ubriacarsi. Non è mai entrata in una relazione come non ha mai parlato con un ragazzo in vita sua, letteralmente se non per pochissime eccezioni, per paura di entrare in una relazione. Non ha mai fumato o solo provato una boccata per paura di diventare dipendente. Non è mai andata in discoteca la sera per paura di mostrare troppo il proprio corpo, non saper ballare o risultare come un pesce fuori d'acqua. Non si è mai truccata, a sua detta per "mancanza di voglia e di interesse", come una di quelle ragazze alternative, quando invero non riteneva il trucco avrebbe risolto qualcosa per sistemare la sua faccia. Non è quasi mai uscita di casa la sera, forse per paura di tornare tardi o perché non sentiva quasi interesse nel fare "come tutti i suoi compagni". Sta di fatto, che lei con loro non abbia nulla in comune. Si sente bambina, perché tale è. Ogni singolo elemento di quell'elenco, magari anche per quanto stupido, è un'esperienza in meno che lei per timore di incontrare molte persone non ha mai fatto, mentre molti altri sì. Come può lei ritenersi adulta se la sua collezione di importanti momenti non è diversa da quella di una qualsiasi bambina? I suoi compagni sono adulti sia nella mente che nell'aspetto, indipendenti, maturi, che fanno amicizia facilmente e parlano, fanno esperienze e non hanno paura di buttarsi. Sono irraggiungibili, e Agata è convinta di potersi limitare a guardarli dall'alto, mentre continuavano a salire e lei stava immobile. I primini quindi rappresentano una vera fonte di salvezza: loro la vedranno sempre come più grande, pur non essendolo minimamente. Loro la crederanno sempre essere abbastanza, quando lei questo "abbastanza" potrà raggiungerlo solo quando andrà allo stesso livello di quei coetanei che non smettono mai di avanzare.

One track mind, one track heart
If I fail, I'll fall apart
Maybe it is all a test
'Cause, I feel like I'm the worst
So I always act like I'm the best
If you are not very careful
Your possessions will possess you
TV taught me how to feel
Now real life has no appeal

Agata ha scelto la casata del coraggio, eppure si spaventa per molte cose e banali. Ha paura della velocità eccessiva e dell'altezza eccessiva, ma guarda caso quando gioca a Quidditch questi terrori sembrano non esistere. Ha paura di chiedere un cambio in moneta ma se uno dei suoi amici del gruppo ha paura di farlo, si offre lei senza un briciolo dell'ansia precedente. Non telefona mai nessuno per prima per paura di chissà cosa ma se deve prenotare a nome del gruppo lo fa senza alcun tipo di problema, spesso con i genitori sotto che le urlano di "avere un tono di voce un minimo diverso da quello di una persona che vuole smettere di esistere e sparire agli occhi del mondo". Non teme di fare con gli altri ciò di cui si terrorizza da sola, ma sia mai che si mostri intimorita davanti a qualcun'altro: deve comunque mantenere la sua apparenza di impassibilità, superiorità e forza, come una dell'ultimo anno dovrebbe dare a vedere. I suoi occhi aspirano al divenire un emblema del coraggio e della forza contro le avversità, ma Agata stessa sa di poter vedere questa versione di lei solo la notte, sotto le coperte, quando c'è la classica maratona di rito di film mentali per andare a dormire con il buon umore. O non dormire per la lunghezza dei film mentali o perché uno dei personaggi in essi sbaglia a dire una frase e si deve rifare tutto, ma sempre più di buon umore che non facendoli.

Ad Agata ancora non è chiaro se sia lei a eclissarsi da sola, a mettersi i bastoni tra le ruote da sé, o se sia di fatto mediocre, ma di una cosa è assolutamente certa: necessita attenzioni costanti. Quanti odiano quegli individui che, in qualsiasi tipo di conversazione, portano tutto sul punto di vista della loro vita? Agata è una di quelle persone, ma "osa" questi atteggiamenti con la sua ristretta cerchia di amici, con i quali si regola relativamente dall'esagerare. Ovviamente, è normale che non si possa parlare sempre di qualcosa che la riguarda, lei non è minimamente il sole ed è la prima ad esserne cosciente, ma perché non meritarsi qualche 'attimo' di protagonismo? Attimo che deve avere ogni giorno, in qualsiasi modo possibile. Soprattutto nelle chat e online è presente, in modo quasi assillante, e mai se ne andrà, così come nelle conversazioni faccia a faccia con individui di fiducia. Ci devono essere sempre quei minuti riservati soltanto a lei e si arrabbia se anche solo un membro di un gruppo non la considera. Narcisistico? Possibile, ma Agata è una commistione di contraddizioni e antitesi, che difficilmente potranno essere risolte. Già solo il fatto che voglia sparire ma esser notata da tutti rende complesso ad Agata per prima il non ridere di sé stessa. Ma come si comporta Agata con quel ristretto numero di idioti che hanno fatto la sua conoscenza? Anche con loro, cerca di esser sempre presente, per diventare parte integrante e indispensabile della loro vita e perché loro diventino parte irremovibile della sua. Risponde subito ai messaggi, per quanto possibile, si offre continuamente per provare a risolvere dei problemi, che in parecchi casi spesso tende ad incasinare ancora di più e basta, fino al livello di divenire invadente. Ha il gran difetto, se uno dei suoi amici è abile, di ritenere che per loro sia semplice e che andrà tutto bene, proprio per le loro capacità, mentre ad Agata spesso mancano le energie solo per mettersi sui libri e già negli ultimi mesi del settimo anno trovare la forza del fare qualsiasi cosa era divenuto difficile.

It has no appeal
It has no appeal
It has no appeal
It has no appeal
It has no appeal
I know exactly what I want and who I want to be
I know exactly why I walk and talk like a machine
I'm now becoming my own self-fulfilled prophecy
Oh! Oh, no! Oh, no! Oh, no, oh!

Cosciente a volte di non applicarsi e cosciente invece che altri lo facciano, quasi si adira per questo, perché i suoi amici hanno la forza fisica e mentale, o almeno di volontà, di impegnarsi e fare qualsiasi cosa, mentre per Agata, con l'avvicinarsi della fine della scuola, qualsiasi azione stava diventando un peso. Anche solo uscire per camminare diveniva un peso, perché pareva una fatica e la faceva davvero arrabbiare vedere che gli altri queste energie le avessero, che avessero ancora voglia di fare qualcosa e non fossero ancora vuoti. Da questa dualità Agata si è consumata con il tempo, arrivando ad interessarsi di quasi nulla o di nulla direttamente, dubitando anche di tenere davvero a quegli stessi amici che l'hanno accompagnata per tutti quegli anni. Quando le viene detto qualcosa di preoccupante da loro, non si preoccupa davvero, e se ne pente e se ne vergogna, ma non riesce comunque a preoccuparsene. Si atteggia da tale, sperando che questo in qualche modo faccia nascere davvero quel sentimento indice di umanità, che Agata è convinta di non aver più. Semplicemente, non le interessa, e prova un enorme rimorso all'idea di comprendere che lei, di rimorso, non ne aveva. Si sente spesso inumana, molto sbagliata, ma ormai anche lei si sta convincendo che non le importi di nessuno se non di lei stessa.

Nei loro confronti è protettiva quanto una leonessa con il suo cucciolo e nel profondo teme molto che anche questo sia solo un mero tentativo di convincersi di provare ancora qualche sentimento reale che non sia autocelebrazione. Eppure, se succede qualcosa di male intorno ai suoi amici, quasi non si preoccupa, a meno che il loro rapporto non sia veramente stretto, ma se accade a loro in prima persona, sente realmente la rabbia ribollire e la preoccupazione. A detta di molti, tra parenti e specialisti che lei stessa ha frequentato, il provare qualcosa è segno che forse gran parte di tutte le sue convinzioni di non provare sentimenti e dell'essere completamente narcisistica non fossero altro che questo. Convinzioni. Su cui lei si è basata e ci si è costruita sopra un personaggio, "incassettonandosi" in un carattere non suo, in un modo di fare non suo. E quando questo le viene fatto notare, Agata non è per niente lenta nel ribadire l'avverbio usato anche dagli specialisti "FORSE". Anche se quel forse era palesemente sarcastico, detto dalla bocca degli esperti. Agata sa che molti conoscono di lei una personalità e altri un'altra, poiché lei cambia in base a chi ha davanti, ma sempre quei pochi eletti sanno quanto lei di suo possa essere baldanzosa, frizzante, eccessiva, molto eccessiva, testarda, impulsiva e molti altri difetti e caratteristiche allegate. Eppure, difetti o meno che siano, sono aggettivi che descrivono tutt'altro che una ragazza che nei gruppi fa l'anello invisibile del cerchio. Al massimo che distrugge in una botta tutto l'anello perché non sa contenersi, ma non una che scompare. Agata spera che questo suo ultimo anno possa farla sciogliere completamente e dissipare quelle che sono, fino a prova contraria, un'infinita serie di paranoie su sé stessa e il modo di pensare degli altri. Vuole aiutare per desiderio, esser allegra con tutti, esser sicura di sé stessa con tutti, esser cavalleresca con tutti e avere soltanto una stessa faccia. Nel profondo da benissimo che la "Laurea Dori fatta e finita" non ha una singola faccia, come nessuno dei suoi compagni di casata, ma si sa, se una persona abbandona un cassetto dove è stata tanto "bene" e si è abituata, dovrà pur cercare qualche altro "personaggio tipo" in cui incassettonarsi, no?

I know exactly what I want and who I want to be
I know exactly why I walk and talk like a machine
I'm now becoming my own self-fulfilled prophecy
Oh! Oh, no! Oh, no! Oh, no, oh!
I'm gonna live, I'm gonna fly
I'm gonna fail, I'm gonna die
I'm gonna live, I'm gonna fly
I'm gonna fail, gonna die, die, die, die

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【ꗃSᴛᴏʀɪᴀꗄ】

Agata è nata in provincia di Venezia, la notte del 14 febbraio. E solo da qui, la sua vita le parve una gran presa in giro, dato il suo gran numero di esperienze in amore sperimentate nei suoi diciannove anni di vita: zero. Del periodo babbano della sua vita ricorda poco e non completamente sotto un buon occhio: vivere in un capoluogo così meraviglioso era sì un vantaggio, come lo era anche il fatto che, essendo così tanto abituati ai turisti che venivano da tutto il mondo, non avesse mai dovuto veramente affrontare seri problemi di razzismo, ma la sua vita in famiglia non fu altrettanto felice. Che fosse una famiglia di maghi o di babbani, i problemi persistevano sempre. Agata è la seconda di tre figli: una sorella maggiore che lavora alla Banca Magica italiana e un fratello più piccolo, che proprio l'anno dopo la sua dipartita avrebbe iniziato a frequentare CastelBruno. Per i suoi primi anni in casa era vigeva un ambiente sereno e felice, ma con il tempo, mentre le due sorelle crescevano e una dopo l'altra iniziavano a mostrare i segni della magia, le iscrizioni alle scuole magiche, il lavoro e l'arrivo del terzo figlio, già a otto anni Agata dovette iniziare ad abituarsi a sentire i suoi genitori litigare.

La situazione non terminò in tragedia come spesso succedeva, ma tornare a casa ogni giorno con la paura di sentire urlare e discutere per ore e ore, arrivando ad usare toni anche eccessivamente alti, la avviliva. La madre era stanca per la terza gravidanza e per il lavoro che doveva svolgere prima di entrare in maternità, e il padre lo stesso, per seguire la famiglia in generale in attesa che arrivasse Zaccaria. Ai suoi nove anni, pochi mesi dopo la nascita del bambino, i suoi genitori divorziarono, rimanendo in rapporti relativamente buoni, anche per il bene delle tre figlie. Il padre tenne la casa che aveva comprato poco fuori dal centro di Venezia, mentre la madre tornò nella casa che apparteneva ai suoi genitori, vicino Piazza San Marco. Ogni settimana si abituó a fare i bagagli e andare insieme ai due fratelli da una casa all'altra. Da bambina vide tutto ciò come la fine della sua famiglia, ma ragionando a mente fredda, fu lieta che accadde: costringere due persone che non si amavano più a stare insieme non avrebbe portato a niente, e avrebbe fatto male sia a lei sia a sua sorella. In pochi mesi sia il padre sia la madre iniziarono a stare visibilmente meglio e lo stesso fece Agata, che non aveva tempo da perdere: non mancava molto alla sua partenza per CastelBruno. Sua sorella, dei Lilium Album, era già al settimo anno quando lei varcò per la prima volta le porte della grande scuola.

Furono anni difficili, per lei. La fatica a parlare che le avevano causato le urla continue dei genitori si faceva di molto sentire, in un mondo dove molti erano sempre stati abituati alla magia. Anche nella famiglia Adébáyō si parlava sempre di magia, ma nessuno dei tre fratelli aveva avuto davvero occasione di metterla in pratica. Certo, Venezia era una città troppo grande perché fossero gli unici maghi, ma era abbastanza piena di babbani da rendere pericoloso provare anche solo un incantesimo. La presenza della sorella Iris le fu indispensabile durante i suoi primi anni di CastelBruno, dove le venne insegnato tutto da una delle studentesse migliori dell'istituto quale era sua sorella. Agata sapeva già avrebbe avuto la fama della sorella della ragazza brava. Peccato per i professori che per i suoi primi anni, Agata fu un completo disastro: fece per la prima volta degli amici in vita sua, con cui poter parlare di tutto, ed era troppo gasata e felice per poter curarsi di altro aka studio, come invece aveva fatto quando si era silenziosamente abituata a stare da sola. Pur essendo un disastro con i voti, la sua condotta era impeccabile: si permetteva di infrangere le regole solo con il suo gruppo prediletto, non con altri. Sentiva di stare iniziando a sconfiggere la sua timidezza, ma invero, arrivata all'ultimo anno, quest'obiettivo non era stato ancora compiuto. Era una strada troppo lunga per completarla in due anni.

Entrò nella squadra di Quidditch al secondo anno come battittrice, altro passo che distrusse il suo desiderio di divenire importanti senza farsi davvero un nome: i giocatori erano famosi a scuola. Certo, sapeva anche lei che divenire famosi senza farsi un nome era quasi antitetico, ma che costava provarci? Venne espulsa al quarto anno da una sorta di prima edizione del Club dei Duelli per aver fatto involontariamente esplodere qualcosa; per quanto possa sembrare qualcosa in grado di rovinare una condotta, lei era abbastanza contenta. Non sapeva perché, ma le avevano dato "proprio della Laurea Dori" quando lo aveva fatto. Gli altri anni procedettero tranquilli, fino ad arrivare al sesto. Nell'estate tra il quindi anno e il sesto anno vennero a sapere che sia sua madre sia suo padre avevano dei nuovi compagni. Ovviamente, era prevedibile, ma come novità la stupiva ancora. Ebbe la fortuna, al contrario di molte altre famiglie, di essersi trovata molto bene con le rispettive nuove conoscenze, ma temeva ancora nel profondo che per i due genitori i loro nuovi compagni divenissero l'uno il sostituto dell'altro. A metà del sesto anno, altre novità ci furono con la notizia di lupi mannari che si aggiravano per la Selva Tanaria. Lì, fu molto combattuta dal suo angelo che le diceva di dare ascolto alla parte di lei che si stava spaventando a morte e del suo demone che le diceva di andare a vedere cosa fosse successo. Anche in quell'occasione le venne dato della Laurea Dori, ma a detta di una delle sue amiche, non per il "coraggio di andare a controllare", ma per la grande stupidità di volerlo fare. Così, in un modo o nell'altro, arrivò all'ultimo anno.

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【ꗃCᴏɴᴏsᴄᴇɴᴢᴇꗄ;;】

𝐂ᴏɴᴏsᴄᴇɴᴢᴇ ᴅɪ ᴠɪsᴛᴀ
•Riccardo Alighieri (conosciuto per contatti tra il genitore di lui e Iris per affari con la banca)
•Ester Bianchi (conosciuta al club di teatro al suo settimo anno)

[Work in Progress]

𝐂ᴏᴍᴘᴀɢɴᴇ ᴅɪ ᴅᴏʀᴍɪᴛᴏʀɪᴏ
•Diana Altieri
•Isabella Leone

[Work in Progress]

𝐄ᴠᴇɴᴛᴜᴀʟᴇ ɢʀᴜᴘᴘᴏ ᴅɪ ᴍᴀᴛᴛɪ ᴄʜᴇ ʟᴀ ʀɪᴇsᴄᴇ ᴀ sᴏᴘᴘᴏʀᴛᴀʀᴇ

[Work in Progress]

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【ꗃOʀɪᴇɴᴛᴀᴍᴇɴᴛᴏꗄ;; Cᴜʀɪᴏsɪᴛᴀ́】

|•Agata è dichiaratamente pansessuale: se ama qualcuno, vi si crogiola in tutto e per tutto, senza aver alcun tipo di preferenza di sessualità, identità di genere, sesso biologico, orientamento, pelle, religione e quant'altro. Il suo è un amore completamente disinvolto ed onesto, se nutre qualcosa non vi saranno altri paletti a bloccarla o chissà quali preferenze. Peccato che lei, pur essendo ben cosciente di questo, non si sia ancora mai innamorata e non abbia mai avuto alcun tipo di relazione.

|•Ha iniziato a ponderare la scelta di diventare una battitrice in modo relativamente comico. Era a casa di una sua amica babbana, tra il primo e il secondo anno e avevano rubato la mazza del fratello più grande di questa sua compagna, che giocava a baseball. Sta di fatto che, arrabbiatasi perché non riusciva a prendere bene la pallina, la volta che ci riuscì, tirò un colpo tanto forte da mandare la palla di tanti, tanti giardini più in là rispetto al loro. La sorella maggiore si accorse di questo e le propose di tentare il provino per entrare nella squadra dei Laurea Dori. Da lì, iniziò a giocare a Quidditch.

|•I conigli sono senza ombra di dubbio i suoi animali preferiti. Li trova adorabili e teneri, il perfetto mix tra peluche ed essere vivente capace di intendere e di volere. Invero, ha sempre amato qualsiasi genere di animali, senza eccezione anche di alcuni insetti o rettili. Se non fosse stata una maga, sarebbe senz'altro divenuta una veterinaria, ma una volta iniziata la scuola ha subito scoperto che gli animali "dell'altro mondo" non erano minimamente di suo gradimento e si è rifiutata nel cercare disperatamente altre scelte

|•Da piccola ha iniziato a suonare la chitarra elettrica e, a distanza di anni, non ha mai smesso. Lo trova un ottimo modo per distendere i nervi, rilassarsi ed isolarsi dal resto del mondo. Quando non si può picchiare una persona in faccia si può immaginare di farlo mentre si sta suonando. È decisamente terapeutico, per lei. Ha tentato altri strumenti più delicati, ma Agata non è una ragazza da pianoforte, né da flauto, da violino o qualsiasi altro strumento che richieda vigore ed una eleganza da lei ritenuta decisamente eccessiva e stancante.

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