𝕾trane sensazioni 🏛⚡️prologo!

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Che il mondo stava per finire, oramai lo dicevano tutti i giornali. In tutto il mondo da ormai mesi si stavano verificando troppi " disastri naturali ", troppo frequentemente, con troppa violenza per essere additati come semplici fenomeni stagionali.

A Zeus non piaceva essere quel tipo di persona, ma quando aveva letto la prima pagina del primo giornale che gli era capitato sotto mano, non si era potuto trattenere dal ridacchiare. In ritardo come sempre, questo aveva pensato soltanto.

E un'altra cosa a cui aveva pensato, era che non avrebbe potuto salvare il mondo da distruzione certa da solo, come era sua intenzione, all'inizio.
Così si era messo a cercare altre persone come lui.

Sapere che al mondo c'erano anche altri Dotati oltre a lui gli aveva dato speranza, e allo stesso tempo l'aveva spaventato. Se non venivano controllate, le loro peculiarità l'avrebbero velocizzato, l'arrivo dell'apocalisse.

Sbuffò. Era cosciente della situazione da più di un anno, eppure si era attivato soltanto da un mese. Beh, almeno trovare le persone adatte era stato semplice. Non lo era stato convincerle però.

Incontrarsi ogni giorno per discutere di qualcosa del genere, era angosciante. Come il costante ticchettio di un orologio.

Prese un grosso respiro, lasciando che il fumo della sigaretta che stringeva tra le labbra, camminando a passi lenti. Mancava poco all'Olympe, e avrebbe soltanto dovuto evitare contatti con gli sconosciuti. La sua diffidenza era aumentata esponenzialmente nell'ultimo periodo, senza neanche che se ne fosse accorto.

Le dita picchiettavano ossessive sulla punta del bastone. Non aveva un orologio, ma aveva la tremenda sensazione di essere in ritardo.
E non doveva, non poteva essere in ritardo agli incontri che lui stesso aveva organizzato.

Che razza di aristocratico era!?

La gente lo scansava, come sempre, questo si, ma avevano degli sguardi strani, dubbiosi, diffidenti, impauriti. Ma lui non voleva far loro timore, lo trovava un desiderio inutile.
Mostrare tutta quella tensione non era normale, né conveniente.
Era solamente fastidioso.

Perché non riusciva a darsi una regolata, quel giorno?

Non aveva dormito, ma quando mai dormiva, in quel periodo? Non era nemmeno dovuto ad un'arrabbiatura, insomma Francesco non aveva causato una grossa quantità di casini.
A proposito, dov'era finito?

Lo sguardo si mosse attento, fino a quando non lo individuò, ad aiutare una donna e sua figlia. Anima pura, il ragazzo. Quel gentile gesto gli fece spuntare un sorriso. E per un attimo, anche scordare del suo ritardo.

Poi però, quel pensiero tornò e con esso, l'immagine della smorfia sprezzante di Poseidone.
Quella era una soddisfazione che non aveva intenzione di dargli.

« Ragazzo mio, veloce! » urlò al maggiordomo, il quale non potè evitare di sbrigarsi a raggiungere il suo signore.

« M-mi pe-perdoni, s-signore. » disse a testa il giovane, mentre un sospiro lasciava le labbra dell'uomo più anziano.
« Non preoccuparti, ragazzo.
Le volevi aiutare, hai fatto solo bene. »
« D-Davvero? »
« Davvero. »

Entrambi sorrisero.
Poi, ripresero a camminare, ricreando un'immagine che quella parte di Parigi ben conosceva. Tranne per l'uomo davanti, che solitamente sorrideva, camminando a testa altra, ma che in quel momento pareva incurvato, e camminava più svelto del solito, nonostante la zoppia.

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Quando si era ritrovato davanti alle porte dell'Olympe aveva esitato, anche se non ne sapeva bene il motivo. Quella sensazione che aveva da ormai mezza giornata continuava a tormentargli il petto.

Sorrise al ragazzo al suo fianco, cercando di infondere un po' di sicurezza in lui, almeno.
Anche se quel giorno era lui ad averne bisogno.

Si accese un'altra sigaretta, mentre finalmente abbassava la maniglia, e spingeva le porte per aprirle. Gli altri erano già tutti dentro. Lucien imprecò sottovoce. Dannato lui e la sua stupida idea di dare a tutti i suoi compagni delle chiavi.

Si schiarì la gola.

« Buongiorno, amici miei.
Perdonatemi il ritardo. » disse soltanto.
Tuttavia, nessuno gli prestò grande attenzione. In verità, erano tutti radunati in un punto della sala, lo sguardo basso.

Si avvicinò a loro, cercando di farsi spazio, per capire cosa tutti stessero guardando. C'era qualcosa, là a terra.
Una sostanza nera, pulsante, percorsa da linee di uno strano arancione, che pareva espandersi lentamente, e lui indietreggiò.

Se quel coso era lì allora... no.
Avevano ancora tempo.

Non poteva essere, no. Non erano ancora pronti. Non erano assolutamente pronti per una cosa del genere. Quello... era troppo.

Continuò ad indietreggiare, ad occhi spalancati, mentre la sensazione fastidiosa che provava stava mano mano diventando una paura, la stessa paura che aveva sperato di non provare mai più in quella sua miserabile vita.

Tutti i sospetti che aveva si stavano rivelando fondati, per loro sfortuna. Avrebbe dovuto cambiate radicalmente la loro preparazione. Avesse pure dovuto mettere loro una pressione ancora maggiore, ciò non era importante ora.

Sarebbe stato come un sacrificio per lui, ma per salvare il suo mondo, avrebbe fatto questo ed altro.

AUTHOR'S NOTE .

INDOVINATE A CHI SI È BUGGATO WATTY DI NUOVO? proprio a me 😋🔫.
Sorry guys... Ma ecco qui il prologo ( cortissimo ), ma vabbe, l'unica utilità di qiesto capitolo è introdurre la situazione dopotutto.
E come sempre nei miei libri, si parte male.
BTW ci vediamo al capitolo uno ( ci metterò MOLTO più tempo ma uscirà ).


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