xvi. le farfalle nello stomaco non sono tanto male

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng


E S M E

Audrey, quella sera, era andata fuori di testa.

Esme era tornata nella loro stanza alle 21 e 30, dopo aver passato ore e ore a parlare e giocare con Carlos e Rudy.

Era surreale. Non aveva mai detto a nessuno delle sue origini: Chad, Bayley, Aziz, Ben, non sapevano nulla. Gli unici a conoscenza della sua parentela erano Richard e Audrey (senza contare la Fata Smemorina e il Re e la Regina).

Esme si era sempre... vergognata. Sì, vergognata è la parola giusta. Per tutta la sua vita aveva cercato di dimenticare: di lasciarsi alle spalle la conversazione che aveva avuto con sua madre quella notte, al suo undicesimo compleanno. Ricordava parola per parola la confessione di Esmeralda, e anche fin troppo bene il dolore che l'aveva colpita ad ogni lettera, pesante e intenso come un pugno nello stomaco.

Aveva passato settimane a rimuginarci. Sua madre era stata violata da un uomo che non era Febo. Non poteva negarlo: fino a quel momento, Esme, aveva creduto di essere sua figlia, figlia di un valoroso cavaliere. E invece, le sue aspettative erano state frantumate in una sola notte, mandate in fumo da qualche stupida parola.

Ripensandoci adesso, avrebbe preferito mille volte rimanere all'oscuro di tutto.

Almeno, avrebbe potuto evitare tutto quello che era seguito. Il cambiamento.

Auradon era un regno perfetto, dove il sole splendeva e ogni cosa era al suo posto: un luogo come quello non era abituato al cambiamento. Tantomeno Esme. Cosa sarebbe successo se qualcosa di così scandaloso fosse venuto alla luce? La reputazione della sua famiglia sarebbe stata rovinata.

Ed Esme non poteva permetterlo. Non dopo tutta la fatica che lei e sua madre avevano fatto per essere accettate ad Auradon.

Un ex zingara non faceva proprio la sua bella figura tra principi e principesse, e le trattative con il Re Bestia erano state lunghe e difficili. Poteva sembrare strano (anzi, forse non lo era per niente), ma il Re degli Stati Uniti di Auradon era tutt'altro che tranquillo. Governava con, si poteva quasi dire, il pugno di ferro, e solo la sua sposa Belle riusciva a tenere a bada il suo carattere irrascibile. Per non parlare della Fata Smemorina: non c'era persona più sospettosa. Qualunque cosa lei e sua madre avessero detto per difendersi, la fata lo aveva contestato. C'erano voluti mesi per dimostrarle che non intendevano alcun male, e che erano a pieno diritto cittadini di Auradon.

Strano ma vero, Esme aveva rischiato di finire sull'Isola degli Sperduti.

Ultimamente ci ripensava spesso: cosa sarebbe successo se quelle accuse fossero andate fino in fondo? Adesso sarebbe sull'Isola? A mangiare cibo marcio e a studiare Malvagità al posto di Virtù e Valori? Poteva veramente aver rischiato di diventare una ladra fredda e senza cuore?

La ragazza scosse la testa, mentre entrava in mensa per colazione.

Era una opzione talamente orribile che le venivano i brividi solo a pensarci.

I suoi amici quel giorno non c'erano: Bayley e Aziz erano seduti insieme ad Ally e Doug; e Audrey l'aveva salutata quella mattina, dopo la litigata, perché aveva preso dei giorni di vacanza per visitare la sua famiglia ad Auroria e provare i vestiti per l'incombente incoronazione del suo ragazzo. Richard e Chad, invece, erano in biblioteca per chissà quale compito.

Stava per sedersi al solito tavolo, quando con la coda dell'occhio scorse i cinque figli di Cattivi.

Quella mattina, a differenza del solito, non gridavano a tutto volume ma, al contrario, parlavano sottovoce, bisbigliando e ridacchiando di tanto in tanto. Erano talmente immersi nella conversazione che nessuno di loro aveva toccato cibo.

Esme aggrottò le sopracciglia. Cosa stava succedendo?

Si guardò intorno titubante e, dopo aver preso un lungo respiro, si avvicinò al tavolo dei VKs. Almeno così non avrebbe mangiato da sola.

Non fece caso alle occhiate incredule che le lanciavano gli altri studenti, ormai non le importava quasi più. La conversazione che aveva avuto il giorno prima con Carlos era servita a consolidare le sue ipotesi: forse il figlio di Crudelia non era poi così "malvagio" come si era aspettata; si era dimostrato un ragazzo così dolce, gentile, compassionevole... tutte qualità che solo tre settimane prima non avrebbe neanche immaginato di accostare al suo nome.

La sera precedente era successo qualcosa. I pensieri di Esme, che fino ad allora l'avevano tormentata e spaventata, avevano taciuto: non li sentiva più gridare e sovraffollarsi nella sua mente. L'abbraccio... quell'abbraccio era stato confortevole, come un velo caldo e protettivo che non aveva avuto intenzione di lasciarla andare. Ed Esme lo sperava. Voleva che non la lasciasse più. Quelle braccia così diverse da tutti lì ad Auradon, forti, ma in maniera diversa, portavano il peso di cicatrici profonde, indelebili, che in qualche modo le ricordavano le proprie.

Carlos De Mon poteva essere anche il figlio di una delle Cattive più cattive di tutti, progenie dell'icona della crudeltà, ma il suo cuore era buono. Magari non puro, imbrattato dagli anni passati sull'Isola, ma pur sempre luminoso come la più brillante delle stelle.

E in quel momento, mentre si avvicinava al suo tavolo, non poté fare a meno di sorridere: un sorriso tenero e adorante. I suoi occhi brillarono quando incontrarono quelli del ragazzo, e per la prima volta si accorse che anche lo sguardo di lui fece altrettanto. Lo vide essere invaso da una sfumatura soffice, che Esme, però, fece fatica a comprendere. Esattamente come non comprendeva se stessa.

Una Buona a cui piace un Cattivo? Ma per favore!

Di sicuro poche settimane prima l'avrebbe pensata così. Avrebbe tentato con tutte le sue forze di distogliere la sua attenzione da questi pensieri, da questi sentimenti così impetuosi.

<<Esme!>> la chiamò Carlos, alzando un braccio in aria per salutarla.

Tuttavia, quelle settimane erano passate e lei era una persona diversa.

Rise, sedendosi accanto a lui, vicino ad Evie. Ignorò tutti i mormorii che si alzarono attorno, alla scena.

<<Carlos>> lo imitò, poggiando il mento su una mano e assottigliando lo sguardo. Il suo sorriso si trasformò in un ghigno malizioso.

<<Wo, wo... e da quando ti siedi anche tu con noi?>> le chiese Hunter, improvvisamente sulla difensiva, guardandola sospettoso. <<Chi ti ha dato il permesso?>>.

La figlia di Esmeralda ridacchiò: <<Oh, Hunter, Hunter, Hunter...>> lo canzonò, prendendo una forchetta in mano e girandosela tra le dita. <<Dovresti saperlo tu più di tutti. Sono una principessa, e se voglio qualcosa me la prendo. Dopotutto, non siete voi quelli fissati con questa filosofia?>>. Infilzò la forchetta in una fragola ricoperta di cioccolato e gli fece l'occhiolino.

Il moro rimase a bocca aperta, come un pesce lesso, incapace di ribattere. Stessa cosa fecero gli altri VKs, compreso Carlos.

Esme si mise la fragola in bocca, sorridendo soddisfatta.

( pls stavo cercando delle gif sue e mi è capitata questa sotto gli occhi, quando avevo già scritto questa scena. Non sono mai stata più felice )

Mal sbattè le palpebre due volte, ma poi un ghigno le nacque sul volto: <<Chi sei tu? E cosa ne hai fatto della principessina Esme?>>.

Proprio quest'ultima rise, ingoiando il boccone: <<È ancora qui dentro, credimi. Solo che voi cinque la vedrete un po' di meno. Consideratevi onorati, non è qualcosa che concedo facilmente>>.

Senza accorgersene guardò Carlos, che avvampò fino alla punta delle orecchie e distolse lo sguardo. Tutt'un tratto sembrava stranamente interessato alla sua ciotola di cereali.

La principessa dovette mordersi le labbra per nascondere un sorriso.

Era gratificante, quasi un sollievo, poter finalmente dire quello che pensava, senza filtri, senza preoccuparsi di quello che gli altri avrebbero detto. Almeno quando era con i cinque VKs.

Che idiota era stata a non accorgersene prima. Lei era più simile a questi ragazzi di quanto avesse immaginato. Esme aveva nascosto per troppo tempo la vera se stessa, e odiava ammettere che era stata vicinissima a dimenticarla. Dimenticare quella ragazza spericolata, maliziosa, testarda. Quella ragazza amante del pericolo, delle ginocchia sbucciate, dei giochi pesanti. Quella bambina che passava ore a lanciarsi da una guglia all'altra di Notre Dame, mentre gridava e rideva, suscitando i lamenti di Victor, Hugo e Laverne. Quella bambina felice, che ormai non era altro che un lontano ricordo.

<<Ehi, stai bene?>>.

La figlia di Esmeralda alzò la testa, incontrando gli occhi di Carlos che la scrutavano preoccupati. Si rese conto di essere rimasta ferma a fissare il vuoto.

Scosse il capo, battendo le palpebre: <<Sì>> rispose, mentre il volto le si illuminava. <<Sto... sto bene. Sto veramente bene>>.

E per la prima volta da anni non era una bugia.

•✵•

Un'altra settimana era passata, ed Esme si sentiva più rilassata che mai.

Le sue giornate erano perfette, ma in un modo che non si sarebbe mai aspettata. Faceva colazione con Richard e Chad, mentre pranzo e cena li passava con Carlos e gli altri ragazzi dell'Isola. La scuola andava finalmente per il verso giusto, e mentre i VKs comprendevano sempre di più le lezioni di Bontà (anche grazie all'aiuto di Esme, che li assisteva in compiti e interrogazioni), lei era riuscita a prendere una delle sue prime sufficenze in Scienze Forestali Incantate.

I figli dei Cattivi erano ad Auradon da un mese ormai, e la comunità del reame aveva iniziato ad abituarsi alla loro presenza. Quasi nessuno scoccava loro occhiatacce, e i professori sembravano essersi messi l'anima in pace riguardo i loro continui ritardi.

Persino le punizioni erano diminuite.

Esme passava i pomeriggi con Carlos o Mal: con il primo chiacchierando e facendo lunghe partite ai videogiochi, mentre con la seconda litigando su chi sapesse disegnare meglio.

Da quando entrambe avevano scoperto dell'amore per l'arte dell'altra, non avevano passato un solo minuto senza scambiarsi pareri e consigli su tecniche differenti.

Era saltato fuori che mentre Esme preferiva gli acquerelli, Mal adorava i graffiti e i disegni a carboncino. Si poteva dire che fosse in linea con la sua personalità.

Ogni tanto andava a vedere Carlos e Jay allenarsi al campo (vale a dire l'uno essere preso a pallonate dall'amico), oppure erano loro che andavano a trovarla ai suoi allenamenti di cheerleading. Anche se molto spesso il figlio di Jafar sembrava sparire, dicendo di avere un impegno improvviso, lasciando Carlos da solo sugli spalti ed Esme rossa come un peperone, imbarazzata dallo sguardo del giovane De Mon che non la abbandonava un attimo.

Esattamente come quel pomeriggio.

<<Esme, concentrati!>> la rimproverò Bayley, scuotedole un ponpon davanti alla faccia. <<La partita è domani e noi non siamo ancora coordinate!>>.

La figlia di Esmeralda battè le palpebre, mentre tornava alla realtà e distoglieva lo sguardo dal ragazzo dell'Isola.

<<Perdonami!>> esclamò, raddrizzando la postura e sfoggiando un sorriso di scuse. <<Prometto che non mi distrarrò più>>.

L'altra alzò gli occhi al cielo, tornando dalle sue compagne.

Esme sospirò mentre la seguiva. Tuttavia con la coda dell'occhio riuscì comunque a notare Carlos che rideva.

Si morse una guancia mentre portava le braccia dietro la testa per sciogliere i muscoli.

Il resto dell'allenamento proseguì tranquillo, lineare come sempre, seppur alcune ragazze del team continuassero a mandare a Carlos delle occhiate nervose, quasi potesse saltare giù dagli spalti e mangiarle in un sol boccone. Neanche fosse il figlio del Lupo Cattivo.

La principessa dovette spesso combattere l'istinto di scoppiare a ridere. Era quasi divertente il modo in cui pensassero che il giovane De Mon potesse aggredirle. E si diede una sberla mentale per averlo pensato anche lei poche settimane prima. Ora era più sicura che il Cattivo non avrebbe fatto male a una mosca.

Carlos era l'esatto contrario di pericoloso.

La solita vocina che sentiva in continuazione nella sua mente la provò a mettere in guardia, proponendole davanti agli occhi la possibilità che lui stesse mentendo, che non stesse facendo altro che fingendo, magari per arrivare a un obiettivo di cui lei non era al corrente.

Esme la bloccò prima che potesse anche solo farla titubare.

Aveva promesso a Carlos, ma soprattutto a se stessa, di mettere da parte queste paranoie completamente inutili.
Era passato un mese dall'arrivo dei VKs ad Auradon: se avessero voluto fare qualcosa l'avrebbero già fatto.

E soprattutto, dopo il pomeriggio passato con il Cattivo una settimana prima, era sicura che si potesse fidare. Gli aveva raccontato delle sue più grande paure, delle sue debolezze, di un passato che lei non sperava altro che dimenticare. E lui l'aveva accettato. Aveva accettato la vera Esme, diversamente dal Re e dalla Fata a prima difesa del regno. Un Cattivo, figlio di Crudelia De Mon, l'aveva capita. Le- le aveva voluto bene. O almeno... almeno credeva.

Era troppo surreale per essere vero. Ma chi era lei per lamentarsi?

•✵•

Più tardi la principessa stava tornando in dormitorio, il suo borsone giallo e blu in spalla e Carlos al suo fianco.

<<Ti dico che sei migliorato!>> continuava a ripete lei.

<<Certo, semmai sono migliorato a non essere colpito da palle volanti>> ribatteva lui, sconsolato.

Esme sbuffò, fermandosi in mezzo al corridoio. Si girò verso il ragazzo, prendendolo per le spalle e guardandolo negli occhi. Carlos deglutí.

<<Senti un po': si da il caso che tu stia parlando con un ex campionessa di Torneo, e so quanto sia uno sport duro e difficile. Non sai quante sono stata colpita al tuo stesso modo>>. La sua mente si perse per un attimo, i ricordi di quegli anni che le fluivano in testa uno dopo l'altro. Sospirò, abbassando lo sguardo: <<Mi mancano...>>.

Credeva di averlo sussurrato, ma dal modo in cui reagí Carlos era l'esatto opposto.

Sentí l'indice della mano del ragazzo posarsi sotto al suo mento, contingendola dolcemente a rialzare gli occhi su di lui.

Il sorriso con cui venne accolta era niente che gli avesse mai visto addosso. Semplice, non grande o a trentadue denti, ma talmente significativo che la principessa per poco non si mise a piangere. Le gambe le diventarono di gelatina. Erano anni che nessuno la guardava così. Anzi, molto probabilmente non era mai stata guardata così.

N-nessuno le aveva mai rivolto uno sguardo del genere: tenero, adorate, quasi fosse una splendida dea, custode della risposta a tutti i mali del mondo. Era uno sguardo che non aveva mai visto rivolto a lei, ma in qualche modo lo riconobbe. Era quello che sua madre riservava sempre e solo a Febo.

Esme sentí uno strano calore farsi strada dentro di lei: partiva dal petto e si districava in più direzioni, abbracciandola tutta.

Lo percepiva per la prima volta, forse per la milionesima, ma la differenza era che questa volta non lo respinse, né lo combatté. Si lasciò completamente inondare da quel sentimento, liberando qualsiasi catena che fino ad allora l'aveva trattenuto. Si sentì avvampare, ma non per imbarazzo. Era come se un fuoco le si fosse acceso dentro, una sensazione di totale euforia che non riusciva quasi a controllare. Il cuore le prese a battere più velocemente del normale, e per un secondo ebbe paura che Carlos, davanti a lei, potesse sentirlo.

Per un rapidissimo secondo le caddero gli occhi sulle labbra del ragazzo, così piene e rosee, in attesa di essere completate da un altro paio, più sottile e morbido. Il proprio.

Esme si morse una guancia, rifiutandosi di scostare gli occhi da quelli del Cattivo, che al suo gesto si morse il labbro inferiore sovrapensiero. O forse era semplicemente invaso dallo stesso che girava nella testa della principessa.

Stava per sporgersi in avanti, ansiosa di colmare quella distanza tanto agognata, quando una voce femminile alle loro spalle la fece sobbalzare, cotringendo il figlio di Crudelia a lasciare la presa sul suo mento e fare un passo indietro.

<<Esme! Finalmente ti ho trovata!>>.

Una ragazza dai tratti orientali, alta e con una lunga cascata di capelli castani, li approcciò, un gigantesco sorriso sul volto.

Esme aggrottò le sopracciglia, mentre il suo battito cardiaco tornava lentamente a velocità normale: <<Lonnie?>> domandò confusa. <<Cosa ci fai qui a quest'ora? Pensavo avessi hip hop>>.

La ragazza scosse la testa, mentre rivolgeva un'occhiata di saluto a Carlos che rispose con un piccolo sorriso, anche se leggermente interrogativo. Giusto, non la conosce.

<<Carlos, lei è Lonnie, la figlia di Mulan. Lonnie, lui è Carlos, figlio di Crud->>.

<<Crudelia De Mon, lo so. Tipo, tutta la scuola sa chi sei, amico>> rise, mentre il diretto interessato spostava il peso da un gamba all'altra in imbarazzo. <<Come anche Jay, Mal, Evie e Hunter. Siete i figli dei Cattivi! Tutto il regno vi conosc->>.

Esme si portò una mano al collo, muovendola davanti a scatti, dicendo implicitamente a Lonnie di chiudere il becco. Con gli occhi le indicò il giovane Cattivo, totalmente rosso.

<<Oh... Ma certo! Hip Hop! No, non ci sono andata: il prof è malato e le lezioni sono sospese per una settimana>> saltellò su un piede, mentre il suo viso si illuminava. <<Ma non è questo il punto! Sono venuta qui per chiederti un favore, Esme>>.

Quest'ultima alzò un sopracciglio, incitandola a continuare. Lei e Lonnie non erano mai state molto amiche. Le era sempre sembrata un po' troppo trasgressiva ed energetica per gli standard principeschi a cui, invece, aspirava lei. Per non parlare del fatto che lei e Chad non andassero molto d'accordo.

Morale della favola: Esme e Lonnie non si erano mai parlate se non per alcuni progetti scolastici.

La figlia di Mulan si sfilò lo zaino azzurro e fucsia che portava sulle spalle. Una luce furbetta brillò nei suoi occhi mentre iniziava a rovistarvi all'interno alla ricerca di qualcosa.

Esme e Carlos si scambiarono un'occhiata un po' preoccupata.

<<Ah-ah!>>.

La figlia di Esmeralda spalancò le palpebre quando tra le dita di Lonnie vide un oggetto a lei fin troppo familiare.

Strinse i pugni mentre sentiva la sua faccia accaldarsi per la rabbia: <<Sei stata tu!>> gridò, facendo spaventare il Cattivo al suo fianco, che sobbalzò leggermente al tono di voce. <<Credevo di averla persa! Per tutto questo tempo! E- e invece...>>.

I suoi occhi mandavano faville mentre la figlia di Mulan giocava con la collana di perle e diamanti che teneva in mano. Per un attimo Esme ebbe il terrore che potesse cadere a terra e spaccarsi in mille pezzi.

<<Ehm, scusate se mi intrometto...>> iniziò Carlos. <<Come mai questa collana sarebbe così importante?>>.

Entrambe le principesse rivolsero uno sguardo al giovane Cattivo, che sembrò farsi ancora più piccolo sotto il loro sguardo, minaccioso di Esme e sicuro di Lonnie.

<<Si da il caso...>> sputò la figlia di Esmeralda, scandendo tra i denti ogni parola. <<Che quello stupido pezzo di gioielleria sia di Audrey, e io credevo di averlo perso qualche mese fa, al ballo d'estate della sua famiglia, dopo che me lo aveva prestato>>. Rivolse uno sguardo fulminante alla principessa orientale. <<Ma in realtà me l'aveva rubato lei!>>.

<<Wo, wo>> cercò di difendersi Lonnie, alzando le mani in segno di resa. <<Ora non esageriamo, l'ho semplicemente trovata per terra in un corridoio del castello!>>.

<<Anche quello è rubare!>>.

<<Dici? Con questa logica, se trovo una persona svenuta per terra e l'aiuto, la sto uccidendo!>> ribattè la figlia di Mulan, incrociando le braccia al petto.

Esme sentí Carlos soffocare una risata, e non perse tempo a fulminare anche lui. Il Cattivo parve congelarsi, indossando il suo miglior sguardo da cucciolo bastonato.

La figlia di Esmeralda sospirò, tornado a concentrarsi sulla principessa dai tratti orientali.

<<Mettiamo che io non sia infervorata con te...>> propose, cercando di calmarsi e tornare al suo tono educato. <<Come mai mi cercavi? Che favore vorresti?>>.

Il ghigno che nacque sul suo volto quasi le ricordò quelli dei VKs.

<<Voglio fare un patto!>> esclamò. <<Io ti ridò la collana...>> gliela portò davanti al naso, ma quando Esme provò a strappargliela dalle mani, Lonnie si tirò indietro. <<...e tu mi insegni a disegnare per il corso di arte!>>.

Alla corvina non importava neanche il perché a Lonnie importasse del corso di arte, perciò non perse tempo: <<Affare fatto>> e le prese la collana.

La figlia di Mulan lasciò scappare dalle labbra un piccolo squittio, abbracciando di slancio Esme.

Quest'ultima alzò gli occhi al cielo, ma ricambiò.

Quando si staccarono, Lonnie le rivolse un sorriso luminoso come il sole d'oriente: <<Grazie mille! Ci vediamo stasera alle nove in camera mia!>>. E con questo scappò via correndo nel corridoio.

•✵•

Fino a mezzanotte non successe molto.

Dopo che Lonnie se n'era andata, Esme e Carlos avevano condiviso una risata, seguita dal figlio di Crudelia che le faceva domande su domande riguardo la collana, Audrey, e il comportamento della principessa dell'impero cinese.

Era successo tutto quell'agosto, circa un mese prima della proclamazione di Ben. Il Re Filippo e la Regina Aurora avevano indetto un ballo estivo nel loro regno, Auroria, e tutte le famiglie reali di Auradon erano state inviate.

Lunga storia breve: Audrey le aveva prestato una collana di perle e diamanti, ed Esme credeva di averla persa durante uno dei giri di valzer. La sua migliore amica l'aveva rassicurata dicendole che non faceva niente, e che non le importava. Ma la figlia di Esmeralda era andata fuori di testa per giorni, cercando di ritrovarla. Aveva perso una collana di perle e diamanti: di certo non qualcosina da nulla.

Nonostante questo, la serata era stata magica, una delle migliori della sua vita.

Per fortuna, Esme, sua madre e Febo facevano parte della lista stesa dai genitori di Audrey.

La principessa dai capelli neri si era guadagnata il suo titolo solo grazie a un'impresa del suo patrigno, che in una missione, avendo salvato Auradon City da un Cattivo locale (il quale aveva cercato di rubare lo scettro di Jafar), era stato eletto egli stesso Principe dal Re Bestia.

Di conseguenza, anche Esmeralda e sua figlia avevano goduto del nominativo.

Esme ricordava bene quel giorno. Non era mai stata più felice. Sempre se quella poteva essere chiamata felicità.

Finalmente i suoi compagni a scuola non la adocchiavano più come una sporcacciona, una nullità. Non era più Esme, la figlia della zingara Esmeralda. Adesso era Esme: la figlia
della Principessa Esmeralda.

Dio solo sapeva quanto aveva desiderato tutto quello. Le risatine erano sparite, gli insulti pure, e finalmente poteva entrare in classe a testa alta, senza temere il giudizio degli altri. Fu in quell'occasione che divenne amica di Audrey e Chad.

Nonostante i loro genitori si conoscessero da anni, non avevano mai passato molto tempo insieme, né si erano mai parlate veramente.

L'unica persona che si era avvicinata ad Esme, prima del titolo reale, era stata Richard.

Lui la capiva. Lo faceva veramente. E la non-ancora-principessa aveva trovato un'ancora di salvezza nei suoi occhi cioccolato, che con la loro dolcezza e gentilezza l'avevano aiutata a superare quei giorni bui.

<<Ovvio che è stato lui ad aiutarti. Chi altro poteva essere?>>.

Esme sbuffò, rivolgendo un'occhiata severa al figlio di Crudelia steso accanto a lei sul letto.

Era stato zitto per tutta la storia, ma, naturalmente, apriva la bocca solo per commentare questo. Forse avrebbe dovuto prevederlo.

<<Si può sapere perché Rick ti è così tanto antipatico?>> chiese.

Quando Carlos aprì la bocca per rispondere, la figlia di Esmeralda lo bloccò subito alzando una mano.

<<E non usare la scusa "è figlio dei nemici mortali di mia madre, quindi lo è pure lui". Los, ormai ti conosco, e so che sei più intelligente di così>>.

Lui si morse le labbra, esattamente come ogni volta che era nervoso, evitando il suo sguardo. <<Non ne voglio parlare, Es>>.

Lei ridacchiò, scuotendo la testa. È sempre il solito cocciuto. Poi gli rivolse un sorriso malizioso.

<<Sai, non sono ancora abituata a te che mi chiami "Es". È strano quando esce dalla tua bocca>>.

Carlos ridacchiò, girandosi verso di lei e mettendo una mano sotto la testa, per guardare la principessa negli occhi.

<<Ed io non sono abituato a te e a "Los". Tutti mi chiamano sempre "C", un nuovo soprannome sembra... strano>>.

Esme fu certa di aver visto passare una scintilla di malinconia negli occhi del ragazzo, ma la ignorò, ghignado e avvicinandosi di più a lui.

<<Beh... credo che dovrai farci l'abitudine. Ho come la sensazione che l'userò spesso, d'ora in poi>>.

Lui replicò il suo gesto: <<Oh, questo vale anche per me, stanne certa>>.

E rimasero così, entrambi ad un centimetro di distanza dall'altro. Esme poteva sentire il fiato caldo del Cattivo che si infrangeva sulle sue labbra.

Poi suonò il telefono.

Carlos saltò in aria, come una cane spaventato, lanciando anche un piccolo grido. Esme rise, poggiando la testa sul cuscino.

Osservò il figlio di Crudelia sbuffare mentre rispondeva.

<<Mal! Spero che sia davvero importante, perché io->>.

La principessa aggrottò le sopracciglia, tirandosi su, quando gli occhi del ragazzo si spalancarono e un'espressione di puro stupore compariva sul suo volto.

<<D-davvero?>> chiese. <<Oh, s-sì, sono da Esme>>. Pausa. <<Ok, ok, arrivo subito>>. E chiuse la chiamata.

<<Cosa voleva Mal?>> chiese curiosa la figlia di Esmeralda.

Il Cattivo la guardò in modo strano, un modo che lei non riuscì a decifrare, per poi schiarisi la gola e aprire le sue labbra in un sorriso di scuse.

<<Lei e i miei amici hanno bisogno di me. Stanno... stanno facendo un progetto di meccanica e li serve il mio aiuto>>.

La luce nei suoi occhi era limpida come sempre, così tanto che Esme non potè fare altro che credergli. Gli ho giurato che mi sarei fidata di lui - si ripetè in mente - E così farò!

Annuì: <<Tranquillo. Se devi andare, vai. Non fa niente>>.

Si era aspettata un tentennamento, persino un ripensamento, invece Carlos si sporse verso di lei e le baciò una guancia.

<<Sei la migliore! Ci vediamo domani a scuola!>>. Non fece neanche in tempo a battere le palpebre che sentì la porta della stanza sbattere, e il ragazzo era sparito.

Esme ci mise un po' a registrare quello che era successo, restando a fissare le coperte del letto immobile come una statua.

Poi, quando il suo cervello si decise a collaborare, portò una mano sul punto in cui le labbra del figlio di Crudelia avevano toccato la sua pelle.

Una strana sensazione le riempì lo stomaco, piacevole e intensa, come di adrenalina mischiata alla morbidezza di un cuscino. Le si bloccò il respiro per un attimo: queste potevano essere veramente le farfalle di cui aveva tanto letto e sentito parlare? Quelle che normalmente provava una principessa con il suo principe? Quelle che prima o poi sbocciavano in... in un amore?

La ragazza dai cappelli neri rimase senza parole per chissà quanto tempo, troppo scioccata per far qualcosa. Era mezzanotte quando si ricordò di Lonnie e del patto.

Era mezzanotte quando capì di starsi innamorando di un Cattivo.


angolo autrice —— Be', adesso capitolo è molto particolare. Non uno dei miei preferiti, ma non è così male.


In realtà scopriamo molte cose sul passato Esme. A questo proposito, e dopo questo capitolo, cosa pensate della figlia di Esmeralda? Magari avete iniziato a vederla in modo diverso? O non siete ancora convinti?

IN QUESTO CAPITOLO CI SONO MIGLIAIA DI PARALLELE. SE LE AVETE TROVATE TUTTE VI AMO, SE NON L'AVETE FATTO VI AMO LO STESSO AHAHAH.

Ma poi quanto sono carini Carlos ed Esme? Io e -bellatrixriddle ci siamo scervellate per trovare un nome per la ship, e il più decente che siamo riuscite a trovare è stato "Erlos". Se non vi piace ok, neanche a noi ahahha. Ma è il meno peggio. Carlesme o Esmarlos fanno proprio schifo.

.....ok ora che ho finito di scrivere questo capitolo mi è venuta un'idea a questo proprosito: che ne dite di "Eslos"? L'unione dei loro soprannomi! A me piace, ma ditemi voi!

Domanda del giorno: chiudiamo il cerchio con la vostra top 3 delle canzoni di Descendants 3! Ecco la mia:

1. Good To Be Bad
2. One Kiss
3. My Once Upon A Time

E questo è tutto! Ci vediamo al prossimo capitolo!



Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro