Mentre continuo a camminare fuori dalla scuola l'impressione di starmi cacciando in un grosso guaio aumenta. PerchΓ© sto seguendo Xavier? PerchΓ© semplicemente non lo lascio in pace?
Ma mentre penso ciΓ² le mie gambe continuano a muoversi, e io non riesco a fermarle. Come pensavo, arrivo davanti al "laboratorio" di Xavier. La luce dentro Γ¨ aperta, e si vede un'ombra muoversi.
Rimango per un po' fuori, riflettendo sul da farsi. Non so se entrare, sorprenderlo e magari anche infastidirlo o rimanere fuori, al freddo e al buio, dopo aver camminato a vuoto.
Faccio per sporgermi di lato e spiare attraverso la serratura, quando con un piede finisco su un ramo. Scricchiola fin troppo rumorosamente e, col silenzio che c'Γ¨ nel bosco, Xavier ovviamente mi sente.
-Chi Γ¨?- lo sento chiedere, spaventato. La porta del capanno rimane chiusa. -Chi c'Γ¨?-
In un primo momento non rispondo, pietrificata. Poi Xavier apre la porta, ed eccomi esattamente davanti a lui.
-Ciao- mormoro, parecchio imbarazzata.
-Celia?- lui aggrotta le sopracciglia -Che diamine ci fai qui?-
-Potrei chiederti la stessa cosa- incrocio le braccia, cercando di fare la finta tonta. So benissimo di essere io l'intrusa.
-Questo Γ¨ il mio capanno. La Weems sa che Γ¨ mio e sa che vengo qui. Mi ha dato il permesso. Tu, piuttosto, dovresti essere a letto da un pezzo- sbotta lui, leggermente infastidito.
-Da quand'Γ¨ che ti importa quando vado a letto?-
-Da adesso, ok?-
Mentre continuiamo con questo botta e risposta, noto che Γ¨ abbastanza agitato. Si muove da destra verso sinistra, quasi stesse cercando di nascondere qualcosa all'interno della capanna. Noto che con una mano cerca di aggrapparsi alla porta per chiuderla, ma Γ¨ troppo lontano e non si vuole sporgere per non dare nell'occhio.
-Mi ero preoccupata, ok?- rispondo alla fine, lasciandolo di stucco. -Ti ho visto uscire, dalla finestra della stanza, e mi ero preoccupata-
-Sto bene, te lo assicuro- risponde Xavier, più tranquillo. -Ma starei meglio se tornassi alla Nevermore. Il bosco non è un posto così tanto sicuro-
-E guarda caso hai costruito il tuo rifugio proprio qui. Grande piano- lo prendo in giro, facendolo finalmente ridere.
-A proposito, Kent lo sa che sei qui?-
Kent. Mi ero completamente scordata di lui, e di quello stupido falso invito al ballo.
-Kent? Oh, lui...sta dormendo da un pezzo. Ci siamo salutati prima di andare nelle nostre stanze-
-Davvero?-
-Mhmh- annuisco, sperando di sembrare il piΓΉ credibile possibile. Lui annuisce, sorridendo un po' titubante.
Poi si piega per allacciarsi le scarpe, e in quel lasso di tempo riesco a scorgere qualcosa all'interno del capanno. Un quadro. Coperto da un telo rosso.
Non riesco a trattenermi, ed entro. Quando Xavier se ne rende conto, ormai Γ¨ troppo tardi.
-Celia...Celia esci, per favore- inizia a dire -sono cose private...non sono ancora pronte-
-Oh, so benissimo cos'è quello- rispondo io, arrabbiata, camminando verso il quadro coperto -è quello che ti ha fatto quei graffi, non è così? Lo stai continuando-
-No, Celia...non Γ¨ vero-
-Ah sì? E allora vediamo...-
Xavier cerca di di fermarmi, ma io sono piΓΉ veloce. Tolgo il telo, scopro il quadro, e sento il mio cuore fermarsi nel petto.
Il quadro non raffigura una creatura mostruosa, ma me.
Ci sono io, con i vestiti che avevo il primo giorno alla Nevermore, con gli occhiali poggiati sulla testa e un sorriso incerto sulle labbra. Noto che non Γ¨ finito. Manca il paesaggio e qualche particolare dell'abbigliamento. Ma il viso Γ¨ il mio. Inconfondibilmente.
-Xavier, io...- cerco di trovare le parole giuste, ma al momento mi viene impossibile -io non lo sapevo-
-Ti avevo detto che non era il mostro- risponde lui, abbassando lo sguardo e facendo un piccolo passo in avanti.
Io rimango completamente immobile, senza riuscire neanche ad alzare gli occhi sul quadro. Non so se essere felice per il bellissimo dipinto o in colpa per averlo svelato.
Intanto Xavier Γ¨ davanti a me, e con due dita sotto al mento mi costringe ad alzare lo sguardo su di lui. Non mi sta guardando negli occhi, ma io sto guardando i suoi.
-Doveva essere una sorpresa- continua -non volevo lo scoprissi così-
Io non rispondo. Con una mano stringo lentamente le sue dita e le allontano ancora piΓΉ lentamente dal mio viso. Solo in quel momento alza lo sguardo su di me, con gli occhi lucidi.
Si sta vergognando.
-Non sarei dovuta venire- dico alla fine, la voce piatta, che non lascia trasparire alcuna emozione.
I minuti successivi vorrei ricordarli con precisione. Ricordo solamente di aver dato un altro paio di risposte secche, di essere uscita dal capannone e di essere tornata alla Nevermore.
Per il resto non ricordo come sono arrivata in camera, come mi sono messa a letto e come ho fatto a rimanere tutta la notte sveglia. Piena di pensieri, di domande, di rimorsi.
In pochissimo tempo sono riuscita a combinare un bel casino.
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