25.

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"Non ho studiato nulla, prenderò l'ennesima insufficienza" si lamentò il biondo.

Sakura: "Vedrai che sarà semplice".

Naruto: "Parli tu che sei un genio. Kakashi come minimo mi mangia vivo".

La rosa stava per controbattere, ma i suoi occhi furono calamitati da una figura che passava proprio davanti la loro classe. Senza pensarci due volte si alzò e rincorse il suo pensiero fisso, bloccandolo per il polso.

"Ti serve qualcosa?".

Le parole le morirono in bocca, ma cercò comunque di rispondere in modo concreto.

Sakura: "Io veramente... Volevo solo parlarti".

Sasuke: "Ho cose più importanti da fare che mettermi a chiacchierare".

Sakura: "Ieri ti sei fermato".

"Ieri stava piovendo" sottolineò l'Uchiha.

Sakura: "Perché vuoi essere odiato?".

Sasuke: "Perché amarmi è impossibile. Ti basta come risposta?".

Sakura: "Perché non ci vuoi nemmeno provare? Mi hai baciata e-".

Sasuke: "È stato uno sbaglio".

Sakura: "Uno sbaglio? Sasuke, non lo è stato. Entrambi lo volevamo. Non è successo per errore".

Sasuke: "Sakura, basta. Se ti dico che è stato solo uno sbaglio è perché evidentemente lo è stato. Non cercare di convincerti del contrario come una bambina con la sua prima cotta. Sei... Noiosa". Usare nuovamente quell'appellativo era stato doloroso per entrambi, specialmente perché era da tempo che ormai non la chiamava più così. Prima di stringere amicizia non aveva assolutamente nessun significato, ma ora lo aveva.

Gli occhi le si inumidirono all'istante e non poté fermare la mano tesa pronta a colpire la guancia diafana dell'altro, che - dal canto suo - non la frenò nemmeno. Sapeva di meritare quello schiaffo, lo sapeva bene. Le parole che aveva usato erano meschine, egoiste e soprattutto non erano vere. Le doveva mentire per far sì che lei lo odiasse, doveva fingere che quello era stato solo un incidente dovuto alla troppa vicinanza, le doveva far credere che lui fosse solo un ragazzo con cui non avere a che fare.

Vederla piangere era stata l'ulteriore pugnalata dritta al cuore. Stava soffrendo nel vederla ridursi così male per colpa sua. Ma lei - la ragazza di cui era innamorato - stava soffrendo ancor di più.

Si costrinse a guardarla con uno stato di apatia, come se le sue lacrime non gli facessero nessun effetto. Come se vederla ridotta in quello stato fosse la normalità.

Sakura: "Vaffanculo, Uchiha".

Il moro si ritrovò nel corridoio solo. Avrebbe avuto bisogno di sfogarsi. Voleva piangere, piangere forte. Aveva solo bisogno di esternare un po' le sue emozioni. Quella pressione nel mostrarsi sempre perfetto, senza problemi e con la vita che tutti sognano stava diventando troppo estenuante. Non sarebbe riuscito a reggere ancora per molto, sapeva quali fossero i suoi limiti.

"Sasuke, che ci fai qua?".

Sasuke: "Stavo cercando lei, professore. Ha cinque minuti?".

Kakashi annuì e l'Uchiha iniziò il suo discorso, partendo da ciò che le aveva riferito Tsunade e facendo finire, in seguito, l'argomento su Iruka Umino.

~~

Neji: "Sasuke, oggi non ti lascerò stare qui".

L'altro alzò gli occhi al cielo sospirando rumorosamente. L'insistenza da parte del suo amico lo stava irritando e non poco.

Sasuke: "Mi spieghi il tuo problema?".

Neji: "Non ti lascerò stare qui un'altra volta durante l'intervallo. Si vede che stai male, quindi poche storie e vieni".

Il moro non ebbe il tempo di ribattere che si trovò trascinato fuori dall'aula e in men che non si dica entrambi stavano salendo le scale che avrebbero portato sul tetto.

Sasuke: "Non pensi che inizi a fare troppo freddo per stare qui?" domandò strofinandosi le mani nella speranza di riscaldarsi un po'.

Neji: "Poco importa, almeno non c'è nessuno. Proprio come piace a te".

Sasuke: "E ora che siamo qua cosa vorresti fare?".

Neji: "In questo momento vorrei solo darti qualche schiaffo in faccia data la tua indifferenza".

Sasuke: "Non ti ho chiesto io di trascinarmi".

Neji: "Ti stai comportando in modo strano e non provare nemmeno a negarlo. Guardi in modo compulsivo la finestra. Controlli ossessionatamente il tuo telefono. E, cosa più importante, ti stai chiudendo nuovamente in te stesso".

Sasuke: "Non vedo cosa ci sia di male nel non volere che qualcuno entri nella mia vita" disse stringendo le braccia al petto a causa del vento.

Neji: "Il problema inizia a sussistere quando qualcosa di grave non viene fuori. Risparmia il fiato per dirmi che va tutto bene perché non ci credo. Tu ti stavi innamorando dell'Haruno e, come se nulla fosse, ti sei rimesso con Karin - ragazza che hai sempre odiato".

Sasuke: "Innamorato? Ma cosa dici?".

Neji: "E allora perché ti saresti allontanato da lei? Non è questo il motivo, forse? Tu hai paura dei tuoi stessi sentimenti. Sono emozioni così forti che non sei abituato a provare. Ti fanno stare talmente tanto bene che inizi ad avere il terrore che poi possa accadere qualcosa di brutto. Tu sei così, Sasuke. Ti fai troppe paranoie".

Sasuke: "Le paranoie non sbagliano mai".

Neji: "Come prego? Mi vorresti dire che stare con Sakura ti avrebbe tolto qualcosa?".

La dignità, avrebbe voluto rispondere, ma decise di non dire nulla. Se quel discorso fosse continuato, molto probabilmente lo Hyuga avrebbe scoperto qualcosa di troppo e non poteva permettersi un passo falso.

Gli diede le spalle e iniziò ad incamminarsi verso la porta, ma la voce dell'altro lo fece fermare.

Neji: "Parlane con qualcuno. Sfogati".

Non gli rispose, ma lo avrebbe fatto. Conferma ne era la lacrima sfuggita al suo autocontrollo che si affrettò ad asciugare con il dorso della mano.

~~

Nella classe dell'Uzumaki stava iniziando il putiferio. Appena suonata la campanella che segnava l'inizio dell'intervallo, il biondo volle sapere il motivo della tristezza dell'amica e, come immaginava, c'entrava l'Uchiha.

Shikamaru dovette trattenerlo dall'impulso di andare nella classe di Sasuke e spaccargli quel bel faccino che si ritrovava.

Naruto: "Ieri sembrava così sincero!".

Shikamaru: "Ora calmati, Naruto. Non puoi sapere cosa stia passando nella testa di Sasuke".

Hinata: "Ho sentito Neji più volte parlare con suo fratello... Dicevano entrambi che è molto più distaccato e che cerca in tutti i modi di isolarsi".

Naruto: "Ma non capisce che così non è il modo giusto?".

Shikamaru: "Tutti noi affrontiamo i problemi in modo diverso. E sappiamo tutti che Sasuke non è mai stato di molte parole".

Naruto: "Lo so bene, ma dire a Sakura che è stato tutto uno sbaglio non è un po' troppo? Eppure pensavo che gli piacesse".

"È spaventato".

I quattro amici si voltarono verso il cugino della corvina: Neji - che aveva ascoltato la fine del discorso.

Naruto: "Spaventato? E da cosa?".

Il più grande sospirò avvicinandosi a loro: "Non ne ho idea. Ma lo conosco abbastanza da percepire quei minimi movimenti che fa per mettersi sulla difensiva".

Sakura: "Non dovresti dirci queste cose se lui non vuole".

Neji: "Sono d'accordo fino ad un certo punto. Lui non chiederà mai aiuto apertamente e non voglio vederlo toccare il fondo".

Shikamaru: "Racconta quello che sai senza andare nei dettagli, se lo venisse a sapere suppongo che non gli farà piacere".

Neji: "Conosco Sasuke da quando si è trasferito vicino casa mia. Man mano che i giorni passavano il suo sguardo diventava sempre più spento, e per un bambino non è di certo la normalità. Non giocava, odiava le chiacchiere inutili. Le ragazze, anche allora, erano cotte di lui, ma Sasuke non le degnava nemmeno di uno sguardo. Con il tempo si lascia addolcire e farebbe di tutto per le persone a cui tiene. Ho avuto varie occasioni per sentirlo litigare con il padre che lo vuole perfetto in tutto. Sasuke mi ha confidato di voler avere almeno un approvazione dal padre, invece riceve solo e soltanto paragoni. Il punto al quale voglio arrivare è che lui si è abituato alla tristezza e provare un qualcosa di più grande lo spaventa perché non si gode il momento, ma pensa continuamente al fatto che prima o poi possa ricadere nel vortice di sofferenza nel quale è intrappolato fin da piccolo".

Gli altri quattro lo guardarono in silenzio a metabolizzare ciò che avesse appena detto. Quella rivelazione aveva fatto più male di quanto potessero credere; non immaginavano minimamente che la vita del ragazzo perfetto potesse essere, invece, così triste. La sua serenità era come un sottile filo, bastava poco per romperla.

Naruto: "Però c'è una cosa che non capisco. Ha degli amici e io e Sakura abbiamo conosciuto il suo migliore amico. Se sta in sua compagnia significa che si trova bene, ma hai detto che ha paura di trovare l'agognata felicità".

Neji: "È per questo motivo che non mi spiego il perché del suo comportamento. Ma penso che abbia iniziato a provare sentimenti che vanno oltre l'amicizia. Qualcosa di troppo forte che lo abbia, in un certo senso, terrorizzato".

Sakura: "Neji, io penso che Sasuke sia dentro qualche faccenda sporca e che sia rimasto intrappolato in qualche ricatto. Non so, è troppo strano. Ogni volta che lo vedo è come se fosse sempre sulla difensiva, è troppo teso".

Neji: "Questo comportamento penso sia dovuto al fatto che sta lavorando al caso di Iruka e l'assassino è ancora a piede libero. Ma non so altro".

L'Haruno ripensò allo schiaffo dato al moro poche ore prima e le venne immediatamente un senso di colpa per non essersi trattenuta. L'Uchiha non sembrò sorpreso dal suo gesto, al contrario, sembrava quasi che se lo aspettasse. I suoi occhi mostravano apatia, non era lo stesso sguardo che le rivolgeva durante i loro momenti nel tetto. Non era lo stesso sguardo che aveva prima del loro bacio.
In quel momento ripensò anche alle parole dell'albino, le aveva detto che Sasuke aveva occhi solo per lei. Ma allora perché non si lasciava andare? Perché era così difficile? Perché Sasuke diceva tutte quelle cose se non erano vere? Perché arrivare ad una bugia che avrebbe inevitabilmente fatto soffrire entrambi?

I pensieri della rosa vennero interrotti dal suono della campanella. Le aspettavano altre tre estenuanti ore di studio, ma con la concentrazione che aveva era sicura che sarebbe riuscita ad ascoltare solo per quindici minuti, se tutto andava bene.

Sospirò e si sedette nel suo posto accanto a Hinata, per poi salutare il cugino di quest'ultima.

Hinata: "Pensi a lui?".

Sakura: "Sono veramente preoccupata, Hinata. Lui non si lascia avvicinare e non mostra neanche per sbaglio il suo lato fragile. Ho davvero paura di quello che, sicuramente, sta nascondendo".

Hinata: "Magari non servirà a nulla... Ma che ne dici se riandiamo nella sua villa? Se vuole stare da solo, magari sarà lì" propose.

Sakura: "Hai avuto un'idea geniale! Controlleremo stasera".

Hinata: "Sarebbe il caso di dirlo anche agli altri" disse, ma la rosa di questo non ne voleva proprio sapere.

Sakura: "No, Hinata. Se Naruto venisse a saperlo, non perderebbe nemmeno un attimo per litigare con Sasuke".

L'amica, rassegnata, annuì. Non voleva andare contro la volontà dell'altra. In fondo lì ci stava solo Sasuke, non sarebbe potuto succedere nulla di grave.

O almeno, credevano.

~~

Subito dopo scuola, il moro si fiondò nella centrale di polizia. Prese l'ascensore e aspettò di arrivare all'ultimo piano.

Bussò alla porta dell'ufficio del padre e attese il permesso per entrare.

Fugaku: "Sasuke, cos'hai scoperto?".

Sasuke: "Prima di tutto: il killer non supera il metro e ottanta. Mi segue anche quando vado a scuola e stamattina l'ho intravisto".

Fugaku: "Informazione perlopiù irrilevante".

Sasuke: "Abbastanza, ma sempre meglio di non avere nulla. Ora passiamo a quello che mi ha detto Kakashi. Sono sempre più sicuro che l'assassino di tredici anni fa sia lo stesso di quello che ha ucciso Iruka".

Fugaku poggiò entrambe le braccia sul tavolo e si sporse un minimo verso il figlio: "Ti ascolto".

Sasuke: "Iruka aveva un debito. Si era fatto prestare dei soldi che doveva consegnare esattamente una settimana prima dell'omicidio. Ha ritardato un po' per il lavoro e un po' perché aveva preso sottomano la situazione".

Fugaku: "Le tre vittime hanno in comune un debito, quindi".

Sasuke: "Papà, non ho capito bene il perché dell'omicidio di Kushina. Alla fine era la moglie".

Fugaku: "Marito e moglie lavoravano insieme. Comprando quei progetti, l'assassino accumulava sempre più denaro e-".

Sasuke: "Frena un attimo. Il debito a questo punto dovrebbe essere del dipendente, dico bene?".

Fugaku: "Dici bene sì, ma aveva raggirato a suo favore la situazione, promettendogli che i due coniugi lo avrebbero ripagato profumatamente".

"Ho capito" rispose il figlio.

Fugaku: "C'è qualcosa che non va? Sembri pensieroso".

Sasuke: "È solo che ho un brutto presentimento. Come se il killer dovesse uccidere ancora qualcuno...".

Fugaku: "Sei sicuro che ti tormenta solo questo?".

Il moro scosse la testa in segno di negazione. Aveva troppi pensieri per la testa e non riusciva più a sopportarli.

Fugaku: "Vai a casa e riposati, ne hai bisogno".

Sasuke annuì e si diresse velocemente verso l'uscita e andò a passo svelto
a casa sua. Non appena arrivò si buttò a peso morto sul divano, con la convinzione di chiudere per cinque minuti gli occhi per cercare di alleviare l'emicrania che lo stava distruggendo. Quella mattinata aveva provato un mix di emozioni tutte insieme e non ne era per nulla abituato. Si sentiva scosso e non riusciva più a mettere a tacere i mille pensieri che gli attanagliavano la mente.

Prese un respiro e si costrinse a calmarsi. Quell'agitazione non avrebbe fatto bene a nessuno. Avrebbe fatto preoccupare sua madre e suo fratello e altre domande – almeno per quel giorno – non le avrebbe rette.

Si avvicinò alla cucina e decise di distrarsi preparandosi il pranzo.

~~

La sera arrivò più in fretta di quel che pensava, ma quel senso di pericolo che lo stava divorando vivo dalla mattina stessa non decise a placarsi. Anzi, se possibile, stava diventando sempre più forte da non riuscire nemmeno ad evitarlo.

Itachi: "Fratellino, che hai?" gli domandò vedendolo particolarmente distratto.

Sasuke per risposta si alzò dalla sedia lasciando più di metà porzione sul piatto: "Scusatemi, ma sono più che sicuro del fatto che sta succedendo qualcosa".

Prese un giubbotto e uscì di casa iniziando a camminare.

Era certo che quel presentimento c'entrava con l'assassino, ora il problema si poneva sul dove fosse e perché questo strano senso di pericolo.

Si fermò per pensare quali posti avessero in comune e nella sua mente vennero proiettate le foto scattate dal killer stesso. Due posti in particolare catturarono la sua attenzione: il vecchio quartiere degli Uchiha e la villa appartenente alla sua famiglia.

Entrambi si trovavano in posti isolati, tentar non nuoceva.

'Da dove sono è più vicino il quartiere, vado lì prima e dopo controllerò la villa' pensò, per poi iniziare a correre. Non avrebbe dovuto perdere nemmeno un secondo. Quel sesto senso si stava facendo sempre più insistente.

~~

L'Haruno e la Hyuga si trovarono davanti il grande cancello aperto. Percossero il grande giardino prima di trovarsi davanti la porta d'ingresso. Si diedero una rapida occhiata e decisero di aprire, non consapevoli però che lì non ci fosse l'Uchiha, bensì un sadico che aveva preso l'abitudine di stare in quella villa come se fosse sua.

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Continua

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