𝑪𝒂𝒑 31

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11𝒕𝒉 𝑫𝑶𝑪𝑻𝑶𝑹
"Che hai in mente di fare, Dottore?" mi domandò Anthony in apprensione, a causa della spiacevole situazione.
Era stato costretto a sistemare i suoi genitori in una specie di prigione nella matrice della Waverider, affinché si ricordassero della loro nipote.
Eravamo rimasti solo noi due e Gideon.
Era come se fossimo finiti in un tunnel senza fine e soprattutto dove l'oscurità regnava sovrana.
Tuttavia, ero certo che avremmo avuto la meglio, la luce avrebbe ripreso a risplendere, come il sole dopo una brutta tempesta, come lo sbocciare dei fiori dopo un lungo e freddo inverno, mentre il primo tepore, dato da un lieve innalzamento delle temperature, mitigavano le giornate.
Era necessario avere solo un pizzico di fiducia, e tutto sarebbe andato per il verso giusto.

Tra l'altro, dove c'era un ricordo, c'era speranza.

Era opportuno attaccarci ad essa, dovevamo tenere ben salda la corda, cui ci avrebbe condotti fino alla salvezza, ove il bene avrebbe prevalso sul male.
Bisognava seguire il filo di Arianna, ci avrebbe guidato verso l'uscita del dedalo.
E non a caso, ebbi un'illuminazione.

"Devo adottare la strategia adatta per convincere l'alleato del Maestro di non compiere quanto appena fatto. È l'unica chance! Comunque, se i nostri nemici hanno stretto quest'accordo venti anni fa', come facevano a sapere tutti che oggi, proprio oggi, doveva accadere ciò?"

"Bè, suppongo che i due debbano essersi visti molto di recente. Forse, il creatore, di questa malefatta e, lo ha raggiunto, dicendogli che proprio questo dì si sarebbero vendicati e portato a termine quanto iniziato un ventennio fa. Il Tanagariano deve averla riportata proprio dove tutto iniziò, luogo, data, ora..."

"Ma certo! Piccolo Dalek sei un genio." ebbi voglia di baciarlo, mi avvicinai con l'intenzione di abbracciarlo, lui, però, si scansò malamente, rimembrando l'effusione avvenuta a causa mia.
Si fece dare dall'I.A. le coordinate, con la posizione esatta dell'incontro, più l'ora, la data, il mese e l'anno della loro riunione.

Di conseguenza, non mi rimase altro che mettermi in viaggio, mi attendeva un pesante scontro, susseguito da una battaglia maggiormente estenuante.

Il tragitto, verso la meta stabilita, si concluse in un paio di minuti.
Feci il giro del pianeta, non era grande, ci voleva mezz'ora circa per sorvolarlo interamente, tuttavia, in base alla superficie calcolato, il corpo celeste era densamente popolato.
La vegetazione era rigogliosa, c'erano varie piante, alcune potevano essere trovate persino sulla Terra, altre erano nate e cresciute direttamente lì, altre ancora provenivano da diversi altri pianeti.
La particolarità, stava nella loro dimensione, non erano presenti alberi maestosi, solo piantine di dimensioni ridotte, e tutto ciò era dipeso dall'atmosfera di Thanagarian.
Non c'erano abitazioni, vivevano tutti allo stato selvaggio ed erano liberi di fare quello che volevano.
Non esistevano regole, non vigeva disciplina, seguivano solo le eventuali direzioni dell'Ibrido.
Lui si trovava verso la zona industriale, ove erano stati edificati pochi edifici, "addobbati" da detriti do ogni genere, oggetti metallici recuperati in orbita nel cosmo.
Qui venivano fabbricate le navi spaziali, tramite cui si spostavano veloci, sia nell'universo, sia nel tempo.
Le strutture erano enormi e gigantesche, grigiastre e non curate.
L'edera si arrampicava lungo tutte le pareti, e gli infissi non erano presenti, quindi al posto delle inferriate, era presente solo un enorme spazio vuoto, utilizzato, spesso e volentieri, dagli operai per entrare nella fabbrica.
Da esse proveniva un rumore metallico, qualcuno stava lavorando, un'asta in metallo cadde al suolo e un fragoroso frastuono si sparse nell'ambiente, poi, a ritmo alterno, delle motoseghe.
Mi diressi verso la tenuta più esigua, apparteneva a Wilt.
Delle guardie erano all'esterno per presidiare l'immobile.
Tirai la leva di comando del TARDIS, e il secondo successivo ero all'interno.

Uscii dalla mia tana, cercando di essere il più discreto possibile, non volevo fare saltare la mia copertura.
Neppure l'area interna era accogliente, quegli alieni, vivevano nella più completa semplicità, le pareti erano spoglie, e non c'erano mobili.
Stesso modo, era tutto impolverato e lurido, l'aria respirata non era delle migliori, le esalazioni, si propagavano in lungo e in largo, ed era un misto tra muffa e rancido.
Era molto persistente e storsi il naso disgustato.

Vagai per qualche metro senza una precisa meta, poi udii delle voci, mi precipitai verso quella direzione.

"Grande Maestro! Quale altra catastrofica missione vuoi promuovere oggi? Credevo che la nostra alleanza si fosse sciolta dopo la disfatta ottenuta in quel sito in rovina." parlò l'Uomo Volatile

"Struttura fatiscente il Time Bureau? Hai visto dove vivi tu?" ribadì offeso il biondo.
Mi dava le spalle, portava addosso una felpa con cappuccio nera, pantaloni dal taglio largo e scarpe comode.
Durante il nostro l'ultimo ritrovo, aveva adottato il medesimo look.

"Questa, è la reggia più imponente di tutto il pianeta. I miei sottoposti hanno lasciato che la occupassi io, e sono onorato di ricoprire questa posizione di prestigio. Vogliamo discutere di abitazioni per caso? Sei venuto per offrirmi un contratto di locazione?" lo schernì acido e per niente felice di vedere nuovamente il pazzoide.

"Divertente! Saresti un ottimo umorista. Sulla Terra, saresti l'attrazione numero uno, oltre ad un vero comico. Comunque, ti propongo l'accordo fatto vent'anni orsono. Questa volta, sarà un progetto più ampio, tutte le vostre navicelle saranno coinvolte e con esse tutti i soldati e gli abitanti di Thanagarian."

"Per fare cosa?" domandò dubbioso

"Quello in cui peccammo durante il primo tentativo. Ci stanno offrendo una grandissima occasione e non falliremo. Il rompiscatole di suo fratello sarà piuttosto lontano da lei e non potrà tarparci le ali in questa seconda evenienza. Quando si presenterà l'attimo propizio, tu la rapirai e la porterai da me, nello stesso identico momento del passato, più precisamente, quando loro arrivarono da noi, dopo la giornata al luna park."

"E cosa ne guadagneremo? Io ho un tornaconto personale, se non riceverò nulla, tutto il nostro popolo si tirerà indietro." proferì l'Ibrido.

"L'immortalità, voi sarete gli immortali di tutto l' intero universo. Sarete gli esseri più forti, gli invicibili, tutti si piegheranno al vostro cospetto, tutti vi temeranno, pronunceranno il vostro nome sussurrandolo, proprio come fanno con quello di Mallus." l'ultima frase venne detta a voce bassissima e tremula.
Che la mia nemesi ne fosse spaventato? Chi poteva essere per scatenare certe emozioni contrastanti in un Signore del Tempo come lui?
Non lo avevo mai visto turbato per niente, nemmeno da bambino, era sempre stato impavido e molto sicuro di sé.
Quest'ampia stima, lo aveva portato a compiere atti sconsiderevoli contro il sottoscritto.
Tra noi, c'erano sempre stati sentimenti discordanti, tra amore fraterno, durante il periodo adolescenziale eravamo migliori amici, e odio, lui provava una profonda avversione nei miei confronti.
Non gli stava bene che avessimo preso strade differenti: lui per la perdizione, io per poter fare del bene a chiunque ne bisognasse.
Eravamo come il giorno e la notte.
Lui aveva cercato, per innumerevoli occasioni di convertirmi, di unirmi a lui, di riformare il nostro duo, rifiutai sempre.
Lo aveva spinto ad essere cattivo, sempre più malvagio.
Io ho da sempre sperato che lui stesso potesse tornare ad essere l'infante il quale fu.
Entrambe erano utopie irrealizzabili, avremmo continuato a farci la guerra in eterno, in quella continua spirale di amore e odio, alle quali eravamo incatenati.
Amore e odio, le parole che ci univano e ci dividevano continuamente, da sempre e per sempre.

"Mallus! Non devi proferire il suo nome, lo sai di cos'è capace quel mostro."

"Ne sono al corrente: fummo proprio noi Time Master ad averlo chiuso nella prigione in cui giace. Brami di essere più forte di lui? Desideri evitare che lui torni nella nostra realtà per tormentarci?"

Il suo complice fece sì con il capo.

"Allora unisciti al tuo Maestro. Portiamo a termine il nostro precedente accordo. È il nostro ultimo tentativo, se cambiassimo la storia del mio pupillo, allora il nostro peggiore incubo, denominato Mallus, non ci seccherà più. Rimarrà lì per sempre e noi saremmo i conquistatori del cosmo. Allora? Ci stai?" continuò il mio amico d'infanzia.

"Hai la mia parola." accettò Wilt.

"Il piano inizia proprio ora!" esclamò andandosene.

Involontariamente, urtai un ostacolo, il quale quasi si mimetizzava con l'ambiente circostante.
Emise un rumore forte, non potei fare a meno di incurvare le labbra in una smorfia, la mia copertura era saltata.

"Chi va là?" domandò lui.

"Sono il Dottore e sono disarmato. Devi seguirmi, devo mostrarti una cosa importante."

"No, tu sei il nemico! Pensi che il Maestro non mi abbia messo in guardia dall'uomo con la cabina blu?"

"Io sono un vostro amico. Diffidate dalle sue parole, lui vi sta plagiando. Non vuole costruire un esercito immortale, in quanto, è impossibile crearne uno, avendo a disposizione un solo Time Lord o in questo caso una Time Lady. Vuole tenere le rigenerazioni per sé stesso, non le dividerà mai con voi!" dissi loro la verità.

"E come può saperlo? Lui ti ha descritto come il cattivo."

"Vieni con me! Ti svelerò i falsi propositi del vostro alleato. Ti mostrerò ciò che lui farà a voi. Vi ha garantito la floridità di ognuno di voi, mentre io, sono appena stato nel futuro e ho solo visto un'altra popolazione sterminata per causa sua. Permettimi di mostrartelo!"

"Cosa mi dici di Mallus? Il Grande Maestro, mi ha assicurato che se farò quanto chiesto, eviteremo la sua ascesa."

"Mall... cosa?"

"Meglio non proferire il suo nome... lui si sta risvegliando, la sua potenza sta aumentando. Non la senti?"

"No! Non so nemmeno di chi tu stia parlando."

"Di qualcuno o qualcosa che deve rimanere imprigionato. Purtroppo, la sua prigione si sta sgretolando, ho stretto l'accordo, onde evitare la sua venuta. Semmai avvenisse, saremmo tutti morti. Con un'armata invincibile, potremmo fronteggiare ogni avversità. Svolgerò il mio compito, i miei concittadini hanno fiducia in me, e sono disposto a qualunque circostanza per la loro salvaguardia."

"Anche al costo di sacrificare la vita di un'innocente?"

"Il fine è irrilevante. Tu non faresti uguale?" proferì, senza mostrare alcun tipo di sentimento.

"Assolutamente no! Proverei a cercare vie alternative. Non vuoi vedere quanto spetterà a tutti voi se starete dalla parte del vostro vecchio socio? Non credi che proprio lui possa essere la forza avversa contro il quale dobbiamo batterci?"

"Lui l'ha garantito, siamo al suo fianco da diverso tempo. Non ci volterà le spalle, non ora che siamo a pochi passi al raggiungimento del nostro piano!"

"È qui che ti sbagli! So che non riuscirò a convincerti con le parole... quindi, dammi l'opportunità di rivelarti quanto avverrà se tu non mi porterai dove desidero recarmi."
Non aspettai una sua risposta, mi avvicinai, tesi una mano verso le sue tempie, sperando che collaborasse.
Purtroppo, così non fu.

"Allontanati subito, se non vuoi pagarne le conseguenze!" mi mise in guardia, mostrandomi i suoi denti e i suoi artigli, "Perché sei qui?"

Obbedii e feci un passo indietro.

"Ripeto: io sono venuto qui in pace, non ho intenzione di nuocere a nessuno." annuì, perciò proseguii, "Non ho mai avuto l'occasione di incontrare la tua specie. Siete meravigliosi e non credo che voi siate pericolosi, siete solamente stati plagiati, non ve ne faccio una colpa. Posso constatare che tu sei ben differente dai tuoi simili. Il tuo aspetto è stato concepito per essere riconosciuto come la guida di questo popolo?"

"Loro sono Thanagariani, io sono..." si interruppe, assumendo un'aria pensierosa, la quale, con il passare dei minuti, divenne grave, per poi culminare in uno sguardo irato, "Io... io, non sono uno di loro!"

"Se tu non provieni da qui, da dove allora?" insistetti.

"Non lo so di preciso." si portò una mano sulla nuca, era come se fosse stato colpito da un mal di testa allucinante, "Eppure è accaduto da tantissimo. Avevo conosciuto un uomo, mi aveva proposto qualcosa inerente ad un laboratorio... poi tutto si fa confuso... No! Basta! Perché mi fai questo?"

"Io niente. Mi stai semplicemente raccontando di te e di chi eri. Eri un'altra persona! Un umano per l'esattezza. Che ti hanno fatto quando hai messo piede lì? Chiudi gli occhi e cerca di ricordare meglio."

"Cosa ne guadagnerò?" le sue certezze stavano vacillando.

"La libertà e l' evenienza di tornare a vivere come hai sempre fatto."

"Nessuno mi accetterà, sono un mostro. A differenza vostra, siete degli esseri bellissimi nel vostro genere..."

"Lo faranno, c'è ancora del buono in te. Io sto facendo appello a quella tua parte! Tu non sei un mostro e possiedi ancora un briciolo di compassione... di umanità. Quindi continua, è importante! Ti ricordi l'anno in cui hai vissuto o dove?"

"Ho in testa questa parola: Harmony Falls, è un luogo?"

"Sì, si trova in Oregon. È lì che vivevi? Che è successo?"

"Suppongo di sì. Un lavoro, un uomo dai lunghi capelli corvini e una folta barba dello stesso colore. Un ospedale... una sala operatoria buia e fredda... poi... tanto dolore..."

"Ti hanno usato come cavia, infine, quando ti sei svegliato ti sei ritrovato con questo aspetto." ne trassi conclusione.

"Sì, ed ero su questo corpo celeste. Mi hanno eletto il loro capo, perché più diverso e intelligente. Da allora, sono qui."

"Chi era quest'uomo? Il Maestro?"

"No, lui l'ho conosciuto dopo, tramite questo medico di Harmony Falls. Tutti l'hanno sempre chiamato con l'appellativo di Vandal e qualcosa..."

"Vandal Savage?"

"Sì, lui! Lo conosce?"

"Purtroppo di fama. A questo punto, la risposta è proprio sotto i tuoi occhi: ti hanno usato per eseguire i loro esperimenti. Quindi, credi ancora in lui? Non ha fatto altro che mentirti."

"Sarà anche così. Ormai quello che è fatto è stato fatto, il mio trascorso non può essere mutato. Questo è il mio posto e qui rimarrò, fino alla fine dei miei giorni!"

"E avverrà presto se non mi ascolterai e i Thanagariani con te. Spero di averti convinto, posso farti vedere quello che so?"

Lui accettò.
La prima tappa prevedeva un arco temporale di pochi giorni, dopo la cattura di mia figlia e con il mio acerrimo nemico, aveva acquisito tutte le rigenerazioni della mia cara.
Aveva indotto il loro pianeta in guerra contro uno a loro adiacente, venne persa e i pochi sopravvissuti, resi schiavi, facendo esplodere la loro patria, Thanagarian non esisteva più.
L' ideatore, di tutto quel programma, aveva disatteso il loro accordo, si era tenuto tutto per sé, proprio come mi aspettavo facesse, non aveva condiviso nulla con i suoi aiutanti e li aveva lasciati in pasto a dei leoni.
Poco distante il biondo, osservava soddisfatto il suo operato, era entusiasta della fine fatta da tutti quegli alieni alati e di avere a disposizione un set di rigenerazioni quasi al completo.

Senza che me lo chiedesse, gli mostrai quello che accadrebbe semmai ascoltasse me.
L' esistenza di quella popolazione sarebbe rimasta quella vissuta sino a quel momento.
Nessun combattimento, nessun abitante ridotto a schiavo e nessun morto, c'erano tutti all'appello, tutti tranne...

"Perché io non sono presente?" mi inquisì pensieroso.

"Come direbbe la mia coniuge: spoiler! Devi scegliere tu. Opzione A, un intero mondo ne pagherà le spese, esso verrà abbattuto e i pochi sopravvissuti costretti alla schiavitù. Opzione B, tu dai ascolto a me affinché tutti quelli a cui tieni rimangano in vita."

𝑹𝑶𝑹𝒀 𝑷𝑶𝑵𝑫
Un momento prima eravamo sulla Terra a combattere contro i Thanagariani, nell'attimo successivo, venimmo condotti dentro la Waverider, infine sedati.
Non ero preoccupato per quanto ci stavano per fare, mi fidavo sia di mio figlio, sia del Dottore.
La mia angoscia era dovuta da qualcos'altro, ancora non ero riuscito a carpirne il motivo.

Ora eccomi qui, in questa zona indefinita, senza un inizio né una fine.
Era tutto così bianco ed etereo.

Con me, erano presenti mia moglie Amelia e mia figlia River, poco più lontano, notai la figura alta, snella e dai lunghi capelli castani, vista come ologramma sul Punto Zero.
Lei era Gideon.

Quando si accorse che ci eravamo ridestati, ci corse incontro, si presentò, e cercò di metterci a nostro agio.
Vestiva con una camicia a righe bianche e nere e un paio di pantaloni aderenti.

Ora, eravamo tutti intrappolati, eravamo nella stessa barca.

In poche parole, eravamo in trappola, non potevamo andarcene da lì di nostra spontanea volontà, per farlo, ci sarebbe occorso l'aiuto di qualcuno non coinvolto in quella situazione.

Perfetto, oserei dire!

"Non temete! Il mio Capitano è un uomo di fiducia, mantiene sempre le sue promesse. Vi porterà nel vostro mondo, quando tutto verrà sistemato."

"Sei molto legata ad Anthony, vero?" le chiese la mia dolce metà.

"Sì, abbiamo passato tanti decenni insieme. La nostra avventura è iniziata poco più di un decennio fa, quando è diventato un Paladino, i suoi superiori gli hanno assegnato questa navicella. Successivamente, ha rubato il velivolo, quindi gli hanno revocato il permesso di pilotare. Sapete perché è stato costretto a tanto?"

"In realtà no." confessammo.

"Lui aveva supplicato le più alte cariche, per ricevere un aiuto per fermare Vandal Savage, purtroppo non glielo diedero. Anzi, scoprimmo che i Time Master e quell'Immortale, erano alleati, e quanto compiuto da quest'ultimo, faceva parte dei loro piani malvagi. Gli sono stata sempre accanto, conosco ogni suo segreto e sono profondamente affezionata a lui.
Quell'uomo così valoroso, è, e rimarrà per sempre, il mio solo e unico capitano, seppure ora non lo sia più effettivamente."
Sembrava più affranta lei che noi, noi che avevamo perso una persona a noi cara... sì, ma chi?

"Dolcezza, non disperare! Tu ricopri un posto speciale nel cuore del nostro Piccolo Dalek." la rincuorò, abbracciando la castana.

"Dici, dici sul serio?"

"Certo. Parola di River Song, e, la Professoressa Song, non mente mai!"

"Comunque noi cosa ci facciamo qui? Perché lui non è assieme a noi?" volli sapere, rompendo quell'attimo di consolazione cui l'I.A. aveva cercato di avere da noi.

"Rory!" esclamò con leggero disappunto Amy.

"Ehm, sì giusto! Scusatemi, mi sono lasciata andare! Non sono molto abituata ad avere visite, l'unico, il quale ho dato il mio consenso a stare qui è Rip... comunque, venendo a noi: siete qui perché io ho il compito di tenervi al sicuro e, cercare in tutti i modi, di tenere vivo in voi il ricordo di Caitlin Pond Williams. Bene. Che dite? Iniziamo?"

Con uno schiocco di dita, ci fece visualizzare tutto il nostro trascorso con lei.
Erano tutti attimi felici, pieni di amore ed eravamo grati di avere lei, ci riempì le giornate.
Percorremmo il nostro percorso dal principio, da quando ci fu portata da Nardole, dai suoi primi anni di esistenza e così andando.
Più guardavamo quello, il quale assomigliava al film della nostra vita, piú l'evocazione di lei, si insinuava prepotente in noi, ed era giusto così.
Era un nostro diritto averne memoria, era il nostro tesoro, avremmo lottato per riaverla con noi.

Tutto procedette per il meglio, finché dei diversi scossoni non ci misero in allerta.
Cosa stava accadendo?

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