Amortentia;

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

11 Settembre 1996


Quella mattina svegliarsi fu più faticoso del solito. Ormai non avevo più voglia di fare nulla, nemmeno alzarmi e mangiare, semplicemente mi dava noia starmene in sala comune o sala grande a guardare Draco.
Non parlavamo più, se non qualche volta quando stavo in sala comune e lui tornava dalla ronda, con un flebile buonanotte spariva dalla circolazione.

«Eve dobbiamo andare, avanti.» mormorò Daphne venendo a sedersi vicino a me.

Feci forza sulle braccia mettendomi in piedi e dopo essermi vestita e soprattutto aver coperto le mie occhiaie con del trucco, mi diressi verso l'aula di pozioni. Oggi sarebbe stata la prima lezione e finalmente Piton non sarebbe stato più un mio insegnante.

C'era uno nuovo, Horace Lumacorno, dicevano che era simpatico, almeno così credevano. Aveva insegnato pozioni persino a mia madre, la quale era una frana assoluta, almeno così mi aveva detto zio Ernest quando avevo riportato dei voti orrendi.
Harry mi aveva detto, durante il soggiorno a casa di Sirius, che lui stesso era andato a convincerlo e aveva visto di sfuggita una foto di sua madre affissa alla pareti.

Parli del diavolo. «Vai a pozioni?» chiesero Harry e Ron affiancandomi immediatamente.

Annuii continuando a camminare a testa bassa. «Speriamo non sia come Piton, mi hanno costretto a fare queste lezioni.» sbottai.

«Non dirlo a me, lo faccio solo per rientrare in squadra.» alzò le spalle Ron. «Perché rientrerò in squadra vero?» chiese ad Harry con una vena di preoccupazione nella voce.

«Vedremo.» ci tenne a dire l'occhialuto facendomi ridacchiare a causa del viso sbiancato di Ron.

«Ce l'hai fatta l'anno scorso, perché non farcela ora?» chiesi spingendolo piano.

Lui sospirò e Harry prese la parola. «McLaggen  cerca di rubargli il posto e soprattutto ci prova con Hermione.» mormorò le ultime parole al mio orecchio.

Lui ci guardo confusi. «Che mormorate.» noi scuotemmo la testa. «Comunque sì, dannazione è un armadio vivente e in più non gli sto neanche simpatico.» si lagnò proprio davanti alla porta di pozioni.

«Alza un po' quella orrida autostima che hai Ron.» lo guardai male prima di aprire la porta.

Il professore era di spalle, stava illustrando un paio di boccette a qualcuno e immediatamente si voltò verso di noi. Mi guardò, con gli occhi quasi lucidi. «Marlene.» mormorò guardandomi confuso.

Mi bloccai sul posto, come gli altri due al mio fianco. Ingoiai un groppone che non sapevo di avere. «No.» dissi decisa facendolo sospirare. «Eveleen Mckinnon, signore.» mi presentai e sul suo viso si aprì un sorriso enorme.

«Un vero piacere.» annuì. «Spero non sia una frana come sua madre signorina.»

Sorrisi. «Non le prometto nulla.» mi limitai a dire per poi prendere posto al fianco di Daphne, che mi guardava dolcemente.

Non mi era mai capitato che qualcuno mi scambiasse per lei, ma non mi dispiaceva affatto.
Presi un respiro profondo e un pungente odore di colonia, la colonia di Draco, mi invase le narici.

Mi voltai di poco vedendolo a pochi centimetri da me, solo Daphne ci divideva, ma perché ero venuta a mettermi qui? Ma dopo un po' capii che la vera domanda era, quanta colonia aveva messo quest'idiota? Sembrava invadere tutta la stanza, ma nessuno se ne accorgeva.

«Si può sapere quanta colonia si è messo?» mormorai a Daphne ma lei si limitò ad alzare le spalle.

Sul tavolo di fronte a noi c'erano vari tipi di pozioni e riconobbi immediatamente quella rosa, era simile a quella che avevamo visto da Fred e George, ma sicuramente era migliore, l'aveva fatta Lumacorno in persona.

«Qualcuno riconosce una pozione?» chiese e prima che la mano di Hermione spuntasse dal mucchio di persone, la mia fece prima.

«Ah!» esclamò sorpreso. «Signorina Mckinnon, avanti.» mi fece segno di avvicinarmi.

Con ancora la borsa stretta tra le mani mi avvicinai al banco e mentre l'odore della colonia si faceva più forte, il rossore sulle mia guance sembrava espandersi sempre di più.

«È un filtro d'amore.» commentai mentre lui annuiva. «È comunemente noto come Amortentia, si dice che abbia un odore diverso per chiunque lo senti, si dice faccia sentire il profumo della persona che si ama di più al mondo.»

«Molto bene, molto bene. Venti punti a Serpeverde.» mi diede una leggera pacca sulla spalla facendomi tornare al posto.

Daphne mi guardava con un sorrisetto malizioso e prima che potessi mettermi al suo fianco, lei si spostò facendomi finire tra lei e Draco. Il biondo non mi rivolse uno sguardo, ma quasi mi faceva piacere stargli vicino.

«Che hai sentito?» chiese la bionda troppo ad alta voce.

Vidi Draco avvicinarsi leggermente, voleva sentire probabilmente cosa avevo da dire. «Niente Daph.» mentii e lei si accigliò.

«Ma non dicevi di sentire odore di colonia?» le piazzai una gomitata nelle costole facendola zittire immediatamente, un giorno o l'altro l'avrei ammazzata.

Il biondo al mio fianco sospirò, quasi si fosse liberato di un peso, odiavo dargli soddisfazioni.
«Signorina Mckinnon, riconosce anche quest'altra pozione?» chiese ma io non stavo prestando la minima attenzione.

La guardai, era una boccettina trasparente, con un pezzetto di carta a dire il suo nome, ma era troppo lontana, non riuscivo a leggerla.
Mi sforzai mentalmente di riuscire a ricordarne il nome, ma sembrava impossibile.

Poi sentii il respiro di Draco farsi vicino, mentre il professore la afferrava tra le mani. «Felix Felicis.» mormorò piano facendomi arrivare una marea di brividi su tutta la schiena.

Lumacorno si girò sorridendomi e incitandomi con lo sguardo. «Felix Felicis signore.» ripetei quello che Draco mi aveva detto e mi vennero assegnati altri venti punti, i serpeverde mi sorrisero, ma io guardavo Draco.

I nostri occhi si incontrarono a metà strada, lui mi stava già osservando, con uno sguardo afflitto. «Grazie.» mormorai e lui mi sorrise dolcemente spostandomi una ciocca di capelli che mi era appena caduta tra gli occhi.

Presi fiato girandomi di nuovo, mi sentivo morire, letteralmente. Avevo voglia di fiondarmi tra le sue braccia, di fargli capire quanto mi mancasse il suo calore, lui si avvicinò a me, permettendo ai nostri corpi di toccarsi in alcuni punti. Cercò la mia mano, tra la confusione generata tra le divise, mentre Lumacorno spiegava cosa dovevamo fare con esattezza.

Fece sfiorare le nostre dita per una manciata di secondi. Sembrò come riaffiorare dopo una nuotata, se mi avesse afferrato la mano sicuramente sarei scoppiata in lacrime. Non seppi perché di questo stranissimo atteggiamento, non capivo come potesse farmi così male stare senza di lui.

Fu solo quando mi sorpassò che mi resi conto che aveva smesso di sfiorarmi. Probabilmente me l'ero addirittura immaginato, la mia mente aveva creato quell'attimo solo per farmi riprendere a respirare, anche solo per un istante.

Capii che dovevamo preparare una pozione, un distillato di morte, ormai l'avevo fatto così tante volte che non sarebbe stato difficile di certo. Ma questo aveva delle modifiche che il professore ci fece vedere.
Andai a posizionarmi vicino ad Hermione e copiai i suoi procedimenti, dato che ero troppo concentrata a guardare Draco che si stava impegnando e soprattutto stava parlando al professore di suo nonno, che dannato narcisista.

Sapevo che voleva a tutti i costi entrare nella sua cerchia ristretta, amava stare al centro dell'attenzione e soprattutto con chi aveva avuto così tanti alunni famosi, non mi impegnavo ad entrarci anche io, ma solo perché sapevo sarebbe stato inutile, facevo schifo in pozioni.

La lezione finì presto, Harry, stranamente direi, aveva preparato un distillato di morte perfetto e aveva vinto la fortuna liquida. Buon per lui, a me ne sarebbe servita un secchio.

Misi tutto nello zaino e insieme agli altri mi diressi fuori. «Signorina Mckinnon, una parola.» mi richiamò il professore facendomi roteare gli occhi al cielo.

«Ti aspettiamo qui.»

«Si, professore?»

«Vieni.» mi fece segno di avvicinarmi. «Mi dispiace per prima. Sai sono un povero vecchio abbastanza rimbambito per la sua età.» rise. «Ma lei assomiglia davvero molto a sua madre, mi é sembrato di rivedere la dolce Marlene in te.»

Sorrisi. «Ne sono felice signore, è un complimento suppongo.»

Lui spalancò gli occhi. «Certo, certo!» si apprestò a dire. «Marlene era la mia pupilla, nonostante fosse davvero impedita.» precisò. «Era una vera forza della natura, oh se volevi buttarla giù quella lì! Ti ci voleva un gigante.»

Ridemmo insieme un po' malinconici. «Tra qualche settimana terrò una cena, lo faccio solo con alcuni ragazzi.» mi disse. «Mi farebbe davvero piacere se tu partecipassi.»

Annuii. «Certamente signore, sarebbe un enorme piacere anche per me!»

Dannazione, se l'avessi detto a Piton di sicuro non ci avrebbe creduto, gli si sarebbero rizzati i capelli per il terrore. Io, Eveleen Mckinnon, disastro per eccellenza, una frana persino nel preparare il té, nella cerchia ristretta del professore di pozioni. Risi tra me e me mentre uscivo fuori dall'aula, dove i ragazzi mi stavano aspettando.

«Allora sai anche ridere?» chiese Blaise mentre teneva la mano di Daphne stretta.

Gli feci il verso. «Certo idiota, sono entrata nella cerchia ristretta di Lumacorno.»

«Come diavolo hai fatto?» strillò Theo passandomi un braccio sulle spalle.

Mi pavoneggiai facendo oscillare i capelli. «Ho un talento naturale.» risero ancora scuotendo la testa.

«L'hai minacciato per caso?»

«Perché, sai essere minacciosa? Fa più spavento un agnellino.» chiese Daphne inclinando il capo.

«Riparliamone quando ti avrò tagliato i capelli mentre dormi.» lei mi guardò offesa aprendo la porta di trasfigurazioni.

«Stronza.» mimò prima di prendere posto, mi sedetti vicino a Theo che mi scostò la sedia.

Draco era seduto dietro a qualche metro di distanza, ma ripromisi di non guardarlo per tutta l'ora. «Anche se non lo fissi, é lui che fissa te.»

Mi voltai verso Theo. «Ma che diavolo dici?» lo spinsi via facendolo ridacchiare.

«Dico che questa situazione è ridicola Eve, davvero.» disse.

«È lui che mi ha lasciata Theo.» ci tenni a precisare un tantino amareggiata.

«Forse potrebbe spiegarti perché.» disse, ma si ritrasse immediatamente, quasi pentito di ciò che aveva detto.

Lo guardai. «Tu sai cos'è successo vero?»

Scosse la testa. «No, ma so che non sta andando per niente bene a casa sua, ma giuro che non so niente Eve.»

Gli credetti. Sospirai e ritornai a guardare la professoressa che era appena entrata in classe. «So solo che é ancora innamorato di te.»

«Non illudermi, per piacere.»

L'illusione a volte faceva più male di qualsiasi altra cosa. Mi faceva male pensare che io e Draco non saremmo più tornati insieme, ma era più realistico di fantasticare sulla nostra relazione stroncata da un bigliettino. Non riuscivo a pensare lucidamente da mesi, non sapevo cosa fare, cosa pensare.

Come se i problemi non fossero abbastanza, i miei occhi presero a farsi pesanti, segno che una visione stava per arrivare. Mi alzai di scatto, non volevo svenire lì, sentirmi male lì.
Afferrai il mio zaino e corsi via, sotto gli sguardi sconvolti di tutti quanti.

Giusto in tempo arrivai nei bagni e mi chiusi in uno di essi.

Un enorme armadio di ergeva davanti ai miei occhi, era in legno scuro con varie inserzioni su di esso. La mia vista era annebbiata, non vidi lucidamente nulla davanti ai miei occhi, ma solo una figura davanti ad esso. Accarezzava il materiale e lo guardava meravigliato, riconobbi gli occhi di Draco immediatamente.

Puntò la bacchetta verso l'armadio e cominciò a pronunciare degli incantesimi che non capii. D'un tratto svanì tutto davanti ai miei occhi, mi ritrovai nei bagni. Ero inginocchiata davanti al suo corpo inerme, che batteva i denti e sanguinava copiosamente.

«Draco.» mormorai avvertendo le lacrime. «Draco avanti.» cercai invano di tamponare le ferite, ma sembrava un'impresa impossibile.

Stava morendo tra le mie braccia e mentre la sua testa cercava rifugio scavando nel mio petto, girai gli occhi all'indietro svenendo.

Rinvenni di botto, sputacchiando sangue qui e lì e avvertendo la testa farsi stranamente pesante. Draco, ma che diavolo stai facendo?

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro