Le bugie hanno le gambe corte;

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6 Maggio 1996

Dopotutto non fu affatto una buona idea per me e Draco fare moine in pubblico, senza dar conto che qualcuno avrebbe potuto davvero vederci. Quella mattina, mentre camminavo per i corridoi fino alla sala grande, con Draco che camminava a debita distanza e Daphne al mio fianco, notai come gli sguardi di tutti quanti mi seguissero in modo inquietante.

Non mi piaceva essere fissata in quel modo, soprattutto quando lo sguardo volava tra me e il biondo, una brutta sensazione cominciò a farsi spazio dentro di me e mai come allora non vidi l'ora di iniziare le lezioni, persino difesa contro le arti oscure sembrava meglio di quelle occhiate.

Solo quando arrivai in sala grande capii il motivo. Non appena misi piede al tavolo serpeverde, o meglio, non appena arrivai lì vicino, dovetti schivare una maledizione che mi sfiorò l'orecchio e si scagliò direttamente contro Tracey che finì al suolo.

«Come hai osato?» gridò Pansy con ancora la bacchetta stretta tra le mani e lo sguardo infuocato.

«Ma sei impazzita?» gridai di rimando cercando tra la divisa la mia bacchetta, appena sentii il contatto con il legno la puntai verso la ragazza.

Le lacrime le solcavano il volto e immediatamente mi resi conto che era perché aveva scoperto tutto. «Sì, mezzosangue. Lo so cosa fai con Draco, lo so che state insieme. Vi ho visti mentre entravate in camera sua, vi ho sentiti.» arrossii leggermente.

«Che fai Pansy, passi il tempo ad origliare alle porte degli altri? Non puoi fartela una cazzo di vita?» ora Draco mi aveva sorpassato ed era arrivato davanti a lei.

«Vedremo che vita farai tu quando i tuoi genitori verranno a sapere tutto.» ghignò maligna puntando la bacchetta sotto il suo mento.

«É una minaccia?» ringhiò.

«Oh si che lo é.» strillò. «Non ti vergogni, scoparti una mezzosangue? Gliel'hai detto tutto quello che dicevi su di lei, di quanto potesse farti schifo solo il pensiero di te e lei insieme?» restai senza parole e abbassai la bacchetta.

«Vedo che non l'hai fatto.» ghignò dopo avermi guardata. «Allora penso che avrete molte cose di cui parlare, almeno fin quando i tuoi genitori non verranno a sapere tutto no?» lo spinse via e dopo avermi dato una spallata sparii dalla sala grande.

Presi un respiro profondo e mi voltai in primis a guardare il tavolo grifondoro, non l'avessi mai fatto. Fred e George mi rivolgevano occhiate disgustate, mentre Hermione ed Harry stavano andando via a passo svelto. Corsi nella loro direzione senza fermarmi nonostante le grida di Draco e Daphne.

Appena uscii non li trovai più, ma pensai si stessero dirigendo fuori, sapevo benissimo che non avevano nessuna voglia di parlare con me, non ora almeno.
Vidi la testa riccia di Hermione e andai verso il parco, quando fui abbastanza vicina le afferrai il polso e la fermai.

«Ti prego.» sussurrai. «Posso spiegare.»

«Cosa?» gridò Harry. «Cosa vuoi spiegarmi Eve? Ti rendi conto di cosa stai facendo? Fraternizzando con un fottuto mangiamorte.»

Indietreggiai. «Lui non è come suo padre, vi assicuro.» cercai di giustificarmi.

«Tutto d'un tratto é diventato buono vero? Un timido agnellino? Ma fammi il piacere Eve, ti ha trattata una merda per anni, quante volte ti ho vista con le lacrime agli occhi? Quante volte ci siamo difesi, sei un incosciente e non te ne frega niente di me e dell'ordine.» tutti si stavano girando verso di noi. «Non ti rendi conto di quanto sia importante?»

Presi un respiro, ma neanche quello bastò a calmarmi. «A me non frega niente? Sono sempre stata rispettosa nei confronti dell'ordine e ci sono da molto più tempo di te. Solo perché Felpato ti ha preso sotto la sua ala credi di essere più importante di tutti gli altri.»

«Tu non lo sai cos...-»

«Oh invece lo so!» gridai. «Anche mia madre è morta, non sei l'unico orfano del cazzo nel mondo. Questo non ti rende per niente più importante di quello che voglio fare per la mia vita.»

«Quindi per la tua vita scegli di stare con la famiglia che l'ha fatta ammazzare tua madre.»

«Non hai nessun diritto di dirmi con chi stare!» gridai sentendomi un tantino idiota.

Scosse la testa. «No, non ce l'ho Eveleen. Ma ho il diritto di scegliere di chi fidarmi e non so più se posso fidarmi di te.»

Quelle parole ferirono più di un incantesimo. «Sei un'egoista, non te ne importa niente.» sputò ancora acido. «E Felpato la penserà sicuramente come me.»

«Non provare a mettere lui in mezzo!» ringhiai avvicinandomi pericolosamente.

«Eve.» la mano di Hermione raggiunse la mia. «Penso sia meglio che tu vada ora.»

Sogghignai. «Sei dalla sua parte.» affermai per niente sorpresa.

«Non puoi chiedermi di accettarlo.» disse indignata. «Lui ti ha insul-...»

«Lo so!» gridai esausta. «E io l'ho perdonato!»

La mano di Daphne finii sulla mia spalla tirandomi via di lì. «Andiamocene Eve, non ne vale la pena.»

Mi lasciai trascinare via e mentre le figure dei due ragazzi si facevano lontane, sentii gli occhi bruciarmi. Avevo un gran bisogno di piangere, di lasciarmi andare e di sicuro non potevo farlo in compagnia di qualcuno.
Arrivammo in sala grande e immediatamente Draco venne verso di me, ma gli feci segno con la mano e andai verso il nostro bagno.

Appena misi la mano sulla maniglia. «Per quanto lui possa dirti che sei bella, che sei perfetta, ai suoi occhi resterai sempre una lurida mezzosangue e continuerà a vergognarsi di te.» la bacchetta venne stretta fino a farmi male tra le mani.

«Stupeficium.» gridai facendo volare la ragazza dall'altra parte della stanza, cadde in un tonfo sordo e con una smorfia di dolore cercò di alzarsi, ma io ero già rinchiusa in bagno.

Lacrime calde cominciarono a colarmi sulle palpebre, mentre il mascara che avevo messo sulle ciglia mi sporcava le guance. Singhiozzi delicati mi scossero il corpo mentre mi accasciavo contro la porta. Harry non mi avrebbe mai perdonata, mai. I suoi occhi erano pieni di delusione e conoscevo quello sguardo, sarebbe stato quello della mia famiglia.

La relazione tra me e Draco era stato un vero e proprio raggio di sole nella mia vita, nonostante i suoi sbagli, gli anni in cui aveva pensato a infastidirmi e basta, ora era cambiato. Mi dava amore, mi faceva sentire amata, voluta. Mi comprendeva e mi trattava bene, non capivo quale fosse il problema degli altri.

Draco non era un mangiamorte, non lo sarebbe mai stato, almeno per quello che riuscivo a vedere ora. Io sarei rimasta al suo fianco e lui non mi avrebbe mai tradita, nonostante le cattiverie che aveva detto su di me.
Ripetei queste parole come un mantra per quelle che sembrarono ore in quel bagno.

Passarono due giorni in quello stato, dove evitai completamente di uscire, tranne per andare a lezione. Abilmente riuscii a scansare quelle con i grifondoro, i quali a colazione non mi guardavano neanche. Per poco Ron non mi aveva fatto una sfuriata, ma grazie all'aiuto di Blaise si placò prima di cominciare.

Ora stavo muovendo con fare disinteressato i ceci galleggianti nel mio piatto. «Da quanto in qua non ti piacciono?» chiese Theo versandomene altri.

«Da ora.» sbuffai spostando il piatto da me.

Draco venne a sedersi al mio fianco e come al solito cercai di evitare effusioni. Lui mi baciò semplicemente la testa e dopo essersi seduto mi prese la mano da sotto il tavolo. «Non vuole ancora mangiare?»

«No.» rispose Daphne. «Continua a scartare tutto quello che Theo le passa davanti.»

«Guardate che sono qui.» commentai acida senza che loro mi prestassero la minima attenzione. «E da quand'è che voi due parlate?»

«Abbiamo sotterrato l'ascia di guerra per te.» rispose Daphne.

«Ma che gioia.» roteai gli occhi al cielo.

«Abbiamo lezione con i grifondoro oggi.» ci informò Tracey con l'orario alla mano, non riusciva ad impararlo mai.

Mi alzai. «Benissimo, io credo di sparire in sala comune.»

Venni afferrata da Draco che mi fece mettere a sedere. «Finiscila, che te ne frega di loro?» chiese. «Hai bisogno della loro approvazione per v-...» si bloccò sul colpo guardando dietro alle mie spalle.

Mi voltai anche io ritrovandomi il professor Silente. «Ciao Eveleen.» mi disse con un sorriso. «Ti andrebbe di accompagnare un vecchio a fare due passi?» chiese cordialmente.

Annuii e dopo aver preso la mia borsa mi alzai, lanciai un occhiata ai ragazzi, che guardavano me e il professore con sospetto. Uscimmo insieme dalla sala grande senza proferire una parola e ci dirigemmo fuori, nel luogo dove io e Harry avevamo discusso. Afferrai il braccetto che mi stava dando e insieme scendemmo le scale che portavano verso la foresta oscura.

La primavera stava lasciando il posto all'estate, lo notai dal leggero torpore e dal venticello caldo che faceva muovere i miei capelli. La divisa diventò d'un tratto una fonte terribile di calore, non vedevo l'ora di togliermela.

Quel silenzio era diventato davvero imbarazzante, decisi quindi di interromperlo. «Come mai ha chiamato proprio me professore?» chiesi.

Non rispose subito, attese qualche secondo, mentre continuavamo a passeggiare ai limiti della foresta. «C'è qualcosa che vuoi dirmi?» chiese calmo.

Guardai in basso. «Anche lei vuole farmi una ramanzina infinita? Non ne ho bisogno.»

Rise. «Il rapporto tra te e il signorino Malfoy non è cosa che può riguardare un vecchio come me. Ti direi di fare attenzione ad alcune amicizie, ma penso tu sia abbastanza matura da poter scegliere a chi donare la tua compagnia, dopotutto Draco è solo un ragazzino nato in una famiglia sbagliata.» le sue parole mi fecero sospirare, finalmente qualcuno capiva.

«Questo non toglierà di certo il bene di Harry nei tuoi confronti, se è questo il problema. Ma ora passiamo alle cose serie, scommetto che hai visto qualcosa che ti ha scombussolato, secondo la bibliotecaria hai frugato e chiesto con insistenza dei libri sulla famiglia Black.»

«È mio padre professore? Vero?» chiesi rassegnata ormai a quell'eventualità.

«Da quanto risulta, Regulus non ha mai avuto una figlia, o un erede, altrimenti sarebbe comparso sull'enorme arazzo dei Black. La madre di Sirius non ci avrebbe pensato due volte a bruciare anche la sua di faccia. Sappiamo con certezza però che il tuo nome e quello di Marlene non sono presenti sull'arazzo.»

«Questo vuol dire che non sono sua figlia, quindi non sono una Black.»

«Per tua fortuna no, ma Regulus era il tuo padrino. Ti spiego, quando Regulus capii che l'ordine era l'unica via di fuga da Voldemort, ne entrò a far parte. Sirius e Marlene non parlavano da tanto tempo e con la scusa di riconciliare, tu e Regulus passavate più tempo insieme di tutti gli altri. Così quando dovette scegliere a chi fare da padrino e madrina, scelse Regulus e Lily, non che Remus e Sirius non fossero all'altezza, dato che Remus ti ha fatto da padre nei primi mesi della tua vita.»

Ora tutto si spiegava, probabilmente Lord Voldemort era convinto io fossi sua figlia, Regulus mi aveva sicuramente dato il medaglione prima di morire. Era l'unica opzione e l'impellente voglia di correre a casa e cercarlo era impossibile da trattenere.

«Quindi lei sa chi é mio padre professore?»

«Sì.» rispose. «Ma abbiamo perso sue notizie appena sei nata, non credo farebbe piacere a nessuno di noi fare la sua conoscenza.»

«Ma io vorrei sapere-...» la campana suonò indicando l'inizio delle lezioni.

«Penso sia ora che tu vada Eveleen.»

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