Riflesso del sole;

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

30 Agosto 1995

Le giornate d'estate erano sempre state le mie preferite.
Non avrei mai potuto barattare la pace di osservare l'alba seduta in riva al mare con qualcos'altro.

Il venticello fresco di prima mattina mi costrinse a stringermi nelle spalle, avevo ben pensato di scendere in spiaggia già in costume, adoravo fare il bagno alle prime luci, i colori del cielo si riflettevano perfettamente sul mare e mi donavano la sensazione di nuotare su una tavolozza.
Forse più che una tavolozza, ad una tazza d'acqua nella quale venivano puliti i pennelli, ma la definizione precedente rendeva meno disgustosa la cosa.

La sabbia era appiccicata sui miei piedi nudi e su tutta la parte inferiore del mio corpo, anche se potevo benissimo avvertire la salsedine, portata dal vento, appiccicata sulla mia faccia.
Strofinai velocemente le palpebre cercando di mandare via quella sensazione che ormai mi accompagnava da tutta la notte. «Andare in acqua peggiorerà solo la situazione!» consigliai a me stessa per poi non darmi ascolto.

Feci forza sulle braccia mettendomi in piedi, sentii il suolo freddo ma non ci feci molto caso dirigendomi a passo spedito verso il mare calmo. Toccai con le dita l'acqua che arrivò verso di me e rabbrividì leggermente, decisi che era molto meglio lanciarmi senza prendermela con comoda.
Continuai ad entrare lenta e quando l'acqua arrivò sulle mie cosce portai una mano a tapparmi il naso e mi tuffai.

Il freddo avvolse il mio corpo ancora tiepido, ma non ebbi il tempo di tremare che sentì già di essermi abituata. Con una bracciata andai più a fondo afferrando la sabbia in mano come un trofeo, mi spinsi verso l'alto riaffiorando in superficie con un respiro abbastanza regolare.

Guardai il mucchietto che mi ritrovai tra le mani lasciandolo disperdere e continuando a muovere le braccia per restare a galla poiché ero arrivata al punto dove i miei piedi non toccavano il fondo. Alzai gli occhi verso il cielo, li spalancai meravigliata dei magnifici colori con il quale questo era sfumato, il rosa e l'arancione predominavano sul blu scuro della notte che ora scompariva.

I gabbiani stridevano e osservando bene l'acqua potevo vedere i pesci che nuotavano a fianco al mio corpo e sotto di esso. Sorrisi istintivamente sentendomi viva, questo era persino molto meglio di volare in sella ad una scopa.

Mi immersi ancora cercando di andare sempre più in profondità e afferrando le conchiglie più belle che trovavo, amavo creare collane da regalare alle mie cugine e quando andavo a trovare zio Remus ne portavo più che potevo, lui diceva di amare il mare, ma di essere sempre troppo pieno di turisti, anche se queste spiagge erano talmente nascoste dal mondo da essere considerate impossibili da trovare.

«Eveleen.» gridò mia zia Felicité scuotendo le braccia nella mia direzione.
Feci finta di non sentire la sua voce e immersi il capo con tutte le orecchie sul pelo dell'acqua.

«Eveleen Mckinnon!» esclamò spazientita battendo un piede sulla sabbia. «La colazione è pronta.»
Sbuffai pesantemente alzando poi lo sguardo su di lei. «Arrivo zia.» con un paio di bracciate ero arrivata a riva.

Lei aprì l'asciugamano spugnosa e me la portò sulle spalle. «Non puoi sgattaiolare così furtivamente Eve! Un giorno di questi mi farai prendere un colpo.» le rivolsi un sorriso sincero e lei fece lo stesso, mantenendo però quell'espressione di rimprovero sul viso.
«L'acqua era fantastica zia!» esclamai entusiasta cercando di sviare il discorso.

«Beh direi che dovresti avere cose più importanti a cui pensare, non hai mica dimenticato che dopodomani parti per Hogwarts! A malapena hai cominciato a ripiegare i vestiti da mettere in valigia, non faremo come al solito, niente incantesimi!» eccolo il primo rimprovero della giornata.

Riposi tra il costume e la pelle le poche conchiglie che avevo raccolto. «Si zia, preparerò la valigia il prima possibile, ti prometto che per domani mattina sarà pronta davanti alla porta insieme a Salem e Araclito.» feci roteare gli occhi al cielo, sapevo che sarebbe stato impossibile fare così veloce.

«Invece dovrà essere pronta per sta sera, domani tuo zio Remus verrà qui e ti porterá a Londra, i tuoi amici e l'ordine si sono riuniti e tuo zio pensa sia meglio che vada anche tu.» lei storse il naso perfetto mentre con le dita mi indicava di sciacquarmi i piedi vicino alla piccola fontana. «Ti avverto che io non sono affatto d'accordo con questa decisione, che aiuto potrebbe mai dare una sedicenne.»

«Quasi diciassettenne.» la interruppi.

Lei sospirò scocciata. «Si quello che é.» fece svolazzare le mani davanti al viso. «Stavo dicendo, che aiuto potrebbe dare una diciassettenne? Non ti lascerò di certo sacrificare la tua vita o metterla in pericolo!»

Infilai le infradito di gomma entrando in casa. «Non succederà.» la rassicurai. «Come ho promesso a zio Remus, al primo segnale di imminente morte fuggirò a gambe levate.»

Lei alzò un sopracciglio. «Senza guardarmi indietro.» aggiunsi sedendomi al tavolo pieno di roba.

Fragole, pancake con sciroppo d'acero, pesche sciroppate, bacon, uova e una caraffa enorme di caffé mi fecero venire l'acquolina in bocca.
Afferrai il frutto rosso portandomelo alle labbra, ma non feci in tempo a gustarne il sapore dolce, poiché due manine mi tapparono gli occhi.

«Indovina chi sono!» esclamò la vocina dolce di Mia riuscendo a reggersi sulle punte.
«Una peste?» chiesi e lei rise.
«No! Riprova.» rispose.
«Una streghetta dispettosa?» ancora una volta rise togliendo le mani dalla mia visuale.

«Sciocca!» disse prendendo posto vicino a me. «Sono io! Mia!» rise tenendosi la pancia.
Le sorrisi di rimando, le feci segno di tendere la mano per poi darle tutte le conchiglie che avevo raccolto, provocando un gridolino divertito.

La zia le passò dietro afferrando i suoi capelli biondi e legandoli in una coda, permettendogli di infilzarsi di pancake senza intingerli nello sciroppo.

Clarke entrò in cucina trascinando i piedi. «Dio Mia la tua voce é davvero irritante.» borbottò come suo solito tappandosi le orecchie.
La piccola mise su un broncio. «Ad Eve piace la mia voce, vero Eve?»

Mia e Clarke erano le due figlie di mia zia Felicité e suo marito, Ernest Mckinnon, unico rimasto della famiglia Mckinnon.

Durante la guerra magica ero stata portata qui da mia madre Marlene e zio Remus, avevano promesso ai miei zii che sarebbe stato tutto momentaneo, affermarono che dopo la guerra sarebbero tornati a prendermi. Sfortunatamente mia madre morì prima che io potessi a malapena pronunciare il suo nome o anche emettere un verso che gli somigliasse.

Non ricordavo assolutamente niente di lei e quando zio Remus venne a dare la tragica notizia, i miei zii decisero che sarebbe stato meglio se io fossi rimasta insieme a loro, anziché vivere in Inghilterra.
Questa decisione non aveva però precluso il mio ingresso alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, dove tra qualche giorno avrei frequentato il mio quinto anno.

«Immersa nei pensieri Eve?» chiese zio Ernest baciandomi sul capo.

«Buongiorno, dormito bene?» sorseggiai il caffè bollente. «Sta mattina ti sei perso un alba con i fiocchi.»

«Spero tu abbia fatto un bagno anche per me. Clarke, tesoro, passami lo zucchero.» la sua voce quando si rivolgeva a noi era talmente dolce che se non l'avessi adorato così tanto probabilmente mi avrebbe dato il voltastomaco.

«Si, ma qualcuno mi ha interrotta. Avevo intenzione di arrivare fino all'isola difronte oggi!» risi per l'assurdità delle mie parole facendo scattare lo sguardò di zia Felicité su di me.

La mattina passò più veloce del previsto, aiutai con le faccende di casa, più che altro spazzando qui e lì la sabbia che si accumulava durante la notte. Zia era una fanatica del lavoro a mani nude, non desiderava la magia in casa, poiché era convinta che fare tutto con gli incantesimi avrebbe portato solo ad annoiarsi. Per questo motivo ci costringeva a rifare il letto manualmente e a lavare le stoviglie dopo ogni pasto, solitamente io e Clarke eravamo incaricate.

Clarke era più grande rispetto a Mia di ben sei anni, ma era molto più matura di quanto i suoi dodici anni potessero dimostrare. Era sempre stata una bambina tranquilla, che si limitava a far fluttuare oggetti o richiamare a se tutti i pesci quando entrava in acqua, infatti nessuno di noi si era sorpreso quando aveva ricevuto la sua lettera per Beauxbatons.

Mia dal canto suo era molto brava con la pirotecnica, riusciva a far incendiare qualsiasi cosa quando si arrabbiava un po' più del dovuto, per questo motivo avevamo cambiato le tende più di sei volte in un anno, sostituendole alla fine con un materiale che difficilmente avrebbe preso fuoco.

Il pomeriggio e così la sera lo passai insieme a loro a giocare sulla spiaggia e a farci gli ultimi bagni al mare. Aspettammo insieme il tramonto, loro due erano solite rifugiarsi nelle mie braccia quando la brezza marina diventava più forte del previsto e faceva svolazzare i capelli di entrambe, provocando continue risate dalla più piccola.
Cenammo con del semplicissimo pesce arrostito e in men che non si dica mi precipitai nella mia stanza a preparare la valigia.

«Quando ci farai incontrare i tuoi amici?» chiese Clarke osservano sul mio comodino le due foto, una con i miei tre grifondoro e l'altra con i miei amici serpeverde.

«Quando i vostri genitori vi permetteranno di venire con me a Londra.» alzai le spalle afferrando i maglioni invernali e riponendoli sul fondo della valigia.

«Quindi tra mai?» chiese innocentemente Mia facendomi sorridere.

«Si Mia, tra mai.»

«L'anno prossimo verrò con te.» affermò la maggiore arricciando il naso.

«Perché tutta questa voglia di conoscerli?» chiesi notando che era la prima volta che Clarke mi rivolgeva una domanda del genere.

«Sarebbe divertente.» alzò le spalle arrossendo leggermente. «Soprattutto Harry, lui sembra divertente!»

La guardai stringendo gli occhi in due fessure.
«Ma davvero sgorbietta? Ti sei presa una cotta per Harry?» per niente stupita della cosa continuai a sistemare le ultime cose.
Clarke si ammutolì avvicinandosi dopo qualche secondo alla sorella giocando con le conchiglie.

La valigia non fu pronta prima di tre ore e quando finalmente feci sedere Mia sopra per chiuderla tirai un sospiro di sollievo.

Cacciai le due pesti dalla mia camera e mi fiondai sul letto. «Ciao Salem.» dissi al gatto nero che raggiunse di soppiatto il mio letto accovacciandosi al mio fianco.
Leccò gentilmente il mio dito che era posto vicino a lei. «Sei stata via tutto il giorno.» l'accarezzai delicata beandomi del suo pelo morbidissimo.

Feci scorrere il mio sguardo sulla foto posta sul mio comodino, ritraeva mia madre in uniforme scolastica, i suoi capelli biondi erano raccolti in una treccia un tantino spettinata e il viso era pulito, senza traccia di trucco su di esso. Portava sotto il braccio una serie di libri, come me era un topo di biblioteca, almeno così mi avevano detto. Nella foto sorrideva alla telecamera e faceva ciao con la mano, da piccola mi consolavo dicendo che dall'altra parte c'era una piccola me fra le braccia della nonna, ma erano solo i sogni in cui si rifugia una bambina.

«Buonanotte mamma.» mormorai rassegnata sfiorando il vetro della foto.

Salem arrivò a nascondersi tra le mie braccia e insieme alle sue fusa e le onde del mare, mi addormentai cadendo in un sonno senza sogni.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

31 Agosto 1995

«Buongiorno! Buongiorno!» la voce squillante della piccola arrivò alle mie orecchie facendomi sobbalzare nel sonno.

Cercai invano di nascondere la testa sotto il cuscino. «Devi alzarti sai?» disse scuotendomi leggermente.
L'animale vicino a me si mosse infastidito soffiando verso Mia, che invece di fuggire a gambe levate pensò bene di colpirla con uno cuscino.
«Quante volte ti ho detto che non voglio il gatto sul letto!» esclamò esasperata zia Felicité scuotendo la testa.

Entrò come un uragano aprendo immediatamente le tende e facendomi investire dai raggi del sole, Salem filò via lasciandomi sola in quella tortura mattutina.
«Potresti essere più gentile!» esclamai coprendomi gli occhi con il lenzuolo.

«Sono sedici anni che ti sveglio così, cosa ti aspettavi oggi? La colazione a letto?» mi strappò via il lenzuolo con forza e con un colpo di bacchetta il mio baule cominciò a fluttuare probabilmente arrivando al pianerottolo.
«Avanti, Remus e Fred Weasley ti aspettano giù.»

Fred.

I miei occhi si spalancarono di botto, il cuore cominciò a battermi talmente all'impazzata che quasi mi fuori usciva dal petto e potevo sentire come il mio viso si fosse incendiato.
Fred era qui e io ero a letto con il pigiama più brutto del mondo.

Mi catapultai fuori dal letto correndo in bagno, cercai di dare una sistemata ai miei capelli scombinati racchiudendoli in due trecce laterali. Feci la doccia più veloce e fredda della mia vita, insaponandomi ovunque con il mio sapone all'odore di fragole e cercai in vano di asciugarmi perbene con l'accappatoio ruvida, probabilmente dovevo comprarne una nuova.

Lavai i denti e corsi di nuovo in camera aprendo l'armadio. Dovevo essere decente.
Presi un pantaloncino di jeans e una semplice canotta nera fatta di un tessuto intrecciato.
Dopo essermi guardata allo specchio per una ventina di minuti e aver appurato che non fossi così male come pensavo, mi incoraggiai e scesi giù.

Sentì immediatamente uno strano movimento del mio stomaco, quasi come se si attorcigliasse all'udire la voce di Fred.
«Ci stiamo pensando su, ma la mamma non credo sarebbe tanto d'accordo.» stava dicendo mentre zia Felicité lo guardava sognante, aveva sempre adorato Fred e ogni volta che venivano qui aveva cercato di combinare il nostro fidanzamento.

«Riguardo a cosa?» chiesi per rompere il ghiaccio.
Il ragazzo si voltò verso di me allargando le labbra in un sorriso luminoso. «Eve!» esclamò e potei sentire un mancamento.

Senza far vedere il mio imbarazzo mi avvicinai a lui, che afferrandomi la mano mi trascinò tra le sue braccia. Mi beai per me qualche secondo del suo profumo dolce e della morbidezza dei suoi vestiti.

Avevo una cotta per Fred ormai da anni, praticamente dal primo giorno che l'avevo visto. Tutto si era accentuato dopo l'anno scorso, eravamo ad una festa prima dell'ultima prova di Harry e lui ubriaco fradicio mi aveva presa a ballare. Passò solo qualche minuto e le sue labbra erano sulle mie, il mio primo bacio.

Il giorno seguente si era scusato spezzandomi un tantino il cuore e dicendomi che mi vedeva come una sorella minore, che il bacio era sbagliato, ma era difficile da mandare giù.

«Finalmente ti sei svegliata!» zio Remus arrivò da dietro stringendomi anche lui tra le braccia e lasciandomi un bacio sulla fronte. «Una Marlene in miniatura vedo.» sussurrò evitando di farsi sentire da zio Ernest, diventava stranamente sensibile quando sentiva il nome della mamma.

«Avete tempo per la colazione?» chiese zia appoggiata al bancone della cucina.

«Non credo Felicité, la passaporta è tra esattamente cinque minuti, giusto il tempo di prendere la roba di Eve e andare via.» rispose facendole scomparire il sorrisetto sul viso.

Non dimostrava sempre che ci teneva, ma zia Felicité mi aveva cresciuta come una figlia e ogni volta che andavo via le si spezzava il cuore in due.
«Credo che dovremmo salutarci allora.» sospirò zio accarezzandomi il capo.

«Fa la brava!» esclamò l'altra venendomi incontro. «Scrivi sempre, almeno una lettera ogni due settimane, voglio sapere ogni cosa.» mi abbracciò lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
Si avvicinò al mio orecchio. «Sta attenta Eve, sta attenta.»

Le piccole mi corsero tra le braccia e dopo qualche bacio appiccicoso e lacrime di tristezza mi voltai l'ultima volta a guardare la casa prima di sentire la familiare sensazione di essere trascinata per l'ombelico.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Salve a tutti e grazie per aver letto il primo capitolo di questa storia, mi scuso per eventuali errori, ma è una delle prime volte che mi cimento nella scrittura di una fanfiction.

Spero abbiate apprezzato l'inizio e che continuerete a leggere. A causa della scuola la pubblicazione dei capitoli sarà molto irregolare, ma cercherò di non far passare molto tempo tra l'uno e l'altro.

p.s.
Nella storia i personaggi hanno tutti un anno in più, quindi cominciano l'anno con 16/17 anni.

Se vi è piaciuto lasciate una stellina e un commento!❤️

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro