10.1. 𝗖𝗼𝗶𝗻𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘇𝗲?

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Bunty's POV

Bunty aspettava con ansia che Newt tornasse a casa per aiutarla con le creature del suo semi interrato. C'erano troppe cose da fare che non sarebbe riuscita a portare a termine da sola.

Doveva ancora nutrire lo zouwu, curare Teddy e prendere i gusci delle uova d'occamy dai nidi. Già lo zouwu richiedeva una particolare attenzione ed energia, anche se tutto sommato era un gattino troppo cresciuto. Bastava un giocattolo piumato per farlo cadere ai suoi piedi, rotolando su se stesso e desideroso di giocare.

Osservò il Quilin che piagnucolava debolmente, forse ancora memore del fratellino morto. Bunty si chinò su di lui e gli accarezzò la schiena squamata. L'animaletto le trotterellò intorno, e infine si fermò, poggiando affettuosamente il muso sulla spalla della magizoologa.

Si illuminò di una luce calda, probabilmente per ringraziarla del suo affetto. Gli fece qualche altra carezza sulla testolina morbida e gli piantò un bacio dietro l'orecchio. Sorrise alla creatura che squittiva soddisfatta e si alzò in piedi, fino a quando non si sentì costretta a inginocchiarsi nuovamente. La piccola, infatti, poggiò le sue lunghe zampe quasi ossute sulla sua schiena, unendo gli zoccoli per mantenere salda la presa intorno al suo collo. La implorava quasi di restare, ma lei non poteva rimanere ferma.

«Hey, piccola mia.»

Bunty la sorresse dolcemente per il dorso, la sollevò da terra per adagiarla sul comodo giaciglio che Newt aveva fatto disporre appositamente per lei.

Non poteva vederla in quello stato.

Si raggomitolò su se stessa e poggiò il musetto fra le zampe, iniziando a emettere dei gridolini sommessi di lamento, mentre delle piccole gocce argentee ricadevano dal bordo dei suoi grandi occhi. Bunty la accarezzò nuovamente e si lasciò scappare - di nuovo -  un sorriso triste.

La implorava, la pregava di riportarlo indietro, ma lei non poteva farci niente.

«Oh cara, ti troveremo un amico, non resterai sempre da sola.»

Guardò attraverso i suoi profondi occhi penetranti e si allontanò, notando nelle sue profondità un'immensa nota di gratitudine. Si sentiva quasi in colpa. Ripetè a se stessa che, davvero, non poteva farci niente.
Le lanciò un ultimo dolce sorrisetto, prima di lasciarsi la sua vista alle spalle, per adempiere alle altre mansioni che aveva momentaneamente messo da parte.

Salutò Tod con un gran sorriso, notando con piacere che aveva spontaneamente ripulito la gabbia degli snasetti. Gli accennò uno sguardo riconoscente e Tod rispose allo stesso modo, con un inchino eloquente, che Bunty non desiderava affatto. Non sentiva di meritarselo.

I due andavano particolarmente d'accordo, e spesso prendevano insieme il tè delle cinque in punto. Quel timido e dolce magizoologo contava su di lei.

Ripensò a Newt, alle sensazioni che provava quando gli era accanto. Si sentiva ardere completamente quando lo spiava di nascosto sotto la doccia, senza indumenti, celata da qualche pozione dell'invisibilità.

Si sentiva in quei momenti così vicina a lui che le sembrava quasi di poterlo sfiorare.
Immaginava di poter toccare quelle lentiggini, di far scorrere le sue piccole e sottili dita lungo le sue spalle, o semplicemente poggiare le sue labbra su una delle tante cicatrici che lo decoravano. Di stringersi delicatamente a lui, e affondare le sue piccole mani nella sua folta chioma rossastra.
Lui tracciarle il margine della gola fino alla mascella, solleticandola con il respiro caldo del suo naso.

Poi si svegliava, inondata dai raggi del sole, le luci del mattino che le annunciavano di essere pronta ad affrontare un nuovo giorno.
Troppo bello per essere vero, era palesemente un sogno dal quale non voleva affatto svegliarsi.
Cercava in tutti i modi di prolungare quel momento, il più possibile, ma si vedeva costretta la maggior parte delle volte ad alzarsi per andare da Newt, per prendersi cura delle sue creature. Cercava di mettere da parte l'imbarazzo per il sogno della notte precedente.

Per la maggior parte del tempo restava in silenzio e si limitava ad accennargli un sorriso, mentre Newt le parlava delle sue creature. Non voleva ammetterlo, ma si era perdutamente e follemente innamorata di lui. Del più grande e dolce magizoologo di tutti i tempi, Newt Scamander.

Ma lui non sembrava ricambiare il suo affetto, e non la considerava più di un'amica, anche se di lunga data.
Si conoscevano da molti anni, quasi nove, condividendo la stessa passione per le creature magiche.
E quello era un altro dei tanti giorni anonimi che gli faceva da assistente.

Afferrò i secchi con il mangime e si rimise al lavoro, con una strana e pressante sensazione al petto che la assaliva.

Newt and Theseus POV

Newt attese seduto, mentre suo fratello stava parlando con quel gruppo di auror che aveva salutato qualche decina di minuti prima. Non riusciva a carpire nulla dalla discussione, ma ipotizzava dal loro sguardo che forse forse li avrebbero aiutati.

Uno di loro si era avvicinato a lui, dopo aver preso il cappotto, e si era tolto il cappello in segno di rispetto. Newt gli accennò un sorriso, dopo di che il mago si era allontanato all'esterno, dileguatosi nel mondo babbano.

«Bene! Ho detto loro tutto! Ci scorteranno a casa per questa volta.»
Newt sollevò lo sguardo e annuì.
«Hai dovuto chiedere qualche favore, presumo...»

Theseus scosse la testa.
«No, non questa volta! Ho richiesto due auror, non una squadra!»
«Hm, un auror che fa da scorta a un altro auror. Sei diventato così famoso...» ironizzò Newt, tuttavia Theseus non accennò nemmeno un sorrisetto, anzi sembrava piuttosto distratto e perso nei propri pensieri.
«Ci conviene aspettare fino al tramonto, non ci vorrá molto. E poi usciamo dal ministero, nessun problema, fratellino!» cercò di rincuorarlo.

Ogni suo tentativo, però, non serviva a nulla, anziché rincuorarlo, lo terrorizzava ulteriormente. Stava provando però a dargli fiducia, cercava di credere nelle sue capacità, ma non riusciva a capire che cosa spaventasse tanto Theseus.
Erano inseguiti da un solo mago, non da una banda di Grindelwaldiani.

Cacciò via il pensiero che suo fratello Theseus gli stesse nascondendo qualcosa, che in realtà sapesse molto di più di ciò che dava a intendere. Considerando questa sua scelta semplicemente una precauzione. Ma Theseus era agitato, e Newt lo percepiva, non sapeva se avrebbe trovato il coraggio di chiederglielo.

L'auror si sedette accanto a lui e gli tolse la valigia di mano, per proteggerla, nel caso in cui a qualche dipendente venisse la brillante idea di ispezionarla.
«Hanno notato degli strani movimenti nel ministero, stanno facendo delle indagini. Credono che ci sia qualche infiltrato.»
«Già, era ora. Ora che è già noto a tutti. Finalmente hanno accettato la realtà.» commentò Newt sarcastico, consapevole che il ministero avrebbe dovuto cambiare molte delle misure di sicurezza. Inesistenti.
Theseus accennò un sorriso, per una volta concordava pienamente con suo fratello.
«L'ho detto anch'io. Molte volte.»
Newt ne era convinto, si fidava di Theseus e sapeva che era tutto tranne che un bugiardo.
Rimasero parecchi minuti in silenzio, poi Theseus decise di romperlo.

«Quindi... hai pensato a cosa dire a Tina?»
Newt si voltò di scatto, colto per l'ennesima volta di sorpresa.
«Non ancora.» rispose, in maniera pacata.

Ed eccolo di nuovo... ma...

«E poi, perché la nomini, tu la odi! Non la sopporti!» esclamò Newt sospettoso.
Guardò Theseus come se non fosse veramente suo fratello.
«La sogni di notte! E poi non dipende da ciò che penso io. Insomma sarai tu a sposartela, non io!»

«Io non la sogno!!» sbottò Newt, arrossendo violentemente.

Sposarmela...

Theseus lo guardò divertito, e scoppiò in una fragorosa risata.
«Certo certo... allora perché quando dormi la chiami? "Teenie

Theseus, a quel punto, da parassita magico qual era, iniziò a baciare l'aria, sghignazzando, mettendo in evidenza le labbra per far sembrare il bacio più "sensuale".
Newt gli diede un colpo un po' troppo vigoroso sulla spalla, divenendo ancora più rosso, quando una giovane strega, mentre passava di lì, si voltò a guardarli, assumendo un'espressione che diceva: «Sono fortunata a non essere capitata in questo dipartimento.»

Rimase fermo a fissarsi la punta delle scarpe, mentre Theseus continuava a deriderlo sonoramente.
Il teatrino continuò fino a quando due sagome indefinite si avvicinarono a loro, gli auror di prima.
Con grande sollievo Theseus si zittì, ma Newt cantò vittoria troppo presto, perchè Theseus gli stampò un bacio appassionato sulla guancia, che gli fece ronzare le orecchie.

Solo quando i suoi colleghi si scambiarono un'occhiata imbarazzata e scoppiarono a ridere, scattò in piedi.

«Signori, sto facendo capire a mio fratello cosa si prova a ricevere un bacio.»
«Merlino, sei insopportabile!» balbettò paonazzo.
«È stato un bel bacio, però...» inarcò le sopracciglia, con fare canzonatorio.
«Beh... se lo dici tu...»

Dopo un po' le risa si affievolirono e i tre auror, finalmente, si scambiarono una rapida occhiata di intesa, divenendo improvvisamente seri.
«Comunque siamo pronti, Newt.» ridacchiò.
Theseus passò la valigia al fratello e seguì le altre figure, che presero a muoversi autoritari e rassicuranti nel corridoio del ministero.
«Andrà tutto bene, signor Scamander.» sussurrò l'auror alla sua destra, un uomo occhialuto, almeno venti centimetri più alto di lui e dieci più largo ma, nonostante la sua stazza, aveva una voce cordiale e gentile, sicuramente non così fastidiosa come quella di suo fratello.
«Bene, possiamo andare allora!» esclamò Theseus, battendo le mani soddisfatto.

I due auror si guardarono esterrefatti, e Newt comprese che non apprezzavano molto le reazioni di suo fratello.
Raggiunsero i camini dove ardeva allegramente una brillante fiamma verde smeraldo.
Ogni qualvolta un mago veniva risucchiato da uno di essi, la fiamma tintinnava, ma mai si spegneva, non completamente.

Newt fu scortato da un auror - il mago senza occhiali- a uno dei camini, un omaccione tre volte più imponente di lui, che lo spinse energico per farsi spazio, che quasi lo fece ritrovare con il naso schiacciato contro la pietra nera.
L'odore acre della cenere lo fece tossire, ma non aveva molta aria a disposizione, schiacciato dalle spalle e dalla schiena massiccia dell'auror. Sperava solo di non soffocare.

Newt riuscì leggermente ad allungare il collo verso il piccolo spazio vuoto sotto al braccio del mago, per intravedere Theseus che gli faceva cenno di non preoccuparsi, ma Newt non poteva nè annuire nè rispondergli.
E senza rendersene conto, una forza li spinse verso l'alto.
La sua prima reazione fu quella di aggrapparsi saldamente alle sporgenze delle pietre, ma si lasciò risucchiare, mentre l'auror lo stringeva per il braccio.
L'ultima cosa che vide fu il verde delle fiamme che non emettevano calore, poi i colori sbiadirono e infine il nero pesto, più scuro della notte.

Eulalie's POV 

Lally iniziò a correre in mezzo alle strade parigine, non ci aveva messo troppo tempo a trovare e imboccare una passaporta diretta per Parigi. Le era costata la metodica cifra di centottanta galeoni.

Oltrepassò le vie, che conosceva a memoria come le sue tasche, con la sua tipica sicurezza.
Distinse chiaramente l'edificio bianco perlato e il semplicissimo portico in legno dove, in piccoli ed eleganti caratteri, vi erano inscritti i nomi dei proprietari dell'abitazione francese.

Nicolas e Perennelle Flamel.

Lally non bussò, provò semplicemente ad agitare la bacchetta ma, vedendo che la porta non si apriva, poggiò ciò che aveva in mano - una pila di fogli di giornale e qualche cianfrusaglia magica - sulla soglia e diede un calcio alla maniglia, che cadde rovinosamente in un vaso decorativo.

Soddisfatta di se stessa, girò l'ingranaggio interno della serratura e spinse la porta. L'avrebbe rimessa successivamente al suo posto, prima che Perennelle se ne accorgesse. Quella strega era alquanto gelosa delle sue cose, certamente era meglio non irritarla.

Prima di entrare in casa, si tolse le scarpe. Era il minimo, dopo aver distrutto a calci la maniglia della porta.

«Perennelle?» la chiamò ad alta voce.
E la moglie dell'alchimista fece capolino dall'altra stanza, un po' preoccupata di sentirsi chiamare da una voce diversa da quella di suo marito.
«Lally? Ma non eri in America fino a due ore fa?» chiese colpita, passando la bacchetta intorno a lei, per assicurarsi, forse, che fosse la vera Eulalie.
«Ho preso una passaporta, ho scritto a Tina! Lei non può venire, troppe grane e avrebbe dovuto comunicarlo giorni prima! Ma magari può darci una mano dall'America.»

Lally era speranzosa, così speranzosa che credeva vivamente che ce l'avrebbero fatta.
Perennelle scosse la testa.
«Non è necessario. Al momento non c'è nessun pericolo.»
«A no? E quegli uomini, la fuori?» tuonò irritata.
«Sì, Lally. Ma non farà nulla senza la pietra...»
«Ma sta agendo!!» quasi urlò «E finché siamo qui, non avrà mai quel che vuole! Dobbiamo andarcene. Dovete mettervi a riparo. Grindelwald deve farci credere che resterà sulla sua "torre d'avorio"»
Perennelle la guardò, e si limitò a balbettare qualcosa di indefinito.

«Ci attaccherà uno a uno. Lo pensa anche Albus!! Perennelle, perché non vuoi sentir ragione? Ti imploro!»
«Ma, Nicolas... lui non può viaggiare! Si spaccherebbe!» esclamò terrorizzata.
Lally la conosceva bene, conosceva il profondo amore che legava la coppia da secoli, e che avrebbero fatto di tutto per il bene l'uno dell'altro.
«Perennelle, so quanto ti spaventa e lo hai detto pure tu... Nicolas è debole. Non può restare qui, inerme. Possiamo andare ad Hogwarts. Nicolas non può usare la pietra, e Albus ha una scorta di elisir di lunga vita nel suo ufficio! Dovrebbe reggere per mesi!»

Perennelle non riuscì a nascondere la tristezza e a cacciare via le lacrime, che iniziarono a colarle lungo le guance e a ricadere sulle spalle scoperte.
Le asciugò velocemente con i palmi delle mani e Lally le accennò un dolce e tenero sorriso.
«Sai che é la cosa giusta da fare, Perry. Fino a quando casa vostra non sarà abbastanza sicura, sia per voi che per la pietra, dovrete stare nascosti.»
Perennelle annuì, rimase interdetta per parecchi minuti, poi annuì di nuovo, accettando la decisione.
«Vado a chiamare Nicolas.» sospirò rassegnata.
«Sì.»

Sparì nell'altra stanza, dove probabilmente si trovava prima che irrompesse in casa.

Se lei era riuscita a entrare, prendendo semplicemente a calci la porta, Grindelwald non avrebbe compiuto la benché minima fatica. Decise, mentre attendeva, di mettere la maniglia al suo posto. Osservò la notte, che stava per incombere sulla cittá, sarebbe stato più facile, il momento ideale della giornata per viaggiare. La notte, che celava ogni singolo movimento. Quando nessuno avrebbe udito le loro gesta, in mezzo agli schiamazzi dei circhi e delle feste mondane.

Al momento non vedeva nulla di sospetto, eppure sentiva che c'era qualcosa che non andava.
Un enorme boato la fece trasalire, rumore di vetri rotti e oggetti andati in frantumi.
Prese la bacchetta, pronta a usarla, se fosse stato necessario.

«Perry?»

Non rispose. Lally iniziò a girare in mezzo alle stanze, escludendo il piccolo ripostiglio, dove sapeva avrebbe sicuramente trovato delle scope e due secchi, con dentro due spugne incrostate.
Poi vide Perennelle avvicinarsi a lei di soppiatto e trasalì, quando convinta di essere sola nella stanza, sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.
«Mi hai spaventata, Perry. Ma che è successo?»
La donna si mise a sedere, con una grazia che non le apparteneva sicuramente, e Lally le lanciò uno sguardo sospettoso.
«Nicolas ha fatto cadere il lucernario. Sta cercando di metterlo a posto!» iniziò a fissarsi le mani incallite e macchiate, che sarebbero certamente migliorate a contatto con la pietra.

Adesso? Sbottò fra sé sé. Trattenne la sua impazienza dietro una maschera sorridente.

«D'accordo. Ma non perdete troppo tempo! Prendete il minimo indispensabile!»
Perennelle annuì. Di nuovo.
«Ti preparo una tazza di tè, nel frattempo...» e sparì, prima che Eulalie potesse controbattere.
Amava il tè di Perennelle Flamel, ma forse non era proprio il momento giusto per soffermarsi a gustarselo.

Qualcosa non andava, lo sapeva.

Lo sentiva.

Erano troppo tranquilli, per i suoi gusti.

Perennelle non si comportava da Perennelle, era troppo calma... solitamente era abituata a sentirla sbraitare, specialmente in condizioni di pericolo.

«Che cosa sta succedendo qui? Che cosa mi nascondi, Perry?»

Ne avrebbe approfittato per ispezionare un po' la casa, magari alla ricerca della pietra filosofale.

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