6. 𝗠𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗽𝗶𝗲𝘁𝗿𝗮 ( Gellert Grindelwald )

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La neve rendeva impossibile guardare al di fuori della finestra. Sui vetri erano apparsi dei leggeri cristalli di ghiaccio che, a ogni nuova nevicata, diventavano sempre più spessi, giungendo gradualmente a ricoprire l'intera superficie vetrosa.
Qualche ora prima, era ancora possibile scorgere almeno parzialmente il paesaggio intorno a quella muraglia di pietra.

Quella non era una semplice tormenta, era voluta.
Studiata.
L'idea era stata di Rosier, per evitare che gli auror potessero trovare il loro nascondiglio in mezzo al nulla. Aveva fatto ricadere dal cielo metri e metri di neve e ghiaccio; e schierato qualche decina di dissennatori ai confini. Forse era anche questo motivo per il quale la neve si era cristallizzata, e l'aria aveva assunto un aspetto più che angosciante.

In quella stanza, un gruppo di maghi stava in attesa. Attendevano con ansia che quella figura, accomodata
in un angolo angusto della stanza su una comoda poltrona, parlasse.

Grindelwald prese la bacchetta fra le mani e li squadrò. Uno a uno, cercando di scorgere la più piccola nota di paura nei loro sguardi.

Lui diceva, anzi affermava: «Non avete paura, se non avete nulla da nascondere.»

Era un'affermazione che smascherava i traditori. Che faceva prosciugare loro il sangue nelle vene. Un brivido scorreva lungo la schiena di ogni singolo Grindelwaldiano, era una sensazione spiacevole. Era come se le ossa si spezzassero tutte insieme, contemporaneamente. Man mano che lo sguardo del mago incrociava quello degli altri, i maghi cercavano di prepararsi per quando quello sguardo di ghiaccio si fosse posato sul proprio, ben consapevoli che avrebbero potuto spezzarsi.

Ma quel giorno Grindelwald sembrava di buon umore.
Avevano tutti imparato a non dimostrarsi deboli, a non abbassare lo sguardo, a non pensare a nulla che potesse tradirli.

Vinda si inginocchiò ai suoi piedi, dopo aver fatto un profondo inchino, gli baciò la mano in segno di rispetto.
«Gellert» iniziò la donna, avvolta in un elegante abito verde di seta, che metteva in risalto i suoi grandi occhi felini.

«Abbiamo delle notizie.»
Il resto del gruppo era rimasto immobile, lei era l'unica che riuscisse a sopportare il suo sguardo gelido. Si era protratta coraggiosamente ai suoi piedi, mentre il resto del gruppo era rimasto a debita distanza, immobile come statue di marmo.
Lei lo adorava, lo idolatrava e non perdeva occasione di dimostrare la sua sincera ammirazione.

«Cara» sussurrò Gellert.
Sentendosi apostrofare in quel modo, Vinda si colorò appena sulle guance e sul suo viso apparve una smorfia evidente di soddisfazione.
«Come farei, come farei senza di te. Tu sì, che mi sei fedele.» disse, questa volta alzando un pò di più la voce per farsi sentire dal resto del gruppo, che prese a tremare in maniera evidente per la paura.

Lo avevano deluso.
Non erano riusciti a fare neanche il minimo di ciò che il grande Gellert Grindelwald aveva chiesto loro.

Il destino della razza magica dipendeva da loro, dalle loro mosse
E loro lo avevano tradito.
Adesso la loro sorte dipendeva da quel gruppo omogeneo di maghi. Potevano scegliere, se vivere da padroni sulla terra, come despoti al massimo di se stessi.
Liberi.
Spensierati. O se continuare a essere calpestati come topi di fogna, da insulsi babbani.

Babbani.

La sola parola gli procurava un profondo bruciore e fastidio allo stomaco. Un odio pressante che lo avvolgeva fino alla profondità della sua anima, e sembrava torturarlo come catene ardenti intorno alla sua pelle.

Probabilmente la stessa terribile sensazione a cui sottoponeva le sue vittime.
Ma a Gellert non importava di essere l'artefice.
Lui era la vittima in tutta quella situazione.
La vittima dell'ignoranza.

Lui sapeva. Era a conoscenza del terribile destino a cui sarebbero andati incontro migliaia e migliaia di streghe e maghi. Lo sapeva. Ed era disposto a fare qualunque cosa per impedire che potesse succedere. Li avrebbe dominati, controllati se non fosse riuscito a governare in prima persona. Non gli importava di usare quelle catene. Di nuovo. Se era il prezzo da pagare per essere liberi.
Qualunque cosa avrebbero provato gli altri, era sicuro che l'avrebbero superata.

«Sì, mio signore. Io ci sarò sempre per te. Sempre» cantilenò la giovane strega, sollevandosi dal pavimento.
Grindelwald accennò un mezzo sorriso e posò il suo sguardo verso di lei, in attesa.

«Ebbene? Parla. Raccontaci, magari puoi illuminare con il tuo acume questo branco di incapaci.»
Sul suo viso apparve un sorriso beffardo, vendicativo «Almeno un pochino, spero. Ma la vedo dura...» strinse saldamente l'impugnatura della sua bacchetta.

Rosier, a questo punto, fu costretta ad interrompere quel teatrino, consapevole che Grindelwald iniziava a perdere la calma. Le mani del suo amato padrone presero a tamburellare sul bracciolo imbottito della poltrona. Un cattivo segno. Decise di essere chiara e decisa. Senza particolari raggiri di parole, che avrebbero potuto spazientirlo ancora di più.

«Gellert, il MACUSA sospetta qualcosa, dalla morte di Elisabeth Lee e Jonathan White, ha emanato un'allerta nazionale! Adesso gli auror si muovono in gruppi. Il presidente porta sempre con sé una scorta. I pezzi grossi del ministero non entrano al congresso, se non hanno almeno qualche manciata di tirapiedi che gli facciano da penombra.»

Gellert non si scompose. Lui lo sapeva già.

Lo aveva già visto.

«Il capo del dipartimento degli auror sta imponendo gli admonitor. Da quando c'è lei al MACUSA, non sta facendo altro che metterci il bastone fra le ruote.»
«È astuta.» concluse un altro Grindelwaldiano.

Gellert si voltò verso la voce indefinita, e prese a fissarlo con odio, trapassandolo con il suo sguardo gelido.

«Ti ho forse concesso il privilegio di parlare, Albernarthy?!»

Il mago interessato chinò il capo e si ammutolì, come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno volto. Altro non poteva fare se non rimanere zitto.
«É intelligente, mio signore. Non c'è dettaglio che le sfugga.» proseguì Vinda, infastidita. Odiava essere interrotta mentre parlava. Lanciò un occhiataccia ad Albernathy, dicendogli implicitamente: "con te farò i conti più tardi".

«Almeno una volta tanto, hanno scelto una persona degna dell'incarico.» disse Grindelwald, che nutriva un sentimento di sfiducia profonda nei confronti del MACUSA.

Così... incapaci, tanto da non rendersi minimamente conto che era già riuscito a penetrare una volta le sue difese, assumendo le sembianze di uno dei governatori più rispettati e apprezzati dell'intero dipartimento. Percival Graves. L'uomo dalla chioma brizzolata al centro di ogni attenzione.
Un sorriso gli accarezzò le guance, e gli occhi si riempirono lievemente di una nota simile all'ammirazione.

Non che lui la ammirasse.

Tutt'altro. Questo, anzi, gli avrebbe reso ancora più interessante la situazione.
«Abbiamo già il funzionario del registro bacchette, è un ruolo banale ma perfetto per spiare tutte le mosse degli auror.»

Gellert annuì, questa volta il sorriso che gli apparve sul viso era di sincera ammirazione e rispetto nei confronti della strega che gli stava di fronte.
«Il MACUSA ha sempre avuto la brutta abitudine di sottovalutare i suoi dipendenti. Non sarebbe nemmeno capace di distinguere un Troll da un Ghoul.» rise.
Una risata agghiacciante, liberatoria per lui. Una risata che fece congelare il sangue nelle vene degli spettatori.

«Ciononostante, » proseguì il mago «questo non ci impedirà di " fare carriera". Abbiamo bisogno di molti altri maghi per strutturare un esercito. Non sono pochi i maghi che si venderebbero per qualche manciata di galeoni.»

«E la traditrice, signore?» chiese Vinda, guardando il suo padrone con uno sguardo curioso.
«Nessun problema, mia cara. Avrà ciò che merita. Tempo al tempo.» le rispose saggiamente senza scomporsi, conoscendo il suo profondo desiderio di mettere le mani sulla sorella della biondina.

«E gli auror, signore?»
«Semplici sassi sulla strada,» prese a guardare il resto del gruppo, con un sorriso sardonico.

Erano così... stupidi.

«Sapete che quello é il compito delle maschere.»
«Le maschere, signore?» per la prima volta Vinda provò un senso di paura lungo la spina dorsale.

Le maschere.

Ne aveva sentito parlare nelle storie, nelle leggende, nei racconti per bambini maghi. Ma mai avrebbe immaginato che potessero essere reali. E si chiedeva come Gellert Grindelwald, un mago solo, potesse controllarli.

«Hai paura, Rosier? Che peccato. Non é da te. Mi deludi...»
Gellert prese ad accarezzarsi la sbarazzina chioma biondo platino, lasciando che le ciocche oltrepassassero le orecchie leggermente appuntite.

«Le maschere esistono davvero?»

Gellert ghignò.

«Hai ancora molte cose da imparare. Esistono.» confermò.

C'era chi diceva che si trattassero di maghi e streghe oscuri, che avevano trovato un modo per vivere in eterno, chi diceva che fossero lupi o vampiri che vivevano ai margini di qualche foresta proibita. Ma solo Gellert sapeva la veritá su di loro. E la veritá era che loro erano in realtá tutto ciò che la gente diceva, e nulla di tutto questo.

Troppo deboli per mostrare al pubblico il loro vero volto, che da secoli tentavano ossessivamente di nasconde dietro una maschera di indifferenza. Era indubbiamente noto a tutti il loro terribile passato, ciò che erano capaci di fare, avvolti nei loro mantelli neri.

«Non sarà troppo pericoloso, signore? Non accetteranno mai di unirsi alla causa! Fuggiranno! Andranno da qualche parte a nascondersi!»
«Tanto meglio! Le maschere li faranno sparire. Ho più potere io, in mezzo a queste mura di pietra.»

In quel momento sembrò che tutto si fosse fermato. L'orologio smise di ticchettare e le gocce di neve sciolta smisero di scorrere sui vetri.

Abernathy scosse la testa, visibilmente scosso.
«È un'utopia, signore!!» protestò, battendo i piedi contro il pavimento, anch'esso di pietra.

Per la prima volta smise di avere paura. Doveva affrontarlo.
Non fece in tempo a concludere la frase che un fascio di luce rossa attraversò l'aria.
Abernathy cadde. Si ritrovò il naso contro il pavimento. Non mosse un muscolo. Anche per quello serviva un permesso. L'impatto con il pavimento duro gli procurò una spiacevole sensazione agli arti. Respirò profondamente per calmare il battito accelerato.

Sul viso di Rosier apparve un sorrisetto di soddisfazione. Niente di più piacevole, vedere Abernathy abbassare la cresta.

«Io sono un'utopia, Abernathy?!» tuonò, poi la sua voce si abbassò, trasformandosi in un sussurro.
Fece un passo avanti, e si fermò non appena scorse i suoi piedi.
«Evidentemente non hai la stessa fiducia che io ripongo in te. »
Il mago schiantato balbettò qualcosa di indefinito, ma Grindelwald lo ignorò, tornò ad osservare il resto dei presenti rimasti della stanza, questa volta pronto a manifestare il proprio malcontento, anche a costo di farsi odiare dai presenti. Lui era il capo. Loro chi erano per oscurargli i suoi momenti puri di gloria?

«Io ci tengo alla fiducia

Ebbe l'effetto desiderato. I maghi iniziarono a tremare visibilmente.
«Non abbiate paura di me, ma di quegli stolti che non si rendono conto che il mondo magico sta crollando. Ho bisogno di ognuno di voi. Mostreremo loro cosa accadrà. Di cosa sono capaci questi babbani.» sputò per terra, disgustato.

Adesso che il patto di sangue si era infranto, doveva pensare a fronteggiare un ulteriore minaccia. Albus Silente non sarebbe più stato dietro la sua comoda scrivania ad Hogwarts, inerme.
L'unico mago di cui aveva paura. L'unico veramente degno di affrontarlo. Capace di decimare il suo esercito.

Albus Silente doveva morire.

E con lui anche quella feccia con cui amava tanto circondarsi.
Per non parlare di quel suo fratello, che amava così tanto stare in compagnia delle sue capre.
Sarebbe stato il prossimo.

Aberforth Silente, la voce della coscienza di suo fratello.

Doveva conoscere ogni singola presunta mossa di quell'esercito sgangherato. E solo quando li avrebbe sconfitti tutti, uno ad uno, avrebbe agito.

A quel punto Albus Silente sarebbe stato solo.

E proprio in quel momento avrebbe agito.

Albus Silente doveva morire.

Angolo autrice
Si tratta di un capitolo leggermente più corto degli altri. Era necessario un Pov di Gellert Grindelwald. Spero sia di vostro gradimento.
Ad ogni modo siamo già a quasi 300 letture!! In meno di un mese😆😆
Non posso fare altro che ringraziarvi. Grazie grazie mille!! A breve uscirà un nuovo capitolo.
🙂🙂Stay tuned
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

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