10.2. 𝗖𝗼𝗶𝗻𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘇𝗲?

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Non distolse lo sguardo neanche un minuto dalla sua amata valigia, e dal suo fratellino che aveva preso a fissarlo insistentemente, per evitare che facesse o dicesse qualcosa di troppo. Theseus lo stringeva per il polso, invitandolo ad affrettare il passo e a non indugiare sul da farsi.

Cercava di rassicurarlo, in qualche modo, sussurrandogli qualcosa o mantenendo il controllo sulla valigia, quando Newt sollevava appena il suo sguardo, per assicurarsi che stessero andando nella direzione giusta.
Gli auror dietro di loro non sembravano preoccupati, anzi scherzavano divertiti su una battuta che aveva detto il ministro della magia.

E loro stessi cercavano di non dare troppo fastidio, di restare in disparte, non partecipare attivamente alle loro discussioni amicali.
«Beh, Thomas, non credevo che amassi così tanto il ministro!» scherzò quello più anziano, il più alto e il più esperto della comitiva.
«Beh, si cambia», replicò freddamente lui, facendosi serio.
Richard guardò il compagno, con un misto di delusione e sorpresa sul viso.
«Thomas... ma dove é finito il tuo senso dell'umorismo?!», smise di ridere.
«Hm. Richard io e il ministro abbiamo avuto degli alti e bassi, ma non è una cattiva persona tutto sommato... dopo tutto è pur sempre il ministro della magia!»

«Certamente. Ma sai una cosa, Thomas? Non credo che tu possa cambiare da un giorno all'altro, tu non puoi cambiare. O forse non sei proprio... completamente in te?» gli chiese con una strana cantilena nella voce.
Thomas lo guardò confuso, e senza che se lo aspettasse si ritrovò la bacchetta del compagno puntata alla gola.
Thomas lo guardò scioccato, mente Theseus e Newt trasalirono.
«Sei proprio sicuro di essere Thomas?» sussurrò canticchiando «Thomas non indossa anelli...»
«Me me li ha regalati la mia bambina.» balbettò quel pover uomo, tremando come una foglia.
Theseus sfoderò la bacchetta e la puntò contro le due figure, che si erano dimenticati della loro presenza.
«No, sono io! Credimi Richard!» tremò, terrorizzato, voltandosi supplichevole verso le persone che stavano loro proteggendo.

Theseus lo guardò con aria attenta, convinto del contrario, conosceva bene il suo collega, tanto da aver memorizzato ogni sua singola caratteristica.
I due fratelli nascosero le loro bacchette nelle maniche dei cappotti, pronte a usarle. Theseus fece cenno al fratello di stare in allerta.

Richard si voltò verso di lui, e Newt non potè fare a meno di cogliere una nota di gravità nel suo sguardo vacuo.

Occhi completamente fissi nel vuoto, immobili. Spenti. Sguardo e sopracciglia inespressive, e le pupille ridotte a fessure, come quelle di un gatto, investito dai raggi del sole.

«È sotto la maledizione imperius!» esclamò Newt.
Richard solo allora si rese conto della loro presenza, fece per colpire Newt, ma Thomas lo colpì con uno schiantesimo in pieno petto. L'anziano auror cadde a terra, privo di sensi.
Thomas, che ancora tremava, guardò Theseus con riconoscenza, e lo abbracciò.
«Merlino! Mi hai appena salvato la vita! Grazie!»
L' omaccione si asciugò la fronte zuppa di sudore e continuò a stringere Theseus energicamente.

Theseus Scamander, che raramente riceveva ringraziamenti di quel tipo, annuì appena, mentre tentava di recuperare il respiro e un briciolo di sangue freddo. Gli diede una leggera pacca sulla testa, come se si stesse riferendo a un cucciolo di cane. Rosso paonazzo.

«Di nulla amico. Ma ci conviene muoverci, prima che-»

Non terminarono la frase, perché Thomas bloccò improvvisamente un fascio proveniente da una direzione indefinita, sconosciuta.
I due fratelli, questa volta, cacciarono fuori la bacchetta dalla manica del cappotto, pronti a fronteggiare il pericolo, terrorizzati ma in allerta. Ogni singolo senso attivo, gli uni stretti agli altri.
Thomas lanciò una raffica di scintille nella direzione in cui era convinto che lo schiantesimo fosse partito, andando però a colpire un albero secolare, un'enorme quercia, che si incrinò sotto i suoi schiantesimi.

«Merlino! Continuate a camminare! Non fermatevi!» Urlò Thomas, coprendo i due fratelli con la sua sola presenza.
Ricevette uno schiantesimo in pieno petto, mentre Newt e Theseus cercavano di schivarne altri, lanciando disordinatamente incantesimi uno dietro l'altro.

«Experliarmus!» Urlò Newt.

Dal nulla una bacchetta volò a mezz'aria e Newt, con un balzo, la afferrò e la spezzò in due. Trasse un sospiro di sollievo e continuarono ad andare avanti senza rallentare minimamente il passo. Non potevano rallentare.

«E il tuo collega?»
«Ce la farà!» Esclamò serio l'auror.
«Non vuole lui, vuole noi!» Disse semplicemente.

Newt indugiò, era seriamente preoccupato per lui, e poi aveva una bambina, una figlia. Come poteva lasciarlo lì?
«Ha abbastanza esperienza. E poi lo hai disarmato... bravo fratellino! Ti meriti un altro bacio!»
Theseus era orgoglioso di lui, gli diede energicamente un colpetto sulla spalla.

Newt non disse nulla.
Camminarono per altri parecchi minuti, completamente indisturbati.
Si fermarono in un vicolo semi nascosto, e si smaterializzarono, lontano dagli sguardi indiscreti dei babbani.

Eulalie's pov

Lally si stava innervosendo.

Sapeva che Perennelle era un po' più lenta del solito, ma non credeva che era necessaria piu di mezz'ora per mettere sul fuoco il bollitore. E, pensandoci bene, non lo aveva ancora sentito fischiare. Si alzò dalla sedia per raggiungere la cucina dei Flamel.

Perennelle non era in cucina. E il bollitore non era sul fuoco.

Vi era una terribile confusione, e Lally dovette combattere il desiderio di ripulire tutto, da amante degli incantesimi domestici. Era o non era, forse, una delle più rinomate insegnanti del mondo?

Una pila di pentole e piatti sporchi si elevavano verso l'alto, creando uno spettacolo disgustoso alla vista. Lally si coprì il naso, quando accidentalmente rovesciò il latte acido dal cartone. Perennelle odiava la confusione e Nicolas lo sapeva talmente bene che evitava di mettere in disordine. In effetti, era sempre tutto così ordinato, impeccabile.

Aprì un cassetto e con grande stupore notò che anche le posate erano sparse disordinatamente sul fondo. Lally non ci poteva credere, l'assenza della pietra stava veramente impedendo loro di vivere una vita normale, o forse c'era dell'altro.

Era come se... qualcuno stesse cercando qualcosa.

Un rumore improvviso la fece trasalire. Lally impugnò la bacchetta e si diresse verso lo sgabuzzino, dove credeva di aver udito quel rumore.
Fece scattare la serratura, un pò troppo massiccia e pesante per essere quella di uno sgabuzzino e aprì la porta senza fare rumore, puntando la sua bacchetta verso il piccolo stanzino. Storse il naso, puzza di marciume.

Quel che vide la terrorizzò.

Perennelle era distesa immobile sul pavimento, lo sguardo rivolto verso l'alto e le pupille fisse e completamente dilatate. Lally le si precipitò incontro per liberarla dalle spesse funi che avevano lasciato, sul suo corpicino esile, un pesante segno nero. Lally stessa si bruciò la mani nel toccarle.
«Perry? Perry svegliati!» Le urlò, sussurrando gravemente.

Ma Perennelle non si mosse, e Lally con suo grande orrore ne riconobbe l'effetto di una potente fattura stendente.

Poi, nel buio, distinse un'altra figura magrissima che si dimenava, legata allo schienale e alle gambe di una sedia, ermeticamente.

A furia di dimenarsi, si era ferito con una vite, e il sangue gli colava copioso lungo i polsi, ricadendo a gocce sul pavimento polveroso. Doveva essersi morso la lingua a furia di cercare di attirare in qualche modo l'attenzione di qualcuno.

Faceva leva sulle gambe per allentare almeno un pochino le spesse funi che lo intrappolavano.
Quando sentì la voce di Lally, Nicolas gemette con forza. Nonostante il bavaglio che gli chiudeva la bocca, era riuscita a distinguerlo bene, non che potesse certamente trattarsi di qualcun altro.
Lally gli tolse il fazzoletto dalla bocca, strappandolo con la bacchetta e Nicolas riprese aria a pieni polmoni, tremando nel mentre, tossendo sonoramente, quasi soffocandosi con la sua stessa saliva.

«Lally... Perennelle, loro, prima che tu» balbettò una parola dietro l'altra, affannato, terrorizzato.
Eulalie lo liberò dalle corde, lo sollevò dalla sedia e lo invitò a calmarsi, ponendogli una mano all'altezza del cuore. Poteva sentirlo dimenarsi selvaggiamente, così, prima che potesse venirgli un infarto, lo invitò a respirare profondamente.
«Perry sta bene! Calmati, Nicolas, va tutto bene.» Gli sussurrò, alzando e abbassando la mano per aiutarlo a controllare il respiro accelerato.

Nicolas, a quelle parole, sgranò gli occhi e riprese a dimenarsi come un folle.
«No!»

Quell'improvviso recupero di energie la fece trasalire e la costrinse a indietreggiare.

«Non sta bene! Deve essere portata d'urgenza al San Mungo! Loro, quelli la fuori... non siamo noi!!»
Riprese a tremare.

«Chiudi la porta o ti troveranno! Dobbiamo andarcene subito da qui!» Sbraitò in un sussurro, con le ultime sillabe che era riuscito a emettere con i suoi polmoni ridotti al minimo.
«Sh sh. Troveremo una soluzione, troveremo-»

Non fece in tempo a concludere la frase, perchè una voce femminile la chiamò dall'altra stanza, probabilmente la cucina.
«Lally! Il tè é pronto!» urlò.
Flamel quasi andò nel panico.

«Non bere niente!!» Sgranò gli occhi «Fai finta di niente!!»

«Torno a prendervi, Nicolas, te lo giuro! Tu e Perennelle andrete via da questo posto.»
Uscì rapidamente dallo sgabuzzino, lasciando Nicolas chinò sulla moglie distesa e priva di sensi.
Lo vide farle una carezza e sfiorare la lunga chioma ambrata, e provò una profonda fitta al cuore.
Loro non c'entravano nulla. Erano innocenti.
«Arrivo Perry! Non riesco a trovare un bagno! Credo di allagarti la cucina, se non ci vado subito!» Le urlò.

Prennelle, o meglio la finta Perennelle, fece capolino dall'altra stanza, e Lally fece giusto in tempo ad allontanarsi di qualche metro dallo sgabuzzino.
Eulalie dovette celare l'ansia, sempre più crescente e sorrise falsamente, come se quella figura gracile e mielosa fosse veramente sua amica.

Lo sapeva, aveva sentito che c'era qualcosa di strano. Lei conosceva bene Perennelle, e lei non si sarebbe mai comportata così... in maniera tanto superficiale.

«Credevo lo sapessi dove si trova il bagno!» Sussurrò in risposta, guardandola con sospetto.
Lally scosse la testa, e mentì spudoratamente.
«Sono passati anni da quando vi ho fatto visita. Non ricordi?» Chiese genuinamente.
L'impostore, ovviamente ignaro, scosse la testa.
«Puoi dirmelo tu dov'é il bagno?»
«Ah sì, certo. In fondo al corridoio, a destra.»
«Grazie...»
Perennelle le accennò un sorriso.
«Comunque puoi posare la bacchetta sul tavolo in cucina...»

«Non preoccuparti, Perry!» Le rispose con un nodo alla gola, fingendosi non curante, come se non le importasse.

E invece le importava. Eccome!

La sua bacchetta era l'unica arma con la quale avrebbe potuto chiedere aiuto.
Quegli infami volevano disarmarla! Una preda incapace di difendersi.
Seguì le indicazioni dell'impostore ed entrò nel bagno, chiudendo bene la porta a chiave. Ovviamente non l'avrebbe mai lasciata, se la sarebbe stretta saldamente al petto, pronta a usarla.

Sentiva la finta Perry urlare di muoversi. Ma la conosceva bene. La vera Perry non le avrebbe mai e poi mai portato fretta.
Anche il bagno era tremendamente logoro. Con chi aveva parlato per tutto questo tempo? Le piastrelle bianche erano completamente intrinseche di fango e polvere, sporco. Rabbrividì. Non c'era tempo per indugiare, però.

Si arrampicò, cercando di guardare oltre la finestra, sollevandosi e aiutandosi con la tavolozza del water, che era abbastanza larga da permetterle di poggiare entrambi i piedi lungo un solo bordo.

Perse due volte l'equilibrio, ritrovandosi le scarpe zuppe di acqua, fortunatamente pulita.
Imprecò a denti stretti. Pensò a come chiedere aiuto, a chi chiedere aiuto...
Se avesse usato periculum, le scintille rosse della sua bacchetta sarebbero state viste da tutti, specialmente dai Grindelwaldiani, che non aspettavano altra occasione per irrompere in casa.
Allora le venne in mente un'idea.
Avrebbe potuto mandare un messaggio, sperando che il destinatario fosse in città, di solito in missione da qualche parte in giro per il mondo. Nessuno conosceva la forma del suo patronus.

«Expecto Patronum

Dalla punta della sua bacchetta fluirono delle scie d'argento che, gradualmente, ramificandosi, assunsero le sembianze in un animale.
La lontra d'argento iniziò a volteggiare gloriosa nella stanza, senza fermarsi. Girovagava allegramente, scuotendo la testolina per guardare di tanto in tanto la strega che l'aveva evocata.
Ma Lally non poteva indugiare, doveva muoversi.
«Kama, siamo in pericolo! I Flamel sono stati attaccati! Ci stanno cercando! Vieni subito! Questioni di vita o di morte! Casa Flamel.»

La lontra d'argento diede un'ultima rapida occhiata alla sua proprietaria e sparì, oltrepassando le grade della piccola finestra che Lally aveva cercato disperatamente di abbattere. E tristemente si disperse fra le strade di Parigi.
Il calore e il senso di calma, che aveva provato poco prima, sparirono con lei. E l'ansia riprese a pungerle il petto.

«Lally, sei caduta nel bagno?»

La finta Perennelle era lì, dietro la porta, pronta a reclamare la sua vita, come la morte aveva preso con sé quella dei tre fratelli.

Si morse il labbro, cercando di farsi venire in mente una risposta che non la tradisse.

«In effetti sì, non riuscivo a prendere la carta! Era troppo in alto.» Rispose l'insegnante tremolante, appiattendosi alle piastrelle gelide.
«Ok. Ma sbrigati, il tè si raffredda!»
«Sto arrivando!»
Si strinse le mani tremanti al petto, respirando con forza fino a quando la testa iniziò a farle male.

Non sapeva se ne sarebbe uscita viva. Doveva uscirne viva, come avrebbe fatto a salvare i Flamel? Certo non da morta, o sotto forma di spettro.

Eulalie si sciacquò la faccia, per mascherare il terrore che si era accumulato e dipinto sul volto.
Adesso non doveva fare altro che resistere, fino all'arrivo di Kama.

Se veramente fosse arrivato in tempo per salvarli.

Girò la chiave e spinse la porta, sperando che il suo umorismo non venisse meno nel momento del bisogno.

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