Un vecchio ricordo che brilla

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Le due, a quel punto, ritornarono alla piazza, dove mano a mano Discordia si stava frantumando, ma non con crolli o frantumi, semplicemente il tutto stava lasciando spazio ad un immenso cielo stellato, e i pezzi sembravano svanire nel nulla come polvere mossa dal vento, così come Laura, che ebbe appena il tempo per sorridere alle due per poi scomparire.

Le due amiche, a quel punto, stettero ad ammirare l'immenso cielo stellato, mano nella mano.
"Adesso Discordia non esisterà più, dato che non sei più disperata..." mormorò Claudia.

"Ho già scelto di essere libera, ed Elayne non voleva permetterlo, voleva infierire sulla mia disperazione e intrappolarmi..." disse Elena.
"...E tu sei riuscita a farmi tornare in me.
Amica mia, di questo ti ringrazio..."
"Ho fatto tutto solo per salvarti, perché ti voglio bene" disse Claudia sorridendo.
"Adesso, però, bisogna svegliarsi.
Il sogno è finito, e sono sicura che i tuoi genitori saranno commossi quando ti rivedranno sveglia..." affermò lei.

"Giusto..." disse Elena, e fu così che le due se ne andarono via, lontano, mentre Discordia si dissolveva nel buio, lasciando spazio ad un cielo stellato e sereno, così come Elena da lì in poi.

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Ed è così che era finita, ormai solo un cielo stellato.
Solo pace serena ormai, solo un enorme universo di stelle che brillavano.

Quelle stelle erano i ricordi di Elena.
Che fossero felici o tristi non importava, tutti erano in armonia fra di loro, ognuno brillava di luce propria.

Non c'erano più porte da aprire, da chiudere o bloccate da un lucchetto, non c'era più niente di quel labirinto tortuoso, ma solamente quell'enorme cielo stellato.

C'era finalmente vera e propria armonia ed equilibrio dentro la testa di Elena, non c'era più nulla riguardo i brutti ricordi e i problemi che avevano caratterizzato la sua adolescenza.

Ormai lei era diventata un'adulta, una ragazza sicura di sé, "una bomba piena di strampalate idee", come dicevano le sue amiche, e con un sacco di obiettivi per il futuro.

Aveva non troppi amici, ma di loro ci si poteva fidare.
E finalmente anche un fidanzato che la amava e supportava per quella che era.

Ma un giorno, proprio in quel cielo stellato, proprio lì, in una notte che Elena stava semplicemente dormendo in camera sua, esattamente come quella volta in estate che era stata trasportata in quel mondo dentro la sua testa, successe qualcosa, un imprevisto.

Improvvisamente, ecco che una stella, una stella molto più piccola delle altre, iniziò a brillare, sempre più, e il perché inizia a brillare più delle altre all'improvviso era molto semplice.

Elena, in quel periodo e in quella notte, stava rivedendo un suo vecchio periodo, un suo particolare ricordo.

Stava come ripassando una sua vecchia esperienza, o forse stava facendo un altro sogno totalmente scollegato dalle sue esperienze di vita e probabilmente legato ad una sua vecchia passione.

Probabilmente doveva ancora imparare qualcosa, insomma, che cos'era quella luce che veniva da quella stella?
Che cosa si doveva ricordare Elena, che non le fosse successo, ormai Discordia non esisteva più, Elayne non esisteva più.

La sua migliore amica poi l'aveva aiutata a superare i suoi ultimi tormenti.
E allora che cos'era quella stella?
Cosa si stava ricordando Elena, quella notte?

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"Non posso sopportarlo.
No, proprio no, non posso.
Il punto era: perché doveva finire così, mi chiedo..." sbuffò Elena, mentre si stava arricciando i suoi ciuffi verde prato.
Quella era una delle prime sere al corso di fumetto al quale si era iscritta da poco, e stava iniziando già a fare quattro chiacchiere con gli altri ragazzi durante quei minuti di pausa.

"Di che cosa stai parlando?" chiese un'altra ragazza dagli occhi scuri e dai capelli lunghi castani, intenta ancora a disegnare vari personaggi in stile anime giapponese.

"Beh, ve lo spiego in poche parole: mi riferisco a Five Nights at Freddy's 4, ecco di che cosa parlo." menzionò lei.

In quel periodo lei era davvero molto appassionata della saga videoludica creata da Scott Cawthon, il quarto era il presupposto "capitolo finale" della saga horror più famosa del web, e a quei tempi era finalmente uscito.

"La mia prima reazione è stata: WOW, FANTASTICO!!!
E pensavo che sarebbe stato bello giocarci. Ma il risultato? INFARTI!!" continuò lei, con un'altra che si aggiunse al gruppo e al discorso generale, una dai capelli corti, biondi e sbarazzini.

"Oh beh, già dal trailer mi era venuto da pensare che questo sarebbe stato uno dei più spaventosi della serie!" disse lei, con tono scherzoso.

"E AVEVI RAGIONE, CAVOLO!
Appena mi distraevo durante una qualche notte solo un attimo c'era un animatronico pronto a farmi un jumpscare!
Ma mi chiedo, Scott che problemi ha? Prima di FNAF lui faceva robe buffe e simpatiche, adesso?" continuò Elena, che stava iniziando ad entrare proprio nel vivo del discorso.

"Ma il problema che non accetti quale sarebbe?
Per caso sono i jumpscare?" chiese la ragazza di prima, che a quel punto smise di disegnare.

Elena sospirò, e ritornò all'argomento iniziale, iniziando a riassumere tutta la storia del gioco.

"No, sarebbe la storia.
Allora, sapete che qui il giocatore si ritrova nei panni di un bambino, che vive col cattivo fratello maggiore, che si diverte a fargli dispetti e a prendersi gioco di lui?
E sapete che alla fine, questo bambino festeggia con gli amici il proprio compleanno al Fredbear's Family Diner, ma durante la festa accade una tragedia?
Praticamente il fratello maggiore insieme a degli altri bulletti suoi amici, infila la testa del bambino nella bocca dell'animatronico Fredbear, ed inconsapevoli però del fatto che all'interno del costume ci fosse un endoscheletro, il bambino viene quindi morso al capo dall'endoscheletro ed entra in coma e poi muore!" e finì sospirando, con le altre che avevano ascoltato.

"Beh, è una storia molto triste...
Il gioco fa paura, sì, soprattutto se ti rendi conto che quegli animatronici sono il frutto dell'immaginazione di un bambino ormai in fin di vita, rappresentano la sua paura, il suo punto di morte..." continuò la bionda.

"Beh, io non posso tollerarlo, è un finale troppo triste a parer mio, anche se nemmeno il precedente scherzava, ma almeno lì i fantasmi dei bambini morti andavano in paradiso... È che mi dispiace così tanto, per quel bambino..." concluse Elena.

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Elena tornò a casa, quella sera era anche riuscita a sapere il nome di quelle due ragazze: la prima con i capelli castani si chiamava Claudia, la seconda biondina invece si faceva soprannominare Aky.

E già il fatto che avessero in comune la passione per quel videogioco poteva essere decisamente un buon punto di partenza per fare amicizia con loro.

Elena stava iniziando ad avere brutte esperienze a scuola: non riusciva più ad andare d'accordo con i suoi vecchi amici, e non solo perché loro non erano più gli stessi di una volta appena iniziato l'ultimo anno delle medie.

Stava anche iniziando ad usare dei cattivi termini verso le altre persone, e a fare cose abbastanza di cattivo gusto.

Aveva iniziato con una bugia, aveva mentito riguardo al fatto che si era tagliata un ciuffetto, facendo credere che fosse di qualcun'altro la colpa, e solo perché iniziava a serbire rancore; sempre per quel motivo aveva distrutto il materiale di una classe, in preda alla rabbia...

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La ragazza, sola nel bagno della scuola, piangeva ripensando all'accaduto della scorsa serata.
Come avevano potuto i suoi genitori trattarla in quel modo?

Sapeva di essersi meritata una punizione del genere, ma dentro di sé era incavolata nera, poiché i suoi genitori invece di ascoltare le sue scuse e perdonarla l'avevano considerata una stupida piagnucolona e l'avevano anche insultata.

Fuori dal bagni vide un'altra classe, aperta e con gli alunni non presenti, probabilmente erano in un altro posto, per una gita o un'assemblea.

Elena entrò dentro, e in preda alla rabbia distrusse tutto.
Fece cadere i banchi, aprì gli astucci e distrusse le penne e le matite, e infine scrivendo parolacce di ogni genere sulla lavagna.

Alla fine si mise a ridere come una pazza, si era sfogata come non aveva mai fatto prima ed era una sensazione stupenda.

Ma quella bellissima emozione svanì, quando si girò e vide la faccia esterrefatta e scioccata di una professoressa al di fuori dell'aula...
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Aveva inoltre fatto sempre perdere la pazienza a sua madre, anche per delle cose sciocche, sentendosi involontariamente la colpevole dei suoi problemi e del suo stress.

Credeva che di cose buone ne avesse fatte molto poche, si sentiva cattiva dentro e questo la faceva star male, non voleva rimanere da sola per il suo comportamento.

L'unica cosa che le dava conforto era appunto, quella serie di videogiochi, Five Nights at Freddy's, e il farne fanart e scriverci storie in merito.
Il quarto le aveva dato un mucchio di idee, amava il design dei Nightmare Animatronici, ma allo stesso tempo erano molto difficili da disegnare, rispetto ai classici o ai Toy.

Quella sera, dopo essersi lavata i denti ed essersi messa il suo pigiama preferito (era verde acqua, con fronzoli più scuri e un cuore rosso ricamato sul lato destro del petto) con tanto di calzini pelosi antiscivolo rosa pastello, si mise a letto, ma prima di addormentarsi, Elena mormorò un pensiero, sotto le coperte :"Chissà, magari posso scrivere una storia, una in cui mi danno la possibilità di cambiare il finale di FNAF 4, c'è molta gente che scrive su Internet storie su sto gioco, già ne ho fatta una sul 3...E anche se lì ci sono i Nightmare Animatronici che mi uccideranno non importa, almeno scriverò che morirò sapendo di aver dato una mano a qualcuno...Ad una persona, almeno avrò fatto qualcosa di buono in una mia storia...E non mi sentirò più una persona così tanto cattiva..." e andò a letto...

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Elena riaprì gli occhi, e vide che non era più nella sua camera da letto, era in una stanza totalmente diversa, quella di qualcun'altro.

Era in una stanza con il pavimento blu in moquette e le pareti blu cielo, con due porte bianche socchiuse che portavano a due diversi corridoi, ed un enorme armadio a muro davanti a lei.
Per terra poi erano sparsi vari peluche e giocattoli, in particolar modo risaltavano un telefono blu ed un robottino viola.

Elena rimase ferma a guardarsi intorno, iniziando a capire il luogo in cui si trovava, fin quando la luce di una torcia si illuminò dinanzi al suo volto, quasi accecandola.

"C-chi sei tu?" chiese una voce.
Era giovane, timida e spaventata

Elena rispose in fretta, presentandosi.
"Mi chiamo Elena...
Ma invece di parlare di me, dimmi, tu chi sei?"

La figura abbassò la luce, e la ragazza vide finalmente chi gli parlava: era un ragazzino di circa 8 anni o anche meno, con la pelle chiara, i capelli marroni corti e sbarazzini e gli occhi blu, un po'arrossati dalle lacrime e dalla stanchezza.
Indossava una maglietta nera con le righe bianche, dei pantaloncini blu corti e dei calzini grigi.

Egli, un po'rassicurato, rispose.
"Io mi chiamo Evan...
Mi vuoi spiegare che cosa ci fai tu qui?
Non hai legami con...Quelle creature?" chiese spaventato.

Elena era confusa, ma dedusse che stava molto probabilmente sognando. Probabilmente si stava immaginando come sarebbe stata la sua storia, era la sua occasione, quindi decise di stare al gioco.

"No, non ho nulla a che fare con quei brutti mostri.
In realtà sono venuta qui ad aiutarti.
So che cosa ti succederà se rimani qui impaurito, perciò ti aiuterò a superare tutto.
Fidati di me, ok piccolo?" chiese Elena.

Evan all'inizio sembrava molto confuso, ma poi mormorò leggermente un:"Ok" di conferma, dando a lei la torcia in mano.

I due iniziarono subito a guardarsi attorno nella stanza, controllando entrambe le porte, il letto e l'armadio.

Fino alle 2, segnate da un piccolo orologio elettronico sul comodino, non successe nulla di particolare, ed Elena doveva ammettere che si stava annoiando un pochino, a seguire quello schema.

Questo finché non si rigirò verso il letto, e vide 3 piccoli mostriciattoli marroni simili a degli orsacchiotti che alla vista della torcia scapparono e andarono sotto le lenzuola.
La ragazza a quel momento iniziò seriamente a preoccuparsi, anche perché Evan le disse che alle porte aveva visto qualcosa muoversi.

Fu in quel momento che la ragazza cominciava a spaventarsi sul serio, anche se sapeva che quello che stava condividendo con lui era tutto un sogno, la sensazione generale dell'essere in una stanza piccola, senza un posto dove nascondersi e senza una via d'uscita era abbastanza reale.

Ad un tratto, la ragazza sentì qualcosa afferrarle il piede, che cercò di trascinarla sotto il letto, ed iniziò a gridare, chiedendo aiuto.

Evan la vide in pericolo, e per fortuna la salvò da quella cosa, anche se era un bambino molto piccolo era abbastanza agile e l'aveva aiutata.
Elena non capì chi poteva essere sotto il letto, ma sapeva che poteva seriamente farsi male.

Ad un tratto scoccarono le 6 del mattino sull'orologio, e di questo i due ne erano molto sollevati, sebbene ci sarebbero state altre notti lì per lui...

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Elena si risvegliò per un attimo in camera sua, ancora in piena notte, era grondante di sudore per il terrore e con il piede che le faceva un pochino male.
Poteva anche decidere di mollare tutto e lasciare il sogno da parte, ma invece no.

Sì riaddormentò, sperando di continuare quella vicenda.

In qualche modo si sentiva come se avesse un incarico, che doveva salvarlo dal suo destino per sentirsi bene con sé stessa.
Ed era anche piuttosto determinata nel completare questa sua "missione"...

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