10•capitolo -Ti sei contata da quanti giorni non ti insulto?-

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Beatriz

"Roman è strano", questo pensiero non fa che assillarmi da quando, un mese fa, ci siamo avvicinati. Quel giorno è stato strano perché non abbiamo bisticciato, anzi, ci siamo avvicinati come mai avrei immaginato. Roman mi ha mostrato un pezzo di sé che non pensavo esistesse, ho pensato davvero fosse una persona sensibile e che nascondesse il suo dolore. Poi in un'istante è cambiato tutto, lui dopo il nostro abbraccio, è scappato da me quasi avesse paura di qualcosa. Il fatto è che dopo quell'evento, si è volatilizzato, cerca sempre di non stare dove ci sono io, mi punzecchia solo quando siamo in mezzo agli altri, quasi non volesse far notare questa situazione. Che poi non ho capito a che è dovuto e, soprattutto, perché mi dia tanto fastidio.

Sono insieme a Santiago, in un pomeriggio di sole, anche se le temperature sono ancora piuttosto basse. Lui ha un giubbotto verde e sta sorridendo, be' lui lo fa sempre quando ha la sua amata macchina fotografica tra le mani. Mi ha detto che ha scoperto un paesaggio meraviglioso che non vede l'ora di fotografare, mi ha chiesto di accompagnarlo e non ho opposto resistenza, mi piace assisterlo nei suoi viaggi alla scoperta di posti da fotografare, mi piace ammirare il suo sguardo entusiasta mentre lo fa.

«Ti piacerà, vedrai, Bea» mi assicura, con un sorriso gioioso stampato sul volto. Io annuisco e continuo a seguirlo, finché non si ferma e mi mostra il luogo di cui continua a parlare da una settimana. «Non è bellissimo?» si volta verso di me, ma non se lo toglie mai quel sorriso.

«Si, è stupendo» concordo. Lui mi lascia indietro e comincia a scattare qualche foto, quando lo fa si perde proprio nel suo mondo, il resto lo lascia alle spalle.

«Bea» attira la mia attenzione, si volta a guardarmi, «ti va di farne qualcuna tu?»

«Oh no, Santi... io... lo sai, non amo mettermi sotto l'obiettivo» gli ricordo. Mi sento sempre molto impacciata a fare le foto, probabilmente perché non sono sicura di me stessa e questo si vede.

«Dai, Bea» si avvicina a me, i suoi occhi azzurrissimi a cercarmi, il suo sorriso dolce ad incitarmi. «Te ne farò qualcuna, ma rimarrà tra noi» perciò acconsento e mi faccio qualche scatto. Nel tragitto del ritorno, Santiago mi mostra i suoi scatti, prima quelli dei paesaggi e poi quelli che riguardano me.

«Sei davvero venuta bene nelle foto» per Santiago è uno dei migliori complimenti che è in grado di farti, si imbarazza a farli apertamente.

«Grazie, ma non credo sia il soggetto, sei tu bravo» ribadisco. Santiago mi guarda facendomi capire che non è d'accordo con ciò che sto dicendo.

«Allora facciamo una scommessa: metti la foto su Instagram, se raggiunge i cento like, ti farai fare qualche scatto, se no ti prometto che non ti chiederò più di fare foto» si aggiusta il ciuffo e mi guarda, un po' timido come sempre nei miei confronti, anche se si vede che alla fine sono una delle poche persone con cui si sente libero di parlare dei suoi interessi. Probabilmente perché non tutti ci capiscono.

«Dovrei metterla su Instagram?» prendo un profondo respiro al pensiero, non sono molto social, anzi a dire il vero l'ultima foto che ho postato risale allo scorso anno insieme alle mie amiche, mai sola.

«Sì!» asserisce fermo il mio amico.

Sto per dire no, quando mi viene ancora in mente la voce di Roman che mi dice quanto sono frigida e poco propensa a lasciarmi andare. E in effetti, se non riesco neppure a mettere una foto che ritrae me stessa, figuriamoci a rapportarmi all'altro sesso. Mi dà fastidio che Roman cominci ad avere un certo peso nelle mie riflessioni su me stessa, però non riesco ad evitare il pensiero.

«Va bene!»

Quando ormai siamo quasi giunti a casa mia, mi volto verso Santiago e a quel punto gli faccio la domanda che tanto mi tormenta nella mente, anche se ammetto che me ne pento abbastanza in fretta.

«Ma con Roman è tutto a posto?» lui mi guarda un po' spaesato, si gratta la fronte e sembra rifletterci.

«In che senso, scusa?»

«Niente è che...» adesso mi sento in imbarazzo, vorrei tornare indietro e non fargli più questa domanda, ma se lo facessi, Santi potrebbe trarre conclusioni sbagliate.

«Niente, ultimamente è "poco" Roman. Non sfrutta ogni occasione per punzecchiarmi»

Santiago annuisce e ci pensa un attimo prima di rispondermi.

«Be' meglio per te, no?» tuttavia non mi lascia rispondere alla domanda, perché in fondo ha ragione, non so nemmeno perché gli sto dando tanto peso. «Comunque, questo è il periodo dell'anno più difficile per Roman» non mi specifica il motivo, anche se ho compreso il perché. «Credo sia per questo»

Non gli chiedo più niente, lascio cadere la frase e saluto il mio amico con un bacio sulla guancia. Quando rientro in casa, aleggia un silenzio assordante, credo che mia madre non ci sia – ultimamente succede spesso – e neanche il padre di Roman. Roman, be' lui chissà dov'è. Vado per andare in camera mia, quando vengo attirata dalla voce del ragazzo a cui stavo pensando che sembra stia parlando al telefono. Lui che, quando si accorge di me, calamita i suoi occhi nei miei, stringendo le labbra.

«Ciao, Roman» gli dico, ma lui invece di rispondermi, alza la testa e poi torna a farsi i fatti suoi. Mi chiudo in camera mia e tento di studiare, ma non mi riesce tanto bene perché anche se provo a scacciare il pensiero, anche se non ne capisco il motivo, continuo a pensarci e non ne riesco a fare a meno. Ecco perché chiudo come una pazza il libro di matematica e vado verso camera di Roman, poi mi rendo conto che tutto ciò non ha senso e torno in camera mia.

Passata qualche ora, arriva l'ora di cena e scendo giù in sala da pranzo. Ad accogliermi c'è Roman che mi stupisce perché è ai fornelli.

«Stai cucinando? Dov'è Carmen?» gli chiedo, facendo riferimento alla governante di questa casa. Lui mi lancia un'occhiata divertita.

«Carmen ha avuto qualche problema con suo figlio, è dovuta andare via e dunque sto cucinando io. Spero non ti dispiaccia»

«Vuoi avvelenarmi?» sbotto, e anche se credevo di suscitare una reazione, non succede nulla. Rimane impassibile.

«Dai, siediti, cucino per te, bocconcino» mi sembrava di non sentirglielo dire da troppo tempo. «Prometto di non avvelenarti»

Mi limito ad annuire e apparecchio la tavola, qualche minuto più tardi Roman si presenta con della paella, si siede di fronte a me e mangia in silenzio e anche questo non è da lui, non capisco cosa gli prenda.

«Ti sei divertita oggi con Santiago?» me lo dice con una punta di astio. Alzo lo sguardo verso di lui e annuisco.

«Certo, con lui mi diverto sempre» affermo.

«stareste proprio bene insieme» ma non ci leggo sincerità in queste parole, come se lo stesse dicendo in maniera meccanica. Un po' tutti affermano questa cosa che tra me e Santiago potrebbe funzionare e ammetto che mi trovo molto bene con lui, ma non riesco ancora a smettere di pensare ad André.

«E cosa te lo fa pensare?»

Roman si pulisce le labbra con lentezza, poi punta il suo bosco nei miei occhi, quasi stesse cercando di fulminarmi con lo sguardo.

«Siete così simili, avete gli stessi interessi...» lascia volutamente la frase in sospeso e so già che sta per aggiungere qualcosa che mi indisporrà. «E poi, almeno ha la tua stessa età e ci tiene a te»

È come un pugno assestato in pieno petto, la cosa che più mi dà fastidio è che gli do peso a quello che dice, e non gliene dovrei dare.

«Ecco che sei tornato il solito stronzo, mi sembrava strano che non avessi detto una delle tue cattiverie da un mese»

Roman invece di farsi scalfire, ridacchia.

«Fammi capire, bocconcino, ti sei pure contata esattamente da quanti giorni non ti insulto?» inumidisce le sue labbra fini con la punta della lingua, non se lo toglie il sorriso sbruffone e trionfante dal volto. «Non è che cominci a provare qualcosa per il tuo fratellastro?»

Trattengo il fiato e stringo le labbra pur di bloccarmi e non inveirgli eccessivamente contro, ma con lui è tutto troppo difficile.

«Vaffanculo, Roman!» sbotto furente, «mai nella vita proverei qualcosa per te. Io ci ho pure provato ad andare d'accordo con te, mi sei anche sembrato umano il mese scorso quando ti ho visto in quel modo, ma mi sa che mi sono illusa fosse così» mi alzo dalla sedia per andarmene, ma a Roman basta qualche passo per fermarmi.

«Adesso ti faccio pure pena, bocconcino?» mi sfiora il viso col suo alito caldo, i suoi occhi verdi non smettono per un attimo di guardarmi.

«Non mi fai pena, volevo soltanto...» tento di dire. «Nulla, sei un idiota» mi libero dalla sua stretta e lo lascio lì, scappo dalla frustrazione che sento per avergli permesso di entrarmi in testa. Come mi è venuto di pensare che in Roman ci fosse umanità, quando mi pare scontato che così non è. Lo conosco da anni, e mi sono fatta fregare per qualche attimo di umanità. Mi sbatto la porta alle spalle e riprendo a studiare, che è il mio unico modo per sfogarmi. Quando sono arrivata al limite, ricevo un messaggio da parte di Ana che mi dice di uscire, e io stranamente accetto.

Io e Ana ci ritroviamo davanti una delle più importanti discoteche di Madrid, per tutta la strada mi ha ripetuto quanto fosse felice che finalmente avessi accettato di uscire e che stava cercando di capirne le ragioni, io ho risposto a monosillabi non facendo riferimento in alcun modo a Roman, so bene che se solo le dicessi quello che è successo lei comincerebbe a pensare che tra me e lui ci sia qualcosa.

Entriamo dentro la discoteca e Ana comincia a salutare gente che non conosco, finché, ad un certo punto, i miei occhi vengono calamitati da Roman che a quanto pare ha avuto la mia stessa idea. È insieme a due ragazze, le stringe quasi fossero in suo possesso. Un brivido di fastidio irrompe in me, sbatto le palpebre e poi cerco di pensare ad altro, anche perché che lui sia un donnaiolo non è una novità. Odio la sua superficialità.

Io e Ana beviamo due shot, mi ha obbligata a farlo, asserendo che è l'unico modo che ha per farmi sciogliere. E ancora una volta, stranamente, ho fatto come diceva lei senza opporre resistenza.

Quando un po' la testa mi gira, Ana si mette a parlare con Victor, non so esattamente di che cosa e io, istintivamente, cerco Roman tra la folla ma non lo vedo.

«Ehi, Bea... sto andando un attimo con Victor che mi deve parlare di una cosa. Ti posso lasciare sola?» mi domanda la mia amica, quasi di fronte a lei avesse una bambina a cui badare.

Abbasso la testa su e giù una volta e le sorrido.

«Certo, ci vediamo dopo!»

Solo che, quando ci mette più del previsto e mi rendo conto di che ore siano, decido di cercarla. Domani c'è scuola e non voglio di certo rischiare di addormentarmi, dunque è arrivato il momento di andarcene. La cerco tra la calca di gente senza alcun risultato, finché non provo a cercarla in bagno ed è lì che sento la sua voce ma anche quella di Roman.

«Ana, quel ragazzo ti sta rovinando. Non fa per te!» le urla addosso, non si accorgono di me, rimango a qualche passo da loro.

«Devi smetterla di controllarmi e farti i fatti tuoi, non mi sembri neppure più tu» sbotta la mia amica. Giuro che non ho mai sentito Ana e Roman litigare, anzi, solitamente vanno piuttosto d'accordo. Roman deve essere geloso di Victor per quello che sente per la mia amica.

«Ana, io lo faccio per te, perché ci tengo a te!» esclama con vigore Roman, «non voglio che ti perdi dietro quello stronzo, a lui non importa di te!»

«Mi devi lasciare in pace, va bene?» strilla la mia amica, «e non te lo voglio ripetere, guai a te se ti azzardi...» ma è solo in quel momento che Roman si accorge di me e Ana deve essersi accorta del mutamento del suo sguardo, si volta e mi vede. Un sorriso finto appare sulle labbra della mia amica, si sistema i capelli e sembra che abbia gli occhi lucidi.

«Ehi... Bea!» finge e si vede.

«Ce ne... ce ne andiamo?» le domando, lei ci sta qualche secondo prima di annuire.

«Si, andiamo via!» guarda per un'istante Roman prima di decidere di voltargli le spalle per lasciare insieme a me questo posto. Ma quando ormai siamo fuori, veniamo inseguite da Roman che ci ferma.

«Aspettate» urla senza fiato, Ana stringe le labbra per il disappunto di riaverlo qui, è probabile che non lo voglia intorno dopo la discussione appena avuta. E la capisco, non le sarà piaciuta la scenata di gelosia visto e considerato che non sembra interessata a Roman sentimentalmente. «Siete con la macchina?» Ana guarda Roman e annuisce senza rispondere. «Guido io!»

Ana subito scuote la testa, non vuole averlo intorno questa sera e si vede.

«Non se ne parla, vattene, Roman!»

«Guido io!» ribatte con convinzione. Poi si avvicina all'orecchio della mia amica e le sussurra qualcosa che pare convincerla ma nello stesso tempo scuoterla. I suoi occhi si spostano su di me, poi annuisce e accetta di far guidare Roman.

Per tutto il tragitto nessuno apre bocca, un religioso silenzio pare far da sfondo a questa serata che non è andata come speravamo per nessuno. Ana ha deciso di mettersi dietro, probabilmente non vuole stargli vicino, io ce l'ho accanto ma sembra distante anni luce. È tormentato dai suoi pensieri. Arriviamo sotto casa di Ana e la salutiamo, lei va via in fretta, mentre Roman le dice che le riporterà la macchina domani mattina.

«Che è successo tra voi?» chiedo a quel punto, visto che la curiosità si è fatta spazio in me.

«Nulla di che...» ribatte per chiudere il discorso.

«Non dovresti farle scenate di gelosia, in fondo non state neppure insieme. Se lei ha deciso di stare con Victor saranno affari suoi» Roman stringe il volante e sbuffa aria dal naso nervosamente.

«Il problema sai qual è, Bea?» domanda ma non mi lascia rispondere. «Che voi ragazze vi innamorate sempre di chi non vi merita, quelli che ci tengono a voi neppure li considerate»

«Stiamo sempre parlando di Ana?» rispondo con astio, non mi piace che puntualizza sempre la mia storia con André. Roman ferma l'auto e si volta a guardarmi con un'espressione truce.

«Stiamo parlando che dite tanto di voler qualcuno che vi voglia bene, ma in realtà siete tutte uguali, siete masochiste: più vi fa male, più lo amate. E non accettate i consigli!» non l'ho mai visto tanto tormentato, sono irritata dal suo comportamento.

«Ma che ne sai tu, Roman? Sei solo un superficiale che non è in grado di avere un sentimento reale per nessuno e che gioca con i sentimenti delle ragazze. Pensi non ti abbia visto stasera con quelle due? Credi che loro non ci rimangano male che domani non ti ricorderai neppure il loro nome?»

Tento di scendere e togliermi da questa conversazione, ma Roman mi segue e mi raggiunge. Mi blocca col suo corpo attaccato al mio, spingendomi verso l'auto.

«Io non prendo per il culo nessuno, Bea. Tu non mi conosci ma sai solo giudicarmi, sin dal principio l'hai fatto. Mi sono stufato!» me lo dice così vicino alle labbra che rimango inerme, deglutisco, non riesco proprio a muovere un arto. «Pensa quello che vuoi!» e poi se ne va, lasciandomi basita.

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