25•capitolo -Dannato Louis-

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Roman

Siamo arrivati nella casa in campagna da un paio di minuti e io già non vedo l'ora di intrufolarmi in camera di Bea. Non riesco a controllarla la voglia che ho di lei, vorrei poterla baciare tutto il giorno. A volte è frustrante, anche perché so che da un momento all'altro potrebbe dirmi che si è stufata. Non mi ha mai detto di provare qualcosa per me, né sono riuscito io stesso ad affrontare l'argomento. Ho paura che per lei non sia la stessa cosa, anche se sento da parte sua che tiene a me. Devo solo capire quanto.

È ora di cena e mi appresto ad andare in sala da pranzo, trovo già Camila e mio padre, insieme a Beatriz che, ogni volta che siamo insieme a loro, finge che proprio non esista. Probabilmente per non far capire cosa sta accadendo tra noi.

«Ce l'hai fatta finalmente.» Duro afferma mio padre. Non gli va proprio giù che non rispetti gli orari pattuiti per cenare, io invece sorrido per sdrammatizzare e lancio uno sguardo in direzione di Beatriz, la quale invece abbassa lo sguardo e si distrugge il labbro inferiore con i denti.

«Sono qui, adesso.» Gli faccio notare, nel frattempo Camila mi mostra un sorriso che serve per stemperare la tensione. Ho sempre la sensazione che lei sia dalla mia parte e questo mi fa stare bene, mi mette tranquillità, ma mi fa anche sentire dannatamente la mancanza di mia madre. Un sospiro al suo ricordo viene fuori dalle mie labbra e mi siedo di fronte a Bea.

Mangiamo in perfetto silenzio, sembra che qualcosa turbi la quiete di questa casa. E in effetti, è da un po' di tempo che lo avverto, non so però a cosa sia dovuto.

«Sei entusiasta per l'università, Bea?» Si interessa mio padre, posando la forchetta sul tavolo e pulendo la bocca con un tovagliolo. Si sforza perfino di sorridere, anche se non è da lui. Per fortuna non ho preso da lui, ma da mia madre.

«Sì, non vedo l'ora di iniziare.» Gli occhi di Beatriz brillano di speranza, sanno di futuro e io mi perdo a guardarli, perché mi fa scoppiare il cuore dal petto.

La sua voglia di futuro la fa venire a me.
Anche se ammetto che il pensiero che io possa non essere nei suoi piani mi turba, e nemmeno poco. Ho paura di perderla, e questa sensazione non mi lascia mai.

«Sei una ragazza in gamba.» Mio padre la guarda compiaciuto, invece mi accorgo dell'occhiata che mi lancia che non ha gli stessi pensieri positivi verso il sottoscritto. «E tu, Roman, alla fine hai deciso cosa fare del tuo futuro?»

Beatriz mi lancia uno sguardo comprensivo, si sistema i capelli in maniera convulsiva e la sua apprensione mi fa sentire importante per lei. Mi dà la consapevolezza che le mie fisime non hanno motivo di esistere, lei tiene a me.

Scrollo le spalle e un sorriso di circostanza contorna la mia bocca.

«Deciderò presto. Grazie per l'interessamento, pà!» Beatriz ridacchia, ma sta ben attenta a non farsi vedere da mio padre, il quale stringe le mani in due pugni per far capire il nervoso che gli provoco. Ma non mi importa, ormai è da un po' che ho smesso di dar peso alle sue aspettative nei miei confronti. Se ne farà una ragione, o almeno è quello che spero.

«L'hai detto anche a Natale, e anche quello prima. Non vedo che ti stai impegnando a dovere.»

«Non eravamo qui per una vacanza di piacere?» Cerco di trattenermi perché il suo punzecchiarmi comincia ad agitarmi.

«A proposito di questo...» lascia volutamente la frase in sospeso e i suoi occhi rigidi si posano su di me, facendomi capire ancora una volta perché io e quest'uomo non potremo mai andare d'accordo. «Domani ho un incontro molto importante col signor Ortega, è un pezzo grosso per ampliarci» al suono di quel nome, anche se so che non si riferisce allo stesso "Ortega" che detesto, una tosse improvvisa mi assale e gli occhi di Beatriz mi cercano preoccupati. «Tengo molto alla tua presenza.» Questa sola frase mi fa comprendere i veri motivi per il quale mio padre mi ha portato qui. Mi ha fregato e ci sono pure cascato. Era tutto architettato per impormi il suo stupido lavoro.

Stringo le mani e adesso non mi trattengo più, mi alzo in piedi e lo guardo in cagnesco.

«Mi sembrava strano che volessi organizzare una gita per stare con la tua famiglia» virgoletto l'ultima frase, nessuno osa parlare. «E invece sei sempre il solito, sempre a volermi imporre quello che vuoi tu. Ma sai una cosa? Non verrò!» Esclamo indispettito, senza voltarmi indietro me ne torno in camera mia e ci rimango per un paio di minuti. Sono talmente nervoso che do un pugno sul letto e la forza che gli metto mi fa pure far male.

Dannato Louis!

Ma mentre sono preso dalla rabbia,  Beatriz entra e mi osserva con le braccia conserte e gli occhi dispiaciuti. Mi siedo sul letto e la ignoro, perché adesso vorrei solamente stare solo. Lei però si siede vicino a me e se per i primi minuti tace, poi mi accarezza il braccio. Il suo tocco è così delicato che mi fa comprendere maggiormente il motivo del mio amore nei suoi confronti. È così perfetta per me che mi spinge a voler essere perfetto per lei.

«Beatriz, ti prego, lasciami solo.» La supplico con la voce strozzata. Al momento vorrei perfino piangere per la delusione di essere stato fregato in questo momento, ma non voglio farlo davanti a lei.

Ma Beatriz sembra che neppure mi ascolti, anzi, appoggia la testa sulla mia spalla e rimane in silenzio, vuole che sia io a dire qualcosa quando me la sentirò. «Lo odio.» dico, disperato.

«Non è vero.»

«Sì, invece. Ha architettato tutto questo per farmi fare ciò che vuole lui e io... ci sono pure cascato. Volevo solo passare del tempo con te.» Sussurro, abbassando gli occhi. Bea mi prende il viso con entrambe le mani e mi spinge a guardarla. Le sue iridi inghiottono le mie e il mio cuore non ne vuole proprio sapere di smettere di battere così forte. Tanto fa sempre questo casino in sua presenza.

«Siamo insieme, no?» Chiede, ma non rispondo. Invece di aspettare una mia risposta, mi bacia sulle labbra, un bacio prima lento ma che via via diventa sempre più focoso. Sulla sua bocca affogo le mie frustrazioni delle ultime ore, si mette a cavalcioni su di me e io le accarezzo le natiche da sopra i jeans. Un grugnito spontaneo viene fuori dalla sua bocca quando mi spingo su di lei spinto dal desiderio che ho costantemente. La vorrei ad ogni ora del giorno, in ogni singolo momento perché è la prima volta in vita mia che so cosa significa fare l'amore con qualcuno, e non è mai stato così eccitante.

«Ti voglio.» soffio sulle sue labbra dischiuse. Come reazione si spinge maggiormente contro la mia erezione e io intrufolo le mani sotto la sua maglietta fino a toccarle i fianchi per poi salire e toccarle il seno. I suoi occhi si accendono di lussuria mentre lo faccio, soffoca un gemito che le rubo con un altro bacio.

«Roman...» biascica, «dobbiamo fermarci. Po- potrebbe entrare qualcuno.» Mi sussurra, ma si sente perfettamente dal tono che usa che non vorrebbe in alcun modo fermarsi. Dunque la spingo sul letto e capovolgo la situazione, adesso sono io sopra di lei, io che la bacio, io che la comincio a spogliare ma mentre ormai è quasi senza maglietta, qualcuno bussa alla porta e Bea fa un balzo per sottrarsi dalla mia presa. Mi sento come svuotato nel non averla più sotto di me, frustrato come non mi è mai successo.
È bastato un suo bacio per cancellare dalla mente quello che è successo con mio padre.

«Roman, mio Dio. Se- se ci vede qualcuno, potrebbe capire.» Il suo tono di voce è preoccupato.

«Sarebbe davvero un problema?» Beatriz mi guarda un po' sconvolta, ma non ha il tempo di rispondere perché la voce di Camila si fa spazio tra noi.

«Roman, so che sei lì dentro. Voglio solamente parlarti un attimo.»

Bea è ancora più atterrita, quasi trema nell'aver capito che si tratta di sua madre.

«Stai calma» le prendo il viso e le poso un bacio sulle labbra. «E vedrai che non capirà nulla.» Finisco di parlare con lei, poi mi rivolgo a Camila. «Puoi entrare.»

Camila entra con un viso triste per quello che è successo, sono certo che voglia consolarmi, ma quando vede Beatriz in camera mia qualcosa nel suo sguardo muta, ha gli occhi sospettosi mentre guarda sua figlia. Spero davvero che non lo capisca perché potrebbe non prenderla bene.

«Tesoro, anche tu qui?» Chiede infatti alla figlia. Ha molta tensione addosso, non fa che tremare e questo suo atteggiamento potrebbe metterla allo scoperto. A me in fondo non importa che lo scoprano, voglio stare con Bea e non ho nulla da nascondere.

«Ero... Ero qui perché insomma, dopo quello che è successo.» Bea si alza, un sorriso finto le contorna i lineamenti e la tensione non ha lasciato il suo viso. «Ma stavo andando.» Va via e Camila resta per un attimo a guardare, gli occhi socchiusi in due fessure e poi si siede vicino a me.

Mi accarezza la gamba, ho notato che lo fa sempre quando vuole consolarmi. Camila mi piace e il fatto che sia così, ammetto, mi fa sentire in colpa nei confronti di mia madre. So che non tolgo nulla a lei, eppure è così che mi sento.

«Come stai? Sincero!»

«Bene. In fondo dovevo aspettarmelo. Sono stato solo stupido.» Nascondo i miei veri sentimenti con un sorriso sornione.

«Lo sai che lui vorrebbe solo che ti impegnassi per qualcosa. So che non è il giusto modo di fare, ma...»

«Non capisco perché non me lo sta dicendo lui.» Scrollo le spalle, sbuffo aria dal naso. Quell'uomo riesce a farmi saltare i nervi, davvero non capirò mai come mia madre e Camila si siano potute innamorare di lui.

«Sai com'è orgoglioso.»

«Lo so bene. Davvero, Camila, apprezzo che tu sia venuta, ma il discorso è chiuso: non andrò alla cena di lavoro.»

«Nella vita per le persone che si amano si devono fare dei compromessi. Non vuoi far parte del mondo di tuo padre? Benissimo. Ma potresti anche andare con lui e dimostrargli che lo rispetti e che anche tu lo meriti. La prossima volta così chiederà un tuo parere.» Poi si alza, sembra che abbia finito, ma invece si china e mi stampa un bacio sulla fronte. «Il poco dialogo rovina i rapporti, anche quelli più forti. L'amore non basta. Te lo dico per esperienza. Magari invece siete ancora in tempo per avere un dignitoso rapporto.»

Continuo a non risponderle perché in fondo non saprei che dirle, anche se ho capito ciò che vuole farmi arrivare. Ha ragione, non ho mai avuto un dialogo con mio padre, e sebbene non cambierò mai idea sul suo lavoro, forse dovrei parlargli. Camila tenta di andarsene ma prima di farlo si volta a guardarmi, sembra che stia pensando alle ultime parole da dirmi.

«Tu e Beatriz finalmente andate d'accordo?» Mi manca il respiro perché non voglio mentire alla donna che mi è di fronte, è una delle persone che apprezzo di più. So però che Beatriz non vuole farlo sapere a nessuno quello che sta succedendo tra noi.

«In che senso?» Cerco quindi di capire meglio il perché della sua domanda.

Scrolla le spalle e mi fa un sorriso.

«Sono felice che sia venuta prima di me. Non me lo aspettavo.» Si limita a dire e non riesco proprio a comprendere se sospetti qualcosa.

«Be' il solito. Oggi ci vogliamo bene e domani litighiamo.» Ridacchio per sdrammatizzare. Camila sembra pensarci un attimo, poi annuisce come avesse preso consapevolezza che il suo sospetto non ha ragioni di esistere.

«Buonanotte, tesoro.» Afferma prima di richiudersi la porta.

«Buonanotte, Camila.»

Esce da camera mia e io provo a smettere di pensare a tutto ciò che è successo, però mi alzo perché ho bisogno di andare da Bea. Solo la sua presenza può riuscire a calmare questo bisogno di evasione. Lei è la mia salvezza. Esco dalla camera cercando di non fare rumore e percorro tutto il corridoio in cerca di quella di Beatriz ma, quando sono quasi giunto a destinazione, mi blocco sentendo la voce di Camila che proviene dal bagno.

«Non puoi chiamarmi, no. Smettila, per favore. È già abbastanza complicato così.»

«Non devi dirmi queste cose.» Quasi lo supplica mentre lo dice e io me ne pento di stare ascoltando, voglio andare via ma le mie gambe non riescono a muoversi.

«Il problema è che mi manchi anche tu. Ma abbiamo preso una decisione, ricordi? Non dobbiamo più vederci, né sentirci. Sono venuta qui per un motivo...»

«Devo chiudere. Potrebbero... potrebbero... sentirci. Buonanotte.»

E mette giù, senza farmi sentire decido di tornare in camera mia e il cuore mi scoppia dal petto. Cerco di pensare che non può essere ciò che penso, che Camila non metterebbe mai le corna a mio padre, eppure... eppure ogni cosa mi porta a pensarlo.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro