33•capitolo -Scappare da lei-

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Roman

Non sono riuscito a prendere sonno per tutta la notte. Non posso credere che Camila tradisca mio padre col suo ex marito. Quando lo scoprirà Beatriz, ne rimarrà sconvolta e il solo pensiero di ferirla, ferisce anche me. Ho paura che questo ci porterà ad allontanarci e io questo non posso permetterlo. Io e lei dobbiamo stare insieme, non posso più farne a meno. È per questo che, all'alba, ho mandato un messaggio ai miei amici, avevo bisogno di parlarne. Per fortuna hanno risposto tutti e ci stiamo prendendo un gelato in centro. Santiago mi guarda aspettando che dica qualcosa, invece Gonçalo sta scrivendo un messaggio e Felipe sembra essere totalmente assente.

«Che succede, Roman?» rompe il ghiaccio Gonçalo. Io mi siedo in una panchina e mi metto le mani tra i capelli, non sono certo che riuscirò a parlarne, ma devo farlo perché se no rischio di impazzire.

«Camila ha una relazione con un altro uomo.»

«Sei sicuro?» Interviene Santiago, visto che ne avevamo già parlato. «Fino a ieri dicevi che non eri certo.»

Annuisco perché purtroppo la certezza mi si è palesata davanti e ora non so più che fare. Adoro Camila e l'idea che sia così poco leale, mi fa stare male. Si è opposta al mio rapporto con Bea, e poi lei è tutt'altro che sincera.

«L'ho vista, ieri sera. La cosa peggiore è che la persona con la quale ha una relazione è il padre di Bea.» sospiro stanco. Il ricordo del loro bacio mi si palesa davanti agli occhi e mi atterrisce. Credevo che finalmente la mia famiglia fosse serena, ma così non è, dovrò dare l'ennesimo dolore a mio padre.

«Oh mio Dio. Davvero?» sbotta quasi Felipe, stringendo le labbra in un'espressione sconvolta.

«Non ci posso credere.» borbotta Gonçalo, appoggiando la sua mano sulla mia spalla. Santiago è l'unico che non dice nulla, ma l'espressione del suo viso mi fa capire ogni suo pensiero.

«E che hai intenzione di fare?» Mi domanda Felipe, boccheggiando. Se lui è sconvolto, figurati io.

«Non lo so. Non so che fare.» Sbotto. «Quando Beatriz lo scoprirà...» non ho il coraggio di finire la frase. Potrebbe odiarmi per questo e io ne ho paura. Non voglio perderla.

«Non vorrai farglielo scoprire da sola, giusto?» chiede Santiago, lanciandomi uno sguardo.

«Le bugie hanno le gambe corte.» Concorda Gonçalo, che ovviamente lancia un'occhiataccia a Felipe. E ti pareva.

«Gliene parlerò.»

Quando torno a casa il mio primo pensiero è quello di parlare con Beatriz ma, quando vado in camera sua non la trovo, tiro un sospiro di sollievo. L'idea di parlarle non mi entusiasma, preferirei non darle questo dolore nonostante io sappia che devo. Vado in sala da pranzo e mi guardo una serie. Ma non sto molto attento perché ritorna prepotente il pensiero di ciò che ho visto e ad appesantire la situazione, arriva proprio mio padre. Non torna mai così presto.

«Sei già a casa?» Domando, infatti.

Annuisce e mi scruta.

«Verrai stasera, giusto?» è l'unica cosa che gli importa? Eppure, nonostante odio questo suo atteggiamento, non riesco ad avercela con lui perché so che soffrirà quando scoprirà di Camila.

«Sì» dico. Mi guarda solo per un altro istante, poi mi dà le spalle. Ma non riesco a tenermi ciò che so, lui deve sapere.

«Pà» attiro la sua attenzione e lui si gira. Socchiude gli occhi in due finissime fessure e mi scruta. «Io...»

«Va tutto bene?»

Prendo un profondo respiro e non so neppure come riesco a pronunciare il resto.

«Ieri... ieri ho visto...»

«Lo so.»

Sbarro gli occhi e non ci posso credere che lui sappia tutto. È possibile? Mi sembra impensabile.

«Cosa sai?»

«Camila e Agustin. Lo so già, da un po'.» è un sollievo sapere che lo sa già e che non devo essere io a dargli questo dolore.

«Da quanto lo sai?» mi morsico il labbro nell'attesa di una sua risposta.

«Dal principio.»

«E... E ti va bene?» Non posso crederci che sappia questa cosa e che non faccia niente. Non muove un dito. Ho notato le tensioni tra loro, ma non mi pare l'abbia allontanata da casa nostra, anche perché la relazione continua.

«Sì e deve andare bene anche a te. Per favore, Roman, so che tra te e Beatriz non è finita. Non pensare che sia sciocco. Ma questo deve rimanere un segreto.»

Mi sta davvero chiedendo di non parlarne alla mia ragazza? Che poi non so se lo è, ma in ogni caso so che se lo scoprisse, non la prenderebbe bene. Mi odierebbe. E io non posso permettere che lei mi odi.

«Le fai un piacere. Le daresti un dolore e, se è vero che ti importa di lei, non farlo.»

Trattengo il fiato e non riesco neppure a rispondere. Com'è possibile che a lui stiano bene i suoi tradimenti?

«Ti sta bene che ti metta le corna?»

Scuote la testa e si aggiusta il colletto della camicia, slacciandosi la cravatta per la pressione.

«Non sono argomenti che ti riguardano. Fai ciò che ti dico. Ci vediamo più tardi.»

Senza darmi il tempo di replicare mi dà le spalle e va via. Mi siedo sul divano e mi lascio scivolare a peso morto. Un cumulo di pensieri mi affolla la testa e non riesco ad evitarli. Non so che fare, se dirlo a Bea oppure no. Santiago mi ha detto di farlo, mio padre preferisce che tenga la bocca chiusa e non so davvero dove sbattere la testa.

Mi alzo dal divano per tornarmene in camera mia e cominciare a prepararmi per la pagliacciata di stasera ma, mentre sto per salire le scale, Beatriz entra dalla porta di ingresso e nel momento in cui mi vede, mi salta al collo e mi ruba un bacio, tutto questo mi fa sentire ancora più uno schifo. Lei si fida di me e io non so se dirle quello che so su sua madre e suo padre. È tutto un casino, casino che sento che rovinerà il mio rapporto con Bea qualsiasi scelta decida di fare.

«Che hai fatto oggi?» Domanda, staccandosi dalle mie labbra ma con ancora le braccia intorno al mio collo. Mi sorride e i suoi sorrisi mi squarciano l'anima, fanno bruciare i miei sensi di colpa e annebbiano ogni altra cosa.

«Nulla di che.» mi mangiucchio le labbra e lei mi stampa un altro bacio.

«Stasera vieni in camera mia, va bene?»

«E come la metti con tua madre?»

Scrolla le spalle con nonchalance, anche se leggo negli occhi la paura di deluderla.

«Non ci faremo sentire.» Ammicca, facendo riferimento al sesso. Trattengo il respiro e un sorriso finto mi sfiora le labbra.

«Hmm, si. Vabbè, Bea, ci... ci vediamo dopo, okay? Devo andarmi a preparare che è tardi.» mi scosto dal suo tocco e glielo leggo negli occhi che c'è rimasta male per la mia risposta sbrigativa. Ma io non posso guardarla e fingere, non ne sono capace.

«O-Okay.» finge un sorriso. «Ci vediamo dopo.»

Non so con quale coraggio le do le spalle e la lascio lì.

Quando è l'ora di uscire, Camila e mio padre sono già davanti alla porta, quest'ultimo mi lancia un'occhiata di intesa che mi fa sentire ancora di più un verme. Ma è quando mi giro e vedo la mia Bea fasciata da un vestito lungo e azzurro con i brillantini che rischio davvero di soffocare nel mio stesso respiro. È bella da togliere il fiato. Usciamo tutti insieme e Bea mi affianca, mi sfiora il lobo stando attenta a non farsi vedere da sua madre.

«Mi hai mangiato con lo sguardo.» Mi fa notare, accarezzandomi la schiena.

«Sei stupenda, bocconcino.» Le confesso, guardandola negli occhi, ma nel momento in cui lo faccio mi rendo conto che non riesco a fingere che tutto vada bene e sono certo che lei se ne accorga perché il suo viso si intristisce, tutto ciò per colpa mia.

Dannato me!

Arriviamo alla festa ed è gremito di gente, da lontano intercetto lo sguardo di Felipe che è insieme a suo padre, da un'altra parte c'è anche Ana, insieme al suo. Mi sembra una boccata d'aria fresca vedere i miei amici. Infatti ne approfitto per avvicinarmi a Felipe che subito mi chiede dell'argomento che mi tormenta.

«Glielo hai detto?»

Scuoto la testa avvilito. Mi sento sfiancato da tutta questa situazione più grande di me.

«Mio padre lo sapeva già e vuole che non ne parli. Mi sento uno stronzo a non dirglielo.»

«Fallo allora. Non devi per forza dare retta a lui.» Poi ci pensa e scrolla le spalle. «Be', parlo proprio io.» Ridacchio.

Ma proprio in quel momento si avvicinano Ana e Bea, averla accanto è un tormento troppo grande e non so come farmelo passare.

«Ragazzi, che fate?» Chiede Ana, nel frattempo Beatriz mi osserva. Sta cercando delle risposte, glielo leggo negli occhi, anche se ci provo in tutti i modi a non soffermarmi troppo su di lei.

«Ci annoiamo.» Ridacchia Felipe. Non ha il tempo di rispondere perché, Soledad, la figlia dei Marin che sono gli organizzatori di questa festa di beneficienza, si avvicina a noi. Ce la siamo spassata un paio di volte io e lei, sempre a queste feste dove entrambi ci annoiavamo.

«Felipe» saluta il mio amico, «Beatriz, Ana...» fa una pausa e i suoi occhioni li pianta su di me, squadrandomi da capo a piedi. «Roman, tu sei sempre più bello.» il mio sguardo si posa su Beatriz che sta stringendo le mani in due pugni.

«Neanche tu sei male.» Beatriz mi lancia un'occhiataccia e stringe le labbra in un'espressione di disappunto.

«Ti va di farmi fare un giro sala?» Domanda e io annuisco. Non so neppure io perché lo faccio, probabilmente per scappare dagli occhi di Bea. La prendo a braccetto e ci allontaniamo insieme, ma me ne pento subito. «Quella ragazzina deve essere innamorata di te perché non ha fatto altro che guardarmi male.» ridacchia, «però, insomma, c'ero prima io. Sono la tua prima volta o sbaglio?»

Si, lo è. abbiamo fatto sesso quando avevamo entrambi quattordici anni, è stato per gioco. Ma non c'è stato mai un coinvolgimento emotivo a differenza di Bea. Lei è il mio unico amore.

«Sono innamorato di lei.» Le confesso. Soledad sembra rimanerci di sasso.

«Roman, ti sei davvero fatto incastrare?» ridacchia, ma bonariamente. Non c'è giudizio in lei. So che nemmeno lei prova qualcosa per me, ci siamo solo divertiti.

«Ebbene si. È la figlia della moglie di mio padre.» A quel pensiero, mi si stringe lo stomaco. «Quindi un vero casino.»

«Tu sei un cacciatore di casini, Roman. Lo sei sempre stato. La domanda è: perché se sei così innamorato di lei, sei qui con me?»

«Touché» replico. Era ovvio se ne accorgesse, è troppo scaltra.

«Sto scappando da lei. Sono innamorato, ma... c'è qualcosa che le sto tenendo nascosto.» Quando mi giro a cercarla, vedo che lei sta uscendo fuori insieme ad Ana e mi sento un vero stronzo. Non volevo ferirla e invece è ciò che ho fatto. «Devo andare, Soledad.»

La mollo lì e raggiungo la mia ragazza, la trovo in lacrime tra le braccia della mia amica. Mi manca il respiro, sono un vero idiota, avevo promesso di non farla soffrire mai.

«Bea.» la chiamo, sperando che mi dia ascolto.

Ma è Ana a prendere le sue difese, evidentemente Bea non riesce a parlare.

«Ma che ti dice il cervello, Roman? Invece di stare con Bea te ne vai con quella vipera di Soledad. Sei davvero un idiota.»

«Lo sono.» Confesso e mi avvicino. «Però mi dispiace, Bea.»

Lei si pulisce le lacrime, scuote la testa e invece di rispondermi, torna alla festa fingendo che non esista.

E me lo merito!

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