34•capitolo -Ti sei stancato di me-

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Beatriz

Roman si è comportato male, dovevo aspettarmelo che prima o poi l'avrebbe fatto. Sapevo che si sarebbe stancato, nonostante ciò ho continuato a dargli una parte di me e adesso mi sono bruciata. Non è stato tanto il vederlo con Soledad a scuotermi, in fin dei conti non è successo nulla tra loro, ma proprio il fatto che mi ha ignorato come se non esistessi, ciò mi ha fatto comprendere che adesso che mi ha conquistata - perché l'ha fatto – non gli importa più di me.

Mi sento una stupida a piangere tra le braccia di Ana. Dopo la festa, non me la sono sentita di tornare a casa e me ne sono andata via insieme a lei. Roman ha tentato di parlarmi, ma non ci è riuscito perché se avesse detto qualcosa in più, i nostri genitori se ne sarebbero accorti. Ormai non voglio neppure dare questa delusione a mia madre, visto che a lui non importa abbastanza di me.

Ana mi accarezza i capelli e come una sciocca non riesco a smettere di piangere. Lei sta imprecando contro di lui, si è schierata dalla mia parte nonostante l'amicizia che la lega al mio ragazzo, o meglio a quello che pensavo fosse il mio ragazzo. Che illusa che sono stata!

«Che idiota sono stata a fidarmi di lui.» Confido alla mia amica che mi guarda comprensiva, ma una voce che non è la sua mi fa schizzare il cuore fuori dal petto.

«Non lo sei stata.» Roman è davanti alla porta di camera di Ana. Le mani in tasca nel suo pantalone di alta sartoria, ancora la camicia che gli aderisce al petto ma ha slacciato qualche bottone dal collo. Ha gli occhi affossati e sembra stia trattenendo il respiro. «Non lo sei stata, bocconcino.»

«Che... che ci fai qui?» Sbotto dura. La sua presenza mi irrita e mi riporta a galla le ultime ore, anche se sono già scolpite nella mia mente. Non riesco a credere al modo in cui si è comportato con me.

«Come diavolo sei entrato, idiota.» lo rimbecca la mia amica che si alza e gli va incontro a muso duro.

«Be', ti ho riaccompagnata tantissime volte a casa ubriaca e so dove tieni le chiavi di scorta.» scrolla le spalle con nonchalance e la cosa che mi dà fastidio è che finge che nulla sia successo.

«Astuto.» Ridacchia la mia amica.

«Puoi lasciarmi un attimo da solo con lei?» La supplica con lo sguardo, ma non lascio a lei il compito di rispondere.

«Vattene, Roman. Non voglio vederti!»

Roman abbassa per un attimo lo sguardo, colpevole. Sospira stanco e poi inchioda gli occhi ai miei, riportandomi a tutto quello che abbiamo vissuto in questo mese. Qualcosa che purtroppo non riuscirò a cancellare facilmente, mi è entrato sottopelle e negarlo non lo renderà meno reale.

«Lo capisco.» Replica con un filo di voce. «E ti prometto che se mi lascerai parlare qualche minuto, poi me ne andrò. Ma ho bisogno di parlarti!»

Un sorriso amaro mi incornicia la bocca e uno sbuffo sonoro fa da sottofondo tra noi, nel frattempo Ana rimane con lo sguardo fisso sul mio per capire se ho intenzione di dargli modo di spiegarsi.

«E di quello di cui ho bisogno io non t'importa?»

Annuisce, si aggiusta i capelli portandoseli all'indietro e i suoi occhi verdi brillanti sono fissi su di me, quasi non potesse fare a meno di guardarmi.

«Mi interessa quello di cui hai bisogno tu. Quindi, okay, se non vuoi parlarmi, me ne vado. Basta che tu me lo chieda.»

La sua bocca trema e i suoi occhi non sono mai stati tanto tristi. Eppure non vorrei dargli la possibilità di ferirmi ancora, tuttavia il parlargli non cambierà il fatto che rimuginerò su tutto per l'intera notte e anche per quelle avvenire.

Dunque, scocco un'occhiata in direzione della mia amica e tanto basta per farle capire che è il momento di lasciarci soli. Quando va via, mi siedo sul letto e fatico perfino a guardarlo.

«Dimmi cosa hai da dire e poi vai via.»

«Mi dispiace.» Mugugna, a corto di fiato. Rimane a guardarmi perché sento i suoi occhi su di me, ma non gli do il privilegio di guardarlo, anche perché so che sono una grande fregatura. «Non è successo niente tra me e Soledad e non sarebbe successo neppure se non ci fossi stata.» Confessa.

«Pensi sia questo il problema?» sorrido sardonica.

«Non lo è?»

«No» scuoto la testa, «non lo è. il problema è che ho visto il modo in cui mi hai guardata oggi e va bene, Roman. Se...» mi costa dirlo, sto soffrendo e il cuore sanguina, ma devo lasciarlo andare. Devo farlo per me stessa. «Se ti sei stancato di me, in fondo, capisco. Ti conosco, Roman. So che tu e le relazioni non avete nulla in comune. Non so neppure io perché mi sono gettata in questo rapporto. Sapevo che sarebbe andata così...»

Non ho il tempo di finire perché Roman si è inginocchiato davanti a me e tiene le mani strette sulle mie ginocchia. Mi guarda eppure continuo a non ricambiare, so che potrei cedere alle lacrime e non voglio farlo. Devo essere più forte.

«Credi...» borbotta, «Credi che mi sia stancato di te?» Domanda, ma non mi lascia il tempo di rispondere al suo stesso quesito. «Beatriz, guardami, ti prego.» soffoca un singulto e appoggia la sua fronte al mio mento, poi alza lo sguardo e prende il mio viso per obbligarmi a guardarlo. Ma tento con tutte le forze di ostacolarlo.

«Sì e non devi vergognarti di dirmelo. Voglio che tu sia sincero.»

Roman tiene sempre il mio viso tra le mani nonostante non lo guardi, anche se sto morendo dalla tentazione di farlo.

«Beatriz, in effetti non ti ho detto tutta la verità.» Una lacrima scappa via dai miei occhi e ormai non ho più modo di fermarla. Dannate lacrime che non si possono frenare. «Non ti ho detto prima che dalla prima volta che ti ho visto ho capito che fossi tu. Che tu fossi lei. La ragazza che non mi sarei più tolto dalla testa.» Annaspo, ma mi obbligo a non posare il mio sguardo su di lui. «Ti ho preso in giro solo per attirare la tua attenzione. Sono stato maledettamente geloso del professor Ortega, mi sono odiato per la gelosia che provavo verso il mio migliore amico Santiago. E...» trattengo il fiato e so che lo sta facendo anche lui. «E che sono innamorato di te, Beatriz.» I miei occhi scattano nei suoi inevitabilmente e leggo tutta la sincerità delle sue parole, nonostante stia cercando di rimanere razionale. Il problema è che è impossibile farlo se mi guarda così implorante. «Ti ho amata dalla prima superiore quando ti ho vista la prima volta ma ti amo soprattutto adesso... adesso che sei mia, adesso che dormi con me, ora che posso stringerti, sentire il tuo profumo che mi resta addosso per giorni e giorni. E non ne ho mai abbastanza. E ti amo più di prima sì, perché adesso so cosa significa viverti e quindi non puoi pensare, mai, che io possa essere stanco di te. Non mi stancherò mai.»

Ora sto piangendo e mi sto trattenendo dal baciarlo perché, per quanto il mio cuore stia scoppiando di gioia, non capisco perché si sia comportato in quel modo.

«Allora...» quasi balbetto. «Allora perché ti sei comportato in quel modo?»

Abbassa gli occhi e si mangiucchia le labbra, sembra stia pensando a qualcosa.

«Perché...» deglutisce, «avevo...»

Ma il telefono fa arrestare le sue parole e non ha il tempo di finire la sua confessione. Rimango per un attimo a guardare Roman, penso di non rispondere, ma è lui a scostarsi e a sedersi vicino a me sul letto. Dunque prendo il telefono e quando vedo il numero di mia madre, sobbalzo. Che sappia che sono con Roman?

Traumatizzata guardo il ragazzo che mi è di fianco e quando mi perdo nel suo sguardo, capisco che non mi stava mentendo, lui mi ama e anche se non so i motivi che lo hanno portato a comportarsi in questo modo, gli credo. E gli credo non solo perché provo anch'io le stesse cose ma perché nessuno mi ha mai guardato così e non può essere tutta un'illusione.

Rispondo al telefono e rifletto che devo dirlo a mia madre, devo smetterla di rimandare, lei deve sapere ciò che mi lega davvero al ragazzo accanto a me. Lui mi prende la mano, sembra addirittura capire i miei pensieri.

«Pronto» Bofonchio.

«Tesoro» la sua voce mi mette immediatamente in allerta. Comincio a tremare perché la conosco abbastanza bene da sapere che è successo qualcosa.

«Che succede, ma?»

Roman mi stringe ancora di più la mano e io perdo il respiro.

«Tuo padre...» il cuore mi si ferma e mi si forma un nodo in gola, difficile da sciogliere. «Ha avuto un arresto cardiaco. Ma... ma stai calma, i dottori si stanno prendendo cura di lui e...» un pianto isterico fa singhiozzare mia madre. Per quanto provi a evitare di farlo per rassicurarmi, sembra non farcela e mi rendo conto che la stessa cosa sto facendo io.

«Sto... sto arrivando.»

Mi alzo e chiudo il telefono, mi tremano così tanto le gambe che non so neppure come sto in piedi. Roman mi sta dicendo qualcosa, mi tiene il viso fermo ma non riesco neppure a capire cosa stia dicendo. Ormai il mio mondo è crollato.

«Se mio padre non ce la facesse, se lui morisse, se...»

«Beatriz» Roman mi riporta alla realtà. «Sono qui, okay? Guardami» supplica. «Andiamo da lui, raggiungiamolo.»

«Verrai... Verrai con me?» chiedo col viso inondato dalle lacrime.

«Non ti lascerei mai sola. Andiamo!»

Mi prende per mano e non so neppure come ci arriviamo al pronto soccorso, so solo che Roman ha continuato a rassicurarmi con le sue parole. Quando scendiamo dalla macchina, il mio ragazzo mi prende la mano e intreccia le sue dita alle mie. E non mi importa di quello che penserà mia madre, lui è l'unico che riesce a rasserenare un poco il mio cuore. Nel momento in cui entriamo, mia madre guarda prima le nostre mani intrecciate poi noi, però sembra non farci caso più di tanto perché è in pieno panico. Singhiozza, Louis le sta vicino ma non la tocca mai, è freddo e distaccato come sempre.

«Che è successo?» per fortuna Roman parla al posto mio. «Come sta?»

«Non ci danno notizie. È da un po' che aspettiamo, ma...» non riesce a finire perché riprende a piangere. Dopo mezz'ora finalmente vediamo uscire il dottore che cerca i parenti.

«Chi sono i parenti più stretti?

Mia madre interviene subito, spiazzandomi.

«Sono la moglie e lei è la figlia.» ci avviciniamo al dottore, e Roman mi lancia un'occhiata rassicurante, per farmi capire che andrà tutto bene.

«Il signor Jiménez sta bene.» Sorride ed entrambe prendiamo un respiro di sollievo. «Dobbiamo fare ulteriori accertamenti ma se tutto va bene, alla fine di questa settimana, potrà tornare a casa.»

Il dottore ci lascia e io ne approfitto per correre da Roman e gettarmi a capofitto sulle sue braccia rassicuranti. Lui mi dà un bacio tra i capelli e mi sussurra che mi aveva detto che sarebbe andata tutto bene e che quest'incubo finirà presto. Poi mi dà un bacio, ma quando si accorge di chi c'è dietro di noi, scatta indietro. Ma questa volta non ho intenzione di nascondermi. Adesso mia madre è qui e anche Louis e non importa più. La mia mano stringe quella di Roman e mia madre rimane a guardarci, senza proferire parola. Non ha neppure le forze probabilmente e si siede senza rivolgerci più lo sguardo.

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