Cap VIII

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La campana segnalò la fine della meditazione mattutina. Feihua scattò in piedi, correndo verso la porta del dojo; non si preoccupò troppo dello sbuffo di suo padre.

Dopo la festa del giorno prima, la qilin si sentiva al settimo cielo.

La scuola del pruno aveva ottenuto molti nuovi iscritti, lei aveva vinto tre incontri di fila nella loro esibizione. Quella mattina, era convinta che le corna le fossero cresciute un poco. E Jinhe le aveva regalato un ventaglio.

Mentre correva verso il piazzarle posteriore, Feihua non riusciva a smettere di sorridere. Lo aveva provato con le tecniche della scuola, ed era ottimo, migliore persino di quelli che avevano in armeria. Un prodotto di grandissimo pregio, e la qilin si stava ingegnando a trovare qualcosa di simile per ripagare l'amico.

Accarezzando il regalo, ben legato alla cintura, Feihua arrivò al piazzale posteriore.

I discepoli erano già in posizione, divisi nelle varie classi.

Gli adepti, che ancora portavano le vesti color ferro, si esercitavano nelle varie posizioni e prese sotto lo sguardo vigile degli esperti, che giravano per il campo d'allenamento mettendo bene in mostra le loro vesti nere.

Lei salutò tutti quelli che le rivolsero un cenno del capo, non volendo disturbare gli altri. Passò accanto un gruppo che faceva pratica di prese, e più di uno si fermò per rivolgerle un inchino.

Lei ricambiò, e poi allungò il passo. Non era giusto togliere tempo ai loro apprendimenti.

Quella mattina, Feihua era stata assegnata agli apprendisti, e li trovò vicino al piccolo dojo interno, con i loro abiti immacolati che quasi risplendevano al sole

«Buongiorno a tutti!» disse Feihua, con un sorriso euforico. Adorava insegnare ai più giovani, e quando suo padre le aveva chiesto di occuparsi di quella classe aveva accettato con entusiasmo.

Gli otto allievi, cinque maschi e tre femmine, incrociarono le mani davanti al petto e chinarono a fondo il torso, salutandola.

Viste le tecniche della scuola, la maggioranza degli allievi aveva corna rosse, e tutti, senza eccezione, le avevano ancora corte e sottili.

«Allora... oggi voglio vedere cosa ricordate; è un po' che non facciamo pratica» Feihua, sorridendo, iniziò a dividere i ragazzi in coppie, e battendosi il ventaglio sul palmo d'una mano dava il ritmo per le varie posizioni.

Gli otto qilin, forse anche per emulare quanto visto il giorno prima, si dedicarono con più interesse del solito.

«Mian, più flessibile quel braccio» diceva Feihua, passando accanto a una coppia «Xue, più basso sulle gambe; Ren, meno fretta, confondi i movimenti»

Un'ora dopo, finite le posizioni basiche, passarono alla meditazione e alla coltivazione.

Feihua, seduta a gambe incrociate davanti agli allievi, sfregò pollice e indice, accendendo una scintilla di qi e generando una piccola fiammella.

«Bene, provateci voi» sorrise ai ragazzi, molti già stavano strofinando come pazzi le dita «con calma, respirate piano, lasciate fluire il qi dai polmoni al dantian»

La qilin si mise una mano a metà del torso, inspirò piano e ripeté il processo.

Sentì il calore del suo qi scorrere dall'organo alla punta delle dita, dove prese forma in una seconda fiammella.

«Maestra! Maestra! Ci sono riuscita!» strillò Lu, per un battito di ciglia una fiamma si levò dalla sua mano, ma la ragazzina si spaventò e, cacciando un urlo, perse il controllo del qi, bruciandosi le dita.

«Ottimo!» Feihua andò a consolare l'allieva, che si stringeva la mano e tratteneva le lacrime «non dovete avere fretta, il qi non è come il sangue, che scorre come vuole, dovete farlo muovere voi; immaginate una goccia rossa, che dal petto viaggia verso il braccio, arriva alle dita e diventa fuoco»

Sguardi confusi e concentrati accolsero le sue parole, ma gli allievi si misero di nuovo al lavoro. Feihua non poteva far troppo per loro, quando si trattava di apprendere come coltivare il qi ogni apprendista doveva focalizzarsi da solo.

Per quante metafore e spiegazioni si potevano usare, se il qilin non riusciva a visualizzare la propria energia interna non c'era modo di aiutarlo; era uno scoglio che chiunque volesse avviarsi allo studio delle arti marziali doveva superare da solo.

Un altro dei ragazzi riuscì ad accendere una fiammella sulle sue dita, ma durò ancora meno dell'altra.

A furia di schioccare le dita, Lu riuscì a creare un fuocherello al centro della mano, e riuscì a tenerlo acceso per un poco prima di accasciarsi a terra, esausto.

«Ottimo Lu! Davvero ottimo!» Feihua applaudì, soddisfatta «con la pratica sarà sempre più facile, non ti preoccupare; adesso ti sembra di non poterti più muovere, ma presto questo sarà un gioco da ragazzi per tutti voi»

Rincuorati, o quantomeno decisi a non arrendersi subito, gli altri continuarono l'esercizio. Uno di loro riuscì a materializzare del qi, ma si ritrovò le mani zuppe d'acqua. Viste le sue corna blu, Feihua non se ne sorprese.

«Fai attenzione Lu, ho detto una goccia rossa, una goccia di qi positivo; focalizzati sul rosso, altrimenti rischi di usare il qi negativo e materializzare l'acqua»

Il qilin, a occhi bassi, tornò a provare.

«Maestra, ma è possibile materializzare altro, oltre fuoco e acqua?» domandò Lu, ancora impegnato a riprendere fiato.

«Certo, si può materializzare quasi tutto» disse Feihua, mentre correggeva la posizione delle dita di una qilin «qi positivo puro genera il fuoco, qi negativo puro genera l'acqua; cinque parti di rosso e tre di blu generano il vento, mentre il contrario genera la terra, ma queste sono cose molto complicate, nemmeno io le so fare»

Feihua aveva tentato un paio di volte di generare del vento, con risultati ridicoli nei suoi giorni migliori. Senza un maestro che insegnasse come coltivare il qi, era impossibile capire come canalizzarlo nel modo giusto.

Per questo, la qilin aveva il massimo rispetto, e la più profonda venerazione, per quei maestri che avevano inventato quelle varie tecniche.

Il pensiero le corse a Jinhe, a suo padre e alla loro tecnica così difficile. Non ricordava nemmeno la metà delle spiegazioni di Ci Zhifa, ascoltate di nascosto, ma ricordava l'enorme confusione di non capire assolutamente nulla di quello che diceva.

Se poi rifletteva che Jinhe, forse, conosceva lui stesso quella tecnica, Feihua non poteva evitare di sentirsi un poco invidiosa.

La campana risuonò nel cortile, segnalando una pausa dagli allenamenti. La maggioranza degli allievi scivolò a terra, tutti lamentandosi e bofonchiando tra di loro; Feihua sorrise, accarezzando di nuovo il ventaglio.

«Ha un ventaglio nuovo, maestra?» domandò Lu, gli occhi socchiusi

«Si» trillò lei «è un regalo» ignorò l'occhiata compiaciuta delle tre allieve.

«Il maestro Jiazi si è fatto avanti?» si inserì un'altra ragazza. Il discorso aveva virato all'improvviso in una direzione pericolosa, Feihua lo riconobbe dalle sue esperienze con Xang e Mao. Quel genere di discorsi che, di solito, finivano con la sua faccia più scarlatta dei suoi capelli.

«No, e voi dovresti preoccuparvi di altro, piuttosto...»

«Chi glielo ha regalato?» disse Lu, non lasciandola finire. Feihua sentì il nome salirle alle labbra, ma i denti rifiutarsi di aprirsi.

Le guance iniziarono a colorarsi, senza che lei capisse perché.

«Questo non c'entra nulla con il vostro allenamento» disse, la voce inadatta a un'insegnante. Le tre giovani vipere sorridevano compiaciute, i cinque ignavi si godevano la scena e basta; Feihua decise che avrebbero fatto tutti qualche giro del campo d'addestramento, ma prima doveva tirarsi fuori da quella situazione.

«Ma, se non è stato il maestro Jiazi» iniziò Lu «deve essere stato un qualche altro qilin, uno che la conosce molto bene, e sa quanto le piacciono le arti marziali»

«E anche uno che sa che la scuola del pruno usa i ventagli» rincarò la dose Lu.

Feihua si morse un labbro, ormai all'angolo.

La sua mente stava cercando frenetica una soluzione, quando un qilin arrivò di corsa. Sulle prime, lei fu colta così di sorpresa che nemmeno lo notò, ma quando lo vide riconobbe che non era un apprendista.

«Giovane maestra Chung, lei e suo padre siete convocati al consiglio dei maestri» disse la staffetta, il volto congestionato dall'affanno.

«Cos'è successo?» chiese, una punta d'ansia nella voce.

«Il nostro esercito è stato sconfitto, i superstiti stanno accorrendo in città» continuò la staffetta, gettando uno sguardo agli allievi pallidi «il Consiglio è stato convocato per decidere della difesa cittadina» 

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