Capitolo 1

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Il sole che filtrava dalle persiane accostate donava un piacevole tepore alla pelle candida del suo collo, lasciato esposto dal lenzuolo che era scivolato durante la notte. Alec si mosse sotto di esso con movimenti lenti infiacchiti dal sonno, poi socchiuse gli occhi, schermandoli con le ciglia lunghe. Prima ancora di focalizzare l'ambiente che lo circondava, le sue mani si allungarono alla ricerca del calore ormai familiare.

Sospirò quando incontrò il ventre piatto del ragazzo che gli dormiva a fianco, e con un gesto quasi involontario si accostò a lui quel tanto che bastava da far aderire il proprio corpo a quello dell'altro.

Mentre lasciava scorrere le dita al di sotto della maglietta di Adam, il respiro di quest'ultimo si fece più controllato, segno che si stava svegliando a sua volta.

«Non volevo svegliarti» sussurrò, in parte mentendo.

Lo desiderava, così come l'aveva desiderato la notte precedente, e quella ancora, e sempre da quando lo conosceva. Lo desiderava così tanto, specie perché dopo la loro prima volta non si erano più spinti tanto oltre, accontentandosi di piccoli e intimi scambi ai quali erano abituati da tempo. Alec aveva preso una confidenza, ora, che Adam ancora non aveva, ma per lui era naturale; quando il desiderio non era schermato dal timore, era in grado di fare qualsiasi cosa. Peccato che di andare fino in fondo di timore ne aveva eccome.

Era colpa sua, lo ammetteva. Era tanto estraneo a qualcosa del genere che non aveva riflettuto sul fatto che Adam potesse risentirne, e il giorno dopo, il giorno dopo alla loro vera prima volta, era stato scioccato dal disagio fisico che Adam si era sforzato di nascondere. Ma lui l'aveva visto, e anche bene.

Si era svegliato al suo fianco, proprio come quella mattina, e si era accostato a lui, che gli dava la schiena. L'erezione mattutina, ben in vista e senza più bisogno che venisse nascosta, aveva premuto sul fondoschiena di Adam, facendolo trasalire. La rapidità con cui si era scostato istintivamente da lui gli era rimasta impressa, così come le scuse che poi aveva accampato, rosso in viso. "È solo un leggero fastidio, passerà subito". Peccato che poi l'aveva visto camminare in modo strano, quel giorno.

«Era ora che mi svegliassi. Tra un po' dobbiamo andare.» La voce roca di Adam lo riportò alla realtà, mentre si girava verso di lui per accoglierlo contro il suo petto. Alec inspirò il suo profumo, ancora incredulo di aver raggiunto un simile livello di felicità. Era così tanto per lui, troppo, che temeva di perderla da un momento all'altro, e ogni giorno rinnovava la sua gratitudine per ciò che aveva.

Hai tutto questo e non ce la fai a non rovinarlo, fece una vocina nella sua testa, che non poté ignorare. Aveva ragione: era perfettamente conscio che stava rendendo scontenti entrambi, ma la paura era troppa per cancellare il ricordo di Adam che soffriva per colpa sua. Il giovane Brass non si era mostrato restio a farlo di nuovo, ma neanche aveva insistito molto dopo che lui aveva reso palese di non desiderare ripetere l'esperienza. Forse, come sempre, gli stava lasciando il tempo di mettere a posto le idee. Sapeva bene che ci metteva tanto, a fare ordine nella propria mente.

Non voleva rovinare tutto. Voleva fare di più per Adam, tutto quello che meritava. E lo desiderava incredibilmente, più di quanto avesse desiderato qualsiasi altra cosa in tutta la sua vita.

Spinto dall'istinto, abbassò il proprio tocco fino all'elastico del pigiama che l'altro indossava. Lo sentì irrigidirsi appena, forse colto alla sprovvista, ma non lo udì pronunciare un singolo suono. Compié sulla sua pelle liscia qualche movimento astratto, disegnando immaginari cerchi concentrici che si frapponevano l'uno all'altro. A ogni giro i brividi di Adam aumentavano e il suo respiro si accorciava.

Bastò quello per farlo cedere. Con Adam Brass era sempre così: non sapeva controllarsi, un momento prima era sormontato dai pensieri e quello dopo la sua mente era spenta, neutra, svuotata.

Infilò l'indice e il medio al di sotto dell'elastico, e Adam gemette piano. Sembrava volesse dire qualcosa, ma le parole gli restavano bloccate in gola. Ed era meglio così; Alec sapeva che se avesse parlato, ciò che aveva da dire non gli sarebbe piaciuto. Era fin troppo responsabile, a volte, per i suoi gusti.

Però la voce di Adam arrivò, e come aveva immaginato rovinò tutto. «Dobbiamo essere a scuola tra poco più di mezz'ora.» Come per confermare quella crudele verità, gli strinse i polsi e li allontanò da sé per voltarsi. Alec non si lasciò rifiutare in tal modo, e le sue dita tornarono subito attive, stavolta per stringere con forza una natica.

Adam si morse le labbra e socchiuse gli occhi, come cercando la volontà per resistergli. Con un sorriso tronfio, Alec gli portò l'altra mano tra i capelli e li strinse appena, tirandogli indietro la testa: un gesto che sapeva piacergli.

L'altro sospirò e restò per qualche attimo immobile, in balia del suo volere, ma poi si scostò, e mettendosi seduto divenne troppo lontano perché Alec potesse continuare.

«Alec» lo riprese, il tono che mirava a essere serio.

Alec lo raggiunse in ginocchio, avvicinando i loro volti. Gli sfiorò una guancia con il naso, il sangue che gli pulsava fastidiosamente nel mezzo delle gambe. Così come stava accadendo a Adam; lo vedeva benissimo.

«Cinque minuti» insistette, e con le labbra tracciò un percorso immaginario lungo la linea della sua mascella per scendere fino al collo. Socchiuse la bocca e gli strinse la pelle tra i denti, udendo un lamento soffocato.

Represse un sorriso e abbassò in fretta le dita fino al membro di Adam, caldo anche attraverso gli strati di vestiti. Con quella mossa fu certo di aver vinto, ma inaspettatamente si sentì chiamare di nuovo, da una voce più ferma di quanto si aspettasse.

«Non abbiamo tempo adesso, e se non ci presentiamo ci romperanno le scatole, lo sai. Per quanto io voglia restare qui con te, siamo costretti ad andare.»

Alec si allontanò da lui per farsi vedere in volto mentre alzava gli occhi al cielo. Non lo sopportava quando faceva così.

«Se manchiamo da scuola un giorno non muore nessuno» protestò.

Adam gli si accostò di nuovo e gli stampò un bacio sulla guancia. «Continueremo ciò che stavamo facendo, è una promessa.»

Alec sbuffò. «Sì, certo. Quando?» Evitò di lamentarsi ulteriormente e aggiungere che lo voleva subito, ma gli costò una certa fatica.

Il giovane Brass sorrise e gli lasciò un ultimo bacio. «Più tardi.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro