Day 2

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Stanotte ho di nuovo dormito male, ho cancellato LoveAlarm maledicendomi per l'idea balorda che ho avuto nel scaricarlo. Ma ho pensato un sacco questa notte, come se la vera sconfitta fosse cancellarlo per non essere stata in grado di "gestirlo".

In fondo so che sono oggetto di scherzi perché sono ansiosa ed insicura, da Ana ad Ansia qui al liceo è stato un attimo, e io odio quel soprannome che rispunta fuori ogni tanto. Davanti allo specchio mi guardo di nuovo accuratamente: non mi vado mai bene ma non faccio molto per migliorare la situazione, faccio una specie di sorriso e lo vedo troppo sforzato e non certo naturale come quello di altre ragazze capacissime di sorridere a comando facendolo sembrare genuino, lo sanno tutti che non sono proprio la ragazza più sorridente del liceo. Faccio una linguaccia al maledetto specchio e passa di nuovo mio fratello

"Ah, quindi oggi glielo lecchi?" dice, con aria di uomo di mondo. Maledetto quattordicenne idiota. Sono queste le persone che mi fanno perdere fiducia nel mondo, ma proprio perchè so che esistono non dovrei rovinarmi la vita per loro. Decido di non tirargli scarpe o pantofole e, nello stesso tempo decido che nemmeno l'ansia per una app deve prendere il sopravvento. Riscarico velocemente LoveAlarm, ma non sono in condizione di fare una foto migliore di quella che avevo messo e quindi la uso di nuovo.

Quando passa il tram che mi porta a scuola vedo le facce ancora assonnate dei ragazzi e delle ragazze. Facce scazzate, incappucciate in alcuni casi, diversi fissano già il cellulare o comunque stanno selezionando musica con le cuffie alle orecchie. Almeno due o tre ragazzi, vedendo salire quelli della mia fermata, estraggono i loro cellulari e si mettono a fissarli come se avessero improvvisamente ricevuto messaggi importantissimi, in realtà vogliono evitare di parlare, o di spostare lo zaino per far sedere qualche sconosciuto. Sono asociali, non è questione di timidezza, anche io sono un po' timida, ma non rifiuterei mai il posto a uno studente come me.

A meno che non sia Simon, quel mostro che imperversa a scuola da chissà quanti anni e che non riescono a spedire al college a causa della sua media scolastica riprovevole e del suo comportamento da gangster. Ma tanto sale prima di me e quando il tram arriva alla nostra fermata, lui è già accomodato a tormentare qualche rookie sfortunato.

Mi accomodo vicino a Tracy, una ragazza di un anno più grande, è innocua anche se è enorme ed ha una tale massa di capelli crespi che occupa lo spazio di due persone e mezzo. Parliamo un po' ma niente di approfondito, ogni tanto mi guardo attorno, in un paio di casi, quando il tram si ferma per far salire altri studenti, sento il trillo di LoveAlarm da qualche telefono e ragazzi e ragazze che corrono a silenziarlo.

Molte facce le conosco, qualcuna no, come ad esempio i ragazzi che sono al primo anno, oppure qualcuno trasferitosi da poco, come il ragazzo che sta tutto per i fatti suoi due file più avanti, ha una di quelle facce indefinibili che potrebbero essere da rookie come da ultimo anno. All'ultima fermata sale anche Thomas, uno di quarta, lui invece lo conosco anche perchè... beh, LoveAlarm me lo ha proposto come "consiglio" dopo aver messo alcuni cuoricini. E' carino ma troppo sciatto, sciattissimo. Quando sale si accomoda di fianco al tipo nuovo e si fa passare da Violet un foglio stampato al computer.

"Figa la ricerca che abbiamo fatto" dice.

"Che ho fatto" corregge lei.

Lui porta il foglio alla fronte in segno di ringraziamento e lei gli mostra il medio. Tutto regolare, Violet è così, è buona dentro, mi ha fatto ripetizioni di biologia per un mese senza volere un centesimo.


Mentre aspettiamo il suono della campanella per entrare, nel cortile della scuola arriva Jessica e si avvicina ad un orecchio dicendo "So una cosa" e il mio sguardo si fa interrogativo.

"Dammi un minuto il cellulare"

"Se è uno scherzo ti uccido"

"Non è uno scherzo, giuro"

Sono dubbiosa, so che probabilmente è un nuovo scherzo, ma mi sono detta che devo essere meglio di chi mi fa sciocchi scherzi da bimbi delle elementari. Le do il cellulare silenzioso, lei si avvia verso un gruppettino di ragazzi facendo finta di ascoltare gli auricolari, concentrata sullo schermo, gira attorno al gruppo, poi la prende larga, poi torna, non è successo nulla di nulla.

Jessica sembra costernata ma come tante altre è brava a fare la parte. Io sono delusa e non le dico nulla, mi restituisce il telefono e mi mormora uno "scusa". Non so nemmeno io cosa mi aspettavo che succedesse, è un gruppetto di quarta, ne conosco pochi.

Suona la campanella e il gruppetto parte per entrare, tra loro c'è anche il ragazzo dalla faccia indefinibile, l'ultimo arrivato, che estrae il cellulare e si guarda attorno, con un attimo di frenesia.

No, dai, impossibile.

Non ho il coraggio di fare una prova, rimango a distanza nell'angolo cieco della sua visuale, il serprentone degli studenti passa dalla porta e si sparpaglia per le aule. Io mi rigiro il cellulare nelle mani.

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