Capitolo 6

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'Cause I'd rather be alone

But you're fermented in my bones

Oh, the habits of my heart

I can't say no

It's ripping me apart

You get too close

You make it hard to let you go

- Jaymes Young


Dal momento in cui uscì da quel turbinio di sogni molesti, ci mise un attimo a ricordare l'accaduto. I suoi occhi da chiusi passarono a spalancati, la sua bocca emise un gemito, mentre il suo corpo sussultava.

Si scrutò intorno con l'ansia che incalzava, ma non trovò traccia di Adam, quindi si permise di rilassarsi appena. Ciononostante, la camera in penombra – Adam si era pure ricordato di chiudere le persiane! – svanì in un istante dalla sua mente, e al suo posto comparve il viso vicinissimo del giovane Brass, insieme al mezzo bacio che si erano dati. Era quasi improponibile per lui classificarlo tale, ma non poteva definirlo in nessun altro modo. Era stato un bacio a tutti gli effetti; lui, le cui labbra avevano toccato quelle di così tante ragazze, si era avvicinato in intimità a un altro individuo del suo genere. E non importava se era fatto, triste, perso o quant'altro: non c'era scusa a tutto ciò, se non quella che gli bazzicava in testa da tempo e che aveva sempre respinto per paura.

Era davvero attratto da Adam, ormai era confermato. In caso contrario, avrebbe rifiutato l'amico la sera prima. E anche quella volta, su cui ancora si ostinava a non rimuginare. Aveva cercato di darvi una soluzione solo appena dopo che era successo, ma in seguito aveva arginato qualsiasi pensiero rivolto a quella notte perché altrimenti sarebbe stato più difficile dimenticare. Ma ora era costretto a guardare in faccia la realtà. Per quanto fosse improbabile, impossibile, impensabile e inconcepibile, lui provava attrazione verso Adam. E nonostante avesse annunciato il matrimonio con Mya e si fosse allontanato da Adam per non rischiare di ricascarci, continuava comunque a volerlo accanto a sé.

Sono gay?

Spalancò gli occhi più di quanto già non fossero e si tirò la coperta fin sopra la testa, come se questa potesse proteggerlo dal mondo esterno e dalla pressione che questo esercitava su di lui. Scacciò quella parola dalla mente, terrorizzato dal suo stesso suono, e si concentrò su altro per tranquillizzarsi, come ad esempio il fatto che non si era mai ritrovato a fare apprezzamenti tra sé e sé su Grant, su Jake o su qualsiasi altro amico o conoscente. Nemmeno sugli sconosciuti!

Però su Adam sì, fu costretto ad ammettere, ricordando in più di un'occasione il suo corpo snello in piscina, le sue iridi lucenti, l'adorabile fossetta, o anche semplicemente il suo viso angelico.

«No!»

Si mise seduto di scatto e le lenzuola gli caddero al di sotto dell'ombelico mentre tentava di placare il battito fuori controllo.

«Non sono g...» La definizione gli morì in bocca, ingoiata da ogni timore.

Le dita si serrarono forte sulle ossa delle braccia, incidendo la pelle con le unghie senza che lui se ne accorgesse. Ricordò come la sera precedente era stato stretto con gentilezza da Adam e la stretta si allentò man mano che arrivava a una conclusione: era stato Adam a baciarlo; era stato Adam a prendere iniziativa, quella sera in cui l'aveva toccato in modo così intimo. Adam era attratto da Alec almeno quanto Alec lo era da lui.

La sua camera prese a vorticargli intorno al ritmo rapido dei suoi respiri. Come aveva fatto a non pensarci prima? Era sempre stato poco empatico, quindi non gli riusciva facile capire i sentimenti degli altri, ma di sé stesso? Effettivamente non aveva mai provato qualcosa di così intenso verso nessuna ragazza, nonostante gli piacesse la compagnia femminile. Forse era per quello che non aveva riconosciuto il tipo di attrazione a cui era andato incontro.

Si passò le mani sulla testa e la spinse verso il basso. Come era potuto accadere? Come iniziavano queste cose? Come si fermavano? Doveva trovare un modo, fuggire da tutto ciò, perché non avrebbe sopportato ulteriori imprevisti nella sua vita. Ormai era evidente che evitando Adam non avrebbe scongiurato il peggio, quindi aveva bisogno di un altro piano.

Si liberò il capo dalle braccia che la stringevano e questa tornò in posizione eretta. La stanza smise di girare in quell'esatto momento, quando il suo cervello escogitò una nuova opzione. Era folle, stupida e forse anche impraticabile, ma avrebbe tentato di tutto pur di non abbandonarsi a quella situazione infausta. Non poteva permettersi di non far nulla, era finita l'era del cercare di scongiurare. Ora doveva agire.

Si era lasciato andare al volere di qualcun altro, qualcuno che non pensava al suo bene, solamente al proprio: aveva permesso che sua madre decidesse per lui. E, al contempo, aveva fatto avvicinare troppo qualcuno che non avrebbe dovuto, con il risultato di non riuscire più a stargli lontano. Non voleva arrendersi al suo destino, ma non era abbastanza forte per combatterlo. Aveva sempre guardato i deboli dall'alto in basso, li aveva giudicati e disprezzati, e ora che si trovava tra questi gli rimaneva nient'altro che disprezzarsi da solo. Ma non si sarebbe arreso del tutto, perché lui era comunque Alexavier Callaway, e non si era mai fermato davanti a nulla. Perciò non si sarebbe fermato adesso.

Sono debole e ne sono consapevole.

I deboli quando non avevano alternativa provavano a scappare.

*

Arrivò a scuola in anticipo. Si era svegliato prima dell'alba per colpa dei sogni ansiosi, e i pensieri su Adam gli avevano impedito di tornare a dormire. Da una parte era meglio così, almeno avrebbe ridotto le possibilità di incontrare un membro della propria famiglia. Dopo ciò che era successo quella notte di sicuro non sarebbe stato in grado di nascondere davanti a nessuno l'aspetto sconvolto che aveva, men che meno con Adam. Aveva il timore di affrontarlo, non aveva idea di cosa avrebbe dovuto dire o fare, né sapeva ipotizzare cosa aspettarsi da lui.

Percorse la salitina che portava all'ingresso dell'istituto e lì fu costretto a bloccarsi. Aveva creduto di essere l'unico presente in quel luogo a quell'ora del mattino, e invece di fronte aveva proprio il giovane Brass, come se stesse attendendo lui. Per quale altro motivo sarebbe stato lì così presto, altrimenti? Di certo non per farsi una passeggiata. Aveva di nuovo anticipato le sue mosse, aveva immaginato ciò che avrebbe fatto e aveva agito di conseguenza. E ora a lui non restava che improvvisare.

«Alec» lo salutò normalmente il ragazzo.

Nel momento in cui udì la sua voce, tutto ciò che gli aveva detto la sera prima gli scorse nella mente come in fast forward. I ricordi erano a malapena confusi, ma erano rimasti così impressi a fondo che non si sarebbe scordato nulla nonostante la confusione cerebrale.

Dimenticarsi di tutto... Alzò lo sguardo verso Adam e in un attimo fu consapevole di cosa fare. Assunse un'espressione neutra e andò contro ogni suo istinto, avvicinandosi. Si fermò a una distanza normale per due persone che parlavano e utilizzò un tono del tutto casuale.

«Adam. Sei arrivato presto.»

L'altro parve sorpreso dal suo comportamento, di certo non era ciò che si aspettava, ma non tardò a rispondere. «Ho dormito come un sasso, forse per ciò che è successo ieri.»

Alec colse subito la palla al balzo e si finse pensieroso. «Oh, già, ieri... eri in camera mia, non è vero?»

Adam lo guardò confuso. «Sì. Non ricordi?»

«Non bene. Ricordavo vagamente che c'eri, mi rincresce se ho dato il peggio di me.» Si complimentò con sé stesso. Quale migliore modo per fuggire se non quello di far finta di non sapere? Non era un ragazzino e una droga così leggera non poteva annebbiargli la mente a tal punto, ma non era sicuro che Adam lo capisse, specie perché non sembrava molto avvezzo all'uso di simili sostanze, quindi valeva la pena tentare.

«È successo qualcosa?» decise di rischiare a chiedere. Se non gliel'avesse detto ora, Adam non gli avrebbe mai rivelato che si erano baciati, e lui non avrebbe dovuto fare i conti con tutto ciò.

L'amico lo tenne sulle spine facendo qualche passo verso di lui. Un vento gelido si alzò tra loro e non si fermò nemmeno con la presenza della piccola tettoia che li riparava. Si insinuò tra i sensi di Alec e li intorpidì.

Adam gli si chinò davanti e mise un ginocchio a terra, senza curarsi della divisa che toccava l'umidità sulle mattonelle in marmo.

«Ti sporcherai» lo avvertì Alec, teso, tanto per spezzare il silenzio.

Adam lo ignorò e lo fissò dritto in viso, portandogli una mano sulla spalla. Il cuore di Alec ebbe un sussulto, e lui resistette all'impulso di scostarsi per non dover sopportare così tanto.

«Non è successo niente» esordì Adam, e lui si rilassò. Aveva superato la difficoltà più grande. «Hai detto che ti dispiace per le parole che mi hai rivolto ieri. Ti dispiace davvero, Alec?»

Il giovane Callaway si trattenne dal mordersi la solita ferita sul labbro. Non si era aspettato qualcosa di simile. Adam aveva ritenuto importante dirgli quello, ma non la cosa più scioccante della serata. Che fosse d'accordo con lui a sotterrare l'accaduto nel dimenticatoio?

«Mi dispiace...» non poté fermarsi dal dire. Almeno in quello doveva essere sincero. Non ce l'avrebbe fatta a ferirlo di nuovo, lo sapeva, tanto valeva arrendersi e inseguire unicamente la strada della fuga. «Davvero.»

Adam sorrise e per un attimo sciolse la gelida rigidezza che si era creata tra loro. «Allora ho una proposta; vuoi sentirla?»

Deglutì prima di rendersi conto che non sarebbe stato in grado di aprire bocca, quindi annuì solo con la testa.

«Ci lasciamo tutto alle spalle e ricominciamo da capo. Va bene?» La sua stretta si intensificò appena, come se si stesse aggrappando più forte a lui perché non era pronto a rischiare di ascoltare una risposta negativa.

E lui non era pronto a dargliela.

«Totalmente da capo?» chiese in un sussurro. Niente più abbracci, niente più contatti esagerati... niente baci.

«Sì.»

La presa di Adam si fece ancora più pressante e Alec fu costretto a portare una mano sulla sua per tranquillizzarlo. I loro occhi si incontrarono e seppe per certo che tra loro le cose non sarebbero tornate come un tempo, perché in fondo non erano mai stati davvero amici, bensì qualcosa di più sin dal principio.

Nonostante ciò, si ritrovò comunque a dare la sua conferma. «Mi piacerebbe» dichiarò, e scorse un sorriso mesto sulle labbra dell'altro.

Ricambiò cercando di impedire al proprio corpo di rabbrividire quando Adam si staccò da lui. Da quel momento in poi avrebbe evitato qualsiasi avvicinamento fuori della norma, sarebbero stati solo normali conoscenti. Non sarebbe stato facile, ma avrebbe resistito finché fosse rimasto al suo fianco.

Poi, una volta lontano da lui, sarebbe stato libero di sfogarsi.

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