Capitolo 1

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~Luna~

Sto correndo a perdifiato, non so da quanto ma non ho intenzione di fermarmi.
Inciampo e finisco carponi sul terreno umido del sottobosco. Lacrime calde mi scorrono lungo le guance e mi rialzo con il fiato grosso, ma non mi fermo e proseguo  incespicando su radici sporgenti.
Un singhiozzo mi si smorza in gola, vorrei urlare ma non posso, non qui, non ora.

Quando penso di essermi allontanata abbastanza mi fermo a riprendere fiato.
Ascolto il mio respiro che si fa sempre più regolare, le gambe mi fanno male per la lunga corsa, ma nonostante questo trovo la forza di issarmi su un albero per sentirmi più sicura.
Ho imparato a mie spese che la foresta di giorno sembra bella, calma e tranquilla, ma la sera si trasforma in un luogo pericoloso.

Mi viene quasi difficile crederci: il canto delle cicale è ritmato e rilassante e l'aria primaverile è piacevole da respirare.

Quel frinire delicato mi ricorda i giorni in cui io e la nonna raccoglievamo le more per fare la marmellata, riuscivo sempre a sporcarmi i  vestiti. Lei però non si arrabbiava  mai, al contrario mi sorrideva dolcemente e sussurrava scostandomi  i capelli dal viso "Non importa tesoro, capitava sempre anche a me. Che ne dici se questa sera ti preparo un bel bagno caldo?".

Quando avevamo raccolto due cestini di more tornavamo a casa.
Casa.
Quella parola mi stringe il cuore come una morsa.

 È troppo per me, scoppio in lacrime senza badare a chi mi potrà sentire.
 Piango, urlo e picchio i pugni sulla ruvida corteccia dell'albero provocandomi solo un forte dolore.
Forse è un bene, questo mi aiuta a concentrare la mia mente su qualcos'altro.

 Quando finalmente mi calmo ancora non riesco a metabolizzare tutto ciò che è successo.

 La nonna, la mia casa, tutto perso in meno di ventiquattro ore.

 Decido di ripercorrere la mia vita e gli ultimi eventi mentalmente, una volta ho sentito dire che può chiarire i pensieri.
Quindi provo.
Non ho nulla da perdere.

 Sono Luna, ma tutti mi chiamano Lu.

 Sono nata il 13 giugno, di venerdì, ed esattamente oggi ho compiuto sedici anni.

  So poco dei miei genitori, l'unica cosa che ricordo di loro sono i sorrisi sereni e i caldi abbracci che mi riservavano.
Per quello che mi ha detto la nonna ero la gioia della loro vita e la luce dei loro occhi.
Sono morti quando avevo quattro anni, ma mi mancano ogni dannato giorno.

  Vivo a Neman, una città fondata tanti anni fa.

Il mondo da me conosciuto è ben poco, ormai ogni città ha le sue leggi e si premura di evitare qualsiasi contatto con le altre.
C'è così poca interazione tra un paese e l'altro che da secoli non ci sono guerre, l'unica cosa positiva di questa faccenda.
Ogni città fa per sé.
A scuola non viene insegnata la geografia per ordine del nostro governo.
È più facile controllare una popolazione che non capisce nemmeno dove vive, una popolazione ignorante.
So per certo che siamo completamente circondati da una specie di foresta, che molti considerano infinita.
Da qualche parte oltre ad essa io credo ci sia un'altra città, magari migliore della nostra.
Sicuramente migliore della nostra.
Per quanto riguarda Neman, è divisa in due classi sociali: gli Umili e gli Agiati.

  Io faccio parte degli Umili e ne vado fiera.
Siamo coloro che fanno i lavori più semplici come i panettieri, i negozianti, gli operai o i fattorini.
A volte anche gli insegnanti, ma solo in rari casi.
Ovviamente chiunque può aspirare a fare il lavoro che più desidera, ma le scuole superiori sono molto costose e in generale noi Umili non possiamo permettercele.

  Gli Agiati invece sono medici, imprenditori, uomini d'affari, politici e cose simili.
 Fortunatamente non sono solo i lavori a distinguerci.

  Gli Umili infatti tendono ad essere persone più aperte a relazionarsi con gli altri, più propensi a condividere non solo beni materiali, ma anche amore e gioia.
Gli Agiati invece si limitano a vivere nelle loro grandi case complete di ogni confort e perlopiù tendono a relazionarsi solo se la cosa è strettamente necessaria.
Ah quasi dimenticavo! Per questa classe sociale io sono inferiore, tutti noi Umili lo siamo, secondo il loro inutile parere.
Non li disprezzo, ma solo perché non li conosco abbastanza per farlo.
Ho conosciuto molte ragazze che lavorando come domestiche in case di Agiati hanno confermato di essersi trovate male.

  In sostanza noi Umili siamo messi economicamente meno bene rispetto agli Agiati, ma amiamo le nostre vite, siamo sorridenti e... Umili. Viviamo nella semplicità e non rifiutiamo mai di aiutare i bisognosi.

  Al contrario gli Agiati si fanno i fatti loro, almeno per quanto mi è stato detto.
Non conosco nessuno appartenente a questa classe, quindi non voglio credere troppo ai pettegolezzi che sento al mercato.

  Fin da quando ero piccola c'è sempre stata tensione tra di noi, tanto che si è arrivati a istituire un governo formato da otto Umili e otto Agiati, in modo che il popolo si convinca che non c'è distinzione tra le classi.

  Stupidaggini a mio parere, se si volessero davvero abbattere queste barriere che ci dividono ci vorrebbe un secondo, un'ordinanza del governo basterebbe per far nascere un nuovo grande popolo.
La gente dovrebbe adattarsi, ma questo sarebbe un problema secondario.

  Come se non bastasse ogni anno vengono scelti a sorte un ragazzo e una ragazza degli Umili che si dovranno poi sposare con gli altri due che verranno scelti dagli Agiati.

  Una volta sposate le due coppie diventano automaticamente tutte e due Agiate.
Bel casino vero? Già, lo credo anche io.
Non penso capirò mai le idee dei politici che hanno preso queste decisioni.

  Gli Agiati vedono questi matrimoni combinati quasi come un segno di pietà verso la mia classe sociale.

  È, sotto tutti gli aspetti, una cosa orribile: perché privare qualcuno della possibilità di trovare il vero amore?

  Perché costringerlo a rovinarsi la vita così?

  I  poveri ragazzi selezionati non hanno scelta, nessuno si è mai lamentato di doversi sposare con una persona estranea.

  Ma penso che l'alternativa sarebbe la morte, o almeno è così che vengono puniti i  ribelli.
Probabilmente rifiutarsi di "seguire" l'accordo stipulato anni fa sarebbe un grande gesto di ribellione.
Questo genere di pena di morte è sicuramente da aggiungere alla lista delle cose senza senso di Neman.
Non siamo esattamente una società sviluppata direi.

 Tre giorni fa sono stati scelti i ragazzi, io non ne conosco nessuno... per fortuna!
Forse ho incrociato una volta o due il ragazzo degli Umili per strada ma ad essere sincera non ricordo nemmeno il suo nome.
Mi dispiace tantissimo per lui, ma da una parte lo invidio.
Ora è un Agiato, può permettersi tutto ciò che vuole e fare carriera.

  Non ho seguito la selezione perché ho solo sedici anni e l'età per essere selezionati va dai diciassette ai diciotto.
 

Quindi non avevo motivo di preoccuparmi.
Definire una cosa del genere orribile sarebbe un eufemismo.
Soprattutto perché il matrimonio tra due membri di classi sociali diverse solitamente è proibito.

  Vengo interrotta bruscamente dai miei pensieri a causa di uno scricchiolio che sento provenire da qualche punto indefinito intorno a me.
Per un attimo penso sia mia nonna che sale per augurarmi la buonanotte, poi la verità mi colpisce come uno schiaffo in pieno viso: la nonna non c'è più, non riceverò la sua buonanotte né oggi né mai.

  Mi costringo a guardare sotto di me e per un attimo il terrore mi assale: se ci fosse qualcuno? Se mi avessero trovata?

  Il mio cuore manca un battito poiché qualcosa si sta muovendo sotto di me. Ci metto qualche istante per accorgermi che è solo una volpe e tiro un sospiro di sollievo.

  Qui sono al sicuro, almeno per ora.

  Una parte di me vorrebbe correre e andare  a casa, forse la nonna è ancora viva.
Poi però mi torna alla mente la promessa che le ho  fatto prima di scappare "Non tornerò mai più, lo giuro" devo ripeterla varie volte nella mia testa e poi qualche volta ad alta voce "Non tornerò mai più, lo giuro" queste parole mi distruggono dentro.

  E pensare che questa mattina, una mattina comune, non avevo idea di ciò che sarebbe successo.

  Come al solito mi sono svegliata e ho sbadigliato un paio di volte prima di mettermi in piedi e andare verso il bagno.

  Ancora un po' intorpidita ho lavato il viso e  mi sono vestita guardandomi nel grande  specchio sopra al lavandino.

  Ho un viso rotondo e due guance rosse che stonano leggermente con i miei capelli neri come la pece lunghi quasi fino all'ombelico.
I miei occhi sono freddi come il ghiaccio e risaltano molto messi a confronto con la mia pelle chiara.
Le mie labbra hanno un colore tenue simile a quello delle guance e sono abbastanza sottili ma espressive. 

 Non mi sono mai sentita bella, però in questo ultimo anno ho iniziato ad apprezzarmi di più e giuro che avrei voluto farlo molto prima.
 

Sorrido guardando il mio riflesso.

Decisamente non sono uno spettacolo di prima mattina.
I capelli sono un groviglio annodato, gli occhi ancora addormentati e le occhiaie nere e profonde, segno della nottata passata a leggere, mi fanno sembrare una morta vivente.

 Finito di asciugarmi il viso ho attraversato il corridoio diretta verso le scale cercando di non far rumore, nel caso la nonna dormisse ancora.
Ma quando sono arrivata in cucina l'ho trovata intenta a preparare la colazione «Buongiorno tesoro» mi ha detto sfoggiando un grande sorriso «Sbaglio o oggi è il compleanno di qualcuno?» mi ricordo solo in quel momento che è il mio compleanno, ma mi limito a sorridere e poi mi siedo sul divano, ovviamente non prima di aver baciato la nonna sulla guancia rosea.

  È un'anziana signora dai capelli grigio chiaro, i suoi occhi azzurri sono incorniciati da un visetto tondo simile al mio, che un tempo doveva essere bellissimo, ma  che ora è coperto di rughe.
 

Ciò che però preferisco della nonna è il sorriso: caldo come una giornata estiva e giovane nonostante l'età.
Ogni volta che lo vedo mi si scalda il cuore, altre mi ricorda così tanto quello della mamma che mi sembra di averla con me.

  Rimango seduta a guardarla armeggiare con pentole e padelle, a giudicare dall'odore ha preparato i pancake, uno dei miei cibi preferiti.

  Mi alzo per aiutarla, ma mi ferma costringendomi a sedermi comoda sul divano «Oggi è il tuo compleanno, meriti relax completo» faccio per ribattere ma sarebbe inutile, la nonna è testarda, come me del resto.

  Mi siedo sul divano osservando la piccola cucina sui toni del rosso, il nostro soggiorno caldo e accogliente e i quadri di paesaggi colorati. È tutto così bello, così famigliare.
Mi alzo quando sento chiamare il mio nome, la nonna probabilmente ha apparecchiato in veranda.

  Attraverso la cucina dirigendomi verso la porta finestra che spingo con forza, è molto vecchia, come tutta la casa. Respiro a pieni polmoni una boccata di aria fresca. Il sole brilla già alto nel cielo, noi però siamo al riparo dai raggi solari grazie al complicato intreccio di glicine che si arrampica lungo gli appositi sostegni che la nonna ha messo due primavere fa.
È primavera, e di prima mattina fa ancora un po' freddino, ma è una cosa sopportabile.

  Osservo il panorama che vediamo dalla veranda: una fila di case identica alla nostra copre gran parte della visuale, più in là riescono a scorgere le cime dei grandi grattacieli appartenenti al quartiere degli Agiati. 

Da  anni viviamo separati ,noi Umili in piccole case semplici, dalle imposte rosse. Gli Agiati invece possiedono grandi appartamenti con supervista.
Quelli meno ricchi abitano in villette decisamente poco modeste.
Ricordo troppo bene che un anno fa due Agiati si picchiarono durante un'asta in cui si vendevano case perché entrambi volevano l'appartamento al quarantaduesimo piano.
La notizia passò da un giornale all'altro prima di essere rapidamente dimenticata.
Io però non dimentico nulla, archivio le cose per utilizzarle al momento giusto.

Mi siedo a tavola pregustando già la dolce colazione che mi attende.

La nonna non si è risparmiata e oltre ai pancake vedo una grande brocca di latte  e dei biscotti, evidentemente fatti a mano.

Mi chiedo se questa mattina si sia svegliata all'alba solo perché io potessi avere i biscotti freschi.
Sono quelli con le gocce di cioccolato che tanto adoro.

«Allora buon appetito e tanti auguri alla mia amata nipotina» dice la nonna con il suo solito tono pacato ma allegro.

Mi avvento sul cibo, non mi ero accorta di avere così fame finché non metto sotto i denti una forchettata di pancake ancora caldi.
Sorrido alla nonna per ringraziarla in silenzio.

«È delizioso» dico con la bocca piena; la nonna sembra molto soddisfatta "non solo per il cibo" penso "ha avuto la forza di crescermi tutta da sola , e questo le fa onore".

A colazione finita aiuto la nonna a sparecchiare, anche se non vuole darlo a vedere sta invecchiando e una mano le fa sempre comodo.

Poi lei si siede sul divano e mi fa segno di avvicinarmi, ed è qui che le cose sono diventate strane, molto strane.

La nonna mi prende le mani tra le sue e  guardandomi negli occhi comincia  «Lu ascolta, voglio dirtelo ora prima che sia tardi».
Di che cosa parla la nonna?

Sta forse male? A paura di potersene andare a breve?

«Nonna io ...non capisco»

«Loro potrebbero arrivare da un momento all'altro»

«Loro chi?» chiedo e per un attimo mi assale il pensiero che la nonna stia impazzendo per colpa dell'età .

«C'è poco tempo ma voglio che tu sappia quanto ti voglio bene» Mi alzo in piedi di scatto «Perché nonna?!Cosa succede?!»
Devo avere alzato il tono di voce dato che mi fa risedere con molta calma «Ti dirò tutto, ma prima promettimi una cosa... Non tornerai mai più qui» non capisco più nulla, percepisco solo un brivido che mi percorre la schiena lentamente.
Sono confusa, sento un nodo alla gola che si stringe sempre di più costringendomi a trattenere il fato «io...io..» sussurro, senza trovare le parole con cui esprimermi.
La verità è che non voglio promettere nulla.

Sembra tutto uno stupido scherzo , ma dal tono di voce e dallo sguardo della nonna capisco che non è così «Non tornerò mai più, lo giuro» la frase è debole e soffocata, per nulla convinta, ma la nonna sembra rilassarsi. Io al contrario mi irrigidisco ancora di più, oramai ho giurato.
L'ho fatto davvero?

«Ora  ti prego dimmi cosa...cosa succede» sento le lacrime che come pioggia estiva irrigano le mie guance.
Perché?! Perché a me!?

«Tu non sei una ragazza comune. Sei speciale»

Ho sentito tante volte la nonna ripetermi quella frase, ma questa volta assume un significato diverso, quasi sbagliato.

«Tu sei una Alium» afferma con estrema convinzione.
«Alium?» ribatto sempre più spaesata e a disagio.
«Hai dei poteri Luna, poteri pericolosi e magnifici allo stesso tempo.
Non saprai gestirli subito, ma ti assicuro che imparerai» riprende la nonna con tranquillità forzata, mentre si guarda intorno con fare circospetto, come se qualcuno ci stesse osservando.

«Io ho dei poteri? Sono una specie di strega?» non so se ridere o piangere, tutto questo è assolutamente assurdo, la nonna deve essere impazzita.
Vorrei chiedere di più, analizzare a fondo la questione, elaborare meglio queste parole, ma non c'è il tempo.

«Ti cercano, devi andare» Dalle sue parole trapela la paura, ma la tiene a bada per non contagiare anche me.
«Adare dove? Nonna, non capisco, tutto questo...» faccio un respiro profondo e chiudo per qualche istante gli occhi, poi proseguo nascondendo il leggero tremolio della voce «Tutto questo non ha un minimo senso, quello che dici è da pazzi. Ho sedici anni, cosa dovrei fare?» ringhio arrabbiata.
Come si aspetta che io agisca?
«Loro sono qui per te, vai e scappa da qui» sussurra fissandomi meglio occhi «Ti prego Lu, ti prego. Fallo per me, fallo per i tuoi genitori» ora anche la nonna piange.
«Ma cosa c'entrano i miei genitor...» Vengo interrotta da alcuni colpi sulla porta, c'è qualcuno che sta bussando con forza.
Con rabbia.

«Sono già qui» sibila la nonna.
Magari questo è solo un incubo, domani mi sveglierò e sarà tutto finito.
O magari non lo è.

«Chi è qui? Nonna rispondi!»ora sto urlando.
Il panico, l'adrenalina e l'ansia si sono fuse insieme.
Ho bisogno di sfogarmi.
Vorrei cadere a terra e rannicchiarmi in silenzio, ma qualcosa mi blocca.

«Ascolta Lu, queste persone di cercano.
Sanno dei tuoi poteri da molto tempo.
Fino ai sedici anni però, gli Alium non dimostrano di possederne, quindi sono riuscita a tenerti al sicuro.
Ma ora, non c'è più tempo»
Le sue parole si incastrano nella mia testa come pezzi di un puzzle.

«Nonna...» domando scossa da una serie di brividi che mi fanno accapponare la pelle «Cosa vogliono da me?» Una persona normale probabilmente avrebbe già riso di fronte a delle rivelazioni tanto assurde, ma io conosco la nonna e di lei mi fido più di me stessa.
Tutto quello che mi sta dicendo sembra estremamente reale.

Non mi tornano alcune cose però, perché non farmi scappare giorni fa se sapeva che qualcuno sarebbe venuto a prendermi oggi?

Per ora meglio non porle queste domande, non l'avevo mai vista tanto preoccupata ed è meglio non metterla ancora più in difficoltà.

«Nulla di buono» è la risposta secca che mi viene propinata.
«Ora vai prima che sia tardi» sentenzia guardandomi negli occhi in modo dolce.

I colpi sulla porta si fanno sempre più forti e persistenti, non ci vorrà molto prima che si sfondi.

La nonna mi lascia con delicatezza le mani e io rimango un attimo ferma come in trans, combattuta su ciò che devo fare «Ti voglio bene, ricordalo sempre. Ora vai, scappa nella foresta più lontano che puoi.
Corri come non hai mai fatto prima, non potrò trattenerli a lungo»

Mi apre la porta sul retro così che io possa andarmene inosservata. Non so che fare  e lei non sembra volermi dare altre istruzioni, sta accadendo tutto troppo in fretta. Una parte di me vorrebbe stare lì ferma e vedere chi sta cercando di sfondare la porta.

Ma un altra parte, sa che devo scappare via.
Non capisco quale sia quella più razionale tra le due.
Alla fine la seconda ha la meglio.

Corro a più non posso senza voltarmi indietro, perché se lo facessi probabilmente non avrei la forza di proseguire.

Un grido strozzato mi si ferma in gola mentre sento forte e chiaro il suono di uno sparo provenire dalla mia casa.
Uno sparo, un terribile colpo di arma da fuoco.
Prego nuovamente di svegliarmi nel mio letto da questo inferno.
Spero di sbagliarmi, di essere solo troppo confusa.
Perché se non fosse così la nonna potrebbe essere...No, non devo pensarci.
Devo correre il più velocemente possibile o la prossima potrei essere io.
Ma perché? Perché proprio a me?
Di nuovo questa domanda si insinua nelle crepe della mia testa.

Imbocco le vie della città più remote fino ad arrivare al limitare della foresta.

Mi inoltro nel fitto degli alberi e non mi fermo per tutto il resto del giorno, fino al calar del sole, riflettendo sulle parole della nonna: tu sei una Alium.

Non so come io abbia fatto a correre così tanto fermandomi solo qualche minuto per guardare dietro di me e riprendere fiato, ma ormai sono sfinita e provata.
Quando si fa buio mi lascio  cadere a terra.
Il resto lo sapete già .

Grazie davvero di aver letto questo primo capitolo della mia storia.

È il primo racconto che pubblico su Wattpad e capisco che possa non spiccare particolare per la sua originalità inizialmente.

Ma più avanti diventerà molto più avvincente.

Sono una lettrice accanita e spesso ( senza farlo apposta) scrivo cose simili a fatti già accaduti in altri libri .

Sarei davvero felice se mi scrivessi un commento per migliorare e spero che la mia passione per la scrittura possa un po' arrivare attraverso le mie parole.

  

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