Capitolo 2

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~Luna~

Mi sveglio ancora fortemente scossa dagli avvenimenti del giorno prima.
La schiena mi fa male, credo sia dovuto alla mia dormita sull'albero.
Mi sembra quasi sia stato tutto un brutto sogno, vorrei con tutto il mio cuore che fosse così.
Apro lentamente gli occhi, nella speranza di vedere il tetto della mia stanza sopra di me.

Butto subito uno sguardo al sole, non so per quanto ho dormito ma non mi sento affatto riposata.
Pochi raggi filtrano dalla folta ramificazione sopra di me. Potrebbero essere circa le nove o le dieci del mattino.
Forse ho dormito troppo, o forse troppo poco.

Ho imparato molto sulla foresta durante questi anni, venivo spesso a fare lunghe passeggiate, prima però non mi ero mai inoltrata così tanto nella boscaglia.
Gli alberi sono molti: abeti, pini e pioppi svettano verso il cielo, il sottobosco è verde, ombroso e pino di piccole pianticelle. In lontananza riecheggia il canto di una tortora.
È tutto così stranamente familiare.
Mi aspetto quasi, che dopo aver raccolto un bel mazzo di fiori ed essermi arrampicata fino in cima ad un albero, per sentire l'adrenalina scorrermi dentro, tornerò a casa dove mi aspetterá la nonna con il suo caldo sorriso .
Le lacrime di ieri sera ora vorrebbe riprendere a scorrere e arrossarmi gli occhi, ma le fermo, devo essere forte.
Non voglio esserlo, ma non ho alternative.
Sono sempre stata una ragazza coraggiosa e determinata, a volte anche spericolata.
Fin da quando ero piccola pretendevo di salire sugli alberi più alti e poi sporgermi respirando il pericolo. Solo la nonna però riusciva a tirare fuori la mia parte dolce.

Non che io fossi fredda o sgorbutica, girando per le strade sorridevo e parlavo gentilmente con tutti ovviamente, ma non amo molto dare troppa confidenza alle persone, anche a quelle che conosco bene .
Per me essere riservata è sempre stata una reazione istintiva, come se, lasciando troppa confidenza a qualcuno, quello potesse iniziare a disprezzarmi.

Ho un carattere davvero difficile e per me è più facile mostrare la parte bella, radiosa e gentile di Lu.
Molti mi definirebbero falsa o doppia faccia, ma dalla morte dei miei genitori, avvenuta quando avevo quattro anni e che ricordo appena, mi sono chiusa in me stessa, creando una specie di armatura.
Forse è stato un modo per distrarmi dalla perdita che avevo subito, o semplicemente cercavo di nascondere la sofferenza che provavo.

A volte ho l'impressione di essere così chiusa perché ho paura che, conoscendomi meglio, una persona avrà più informazioni per riuscire a ferirmi.

È una cosa stupida da pensare, anche un po' paranoica e infantile che non ho mai rivelato a nessuno.
Mi calo lentamente lungo il tronco procurandomi leggere lesioni alle mani.
Quando metto i piedi a terra cerco di farlo delicatamente, anche se so di essermi allontanato dalla città ho paura di essere catturata, non so da chi , non so perché, ma ho paura.
Sono proprio le cose che non conosciamo a spaventarci, come diceva sempre la nonna "l'ombra incute più timore di chi la provoca".

Ora che sono a terra mi sento più vulnerabile, ma allo stesso tempo trovo piacevole il sottobosco grazie ai suoi colori e profumi, che hanno qualcosa di magnifico e inspiegabile.

Mi siedo con la schiena contro il tronco del grande albero che mi ha dato riparo. Rimango ferma lì, a contemplare la natura che mi circonda. Intorno a me vedo molti altri alberi e non saprei riconoscerli tutti, però l'ombra che procurano è tanta.

Mi sento quasi immersa in un universo parallelo, tra i graziosi fiori che spuntano timidi davanti a me e il dolce profumo di terra umida.
L'atmosfera ha un qualcosa di magico e surreale.
Per un attimo dimentico i miei problemi e mi rilasso.

Non so cosa fare, né cosa pensare. Non ho più una casa, non ho più una famiglia, non ho più nessuna sicurezza.

So che devo scappare...Ma perché? Perché qualcuno dovrebbe volere me? Sono una semplice ragazza Umile, che nella vita ha sempre tenuto un basso profilo, non ho mai fatto nulla che potesse portare qualcuno a cercarmi.
E poi è evidente che non ho nessun potere soprannaturale o cose simili.
Mi risfiora il pensiero che nulla sia sensato, forse la nonna è solo impazzita, magari ha dato di matto e... No, la nonna era seria mentre parlava, e poi i colpi sulla porta erano reali.

Ho tante domande, poche risposte e nessuno a cui chiedere aiuto.

In una situazione normale sarei corsa subito in biblioteca, li trovavo sempre tutto ciò che avevo bisogno di sapere.

Leggere è una delle mie tante passioni.
Amo tutti i generi di libri, i miei preferiti però non possono essere trovati in biblioteca nè in vendita in alcun luogo.
I libri più belli erano in soffitta, la nonna li conservava con tanta cura perché erano quelli che leggeva da giovane.

Li avevo letti tutti anche due o più volte, alcuni tra i più belli raccontavano della storia di un ragazzo che scopriva di essere un mago, il suo nome era Harry Potter
"Direi che sembro un po' Harry in questo momento" ragiono tra me e me " Pure io ho appena scoperto di essere una specie di strega come a lui è stato rivelato da Hagrid ..devo ancora capire bene quali sono i miei poteri perché a differenza sua io non ho passato l'infanzia in un sottoscala e non possiedo una bacchetta" non posso fare a meno di sorridere "Sono solo storie inventate" mi rimprovero, ma è più forte di me.
"Potrei sembrare anche Tris Prior, forse una specie di divergente".
Smetto bruscamente di pensare, un brontolio sonoro proviene dalla mia pancia.

Mi costringo ad alzarmi, ho avuto così tante cose a cui pensare che mi sono dimenticata la più importante: ho bisogno di cibo e acqua se voglio sopravvivere.
Non sono esperta, ma capisco subito che nel punto in cui mi trovo non avrò né l'una né l'altra cosa.

Decido di camminare nella direzione opposta a quella da cui sono venuta, in modo da allontanarmi ancora di più dalla mia città natale.

Nord, sud, est, ovest non ho idea della direzione che sto prendendo, vado a istinto.
Spero solo di dirigermi verso un posto che possa offrire acqua, cibo e se sarò fortunata riparo.

Accelero il passo voltandomi talvolta per controllare che nessuno mi segua e sobbalzando varie volte allo scricchiolio di un ramo spezzato sotto i miei piedi.
Mi fermo solo quando i crampi alle gambe non diventano insopportabili.
Ora, anche volendolo, non sarei in grado di tornare a casa.
Il paesaggio è tutto uguale, i suoni sono gli stessi, la luce non cambia.
Ho quasi l'impressione di non essermi mossa di un centimetro.
"Forse è vero quello che dicono" sussurro a denti stretti "Forse questa foresta è infinita".
Continuo a camminare, sopportando il peso dei pensieri e il dolore alle gambe.
Cerco di resistere, di proseguire. Ma a quale scopo?
Mi trascino verso una roccia e mi ci siedo stanca e provata.
Non ho con me un orologio, ma potrei aver camminato per tre, o forse anche quattro, interminabili ore.
C'è anche la possibilità che sia passato molto meno, ma devo fidarmi dell'istinto.

Potrebbe essere circa l'una, ma non posso dirlo con certezza. Sposto lo sguardo verso ciò che mi circonda, il paesaggio è molto simile a quello che ho attraversato fin ora, noto però che il sottobosco si fa man mano meno pieno di pianticelle verdi.
Gli arbusti, le ortiche sono sparite, lasciando il posto a...MORE!
Non mi ero accorta della loro presenza.
Mi alzo di scatto e mi getto in ginocchio davanti a quei piccolissimi frutti succosi.
Per quanto in questo momento io abbia fame, mi premuro che siano veramente more e non che so...bacche velenose e potenzialmente mortali.
No, quelle sono veramente more, me ne ficco in bocca quattro o cinque tutte insieme assaporandone il delizioso sapore intenso.
Con ingordigia mi lancio sui dolci e scuri frutti di bosco.

Saccheggio un cespuglio, poi un altro e un altro ancora, non mi curo particolarmente delle spine che mi graffiano le mani, o almeno non inizialmente "L'unica cosa che mi manca sono delle ferite"Penso brontolando tra me e me.
Una volta "sazia" mi siedo esaminando attentamente la situazione in cui mi trovo.
Ormai questi riepiloghi mentali mi aiutano.

Sono una ragazza di sedici anni, scappata da casa propria su ordine di sua nonna, di cui non ha più notizie.
A quanto pare sono una specie di creatura magica, strega o non so che altro.
Qualcuno mi cerca anche se non so chi, sto scappando senza meta in boschi sconosciuti e potenzialmente infiniti, da sola.
E a giudicare dal bruciore che ho alla gola se non trovo da bere in poco tempo morirò letteralmente di sete.

"Mi sembra tutto" penso. Avverto il forte impulso di esclamare una cosa come "peggio di così non può andare" ma non ho esattamente la fortuna dalla mia parte e probabilmente si metterebbe a diluviare.
Mi alzo e mi metto nuovamente in marcia, non c'è un sentiero battuto da seguire così prendo una direzione, come al solito, totalmente casuale facendomi strada nel sottobosco.

Man mano che proseguo la secchezza della mia gola si fa sempre più sentire, ho come la sensazione di essere improvvisamente più stanca e spossata.
Mentre proseguo ragiono su ciò che farò, anche se dovessi trovare dell'acqua non potrò girare nel bosco per sempre.

Fino ad adesso non ci avevo ancora pensato "Non posso certo tornare indietro,anche perché ormai non ci riuscirei" ragiono silenziosamente"Ma non posso nemmeno fermarmi in un punto e restare lì per sempre".
Forse potrei resistere a questi mesi estivi, ma durante l'inverno le temperature calano drasticamente e non sopravvivrei.

Passo delle ore intere a cercare di farmi venire in mente un modo per superare questa situazione.
Continuo ad andare avanti, sia fisicamente che con la mente.
Proprio mentre sono assorta in questi pensieri avverso un rumore familiare.
Un gorgoglio chiaro e sonoro...sembrerebbe acqua. Semplicemente pensando a questa parola il mio corpo si risveglia, mi lancio in una corsa sfrenata verso l'origine del suono.
Inciampo ma non ci faccio caso, corro ancora per una decina di metri e poi lo vedo: un torrente limpido che scorre appena poco sotto di me .

C'è una piccola discesa per raggiungerlo, con qua e là alberi caduti o storti
In pratica scendo solo a rotoloni tanta è la mia foga .

Nel correre però la mia gamba colpisce un ramo sporgente, provo un dolore breve ma intenso e poi vedo il sangue sgorgare, mi fermo per un istante indecisa se sia peggio la sete o il taglio.
Alla fine la sete ha la meglio e così riprendo a correre verso il torrente con più lentezza "Dopotutto la ferita non è così terribile, la pulirò per bene con un po' d'acqua dopo, è giusto un graffietto" penso, mentre già sento l'acqua che mi bagna la gola .
«Finalmente acqua!» esclamo mentre mi chino per bere.
In quel momento sento qualcosa cedere sotto di me e poi precipito nel buio.

***

Sono atterrata fortunatamente illesa in quella che parrebbe una sottospecie di trappola.
"La situazione non è delle migliori" mi dico "però potrei riuscire ad arrampicarmi e uscire" so benissimo che non è così e il panico mi assale.
Sono caduta in una buca profonda circa tre metri, il terriccio in cui è scavata è piuttosto secco e poco compatto.
Non credo che potrei arrivare in cima senza prima essermi fatta crollare l'intera buca addosso.

In un primo momento sono tranquilla, però ora nella testa si fa strada il pensiero che quella trappola sia stata tesa per me .
Dopotutto non sono una fuggitiva? Non ho degli inseguitori alle calcagna?

"Stai calma e ragiona, stai calma e ragiona" mi ripeto con scarsa convinzione.
Non so davvero cosa sia peggio, se la sete lancinante che comincia a farmi girare la testa, il piccolo taglio che brucia in modo infernale alla gamba destra o la caduta in questa stupidissima buca.
Credo che l'ultimo dei miei problemi sia il taglio, anche se ora è tutto sporco di terra che a lungo lo farà infettare .
La testa mi pulsa violentemente e a tratti compaiono davanti ai miei occhi delle macchioline danzanti .
Non sono mai stata così tanto senza bere e non credo che potrò resistere a lungo, soprattutto con il rumore del torrente che mi ricorda quanto io sia vicina all'acqua.
Una volta mi era capitato tra le mani l'articolo di un rinomato medico Agiato che affermava cosa sarebbe successo se avessimo smesso di bere.
In media non era possibile resistere a lungo poiché già dopo due giorni si manifestano i problemi fisici: senza acqua il sangue diventa più denso e il cuore fa fatica a lavorare, raggiungendo il collasso.
Devo uscire di qui ora.

Tento nonostante tutto di arrampicarmi ma è inutile, mi sfiora l'idea di mettermi a gridare, ma così facendo segnalerei solo la mia presenza ad eventuali inseguitori.

L'unica cosa che posso fare è aspettare che arrivi qualcuno e pregare che non mi voglia fare del male.

Odio essere impotente.
Provo addirittura a concentrarmi per vedere se riesco ad usare i miei "poteri" ma è tutto completamente inutile.
Sento il mio corpo pesante e la testa che pulsa come se l'avessi passata al microonde.
Mi siedo, o sarebbe meglio dire cado, per terra.
Il terreno è umido e leggermente bagnato, questo mi fa percepire ancora di più la secchezza alla mia gola.
Non posso stare ferma, non voglio arrendermi così.
Ci deve essere una soluzione, ce n'è sempre una... o almeno credo.
Il sole comincia anche a calare e il canto dei grilli si fa sempre più forte, oltre a quello però adesso avverto anche un rumore più chiaro e regolare, sembrano dei passi.
Il sangue mi si ghiaccia nelle vene, mi hanno presa, non ho più scampo
Nascondo il viso tra le braccia sporche di terra e resto in ascolto.

Non ho idea di quello che vedrò o di chi vedrò.
Spero solo che se dovranno uccidermi almeno sarà una cosa veloce, magari mi tortureranno e in questo caso devo solo sperare che non ci mettano troppo.

Su una cosa però non ho dubbi: non mi voglio arrendere ad un destino così triste, sono riuscita a scappare e a sopravvivere nella foresta, non lascerò che una stupida buca mi sconfigga.

Lotterò se sarà necessario, anche se dovessero essere armati voglio provare a combattere ugualmente, il rumore di passi si fa sempre più forte.
Sento l'erba e le foglie secche scricchiolare, a giudicare da ciò che le mie orecchie mi trasmettono è solo una persona quella che si avvicina sempre di più a me.
" Uno contro uno, potrei farcela" ripeto nella mia incasinata mente a me stessa, ma sono messa troppo male anche solo per stare in piedi, figuriamoci per combattere contro qualcuno, oltretutto armato probabilmente.
Però posso ancora contare sulla mia astuzia.

In quel momento un piano folle mi balena in mente, è stupido e alquanto ridicolo, ma forse è la mia ultima speranza.

Man mano che il rumore dei passi si fa più vicino il mio cervello elabora nel dettaglio ogni mia mossa, dovrò essere rapida e precisa se voglio avere anche solo una possibilità.
Il mio inseguitore è a pochissimi metri dalla buca "andrà bene vedrai".

Così metto in atto quello che potrebbe essere un suicidio tanto quanto un modo per salvarmi.
Chiudo gli occhi fingendomi svenuta, devo restare assolutamente immobile e impassibile.
Da piccola per fare degli scherzi alla nonna facevo finta di dormire, ma alla fine scoppiavo sempre in una grande risata fallendo miseramente.
Ma adesso è diverso, in palio ci sono la vita o la morte .

«Oh merda» sento esclamare, a quanto pare il mio inseguitore mi ha vista «Tre giorni impiegati a scavare questa inutile trappola, e l'unica cosa che prendo è una ragazza»
La voce non è per nulla come quella che mi aspettavo, è giovane ed appartiene ad un ragazzo, è bassa ma calda e sonora.
«Perché tutte a me oggi?» Ripete in tono fiacco.

Quelle frasi non hanno un minimo di senso, possibile che non si aspettasse di trovarmi qui?
Qualunque siano le sue intenzioni devo attenermi al mio piano.
Sento un tonfo sonoro, evidentemente il ragazzo è saltato nella buca con una facilità estrema.
Continuo a fingermi priva di sensi, ma lo sento avvicinarsi a me e poggiarmi due dita sul collo per sentire il mio battito cardiaco, spero con tutta me stessa che l'agitazione non mi giochi un brutto scherzo.

Poi mi prende lentamente ma senza troppa fatica e mi solleva, evidentemente ha attaccato l'estremità di una corda ad un albero qui vicino perché aiutandosi con essa ci tira entrambi fuori molto velocemente.

Sembra incredibilmente forte, io al suo confronto mi sento un piccolo stuzzicadenti.
Però ricordo ciò che ho promesso a me stessa: non mi arrenderò.

Mi mette a terra con la schiena appoggiata al tronco di un albero in modo che io sia quasi seduta, poi comincia a tirarmi dei piccoli buffetti sulle guance per svegliarmi .
È quello il momento.

Con le ultime forze che mi sono rimaste apro gli occhi e tiro un pugno sul naso del ragazzo il più forte possibile, poi mi lancio verso il folto della foresta.

In un primo momento quel misterioso ragazzo sembra davvero disorientato, ma poi proprio quando credo ormai di potercela fare sento la sua voce che mi intima di fermarmi «Ragazzina ti tengo sotto tiro, un altro passo e la mia freccia trapasserà la tua bella faccina»

A sentirmi chiamare ragazzina mi monta una gran rabbia dentro, ma non mi sembra il caso di discutere con un tizio armato.
Mi giro lentamente e lo osservo, è un ragazzo alto e snello circa sui diciassette anni, occhi verdi brillanti e capelli rossi, naso piccolo e all'insù e il viso punteggiato di lentiggi.
Mi rincresce ammetterlo ma è tremendamente bello.
La capigliatura è scompigliata, ma di un colore talmente particolare da risultare comunque perfetta.
Non voglio soffermarmi troppo a fissarlo, ma nonostante questo mi catturano subito i suoi occhi magnetici.
Noto che il suo naso sta sanguinando, non posso fare a meno di pensare che nonostante tutto io sia più forte di quanto pensassi.

Non so come abbia fatto, ma ha incoccato una freccia alla velocità della luce.
Faccio un respiro profondo e sento l'adrenalina andarsene e lasciare il posto al mal di testa.
Sono una persona davvero troppo impulsiva, vorrei fermarmi ma non ci riesco «Io non so chi tu sia né cosa tu voglia, ma giuro che se provi a chiamarmi ragazzina un'altra volta ...» sibilo a denti stretti cercando di farmi valere.

Il ragazzo scoppia in una fragorosa risata «haha, che cosa c'è da ridere? Se vuoi te lo ripeto più forte questa volta!!» gli faccio eco arrabbiata e frustrata allo stesso tempo.

«Ok calmati ragazzina» dice tenendo sempre il suo arco puntato su di me e non perdendomi di vista nemmeno un istante <«Se vuoi che smetta di ridere forse dovresti minacciarmi quando sarai un po' più in forze, sembri sul punto di svenire»
Non ha tutti i torti.

«Se vuoi che mi calmi forse dovresti abbassare quel cavolo di arco e farmi andare a bere un po' d'acqua» ribatto nervosa e stanca di questa conversazione.
«Va bene, fai pure...ragazzina» mi provoca e io lo fulmino con lo sguardo.

Mi avvicino al torrente e finalmente mi chino per bere, sorseggio a lungo gustandomi ogni singola goccia d'acque.
Quando finalmente sono ben dissetata mi sento quasi rinata.

Il ragazzo è seduto sotto un albero godendosi gli ultimi raggi di sole che filtrano dai rami.
Avvicinandomi noto che sta accendendo un fuoco.
Con non poca titubanza mi dirigo verso di lui sedendomi sotto un raggio, sempre mantenendo una distanza di sicurezza, voglio solo riprendermi un attimo dopo di che andrò alla ricerca di un posto comodo in cui dormire.

Lo guardo mentre soffia sulle piccole fiammelle che si stanno accendendo pian piano, mi domando quale sia la sua storia, magari è assurda quanto la mia.
Nulla può escludere il fatto che potrebbe essere comunque un individuo da evitare.

Il cielo si fa sempre più buio, credo sia l'ora di levare le tende .
Faccio per alzarmi quando nuovamente la voce di quel ragazzo mi ferma, non dovrei ascoltarlo, eppure resto «Dovresti disinfettarla» propone lentamente.
«Eh?» Chiedo confusa.
«La gamba, dovresti disinfettarla» ribatte accennando al mio arto inferiore.
«Oh» rispondo convinta « non è null...» soffoco un' esclamazione colorita.
La mia gamba è messa decisamente peggio di come la ricordavo.

Sangue e terra si mischiano lasciano a tratti intravedere la pelle di un colore verdognolo e disgustoso, la ferita però non è profonda «Ho del disinfettante nello zaino se vuoi» aggrotta la fronte, ma sorride gentilmente.
Io, come ho già detto, non lascio mai troppa confidenza agli altri quindi rispondo aspra e senza guardarlo nemmeno «Senti...»
«Caeli, mi chiamo Caeli» mi interrompe, facendomi arrabbiare ancora di più.
« Benissimo, senti Caeli, io come puoi vedere non sono nelle migliori delle condizioni, sono due giorni che non mangio altro che more, non so che fare né dove andare, se conoscessi la mia storia capiresti che non posso fidarmi del primo che passa» riprendo fiato «Si, perché sarò anche una stupidissima ragazzina, ma almeno sto cercando di sopravvivere»
Mi guarda interdetto, forse ho esagerato.

Non nego che lo stress e l'ansia abbiano parlato per me.
Il suo sguardo si indurisce subito.
«Ora sentimi tu ragazzina, nemmeno io sono messo bene, cerco di sopravvivere come te, ho una storia difficile e complessa, ma nonostante questo sto cercando di aiutarti, per quanto tu mia abbia quasi rotto il naso poco fa» rimango ferma e zitta, senza sapere cosa rispondere.
Ogni rimbecco mi muore in gola.

«E poi se avessi voluto farti del male non pensi l'avrei già fatto?» aggiunge abbassando lo sguardo sul terreno.
«Ora per favore prendi questo cavolo di disinfettante e facciamola finita»
Riluttante prendo il disinfettante che mi porge.

Mentre mi pulisco la ferita e stringo i denti dal dolore Caeli mi parla «E quale sarebbe il tuo nome ragazzina?»
«Sono Luna» rispondo spiccia, senza però riflettere sulle conseguenze che potrebbe avere rivelare quell'informazione.
«E poi avrò circa la tua età, non sono una ragazzina»
Voglio mettere subito in chiaro che non ha a che fare con una persona dolce e a modo.
Giurerei di vederlo sorridere.

Il falò ormai è l'unica cosa che ci dà un po' di luce, credo sia giunto il momento di andare.
Mi fermo per poco ad osservare il cielo, vorrei davvero alzarmi me la stanchezza mi travolge e appena provo a muovermi il dolore alla gamba aumenta.

«Non penso andrai molto lontana con quella ferita» interviene Caeli senza nemmeno guardarmi.

«Di sicuro non resterò qui» ribatto io.
Non so perché ma ho l'impressione di non vedere qualcuno da anni e parlare un po' mi sta davvero aiutando per quanto io non riesca ad ammetterlo.
«Se non vuoi restare perché ci sono io non c'è problema, mi metterò a dormire sotto quell'albero quindi non hai motivo di temermi» Così dicendo si allontana verso un faggio e ci si sdraia sotto, poi lo vedo girarsi e trovare una posizione comoda, per quanto possa essere comodo dormire sul terreno umido.
Lo osservo mentre il suo respiro diventa sempre più regolare.

Non sembra avere intenzione di farmi del male, eppure non mi fido di lui.
Ho i muscoli che mi fatto molto male e sono sfinita.
Mi concentro sullo scoppiettio del fuoco.
Piano piano però si fa sempre più ovattato e in un minuto crollo addormentata.

Ciao,
Grazie di aver letto questo capitolo.
Innanzitutto devo dire che ho dovuto riscriverlo più volte per rendere al meglio il personaggio di Caeli.
Adesso voi non lo "conoscete" ancora, ma sinceramente io lo adoro.
Ho in mente una storia fantastica legata al suo passato, ma mi piace il fatto che sia avvolta nel mistero inizialmente.
Spero che questa storia vi coinvolga come sta facendo con me♥️

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