Capitolo 11

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~Luna~

Stranamente, dormo più nei tre giorni successivi di quanto non abbia fatto in settimane.
Le dure esercitazione all'aperto, abbinate alle lunghe sessioni di pianificazione, ci sfiniscono.

Manca poco alla nostra missione disperata, ho paura.
Sono solo una ragazzina, sebbene lo nasconda agli altri dietro la mia maschera.
La sedicenne che è scappata di casa la notte del suo compleanno è ancora lì, sconvolta e con gli occhi sbarrati dalla paura.
La respingo in ogni momento di lucidità, ma continua a perseguitarmi.

Credo che Caeli stia ancora dormendo alla grossa, anche se solitamente è lui il primo ad assicurarsi che ciascuno riposi il più possibile.
Si allontana sempre di più, con il passare delle ore.
È come se nella sua testa non ci fosse più spazio per le conversazioni.
Si sveglia quasi sempre prima di me e di tutti gli altri, per buttare giù qualche altra idea velocemente su tutti i brandelli di carta che riusciamo a racimolare.

Felix è il suo asso nella manica: memorizza tutto con una tale foga da restare sbalorditi.
Mira è sempre qui nei paraggi, malgrado tutte le nostre raccomandazioni, sembra la più esausta di tutti.
Ha occhiaie profonde e appena può si siede o appoggia da qualche parte.
Non si lamenta, almeno non davanti agli altri.

È l'ultimo giorno prima dell'irruzione, Viviana è di umore particolarmente nero, ma si sfoga sui suoi bersagli di addestramento.
Anche io sto cercando di fare lo stesso, ma con scarsi risultati «Faccio pena» ammetto alla fine.
Da lei non ottengo consolazioni, ma solo la pura verità «Be sarà il caso che migliori e anche alla svelta. Partiamo stanotte, e tu non vieni a farci da guida turistica»
Vorrei risponderle che non è così facile, un conto è lasciarsi andare, rompere i propri argini interiori e lasciare che tutto fuoriesca.
E un altro è porsi dei limiti, dei freni, controllarsi.

Caeli passa dicendomi un delle sue solite frasi di incoraggiamento «Presto ti verrà semplice come premere un pulsante, non potrai più dimenticarti come fare»
Presto.
Se non fosse che partiamo stanotte.

Una goccia di sudore mi scorre lungo la nuca e scompare nel colletto.
Digrigno i denti e serro la mandibola per trattenere un grugnito di frustrazione.
Non sono pronta. Forse dovrei restare qui, lasciare che siano gli altri a fare tutto il lavoro.
In fondo sarebbe la scelta migliore.

"No" intimo a questa mentalità infantile e codarda di tornare da dove è venuta.
Io combatterò e morirò se sarà necessario.
Cosa ho da perdere?
Ormai la vita è l'unica cosa che mi è rimasta. Ma è meglio lasciarla andare sapendo di aver salvato quella di molti altri che viverla rimpiangendo di non aver agito prima.

Mira mi chiama, picchiettando un dito sulla mia spalla per farmi voltare.
«Lu, questa è la tua tuta. Sarai più comoda durante la missione, e sicuramente meno riconoscibile, se la indosserai».
La prendo lentamente senza rispondere.

La mia gola è serrata dalla paura, incapace di formulare qualsiasi tipo di suono.
Qualche giorno fa tutta la questione sul C.D.S.A mi sembrava solo un castello in aria.
Ora il il tempo scorre troppo velocemente per i miei gusti.
Ogni secondo che passa contribuisce a far aumentare la mia ansia.

"Ne vale la pena" mi dico.
Devo restare calma, non devo fare trasparire la mia paura per gli altri.
Il cuore nel mio petto martella così forte che penso si riesca a sentire.
Per combattere quel battito assillante stringo i pugni.

Osservo la divisa nera che tengo tra le mani.
Non credo sia della mia taglia, ma devo ammettere che è veramente bella.
È nera, quasi perlata. Creata con una specie di pelle lucida, abbastanza da poter vedere i lineamenti distorti del mio viso.
C'è una cintura apposita per inserire le nostre poche armi.

Osservo gli altri, che si stanno dando un gran da fare con le loro divise apportando quante più modifiche possibile, per renderle indossabili.
Caeli armeggia con il colletto, nel tentativo di allentare un po' la rigidità del tessuto.
Mira, pur navigando nella sua tuta, non si preoccupa di rimboccare le maniche o arrotolare le gambe dei pantaloni, come invece dovrò fare io.
Non ho paura di morire, ho paura di fare qualcosa di stupido che metterà in pericolo i miei amici.
Sono tutto ciò che mi è rimasto.

Non sopporterei di vedere la piccola Mira cadere davanti a me e chiudere gli occhi per sempre.
Non sopporterei di vedere il sangue sgorgare da una ferita di Caeli mentre mi lancia un ultimo sguardo in segno di saluto.
Non sopporterei l'idea che Felix possa fare una delle sue sciocche battute per l'ultima volta.
Non sopporterei nemmeno le urla di frustrazione di una Viviana in fin di vita.

Semplicemente perdere uno di loro sarebbe come perdere un po' me stessa.
Deve andare tutto bene.
Deve funzionare.
Se tutto andrà come previsto presto riabbraccerò i miei genitori.
Se, una parola che può cambiare tutto.

So che sarebbe meglio parlare e interagire con gli altri.
Ma non ci riesco, continuo a chiedermi in me stessa in questo momento.
La cosa non fa altro che peggiorare la situazione già complicata in sé.
Per i miei compagni deve essere tutto dieci volte peggiore.
Hanno delle persone care da cui tornare.
Persone per cui vogliono continuare a vivere.

«Luna tutto bene?» senza che io me ne accorgessi Caeli si è avvicinato a me.
I suoi capelli rossi sono in contrasto con il colore scuro della tuta.
Il sorriso che si sforza di fare non è credibile.
Si passa una mano tra la capigliatura scompigliata mentre sbatte le ciglia.

Benché pronunci la parola con affetto, senza voler essere irriverente, mi mette comunque a disagio. Non per ciò che dice in sé, ma perché con questo dimostra che un po' ci tene a me.
Mi chiedo se sarebbe capace di sacrificarsi per salvarmi.
È una cosa che non voglio che faccia.
Ho già perso abbastanza.

Ho come l'impressione che lo farebbe, dopotutto non è stato lui a salvarmi dal Sonar?
La vera domanda però è: io cosa farei?
Resterei ferma a guardare?
Un brivido si arrampica lungo la mia schiena, meglio non pensarci, meglio non pensare a nulla.
Liberare e pulire la mente è la cosa migliore da fare.
Perché forse, a fine missione, sarà la coscienza che ne avrà bisogno.

~Felix~

Tutti sono terribilmente silenziosi.
È strano, ma non ho nemmeno voglia di scherzare.
La tensione si potrebbe tagliare con un coltello molto facilmente.

Non so cosa fare in questo momento, tranne cercare di capire gli altri dai loro atteggiamenti.
Forse così potrò confortarli un po'.
In questo preciso istante, ad esempio, sono certo che Caeli stia nascondendo qualcosa.

I segreti di chiunque altro mi farebbero paura, ma so che ciò che il mio amico tiene per sé non può ferirmi.
Cerca solo di sotterrare le proprie paure e debolezze.
È cresciuto con ideali di forza e potere.
Per suo padre, tentennare era l'errore più grande che lui potesse fare.

Gli ho già detto che anche io sono spaventato.
Ma qualche parola non scalfirà anni di convinzioni.
A volte è come se indossasse una maschera, non lascerà facilmente a qualcuno l'opportunità di vedere cosa c'è dietro.
"Tanto meglio così" pensa il mio lato pratico.

L'altro, invece, tiene fin troppo a Caeli per non essere preoccupato.
Sono consapevole del pericolo fisico che questa missione rappresenta, ma prima di oggi non mi aveva ancora sfiorato il pensiero del rischio emotivo.
Una volta al C.D.S.A, come si comporteranno i miei amici? Ne usciranno uguali a prima?
Ne usciranno vivi?

Viviana controlla le nostre armi per la dodicesima volta.
Quando cerco di aiutarla mi respinge, ma con poca convinzione.
Mi concede di contare giusto dei proiettili.

Abbiamo solo due pistole, ma siamo riusciti a raccimolare abbastanza pugnali per ciascuno.
Mira userà quello appartenente alla sua famiglia da generazioni, mentre Caeli ha il suo arco rosso.
Principalmente dovremmo fare affidamento solo sui nostri poteri.

Mentre osservo Vivi, Luna afferra un coltellino con mano tremante, stando ben attenta a tenerlo nel fodero.
Ha trascorso questi ultimi tre giorni ad affinare le sue abilità da Alium, non si è esercitata col coltello.
Il pugnale è la sua ultima risorsa, quella di cui mi auguro non abbia bisogno.
Quando si accorge del peso del mio sguardo, assume un aria affranta.

Non mi fa paura la morte.
Ma il solo pensiero di abbandonare Stellina mi distrugge. È cresciuta senza genitori, chi si prenderà cura di lei se io non dovessi tornare?
Scuoto la testa e strizzo gli occhi per scacciare queste idee.
La paura fa commettere errori.
Mi impongo di respirare lentamente.
Nonostante tutto non mi pento affatto di essere qui ora.

«Manca poco» esordisce Caeli, mentre mi dà un colpetti sul braccio per farmi voltare.
"È troppo presto" sento urlare nella mia testa, sebbene sappia che siamo in perfetto orario.

«Bene» mi sforzo di dire con la voce impostata per l'emozione.
Un "bene" che camuffa il mio stato d'animo alla perfezione.

~Viviana~

«Se esageri di nuovo giuro che ti sventro nel sonno» in qualche modo quella minaccia suscita in Luna l'ombra di un piccolo sorriso.
Sta provando le sue abilità per le ultime volte prime della nostra missione.

Riesco a percepire la tensione nei suoi arti, ma nonostante questo la sua voce appare calma «Puoi provarci, ma credo che ricorderai benissimo come è finita l'ultima volta» risponde schernendomi «Dimmi quando lo senti».

Per i nostri poteri sono necessari bersagli umani, così ci aiutiamo a vicenda.
La guardo attentamente in attesa di un segno, ma non è facile scorgere le sue abilità.
Corruga la fronte per concentrarsi.

«Luna, lo controlli. È tuo.» questa è la frase che aiutava sempre me, magari farà qualcosa anche per lei.
In qualche modo pensare di essere io a sottomettere qualcosa mi aiutava.
Rinchiusa come ero in una vita fatta di oppressioni.

I suoi occhi brillano, ma non è collera.
Si tratta di orgoglio.
La capisco, è bello sapere di avere qualcosa che è solo tuo.
Che ti appartiene.
Che non possono portarti via.
Inizio a sentirmi schiacciata e stanca.
Le braccia diventano come due budini, faccio fatica a ragionare lucidamente.
Sta andando benissimo.

Vorrei dirglielo, ma non ne ho le forze.
Lo sta controllando e tenendo a bada, è a questo che deve puntare.
Deve tenermi così per più tempo possibile, senza farmi male.
La vedo regolare l'intensità con estrema fatica corrugando la fronte e agitandosi sul posto.
Se solo avessimo più tempo potrei aiutarla maggiormente.

Dopo quello che ha passato non dovrebbe essere difficile mettere fuori gioco le guardie.
Sento il suo potere che si diffonde dentro di me come una voragine, come la muffa, come un'infezione.
Ribalto gli occhi iniziando a non sopportare più questo peso.
Posso resistere ancora un po'.

La potenza del suo potere aumenta, mi sento sempre più soffocata e affaticata.
Si morde le labbra e abbassa lo sguardo.
Intimo un ultimo comando con tutte le forze che mi sono rimaste «Ferma!».
È questione di pochi istanti, ma lentamente riprendo a respirare mentre la vedo rilassarsi.
Ci è riuscita.

«Alla fine non sei poi così incapace» sorride, godendosi questo complimento.
Non è la prima volta che mi sente dirglielo, ma io non mento.
Per un attimo le ansie e le preoccupazioni spariscono, come se non ci fossero mai state.
Poi tutto mi ripiomba in testa troppo velocemente.
La missione al C.D.S.A mi opprime molto di più delle abilità di Luna.

Torno seria, facendo scomparire qualsiasi traccia di emozione dal mio volto.
È una cosa che mi riesce bene.
Forse anche troppo.
"Tra poco sarà tutto finito" se continuo a ripeterlo magari diventerà realtà.

Ciao,
Come avrete notato è un capitolo un po'corto.
Come spesso avrete visto nei commenti, partecipo a molti scambi di lettura e contest.
Quindi cerco di prendere in considerazione tutti i consigli che ricevo.
Spero comunque che la lettura non risulti stancante o ripetitiva, perchè ci metto veramente tutto il mio impegno per scrivere.
Tra poco Alium arriverà a 540 letture, non sono tante, ma mi rendono comunque orgogliosa.
Vi ringrazio ♥️

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