Capitolo 12

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~Mira~

Osservo la piccola radura che è stata la nostra casa in queste settimane mentre ce la lasciamo alle spalle, avvolta nella penombra di un tramonto malinconico.
Il sole sta calando, giusto in tempo per nascondere le nostre tracce grazie all'oscurità della notte.

Osservo Luna che mi cammina vicina, è silenziosa quanto me.
Non si volta ad osservare il nostro accampamento deserto, tiene lo sguardo puntato verso il bosco oscuro e il compito che ci attende.
Tutto in questo momento mi fa paura.
Non pensavo ci si potesse affezionare ad un luogo in così poco tempo, ma a quanto pare è possibile.
In quel pezzo di terra e in quelle tre tende mi sono sentita al sicuro, anche se per poco.

Procedo seguendo il gruppo verso l'ignoto.
Non parliamo e lo scricchiolio dei nostri passi sul sottobosco è l'unica cosa che riesco a sentire.
L'aria fresca mi scompiglia i capelli, come se volesse prendersi gioco di me.
Caeli è davanti a tutti e ci fa strada, senza di lui non saprei nemmeno dove andare. Avanza spavaldo a testa alta.
Irradia veramente coraggio, ma so perfettamente che dentro di lui imperversa una battaglia degna di nota.
Non mi considero né meglio né peggio di nessuno di loro.
Sono solo una Alium, una combattente.

Le lunghe ombre degli alberi si spostano col calar del sole, creando disegni diversi sul suolo.
Le fronde emettono un delicato fruscio, che a tratti mi ricorda il rumore del mare.
Scosto un ramo sporgente che intralcia il mio passaggio con un delicato movimento della mano.
Il sole che filtra tra le foglie mi costringe a chiudere gli occhi per qualche istante, mentre tinge di rosso tutto ciò che incontra.
L'umidità si sta raccogliendo verso il terreno, creando una piccola nebbiolina all'altezza dei piedi.
Le radici rugose e arrotolate tra loro rischiano di farmi incinapare, qualora dovessi distrarmi troppo.

Felix si volta per controllare che io non resti troppo indietro.
Cammina con fare allegro, quasi saltellando.
Non ho idea di come faccia.
Gli lancio un sorriso forzato di circostanza, digrignando i denti per trattenere ciò che vorrei dire in realtà "risparmia le energie".
Cerco di stare al passo con gli altri a ritmo sostenuto.
L'aria della sera mi pizzica leggermente il viso, anche se il cielo è assolutamente terso.

«Ne vale la pena vero? Stiamo facendo la cosa giusta?» quella voce così fredda e distaccata non si addice a Luna.
"Si" vorrei rispondere senza esitazione.
Ho paura, non lo nego, ma in qualche modo so che la nostra resta comunque una scelta giusta.
Non voglio e non posso abbandonare gli Alium rinchiusi al C.D.S.A.
Dobbiamo agire per evitare che il mondo diventi ancora più orribile di come è già.
È Felix a prenderla in disparte, senza smettere di camminare, per dirle qualche parola di conforto.
Anche Viviana si avvicina per sentire il discorso, stando attenta a non dare troppo nell'occhio.

Sará circa da due ore che camminiamo senza mai fermarci, quando finalmente la voce autoritaria di Caeli non ci riscuote dai nostri pensieri «Ragazzi, ci siamo quasi»
Ho passato così tanto tempo ad immaginare questo momento, che ora mi sembra strano viverlo.
Abbiamo ripassato ogni dettaglio, ogni mossa e ogni singolo errore che avremmo potuto commettere.
Nonostante questo mi sembra di non sapere nulla, di aver perso qualunque capacità di ricordare.
Resto ferma, con le mani che sudano per l'agitazione e il cuore che desidera solo saltarmi fuori dal petto.

"Calmati Mira, l'agitazione è il nemico" questa frase la ripeteva sempre mia nonna, una grande combattente.
Aveva dei lineamenti duri, una espressione severa e occhi che scrutavano tutti con fare indignato.
Era molto diversa da me, che sono nata paffutella, con il sorriso stampato in volto e il carattere mite.
Una ragazza dolce addestrata da una donna severa.
Mi sono ripromessa di non fare male a nessuno se possibile, il piano non lo prevede.
Se non in caso di emergenza.

Dobbiamo essere come ombre invisibili.
Una missione dentro e fuori, è questo il nostro obiettivo.
Caeli si ferma di botto, vado a scontrarmi con Viviana perdendo l'equilibrio.
Lo guardo indietreggiare di qualche passo e per un attimo o due non capisco cosa stia succedendo, mentre resto in silenzio trattenendo il respiro.
In modo molto lento ci fa segno di indossare i nostri tappi per le orecchie.
Siamo vicini.
Da adesso si fa sul serio.

Il Sonar funge da "guardia" ai confini del C.D.S.A ed è il primo ostacolo che dobbiamo superare.
Il primo ostacolo che ci separa dalla nostra vittoria.
O dalla nostra sconfitta.

Nel momento esatto in cui riprendiamo a camminare capisco che non posso più tornare indietro.
La tensione aumenta ad ogni passo che faccio, il respiro si accorcia e l'angoscia serpeggia silenziosa tra i nostri animi.
Proseguiamo con cautela, un solo errore può costarci la vita.
Non posso più parlare con gli altri, ma non mi cambia molto: non sarei riuscita comunque a trovare qualcosa da dire.

Pian piano gli alberi vanno sempre più diradandosi.
Il rosso del tramonto lascia spazio alla coperta blu punteggiata di stelle della notte, giusto in tempo per coprire le nostre tracce.
Le ombre, che poco fa sembravano parte di un dipinto, ora appaiono come mostri usciti dai miei incubi.
I rami, come dita raccapriccianti, si tendono verso di me, impigliandosi tra i miei capelli e graffiandomi il volto.
Riesco a vedere solo ciò che ho vicino, a causa dell'oscurità che va avanzando sempre di più.
I tronchi caduti mi sembrano creature dalle sembianze umanoidi, che mi costringono a guardarmi alle spalle ogni istante.
Dovrei essere preoccupata per la missione, non per delle stupide paranoie da bambinetta.

A volte Caeli si gira per controllarci, lancia in particolare tante occhiate a Luna, soprattutto quando è distratta.
Viviana mi tocca leggermente la spalla.
Vuole farmi sapere che posso contare su di lei.
Tengo gli occhi puntati sulla chioma rossa del mio amico, anche se la mia mente è altrove.
Tiene l'arco in mano e la faretra attaccata alla cintura.
Conosco benissimo le difficoltà che ha ad utilizzare la sua abilità da Alium, psicologicamente non riesce a reggerlo.
Da quattro anni, quando incocca una freccia non sbaglia mai. La considera una difesa più che sufficiente.
In sé il suo è un potere piuttosto banale, ma i ricordi che riaffiorano nella sua mente quando lo usa lo fanno star male ancora oggi.
Ha sofferto di attacchi di panico proprio a causa della pressione che suo padre continuava ad aumentare nel crescerlo.
Voleva sempre di più da lui, sempre e soltanto la perfezione. Sono fortunata ad aver avuto una famiglia così bella.

Per la seconda volta da quando è iniziata la missione, rischio di finire faccia a terra.
Questa volta è Felix a fermarsi per primo.
Riprendo l'equilibrio con difficoltà, ma appena lo faccio e alzo gli occhi me ne pento infinitamente.
Ciò che mi appare davanti mi stupisce e terrorizza allo stesso tempo.
Mi chino, passando una mano nel punto in cui il terreno umido lascia il posto al cemento.
Qualcosa in me cambia e un'ombra cala sul mio viso.

Ciaoooo, ecco qui il nuovo capitolo.
Perdonate se non ho pubblicato prima, ma sto ancora cercando un ritmo che si addica ai miei impegni.
Per la prima volta c'è un POV di Mira, che come personaggio mi piace abbastanza.
Io stessa la sottovalutavo inizialmente. Pensate che ho addirittura pensato di non inserirla nella storia.
Ma a pensarci adesso lei è una parte fondamentale nel gruppo, una colonna che sorregge gli altri in silenzio.
Ho poco tempo per scrivere perché sto facendo una videolezione di teatro, ma per me era comunque importante pubblicare.
Sono soddisfatta di questo capitolo, ma non vedo l'ora di iniziare a scrivere dei i combattimenti e della missione in generale.
Mi gaso tantissimo e quando inizio non vorrei mai smettere😂
Commenti e critiche costruttive sono sempre ben accetti.
P.S tra poco arriviamo alle 600 letture 😍

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