Capitolo 13

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~Luna~

Grazie al cielo siamo tutti muniti di tappi per le orecchie, perché sono sicura che Viviana abbia appena detto qualcosa di offensivo che sarebbe preferibile non ripetere.

Davanti a me gli alberi lasciano il posto ad un enorme blocco piatto di cemento.
Il C.D.S.A.
Quando dico enorme, intendo nel vero senso della parola.
Abbiamo davanti solamente una facciata, di cui però non intravedo quasi la fine.
Mi concedo uno sguardo alla pista che si allunga verso l'orizzonte alla nostra destra.
Riesco a scorgere soltanto un paio di jet, abbandonati a loro stessi.
Aerei della prigione, ma usati a quale scopo?
Per il trasporto dei carcerati?
Non credo sia il luogo nel il momento adatto per porsi queste domande.

È una struttura di cemento, scura e triste.
Senza finestre, senza ingressi secondari.
Non posso nemmeno immaginare cosa voglia dire restare chiusi lì dentro.

Alla mia destra c'è Viviana, alla sinistra Felix, mentre Mira resta dietro e Caeli davanti a tutti.
Sono arrivata abbastanza vicina alla morte da non temerla più, è il pensiero di essere catturata e di fallire che non sopporto.
Ci scambiamo sguardi di intesa anche senza bisogno di parlare, sappiamo tutti cosa dobbiamo fare.

Gli alberi ci riparano ancora,  stiamo ben attenti a non esporci troppo.
Aspettiamo per quelle che sembrano ore, avvolti nel buio.
L'oscurità non mi spaventa, direi più che mi rilassa e mi calma.
Sembrano tutti delle statue di marmo, tranne Viviana, che non smette di giocare con i suoi anelli e muoversi sul posto.

Non ci sono alti muri o gigantesche recinzioni, sono talmente certi dell'infallibilità dei loro sistemi di sicurezza da non averne bisogno.
Innanzitutto chi mai conoscerebbe la posizione di questo carcere nel bel mezzo della foresta?
Chi sarebbe a conoscenza dell'esistenza del Sonar?
Già questi due fattori fermerebbero chiunque poco preparato.
Sembra assurdo che proprio noi, dei semplici ragazzini, siamo riusciti anche solo ad arrivare fino a qui.
Credo sia la forte determinazione che ci accomuna a farci andare avanti.

Trattengo il respiro quando vedo le prime due sentielle passare intorno al perimetro del C.D.S.A.
Se solo voltassero  la testa ci vedrebbero senza alcun dubbio. Sono così vicine che penso possano sentire la mia agitazione.
Istintivamente porto una mano al fodero della cintura, in cui tengo il coltello.
Un arma che non ho mai provato ad usare, ma di cui non tarderò a servirmi in caso di emergenza.

La guardie sembrano tranquille, nonostante le espressioni serie e le folte sopracciglia aggrottate.
Non fanno poi così paura in fin dei conti.
Indossano un'uniforme nera, con i bordi rosso sangue, molto meno attillata delle nostre.
Sul petto portano una spilla, che sospetto identifichi il loro grado.
Sono armate, ma non tanto quanto pensavamo.
Non è molto, ma mi sento un po' più rassicurata.

Tengono un fucile sulla spalla e un piccolo berretto in testa.
Non dovrebbe essere difficile disarmarli se Viviana sarà abbastanza veloce.

Secondo i calcoli di Felix ogni sette minuti passa una coppia di sentinelle a supervisionare un lato del C.D.S.A.
In tutto c'è ne sono tre, una per ogni lato, escluso quello dove si trova la grande porta d'ingresso.
È il più sorvegliato, essendo l'unico da cui si può entrare.
Nonostante questo, il territorio esterno resta molto più scoperto di quanto si potrebbe pensare.
Qualsiasi Alium poco preparato verrebbe comunque catturato immediatamente.
Sarebbero "merce gratuita" che va ad autoconsegnarsi.

Mentre le guardie cammino in sincronia vedo Caeli stringere gli occhi e osservarle.
Sta cercando di capire quali saranno i loro prossimi movimenti, analizza ogni possibile scenario.
Si muovono senza parlare, con estrema professionalità.

Nonostante io sappia cosa succederà, devo reprimere l'impulso irrefrenabile di gridare a Viviana di fermarsi.
Mentre si stacca dal gruppo e si dirige verso le due guardie con una calma spaventosa vorrei afferrarla e riportarla indietro.
È talmente calma che sembra stia solo andando a fare due passi in centro.

Le guardie restano ferme, senza capire, per un tempo che pare infinito, mentre la guardano con delle espressioni spiazzate e incredule.
Non sparano, non reagiscono, restano totalmente immobili senza sapere cosa fare.
Quegli istanti di esitazione finiscono per essere la loro rovina.
È una questione di secondi.

Noto il viso della giovane Alium contrarsi con estrema lentezza mentre li guarda dritta negli occhi.
Serra la mano destra, sorridendo come una pazza.
Mi fa paura quando si comporta così.

La prima sentinella cade a terra, stringendosi la testa tra le mani e urlando senza però produrre alcun suono.
Accade tutto più in fretta di quanto pensassi.
Il suo viso si arrossa, gli occhi si riempiono di calde lacrime e le nocche delle mani sbiancano.
Non credevo che Viviana potesse concentrare tanta potenza in una sola volta. Non so nemmeno come e cosa stia facendo.
"È come se mandasse in corto circuito il loro cervello sovraccaricandolo di ricordi. '" mi aveva spiegato Caeli qualche settimana fa.
Quell'uomo mi fa pena, non sa cosa fare mentre boccheggia alla ricerca di aria spalancando gli occhi arrossati.
Eppure da un lato vorrei che pagasse per ciò che lui e i suoi superiori hanno fatto.
Per il modo in cui hanno rovinato la vita a delle persone innocenti.

La seconda guardia cerca di imbracciare il suo fucile mentre assiste alla scena, ma con goffi risultati.
Inorridisce alla vista del suo compagno, che non smette di contorcersi a terra.
Intima a Viviana di fermarsi, facendola solo infuriare ancora di più.
Dovrebbero essere preparate a situazioni del genere, dopotutto non è il loro lavoro?
Lei gioca con loro come fossero dei topolini indifesi contro un gatto affamato.

Si passa una mano sul collo sudato, nel momento esatto in cui anche la seconda sentinella cade in avanti, con la faccia che finisce dritta sul duro cemento.
Non si muove più, ma respira ancora.
Nonostante questo resta con gli occhi spalancati.
Vorremmo esultare, ma non abbiamo ancora nemmeno cominciato.
Questo è solo il primo passo, che è stato troppo semplice da compiere per i miei gusti.

Mi avvicino con cautela, trattenendo il respiro e restando dietro a Carli per sicurezza.
Sento l'erba schiacciarsi sotto le mie scarpe e poi il cemento liscio. È una sensazione strana, ero abituata a camminare solo sul brullo terreno della foresta da troppo tempo.
Le suole delle mie scarpe sporche sono consumate e rovinate.
Osservo le guardie sdraiate a terra, non riesco a vederle in viso fortunatamente, non sopporterei  l'espressione terrorizzata dipinta sui loro volti.
Mi immagino i due uomini alzarsi di botto e attaccarmi, buttarmi a terra e cominciare a picchiare i loro pugni sul mio viso. Non sarei in grado di difendermi, ne sono consapevole.

Non abbiamo molto tempo, ma nonostante questo mi blocco, al solo pensiero di tutto ciò, mi sento le gambe di pietra.
Ho provato la stessa sensazione in un mio sogno, un sogno che mi sembra di aver fatto secoli fa.
Ero immobilizzata dalla paura, mentre un Caeli nato dal sangue mi puntava il suo arco dritto alla testa.
Mi sento accapponare la pelle e pizzicare il naso.

Felix mi posa una mano sulla spalla con delicatezza e istintivamente mi scosto di lato.
Ritira subito il braccio abbassando lo sguardo.
Non mi giro nemmeno a guardarlo negli occhi pur pentendomi della mia reazione.
Maledico la mia scarsa fiducia negli altri.
"Felix è tuo amico, sta dalla tua parte" cerco di inculcare queste otto parole nella mia testa in modo indelebile.
Eppure non riesco ancora a fidarmi completamente di nessuno di loro.
Ci ho provato in ogni modo, eppure qualche cosa mi trattiene ancora.

Caeli è il primo a togliere i tappi dalle orecchie.
Teoricamente siamo a meno di venti metri dalla struttura, il Sonar non dovrebbe essere più un problema.
Lo imito, fidandomi di ciò che mi è stato detto.

Abbiamo uno schema preimpostato di azioni da compiere, così preciso che sarà quasi impossibile sbagliare.
«Stai bene Lu?» questa volta cerco di rispondere in modo gentile a Felix, mantenendo un tono di voce basso.
Ancora non capisco perché le persone continuino a pormi questa domanda, quando sanno perfettamente che, no, non sto affatto bene.
Mento, come sono abituata a fare «Si, ma sbrighiamoci per favore».
Felix non risponde, ma sorride un po'.
Lo prendo come un buon segno.

«Luna ha ragione, dobbiamo fare in fretta» Mira si intromette nel discorso riportandoci alla realtà.
Mi muovo più velocemente di quanto avrei mai pensato di dover fare, afferrando la guardia di destra con l'aiuto di Viviana.
Non la guardo, tengo gli occhi puntati sul suolo. È pesante, ma non mi lamento.
Cerco di sollevarla e metterla seduta, con non poche difficoltà.
Per sicurezza allontano, con movimenti lenti, i due fucili dalle guardie.

La mia compagna sembra irrigidirsi. I suoi occhi mi scrutano, guizzano rapidi a destra e sinistra.
Cerca un segno di esitazione.
Rimane in silenzio per un lungo minuto, come se si aspettasse di vedermi cambiare idea.
Io rimango immobile, a denti stretti, per impedirmi di rabbrividire.
Non mi arrenderò, né oggi né mai.
Se è questo quello che si aspetta da me, se ha paura che io possa cedere, si sbaglia di grosso.

Ciao a tutti...
Allora, come al solito voglio dedicare qualche riga per parlare con voi del capitolo.
Non mi sembrava un gran che mentre lo scrivevo, ma devo ammettere che sono abbastanza soddisfatta.
Ovviamente settimana prossima mi pentirò di qualcosa e tornerò a sistemare, ma pazienza: lo faccio sempre.
Comunque... finalmente stiamo iniziando la nostra tanto attesa missione.
Ho passato tre giorni con le idee talmente confuse da non riuscire nemmeno a scrivere una riga.
Poi...BOOM! L'ispirazione è arrivata.
Volevo anche chiedervi chi è il vostro personaggio preferito e perchè...spero rispondiate perchè è una cosa abbastanza essenziale per me.
Ho già scritto anche il prossimo capitolo in tempo record. Lo pubblicherò presto, intanto godetevi questo.
Vi ringrazio per l'attenzione che state dando a questa storia e per l'affetto  che mi dimostrate tramite stelline e messaggi privati.
Per qualsiasi consiglio non esitate a commentare.
SophieGraceThompson
P.S adoro anche i vostri commenti 🤣. Mi fanno veramente morire dal ridere, e molto spesso sono di grande utilità.

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