|CAPITOLO 59|

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

TRIS

STO CADENDO ORMAI DA QUELLA che sembra un'eternità e non riesco nemmeno a vedere il fondo, oscurato dalle tenebre.
All'improvviso vedo una luce, come alla fine del tunnel. Istintivamente chiudo gli occhi e porto le mani davanti al viso per proteggerlo dall'impatto, dato che sono rivolta prona. Ormai manca poco, me lo sento, mi irrigidisco al pensiero che questa sia una prova e io non l'abbia superata. Mi aspetto l'impatto con qualsiasi cosa ci sia sotto di me... E invece rimbalzo contro qualcosa di ruvido, con dei fori quadrettati che lasciano segni sul mio corpo della loro presenza passata; anche se non ho ancora aperto gli occhi, riconosco su cosa sono rimbalzata: una rete. Provo le stesse emozioni confuse che ho sentito il giorno in cui sono saltata per prima dal tetto degli Intrepidi, non sapendo cosa c'era sotto: salvezza, sollievo,
l'adrenalina che scorre nelle vene e, soprattutto, la sensazione di essere viva. Sono immersa nei miei pensieri quando vedo una mano allungarsi verso di me per aiutarmi a scendere, per condurmi a qualunque cosa deciderà se potrò tornare da Tobias o meno.
Tobias.
L'unica ragione per cui faccio tutto questo, perché la voglia di rivederlo, abbracciarlo sentendo il suo calore fondersi con il mio e baciarlo, con i nostri respiri che si uniscono e i nostri cuori che battono allo stesso tempo, è troppo grande.
Mi manca.
Mi sveglierò.
Per lui.
Accetto la mano rivolta verso la mia direzione e scendo. Davanti a me c'è la persona che mi ha aiutato a scendere: mia madre.
"Allora Beatrice, sei pronta per la prima parte?" Chiede lei sorridendomi.
Mi riprendo dallo stupore creatosi nel rivederla e mi ci vuole anche qualche attimo per elaborare le sue parole.
'Come la prima prova? Quante ne dovrò affrontare? Non aveva detto che erano solo due?' Penso, ma come prima mia madre mi risponde leggendomi nel pensiero: "Piccola mia, non ti volevo dire che la prova che devi superare è divisa in altre tre, per non spaventarti ed influenzare la tua scelta: prova fisica, psicologica ed emozionale. La prima, come potrai immaginare, sarà quella fisica."
Le mani cominciano a tremare a casa della paura, le serro a pugno e affondo le unghie nelle mie carni. Stringo talmente forte le dita che le nocche diventano bianche.
Finalmente riesco a trovare la forza di parlare senza il tremolio nella voce, non posso permettermi di mostrarmi debole, almeno non adesso. "Cosa devo fare?"
Mi guarda con uno sguardo compassionevole e un sorriso dolce. "Dovrai affrontare un percorso tortuoso e non potrai permetterti di sbagliare. Un passo falso e non avrai altre possibilità per svegliarti."
Annuisco lentamente, cercando di non perdere la calma.
"Beatrice, lo so che non ti aspettavi tutto questo e mi dispiace molto. Se sei pronta puoi partire."
"Ti rivedrò?" Le chiedo, l'unica domanda che riesce a venirmi in mente in questo momento.
"Sia che tu riesca a finire la prova sia che tu non riesca a portarla a termine, ci rincontreremo."
Quel sorriso che ha mentre parla sento già che mi mancherà da morire.
"Arrivederci piccola mia." Dopodiché la luce che gli era attorno esplode, accecandomi.
Quando essa si dissolve ho ancora gli occhi chiusi, che avevo serrato per evitare di rimanere cieca a causa della sua intensità. Sento il vento scompigliarmi i capelli e soffiare sulla pelle provocandomi dei brividi in tutto il corpo. C'è un rumore che mi penetra nel cervello, lo ricnoscerei tra migliaia di altri suoni: un treno. Sono su un treno, con il vento che mi punge la pelle come migliaia di aghi.
Apro gli occhi.
Come avevo intuito sono su un treno, ma perché? Guardo fuori dal vagone e vedo il nulla espandersi sotto le rotaie e il mezzo immerso in un misto di ombre e tenebre. Non ho vie d'uscita, non posso saltare perché fallirei la prova di sicuro. L'unica cosa possibile è aspettare, quindi mi siedo piegando le gambe e poggiando la testa sulle ginocchia.
"Sei pronta Beatrice Prior ad apprendere cosa dovrai fare?"
Ad un certo punto sento una voce femminile e roca che mi dice questa frase. Non riesco a capire da dove possa provenire, quindi alzo semplicemente la testa, rivolgendo lo sguardo verso l'alto e rispondo: "Sì, sono pronta. Basta solo che mi si dica cosa devo fare e io la farò."
"Bene, questa prima prova consiste nel saltare giù da questo treno, per poi entrare in uno spiraglio di luce che vedrai finita questa conversazione. Il passaggio, appena lo attraverserai, ti porterà in una specie di lago dove tu dovrai trovarne l'uscita."
"Tutto qui? Facile." Dico scrollando le spalle, anche se sembra davvero fin troppo semplice. Come sospettavo, la voce ricomincia a parlare: "Infatti non avrai finito una volta riemersa dall'acqua. Dopodiché dovrai attraversare un deserto che ti porterà alla fine della tua prova, non azzardarti a cambiare strada o non avrai altre opportunità. Durante l'attraversata non potrai bere, mangiare o soltanto riposarti. Prova a fare un passo falso e addio a tutto quello che conosci." Disse quest'ultima frase con un tono divertito, come se la divertisse il solo pensiero di me che fallisco.
"Perfetto, ora sai che cosa fare, ho deciso di darti una mano però. Al mio via, dovrai saltare. Pronta?"
Penso a quello che mi aspetta, al fatto che un solo passò falso potrebbe essermi fatale, basterebbe un singolo errore per perdere tutto quello che mi è di più caro.
Annuisco nel frattempo che sento l'adrenalina scorrermi nelle vene impetuosa come le acque di un fiume. "Sono pronta."
"Allora che il conto alla rovescia comnici. Uno."
Indietreggio fino a quando non sento l'acciaio gelido sulla schiena.
"Due."
Metto il piede destro avanti e il sinistro indietro, per fare in modo di darmi la spinta giusta per saltare il più lontano possibile.
"TRE!"
Corro fino a quando non arrivo al bordo della porta che dovrò attraversare per saltare nel vuoto. Mi do la spinta con il piede e precipito. Vedo la luce di cui la voce mi aveva avvisato, sapendo già che sarei finita nell'acqua, per questo trattengo il respiro e chiudo gli occhi.
Dopo l'impatto sento una forte pressione attorno a me, d'istinto apro gli occhi. Come già sapevo sono immersa nell'acqua, ma non è limpida e cristallina come mi ero immaginata, ma bensì scura, come se fosse catrame.
Rivolgo lo sguardo all'insù per capire dove sia l'uscita e noto uno spiraglio. Comincio a nuotare in quella direzione, ma ho una strana sensazione, come se l'uscita si allontanasse sempre di più, man mano che mi avvicino. I miei polmini cominciano a reclamare ossigeno, le braccia e le gambe sono indolenzite, tutti i muscoli del mio corpo stanno bruciando e lo sento, quest'ultimo mi sta chiedendo di arrendermi, ma c'è un solo problema: non posso. Ora che la sfida è iniziata non posso smettere di combattere alla prima stanchezza.
Sono un'Intrepida.
Sono Divergente.
E arrendermi senza combattere non è una caratteristica di quello che sono.
Continuo a nuotare, ora sembra che io possa raggiungere quello spiraglio che mi porterà alla salvezza. Sono quasi arrivata e sento l'acqua che tenta di entrarmi nei polmoni, ma io resisto, come una cozza rimane attaccata allo scoglio anche nei momenti di tempesta.
Ed eccola l'aria che mi entra in bocca, attraversa la mia gola secca come mille aghi appuntiti, arrivando poi al polmoni. Mi guardo intorno.
Sono in mezzo all'acqua di un'oasi, attorno a me ci sono alberi con noci di cocco e banani, con i frutti ormai maturi.
Nuoto fino a riva e sto per sedermi sulla sabbia per riposarmi un po', quando mi ricordo che non posso, altrimenti non avrei superato la prova.
Non potendo fare altro che continuare il viaggio, mi incammino fino al confine dell'oasi. Una volta fuori noto l'infinita distesa di granelli di sabbia di fronte a me, ma la domanda più importante è: quale direzione dovrei prendere?
Come per rispondermi, si materializza un varco che emana una luce rosa al centro.Com'è che è sempre tutto cosí pieno di luce qui? E io sono l'unica cosa spenta e grigia? Almeno so dove devo andare. Non sembra neanche tanto lontano da me, solo pochi chilometri dietro ad una collinetta. Mi incammino verso quel varco, ma com'è successo poco prima, più mi avvicino e più la speranza di aver già concluso la prova svanisce. Ovvio o sarebbe stato troppo facile!
Mi sembra di camminare da delle ore ormai, la sete fa in modo che la mia stessa saliva mi risulti come acido che mi corrode la gola secca, mentre la fame mi consuma lo stomaco ogni secondo che passa. Le gambe mi implorano di fermarmi e riposare e il sole picchia forte sul mio corpo e la sabbia, rendendola in questa maniera bollente, ma io vado avanti lo stesso, senza guardarmi neanche indietro.
Ad un certo punto noto qualcosa che mi sta venendo incontro da destra, ma non è proprio qualcosa, più qualcuno. Più si avvicina e meglio riesco a distinguere i tratti del viso, i capelli corti scuri e gli occhi di un blu intenso in cui sono sempre affogata mentre li guardavo, fin dal primo momento in cui ho posato lo sguardo su di lui.
Tobias.
Aumento il passo perché so già che se mi raggiungesse, mi fermerei per stare con lui e perderei la prova, sarebbe solo una distrazione. Distrazione. È questo che è diventato ora per me? L'unico uomo per cui io abbia mai percepito dei sentimenti talmente forti da non sapere più chi io sia, è solamente una distrazione?
Sono talmente immersa nei miei pensieri che non mi accorgo neanche che ormai Tobias mi ha raggiunto, fin quando non sento una leggera pressione sulla spalla. Sobbalzo ma non mi fermo o mi giro per vederlo in faccia, continuo la mia strada.
"Tris, per favore fermati e rimani qui con me, per sempre."
C

omincio a correre nonostante la fatica che mi opprime come un masso, con le lacrime che premono per uscire. Noto che la porta ora si sta avvicinando, allora accumulo le misere forze che mi sono rimaste in corpo e faccio uno scatto.
Salto dentro il varco portando le mani davanti al viso e chiudo gli occhi.
Quando atterro sento l'erba sotto di me che mi accarezza le parti in cui c'è la pelle nuda. Sono stesa su un fianco, lentamente apro gli occhi e vedo un viso dolce e familiare davanti a me.
"Beatrice, ce l'hai fatta! Hai superato la prova fisica!" Esclama mia madre contenta, come se avesse appena vinto milioni alla lotteria. Provo a dire qualcosa, ma la mia gola brucia talmente tanto che è come se avessi bevuto del fuoco e adesso le fiamme mi stessero danzando in gola.
"Oh, è vero. Ecco qui Beatrice, questo ti farà sentire meglio."
Sento qualcosa di freddo appoggiato al mio labbro inferiore e subito dopo un liquido fresco e insapore che mi scivola giú per la gola, donandomi una sensazione pari a quella di una rinascita.
"Puoi dormire se vuoi ora. La prova è conclusa, o almeno lo è la prima." Mi dice mia madre con voce calda e rassicurante. A quelle parole sento le palpebre sempre più pesanti ogni secondo che passa. L'ultima cosa che vedo, poco prima che le ombre mi invadano, è solo il sorriso di mia madre che dice che tutto si sistemerà.
Prima o poi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro