Capitolo 20

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Il silenzio è talmente fitto da poter essere tagliato con un coltello. Io e Sebastiano siamo seduti in soggiorno, ma entrambi guardiamo ovunque tranne che nelle nostre rispettive direzioni.

Gli ho offerto un caffè, poco fa, che lui ha accettato più che volentieri. Mentre lo preparavo sono stata tentata di avvelenarlo con il sapone per i piatti, ma poi mi sono ricordata di avere quasi ventiquattro anni e quindi mi sono comportata da persona matura: gli ho scambiato lo zucchero con il sale.

Poi ho gettato tutto nel lavabo e gliel'ho rifatto.

E' che mi fa infuriare la sua calma. Insomma, si vede lontano un miglio che lo scuoierei vivo, eppure lui sembra non preoccuparsene. Se ne sta seduto su quel maledetto divano, a sfogliare l'album di figurine di Walter.

Lo guardo con la coda dell'occhio, chiedendomi quando si deciderà a parlare. I due minuti che gli ho concesso sono scaduti da un po' ed io devo andare a lavoro.

<<Senti, devo andare a lavorare, quindi o parli o te ne vai.>> Accavallo le gambe e finalmente lo guardo negli occhi. Ed è uno sbaglio enorme, perché all'improvviso ritorno quindicenne. Le farfalle s'impadroniscono del mio stomaco, banchettando come non mai, neanche avessi Tom Hiddleston davanti.

<<Pensavo che il supermercato chiudesse alle venti>>, mi dice Sebastiano, dubbioso.

Sospiro, cercando di auto-fabbricare dell'acido gastrico che funga da insetticida per quei maledetti insetti. <<Non che siano fatti tuoi, ma faccio due lavori.>>

<<Per caso ha qualcosa a che fare con quell'idiota con cui sei andata via in macchina, la settimana scorsa?>> Incrocia le braccia al petto e mi fissa negli occhi. <<Dante Vercelli, giusto?>>

Sgrano gli occhi, trasalendo. Come diavolo fa a conoscerlo?

<<Te lo ripeto: non sono fatti tuoi.>>

<<Cris, ascolta>>, Sebastiano si sporge in avanti, arrivando ad un palmo dal mio viso, <<non immischiarti con quella gente. E' pericolosa.>>

<<Lavoro con Dante da tempo, ormai, e come vedi sono ancora quì.>> Stufa del suo blaterare inconcludente, mi alzo in piedi e gli indico la porta con un cenno della mano. <<Devi andartene.>>

<<Io e Diletta non stiamo insieme>>, se ne esce così, all'improvviso, quasi come se stesse parlando del tempo. <<E' una situazione complicata, molto complicata. Ma devi fidarti di me.>>

<<Fidarmi di te?>> Scoppio a ridere, mentre sento la rabbia infrangersi su di me come un'onda su uno scoglio. <<Senti, puoi fare ciò che vuoi con Diletta o con qualsiasi altra ragazza. Non sei un problema mio, fortunatamente.>>

<<Ma ti senti quando parli?>> Il suo sguardo s'indurisce. <<Sarei un problema? Quello che c'è stato tra noi è stato un problema, per te?>>

<<No, certo che no.>> Ghigno, maligna. Voglio farlo star male quanto sono stata male io in questi giorni, forse anche di più. <<Non è stato niente. Meno di zero.>>

Non mi accorgo del suo scattare in avanti fino a quando non mi ritrovo con le spalle al muro e le sue mani strette sui fianchi. <<Sei una stronza.>>

<<E tu una testa di cazzo.>>

E poi mi bacia.

Mi bacia come se fosse un bisogno vitale e io ricambio, Dio se ricambio. Gli stringo le braccia dietro al collo e lo avvicino ulteriormente a me Lui mi solleva da terra, senza bisogno di ulteriori incoraggiamenti da parte mia, ed io gli avvolgo i fianchi con le gambe. La sua lingua chiede accesso alle mie labbra, che sono ben liete di accordarglielo.

Mi sembra passata una vita dall'ultima volta che ci siamo baciati, eppure è stato solo pochi giorni fa.

Ho paura, una paura folle di ricaderci ancora. Mi fa male lo stomaco solo a pensare che potrebbe aver preso spunto per questo momento, da un incontro con Diletta. Magari prima di venire qui era con lei, magari erano le sue labbra quelle che mordeva affamato. Magari hanno fatto l'amore strappandosi i vestiti di dosso, o magari lo faranno quando lui andrà via da qui, ridendo di me e della mia ingenuità.

Se non fossi così scottata dalla vita, probabilmente mi renderei conto che i miei pensieri sono totalmente folli, ma Sebastiano mi ha già ferita una volta, perché dovrebbe essere assurdo che possa succedere di nuovo?

Interrompo il bacio come scottata, spingendo Sebastiano lontano da me.

Lui mi fissa, sorpreso e affannato. <<Cris, tutto bene?>>

No, non va bene niente. Niente.

Cosa succede quando le persone hanno paura? Commettono stupidaggini...

<<Non posso farlo.>> Prendo un bel respiro, poi alzo lo sguardo su di lui e mi sforzo di parlare. <<Ho una relazione con Dante.>>

Sebastiano mi guarda come se di colpo mi fossero spuntati tre occhi al centro della facciasulla faccia. <<Stai mentendo.>>

<<Puoi chiederlo a lui, se vuoi.>> Sono certa che non lo farebbe mai, quindi tanto vale bluffare.

Scuote la testa, aprendosi in una risatina sarcastica. <<Sai una cosa?>> Afferra il suo cappotto e se lo infila alla velocità della luce. <<Raccontati tutte le storielle che vuoi, Cristina, io mi sono rotto il cazzo di stare dietro alle tue follie. Fai come ti pare.>>

Spalanca la porta di casa ed esce, richiudendosela violentemente alle spalle.
Per un istante sono tentata di corrergli dietro, di fermarlo e di supplicarlo di restare con me, ma poi capisco che è proprio quello che volevo. Volevo che lui se ne andasse, che si stancasse di me, che sparisse dalla mia vita.

Solo che non avevo calcolato quanto avrebbe fatto male.







Non vedo e non sento Sebastiano da due settimane.

Ieri sono passata a trovare mio padre per accettarmi che fosse ancora vivo, e già che c'ero ho pensato di salutare anche la signora Giovanna. Mentre bevevamo un caffè nella sua cucina, mi ha informata che Sebastiano era partito per qualche giorno con degli amici e che sarebbe tornato quella sera stessa.

Sono certa che con lui ed i suoi amici sia partita anche Diletta e che tra loro due non sia finita affatto.

Domani sarà la vigilia di Natale e per fortuna lavorerò solamente mezza giornata. Ho promesso a Maria di trascorrere tutto il giorno con lei e così farò, senza contare che domani sera io, Rosita, Paola ed i bambini trascorreremo il cenone insieme. Povero Walter, sarà l'unico maschietto.

Finisco il mio turno al supermercato e mi preparo per tornare a casa, pronta ad affrontare un'altra serata all'insegna di vecchi film strappalacrime spagnoli. Rosita è in piena crisi mestruale e per lei è tradizione imbottirsi di gelato al caffè, mentre se ne sta stravaccata davanti alla tv.

Quasi quasi rimpiango casa di mio padre.

Scendo nei parcheggi e frugo nella borsa alla ricerca delle chiavi della macchina, quando un colpo di clacson mi fa sobbalzare. Alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti la BMW di Dante.

Lui tira giù il finestrino e mi sorride. <<Ehi, bellezza! Dai salta su.>>

Mi stringo di più nel cappotto e lo guardo, perplessa. <<Che ci fai qui?>>

<<Bè, sai, a volte ceno anch'io.>> Ghigna. <<Ma stasera sono solo soletto e mangiare da solo mi deprime, quindi dovrai sacrificarti e venire a cena con me, mi dispiace.>>

Scuoto la testa. <<Dante, non è proprio la serata adatta. Sono stanca e mia sorella...>>

<<Oh, andiamo, Cristina. Giuro che ti riporto a casa prima che la carrozza diventi di nuovo una zucca.>>

Sto per rifiutare categoricamente, quando mi balena davanti agli occhi l'immagine di Sebastiano e Diletta abbracciati in quel locale. Penso ai loro sorrisi e all'intimità dei loro sguardi. E allora m'infiammo di rabbia e d'invidia.
E di gelosia...

<<Okay, ma come faccio con la mia macchina.>> Guardo la mia Punto con un sospiro. <<Domattina mi serve per andare a lavoro, non posso lasciarla qui.>>

Dante si morde le labbra e sorride, dopodiché afferra il suo cellulare dal cruscotto e se lo porta all'orecchio. <<Tu lascia fare a me, tesoro.>>





Arriviamo al ristorante una ventina di minuti dopo.

Ho avvisato Rosita che sarei tornata un po' più tardi e ho fatto promettere a Maria di andare a letto presto. Dante ha chiamato uno dei suoi dipendenti del locale e l'ha incaricato di lasciare la mia auto sotto casa di Rosita. Io sono letteralmente sorpresa da questa sua iniziativa.

Un giovane cameriere mi sposta la sedia e mi fa accomodare al tavolo. E' un ristorante molto ben arredato, visibilmente costoso, il tipico posto che io non potrei mai permettermi.
Ma decido di non pensarci, per questa sera. Voglio godermi una serata tranquilla, fingendo di essere una ragazza qualunque a cena fuori con un possibile pretendente.

<<Allora, piaciuta la sorpresa?>>, mi chiede Dante, porgendomi un menù.

<<Avrei preferito Ryan Gosling, ma mi accontento.>> Questo posto è più caro di quanto pensassi. La pietanza meno costosa è un'insalata di pollo.

<<Bè, non è che ci sia poi tutta questa gran differenza tra me e lui.>>

Scoppio a ridere. <<Sì, certo, credici.>>

Il cameriere torna a prendere le nostre ordinazioni: io opto per gli spaghetti alle vongole, mentre Dante ordina un riso alla crema di scampi e una bottiglia di vino bianco per entrambi.

Chiacchieriamo del più e del meno. Lui mi racconta dei suoi studi privati e della passione per il suo lavoro, mentre io mi limito semplicemente a borbottare qualche parola sull'università e sulla mia esperienza al Millennium.

Dante non è poi così male, se lo si conosce meglio, ma ciò che ha detto di mia sorella quella sera continua a farmi infuriare e mi convinco che tra me e lui non potrà mai esserci nulla di serio.

Ad un certo punto Dante si alza per andare in bagno ed io ne approfitto per controllare i messaggi. Chatto un po' con Paola, che m'informa di aver incontrato Federico in centro e di avere un appuntamento fissato con lui per quel sabato. Scrivo anche a Rosita per chiederle di Maria e lei mi risponde che sta dormendo.

Mi volto per riporre il cellulare nella borsa e distrattamente guardo verso l'entrata del ristorante.

Sebastiano se ne sta davanti al maître, vestito in giacca e cravatta. Accanto a lui, immancabilmente arpionata al suo braccio, c'è Diletta, stretta in un vestitino color crema che le fa risaltare tutte le sue magnifiche forme. Dietro la coppietta felice ci sono un uomo e una donna di mezza età, vestiti anche loro in modo impeccabile.

Mentre vengono scortati al loro tavolo, mi volto velocemente, dandogli le spalle. Devo andarmene al più presto. Non posso assolutamente starmene qui a guardarli amoreggiare per tutto il tempo.

E poi accade un imprevisto enorme. Un autentico disastro.

Sento la voce di Dante proprio dietro di me. <<Ma guarda che sorpresa.>> Prende una pausa. <<Diletta, sei un fiore, proprio come tua madre.>>

<<Adulatore.>> Allora la donna che era con loro è la madre di Diletta.

<<Signor Patroncini, lei ha la moglie più bella di tutta Roma.>>

<<Vacci piano, giovanotto. Potrei ingelosirmi.>> E l'uomo è suo padre.

Che stupida che sono. Per fortuna che tra loro due era tutto finito. Talmente finito che se ne va a cena con la sua dolce metà ed i suoi elegantissimi suoceri.

<<Sei a cena tutto solo, mio caro?>>, gli domanda la mamma di Diletta.

<<No, sono con la splendida creatura seduta a quel tavolo.>> Dante mi accarezza una spalla, costringendomi a voltarmi. <<Lei è Cristina.>>

Dio, ti prego, fa in modo che la terra m'inghiotta velocemente.

Alzo lo sguardo da terra e mi ritrovo gli occhi di Sebastiano puntati addosso. Ha la mandibola tesa, mi fissa come se volesse uccidermi. Si porta le mani al collo e allenta la cravatta nera impeccabilmente sistemata.

<<Ehi, ma io ti conosco.>> Diletta mi sorride, avvicinandosi a me. <<Sei la cassiera del supermercato. Seb, anche tu la conosci, amore.>>

Amore.

Datemi un cestino, per favore, devo vomitare la cena che ho appena terminato.


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