L'incidente di Benedict

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James seguì Gabe e Benedict con l'aria abbattuta di chi si rendeva conto di aver perso tutto. Amber si dimostrò comprensiva e lo salutò con una carezza sulla schiena.

Salì nell'auto per raggiungere la villetta del fratello e guidò con un dolore sordo dentro al petto, avrebbe voluto rivedere Margot per guardarla in volto mentre mentiva, ma diede la sua parola di rimanere distante almeno per un po'.

Si accorse di essere arrivato vedendo l'ordine maniacale di Ben per il giardinaggio: l'erba era stata tagliata da poco così come la folta siepe che teneva lontani sguardi indiscreti e creava un po' di privacy.

Parcheggiò vicino al garage, il cognato era andato in clinica per il turno del pomeriggio. Si massaggiò la guancia dove avvertiva il bruciore dello schiaffo che gli rifilò ore prima, ma se lo meritò per quanto fu stupido e violento con Amber.

Sentiva di poter fidarsi di lei per la sua sincerità e pazienza. Si creò una connessione reciproca, a differenza del rapporto difficile che aveva con sua moglie.

"Fratellino, avanti! Devo andare a Oxford, ho lezione!" Lo aspettava sulla porta con le chiavi e la valigetta in mano. Gli allungò il pass elettronico per attivare l'allarme e l'accesso interno.

Rapido lo afferrò per il braccio. "Rimani qui e non fare colpi di testa! Gabriel è già al limite." Gli intimò preoccupato.

Osservò i vestiti stropicciati. "Non ho niente da mettermi, nemmeno un abito."

Il maggiore sospirò. "Vedremo. Torno tra un paio d'ore. Non andare alla villa da solo. Chiama lo studio per avvertire che sei assente." Lo soppesò accigliato aspettando una risposta.

"Chiamo la mia segretaria e prendo dei giorni." disse rassegnato mentre entrava.

"Sali in camera e restaci." Se ne andò scuotendo la testa, senza aggiungere altro.

James, finì per annoiarsi, dopo alcune telefonate di lavoro, entrò nella stanza e si buttò sul letto.

Benedict cedette la casa dei genitori e con il ricavato acquistò quella piccola ma graziosa villetta nella periferia di Londra. Lì, trascorse parte della sua vita, fino a quando sposò Margot.

Sopra la mensola vicino alla scrivania, c'erano ancora le cartelle con alcuni dei suoi disegni, dei libri e dei vecchi giochi in scatola con cui passavano le serate insieme.

Poi arrivò Gabe.

All'inizio non fu molto contento, geloso di condividere l'amore per il fratello, ma vederlo risoluto nell'ammettere la propria omosessualità, andò oltre al risentimento. Era innamorato e ricambiato da Gabriel, che fu comprensivo anche con lui, aiutandolo a superare quel momento di distacco.

Benedict era felice, e lui accettò quel cambiamento. Svolgeva già il ruolo di primogenito, ma anche di padre e amico. Fu la sua salvezza, quando precipitò nell'abisso della disperazione per la morte dei genitori.

Finì per addormentarsi e sognò di essere ancora un bimbetto nella vecchia dimora nell'Oxfordshire. Si svegliò sentendo dei rumori al piano terra.

"Pigrone! Pranziamo, scendi veloce." Ben era tornato, e come sempre aveva poco tempo. Si stiracchiò ridacchiando, ma si accorse che i vestiti erano un ammasso di pieghe informi. Cercò di sistemarli e scese di sotto avvilito.

Il maggiore alzò lo sguardo e sbuffò seccato. "Potevi toglierli, guarda in che condizioni sei!" La camicia era stropicciata, i calzoni stazzonati.

"Credi che potrei andare a prendere un po' delle mie cose?" chiese aggiustandosi le maniche e il colletto.

Benedict si lisciò i baffi. Il compagno era stato perentorio nel non tornare alla villa dopo quello che era accaduto.

Eppure, cedette, vedendo il suo volto speranzoso e la necessità di indossare abiti che lo facessero sentire di nuovo una persona.

"Pranziamo e poi usciamo. Non avverto Gabe che non sarebbe d'accordo."

Il più giovane ebbe un attimo d'incertezza. "Non ci staremo molto, e poi Henry sarà al lavoro." disse pensieroso.

"Me lo auguro! Meglio non incontrarlo! Tuo suocero ha un carattere irascibile." Urtò con troppa foga i bicchieri apparecchiando la tavola.

Lo aiutò silenzioso serrando le labbra. Conosceva il vecchio Wallace. Spesso perdeva il controllo e diventava pericoloso. Cercava di blandirlo quando si dimostrava furioso per qualche affare che non finiva nel modo giusto. Sopportò le sue rabbiose intemperanze essendo il padre di Margot. Sperò che fosse rimasto in ufficio, visto che era un abitudinario.

Dopo un pranzo veloce, nel primo pomeriggio uscirono. James si offrì di guidare vedendo la stanchezza nel volto di Benedict. Entrambi erano tesi.

Giunsero alla villa, e non videro auto parcheggiate.

Il fratello maggiore lo prese per il braccio mentre uscivano per raggiungere l'ingresso. "Se tornassero non accettare provocazioni, peggioreresti tutto. È la tua parola contro quella di tua moglie."

"Ma sta mentendo! Lei sa la verità! Henry, per suo tornaconto, le crede, è ovvio!" Sbuffò prima di dirigersi verso la casa.

Ben non rispose, e lo seguì preoccupato.

La chiave si attivò, non avevano modificato la serratura, salì rapido in camera a prendere i suoi abiti.

Riempirono un trolley, in fretta. Non rimasero per molto, scesero le scale e uscirono.

Stavano per andarsene, quando comparve il Jaguar nero con a bordo i Wallace.

Ben imprecò sottovoce, spintonò indietro James, avanzò di pochi passi in avanti per proteggerlo.

Il padre scese come una furia, Margot rimase vicina all'auto con l'aria seccata.

"Sei tornato, brutto stronzo! E ti sei portato quel degenerato di tuo fratello." Lo assalì con rabbia mentre avanzava per raggiungerli.

"Modera il linguaggio Wallace!" Benedict alzò le braccia per fermarlo, la sua voce fu dura, ma non bastò.

Il giovane gli urlò da dietro, rispondendo alla provocazione, senza ricordarsi delle promesse fatte.

"Bada a quella bugiarda di tua figlia!" Gridò e indicò con la mano la donna che sorrise sprezzante. "Digli la verità! Guarda a cosa siamo arrivati per colpa della tua menzogna."

"Sta zitto, bastardo!"

Henry furente per le sue parole, tentò di raggiungerlo, ma Ben si mise nel mezzo cercando di trattenerlo.

L'anziano con una spinta poderosa lo allontanò, e lui, sbilanciato inciampò sul cordolo della siepe finendo a terra. Urtò con violenza la testa sulle rocce che arredavano il prato.

Si contrasse in volto e si accasciò, il sangue gli uscì copioso bagnando il terreno.

"Benedict!" James terrorizzato si buttò sul suo corpo esanime, incurante del suocero che si fermò con le braccia abbandonate lungo i fianchi.

Balbettò, con la faccia rubizza. "Non volevo...ma si è messo nel mezzo..."

Non lo ascoltò si inginocchiò accanto a Ben, non sapendo cosa fare.

Sanguinava da un profondo taglio sulla nuca. Provò a chiamarlo ma non rispondeva, era incosciente, gli prese la mano pallida: aveva polso.

Urlò disperato contro Wallace.

"Chiama l'ambulanza, maledetto." Lo abbracciò, sollevandolo da terra con attenzione e imbrattandosi le mani e i vestiti di rosso vivo.

"Ti prego Ben resisti, ti prego..." Singhiozzò, nel frattempo l'anziano rinsavì, afferrò il cellulare e chiamò i soccorsi.

Sembrava preoccupato, di certo non per Benedict, ma per le implicazioni causate dall'incidente.

Margot corse in casa senza fiatare, non si avvicinò nemmeno per sincerarsi delle condizioni del ferito.

"Stanno arrivando... Emory non l'ho fatto apposta. Cerca di non prendere decisioni avventate."

Lui lo fissò con gli occhi accecati dalle lacrime, quel maledetto pensava solo al suo tornaconto, si riferiva alla denuncia per quello che era accaduto.

"Non dire una parola in più Henry e prega che stia bene, o ti distruggerò con le mie mani."

"Mi minacci?" gli rispose riacquistando quell'aria di superiorità che lo infastidì.

Il giovane lo guardò ironico. "Davvero? Io non ho detto nulla, non c'è nessun testimone qui, stronzo! Te lo sarai immaginato."

Il suocero digrignò i denti e si allontanò infilando il cellulare nella tasca.

James lo lasciò perdere, non valeva la pena di sprecare altro fiato.

Con un fazzoletto spiegazzato, cercò di tamponare la ferita. I capelli erano appiccicati, sporchi di sangue rappreso, ma il polso era costante. Si fece coraggio, gli slacciò i vestiti, per farlo respirare.

Non dava segni di ripresa e il pallore aumentava. Lo tenne tra le braccia, fino a quando non sentì il suono della sirena.

Lo cullava, ripetendone il nome. "Forza Ben, sono arrivati, non mollare."

Due soccorritori lo attorniarono. "Lasci fare a noi." dissero con garbo, lo scostarono e gli prestarono le prime cure.

Gli chiesero cosa fosse successo, rispose a scatti, attento a ogni loro movimento di soccorso.

Il più vecchio gli sorrise. "Stia tranquillo, ci segua, adesso è stabile."

Lo caricarono nella lettiga. Prima che lo portassero via lo baciò sulla fronte, con gli occhi lucidi, seguì l'ambulanza che se ne andava.

Henry, vicino alla porta della villa, osservò la scena scuro in volto.

Temeva lo scandalo e se lo avessero denunciato, molti altri scheletri sarebbero venuti alla luce.

Per controparte, lo avrebbe infangato per sostenere Margot nella presunta violenza.

Si chiese come avesse potuto sopportarlo in quegli anni, e ora, non comprendeva nemmeno perché fosse diventato il marito della figlia. Lo stomaco gli si torse per essere stato così stupido.

Ora c'era Ben a cui pensare.

Salì in auto caricando il trolley con le poche cose che erano quasi costate la vita del fratello.

Gabe si sarebbe arrabbiato e doveva subirne le conseguenze.

L' insicurezza e la fine del suo matrimonio avevano causato dolore a tutti quelli che gli stavano intorno.

Seguì l'ambulanza pregando i suoi genitori di lasciargli Benedict, perché senza di lui non c'era ragione per vivere.

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