Chiarimenti dolorosi

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Per Ginnisue

James era ancora seduto quando Gabe arrivò. Amber aveva cercato di trattenerlo sulla porta, ma si infilò in cucina senza che avesse il tempo di tranquillizzarlo. Benedict lo seguiva con le labbra serrate e il volto cupo.

Appena vide le loro facce stravolte, il giovane si sentì morire. Si alzò e agitò le mani in segno di resa, ma il dottore, con due falcate lo raggiunse e gli tirò un sonoro ceffone.

L'amica cercò di afferrarlo per le spalle, ma robusto com'era, faticò a trattenerlo. Ben si appoggiò alla porta, incrociò le braccia con l'aria avvilita di chi vedeva le due persone che amava di più fronteggiarsi.

"Imbecille! Che hai combinato con Margot?" esplose il medico. "Dove sta il tuo cervello? In mezzo alle gambe?"

"Non ho fatto nulla!" si difese James massaggiandosi la guancia. "Ho solo cercato di baciarla, ma non sono andato oltre. Ricordati che siamo ancora sposati!" Si spinse nell'angolo, cercando di mettere spazio tra loro.

Gabe non riusciva a capacitarsi della sua inettitudine. Conosceva bene l'arroganza di Wallace padre e si preoccupava per le conseguenze di quel gesto sconsiderato.

"Non si forza una donna, anche se è tua moglie. Ora Henry vuole la tua testa, era l'occasione che cercava." Colpì il tavolo con la mano. "Lo abbiamo incontrato prima di venire qui. Era furioso."

Ben, che era rimasto silenzioso, intervenne per calmare l'animo acceso del compagno.

"Lascia che si spieghi." Benedict era arrabbiato, ma la voce tradiva l'apprensione per il fratello minore.

Amber si fece avanti per rasserenarli. "Perché non vi sedete e lo ascoltiamo."

James la guardò riconoscente mentre si accomodavano sulle sedie. La donna portò dei bicchieri con una caraffa d'acqua.

Il giovane se ne versò in abbondanza e la mandò giù tutta in un fiato, poi parlò come un fiume in piena, fermandosi solo per respirare, raccontando ciò che era successo in quella notte.

Gabe ascoltava, tormentandosi la poca barba rossa, intanto il fratello maggiore si era sistemato appoggiandosi allo schienale, sempre più abbattuto.

"Per quale motivo non mi hai detto nulla?" sbottò Ben. "Da quanto tempo va avanti questa storia?"

"Da mesi, dopo che il medico ha diagnosticato la mia sterilità, Margot ha iniziato ad allontanarsi. Ha chiuso ogni rapporto," abbassò il capo e continuò rassegnato, "mi insultava spesso, specialmente Henry. Io non mi ribellavo, speravo di salvare il mio matrimonio. L'amavo e mi sentivo colpevole di non essere stato all'altezza."

Si coprì il volto e si chiuse in un silenzio sconfortante.

Gabriel, che si era trattenuto, si addolcì. "Sei uno stupido ingenuo, ragazzo. Non c'è niente di sbagliato nel tuo corpo, è tua moglie quella inadeguata."

Benedict si alzò, fece pochi passi e gli appoggiò le mani sulle spalle stringendole con forza.

"Sistemeremo le cose, il padre sostiene che l'hai aggredita e che si è dovuta difendere. C'era del sangue sul lenzuolo ma ora sappiamo che era il tuo."

Il giovane sollevò la testa, gli occhi arrossati. "Non le farei mai del male. Ciò che ho detto è la verità. È lei che mi ha respinto."

Gabe allargò le dita sul tavolo, si rivolse all'amica, sospettando qualcosa. "Perché è venuto da te? Che ha combinato quando è arrivato?"

La ragazza tergiversò, non sapendo che dire. Fu James a rispondere, con lo sguardo colmo di dispiacere.

"L'ho contattata in piena notte. Ero sconvolto e volevo fare sesso per dimostrare a me stesso quanto fossi uomo!" Un singulto doloroso lo scosse, "ma le ho fatto del male, l'ho presa senza rispetto. Diglielo Amber, l'animale che sono stato!" farfugliò, guardandola pieno di vergogna.

Lei arrossì vedendo il moto di stizza del medico, si mise in mezzo afferrandogli i polsi. "Per il bene chi ci vogliamo, Gabriel, vuoi ascoltarmi?"

Il dottore rimase in silenzio, annuì e prestò attenzione a quanto era accaduto durante il loro amplesso. James impallidì ascoltando il resoconto di quella serata maledetta e cercò sostegno aggrappandosi alla mano di Ben, che stava in piedi dietro di lui. Cercava la forza necessaria per affrontare il rimorso legato a quell'insensato atto di violenza.

Gabe guardò i due fratelli: il più giovane era devastato e Ben soffriva più del necessario. Anche se capiva le motivazioni del cognato, non poteva comunque perdonarlo senza provare un moto di rabbia. Si massaggiò la barba e mormorò.

"Ringraziala che ti ha contenuto, se avessi incrociato un'altra donna, adesso saresti in galera."

Gabriel titubò e allungò la mano per accarezzare la guancia della sua amica che gli era vicina. "Stai bene Amber? Hai bisogno di aiuto? Immagino quello che hai passato," disse sconfortato.

"Tranquillo, alla fine si è reso conto di tutto e si è dimostrato gentile." Sorrise, ricordando il volto preoccupato di James quando aveva capito la sua ossessione, e aggiunse. "Ne ho visti di uomini incattiviti, ma lui era sconvolto per l'abbandono di Margot."

Gabe respirò più volte e si alzò seccato, riflettendo ad alta voce. "Ora sai cosa ti porta a essere violento, non necessiti di altre spiegazioni! Lascia perdere le offese dei Wallace; sterilità non equivale a impotenza." Fu duro, ma lo doveva all'amica che aveva sopportato con pazienza la sua irruenza.

Il giovane sollevò lo sguardo. "Ho sbagliato, lo so, ma gli insulti erano continui e non ho retto. Ora sai il motivo che mi ha fatto arrivare qui."

Il cognato agitò la mano irritato. "Va bene, cercheremo di smentire la versione della tua cara mogliettina. Intanto verrai a stare da noi per un po', tuo suocero è incazzato oltre ogni limite." Ben concordò che era meglio che stesse lontano dai Wallace.

In realtà, James sperava che Margot lo perdonasse e si precipitò a chiedere. "Avete parlato con mia moglie? Che ha detto?"

Gabe, comprendendo le sue intenzioni, reagì tentando di farlo ragionare.

"Sì, era in villa con suo padre, abbiamo ascoltato le sue rimostranze. Devi scordartela! Non si abbandona un marito per la sua sterilità, non se lo si ama e rispetta davvero. Una donna così non vale nulla." Alzò la voce e nel suo sguardo si leggeva l'amarezza nel vederlo ancora innamorato.

"Allora mi credete? Mi sono fermato in tempo!" Ribadì il giovane, sfregandosi gli occhi arrossati

Benedict si decise a parlare, dopo aver lasciato tutta la discussione al compagno.

"Sì, ti crediamo, Margot non aveva ferite, né segni di sorta. A parte quelli dell'incidente. Solo tu hai un morso sul labbro che ha sporcato il lenzuolo."

"Bene, finiamola qua. Scusati con Amber, rivestiti e andiamo." Gabe esordì secco. "E se vengo a sapere che la tratti ancora come stanotte, ti caccio da casa anche se mi metto contro Ben."

"Si è già scusato, Gabriel, ora basta," intervenne lei, che si era tenuta in disparte per non creare ulteriori problemi alla discussione

Il medico si voltò a guardarla sorpreso. Trovò strano che lo difendesse, scrollò le spalle e tornò a rivolgersi al giovane cognato.

"Forza ragazzo, stai mettendo a dura prova le mie mani. Le donne non si toccano!" sbuffò mentre si avviava alla porta.

James, dopo aver raccolto le sue poche cose, si avvicinò timidamente ad Amber. Con uno sguardo pieno di rimorso, le prese la mano e la portò alle labbra, depositandovi un bacio leggero. "Mi dispiace per come mi sono comportato, non succederà più," mormorò, con la voce incrinata dall'emozione.

Lei lo guardò negli occhi sorpresa, ma toccata dal gesto, e annuì incapace di rispondere.

Gabriel e Benedict osservarono la scena, si fermarono un istante sulla soglia della porta.

Si resero conto che c'era qualcosa di profondo tra loro due, un legame che andava oltre alle apparenze e le difficoltà del momento.

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