Una notte tranquilla

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Per ginnisue

Amber rimase sotto la doccia per alcuni minuti: l'acqua la rilassava. 

Quando uscì dal bagno, vide James dormire abbracciato al cuscino, con la schiena nuda e indosso solo i boxer.

Si avvolse nell'accappatoio e lo osservò. Sembrava tranquillo e, visto che erano quasi le due del mattino, lo coprì con il lenzuolo e lo lasciò riposare; non voleva che gli accadesse nulla, non dopo l'esperienza con Damien.

Il giovane si lamentò appena e sorpresa dal suo abbandono, si augurò che con la moglie non fosse successo niente di grave. Nonostante lei lo avesse insultato e fatto sentire inutile, sapeva che, in caso di violenza, la colpa sarebbe ricaduta su di lui.

Sospirò e gli scostò i capelli dalla fronte, osservò il suo volto: era quello di un ragazzo cresciuto in fretta, con qualcosa che lo limitava e che doveva maturare.

Si allontanò evitando di fare rumore.

Margot, invocata per tutta la notte, avrebbe dovuto aiutarlo a superare la sua sterilità e trattarlo con rispetto e amore, invece di respingerlo in quel modo assurdo.

Si chiese quale donna potesse abbandonare il marito per un problema fisico di cui non aveva colpa.

Sebbene lui apparisse devastato dalla sofferenza, pensò che forse era stato meglio che il figlio non fosse arrivato, visto il carattere volitivo della moglie.

Indossò il pigiama di seta grigia e andò a dormire nella camera degli ospiti. Si infilò sotto la coperta e fissò la lampada accesa sul comodino.

Per quale ragione lo teneva con sé? Le doleva l'inguine e le cosce risentivano della sua forza.

Gli uomini che richiedevano le sue attenzioni tradivano le mogli annoiati dalla vita e dai troppi soldi. E lui, invece?

No, sfogava la rabbia perché la sua donna lo aveva lasciato e sentiva di aver fallito come marito e uomo, perché, nonostante tutto, l'amava ancora.

Forse era l'angosciosa solitudine che leggeva nel suo volto che la attraeva; lo smarrimento che avvertiva era totale, ma l'istinto della crocerossina, quella sera, aveva prevalso.

Un pò le ricordava Damien, l'uomo amato e tradito, il rimpianto più grande, il motivo per cui espiava le sue colpe e andava con uomini diversi e per soldi.

Mentre lo sentiva muoversi, Amber si asciugò una lacrima e spense la luce.

Cercò di liberare la mente dai ricordi e di riflettere con lucidità. Gabe era un amico fidato, il medico che la sosteneva senza chiedere nulla in cambio. Era il momento di restituirgli il favore.

Le inviò un messaggio vocale, spiegando in breve l'accaduto e, considerando l'ora tarda, si preparò a cercare un po' di sonno.

La notte era ancora lunga.

***

Si risvegliò il giorno successivo con lo squillo della risposta di Gabriel, lo lesse con una smorfia tra le labbra.

Si alzò, indossò la vestaglia, raggiunse la camera matrimoniale con l'intenzione di avvisare James dell'arrivo del cognato.

Lo trovò accartocciato nella coperta, scapigliato e mezzo nudo, che ronfava. Sorrise, si sedette nel letto e lo scosse.

"Sveglia, tuo fratello e Gabe stanno per arrivare, devi metterti in ordine." Aprì gli occhi, ci mise un po' a ricordarsi della notte precedente.

"Amber, ti senti bene?" le chiese subito mentre si tirava su e si copriva il torace con il poco lenzuolo rimasto. "Mi sono addormentato!"

"Avrei dovuto darti un pigiama!" ridacchiò divertita per il suo imbarazzo. "Ma dormivi e ho preferito farti rimanere. Comunque, sto molto meglio. Ora alzati e fatti una doccia, ti procuro dei boxer puliti e una maglietta."

Ancora assonnato, la guardò sorpreso per quella gentilezza. Abbassò la testa e replicò con la voce incerta.

"Grazie per avermi fatto restare. Non potevo tornare a casa dopo quello che ho combinato con Margot."

"Già, di questo ero consapevole. Ora rivestiti." Sorrise e aggiunse, "tengo sempre dei capi maschili in caso di necessità, a volte il mio lavoro lo richiede."

James comprese, si sfregò la nuca.

"Hai raccontato tutto sia a Ben che a Gabe?"

La donna annuì. "Sì, e vogliono che tu rimanga qui. Di certo tua moglie non sarà rimasta in silenzio."

Il giovane si fece serio. "Mi ricordo ogni cosa, che idiota!" si passò la lingua sulla ferita del labbro.

Lo vide offuscarsi e cercò di consolarlo per quanto poteva. "Lascia che ti aiutino, anche se questa giornata non sarà facile."

Lui sospirò e con un movimento rapido scivolò fuori dalle lenzuola incespicando per la fretta.

Rise divertita e lo guardò varcare le soglia del bagno.

"Ti prendo la biancheria, "gli urlò mentre arieggiava la stanza e riassettava il copriletto.

 Aprì il cassetto e trovò l'intimo necessario.

"Posso entrare?" chiese incerta, fermandosi sulla porta con gli indumenti stretti tra le mani.

"Dai Amber! Oramai ci conosciamo bene," rispose con un sorriso schietto.

Era nudo, le spalle larghe e slanciate. Si stava asciugando davanti allo specchio, i capelli che gocciolavano, il corpo tonico e avvenente, il sesso esposto.

Lei provò una pulsione dimenticata da tempo, quel giovane uomo appariva ai suoi occhi impudico ed eccitante.

"Vedi di non allagarmi il bagno," disse spigliata, cercando di puntare lo sguardo sul volto e di non distrarsi. "Nel cassetto di destra c'è un rasoio e della crema per la barba."

"Grazie, prometto di lasciare tutto in ordine." Lui non si accorse del suo turbamento, mentre si infilava i boxer e la maglietta sistemandosi i capelli. Per qualche secondo, rimase silenziosa a osservarlo, trovandolo così seducente da imbarazzarla.

"Ti aspetto in cucina, presto saranno qui." si schiarì la voce e se ne andò confusa. Si vestì in fretta per raggiungere il soggiorno.

James la provocava senza accorgersene, si scoprì in affanno, proprio lei che aveva allontanato ogni sentimento dalla sua vita dopo il male che aveva fatto a Damien. Non era diversa dai suoi clienti, colpevole di aver tradito la fiducia della persona tanto amata.

Sperò che fosse solo un'attrazione passeggiera, dovuta al sesso, ma quel suo modo contorto di comportarsi l'attraeva. Dopotutto, lo conosceva appena, se non per la situazione drammatica di quella notte dove quel giovane avvocato aveva vissuto una vera ossessione.

Una dolorosa sensazione le attraversò il petto. Come avrebbe reagito sapendo del suo passato?

Si diede della stupida, per lui era soltanto una puttana con cui sfogarsi.

Preparò del caffè, del latte e qualche biscotto, senza riuscire a spiegarsi perché il cuore le accelerasse così in fretta.

James arrivò poco dopo, si era rivestito e sembrava tranquillo, si avvicinò mentre sistemava i fornelli, odorava di pulito e di dopobarba.

"Scusami per il comportamento di stanotte. Finisco per usarti come fossi una bambola al mio servizio." La voce era addolcita e lei non si voltò temendo che notasse il rossore che le era salito sulle guance.

"Tutti quelli che passano per questa casa mi considerano un giocattolo. Di cosa ti preoccupi?" mormorò girandosi con le tazze nelle mani. Gli indicò il tavolo e gli fece cenno di sedersi. Era elegante anche se portava i vestiti stropicciati della sera prima.

Lui, imbarazzato, le accarezzò il fianco e abbozzò un mezzo sorriso ironico.

"Me lo ricordi sempre il tuo lavoro. Vuoi farmi pesare che sono stato un animale?"

Quel gesto inaspettato la confuse e sfoggiò la parte peggiore di sé, non voleva che si sentisse in debito, o peggio, che si creasse un legame affettivo.

"Non illuderti, se sei rimasto è soltanto perché devo dei favori a tuo cognato." Lo vide offuscarsi in volto mentre abbassava lo sguardo.

"Scusami, cercavo di essere gentile. Lo so quello che ti ho fatto." Picchiettava senza sosta le dita sul tavolo dove si era seduto.

La giovane si accomodò di fronte, versò il caffè e gli offrì del latte.

"Devi imparare a contenere i tuoi istinti, se fossi andato con un'altra, ora saresti in una cella a Scotland Yard."

La sua espressione si irrigidì. "Ti ho aperto il cuore Amber, non farmene pentire, non è facile per me ammettere ciò che mi tormenta." Afferrò la tazza con troppa forza rovesciando un pò del contenuto.

Lei smorzò la tensione, cercando di fargli capire che non lo accusava di nulla.

"Ti ringrazio per la tua fiducia, ora so cosa ti perseguita. Per questo devi cercare di cambiare. Quando loro arriveranno, dovrai spiegarti. Sarà difficile, ma puoi provarci."

Alzò il braccio, indicando la porta di casa, prevedeva che i suoi amici sarebbero entrati carichi di rabbia.

"La verità è che ti ho fatto del male! E anche a Margot, forzandola in un bacio che non voleva! Sai che è la figlia di Henry Wallace?" Si massaggiò la nuca con troppa forza e borbottò. "Gabe mi ucciderà!"

Quando Amber udì quel nome, la tazza le tremò nella mano.

"Lo farà, stanne certo, soprattutto se lei ti avrà gettato del fango addosso." Continuò aspra. "Conosco il padre; frequenta spesso delle escort. È un violento arrogante." Rispose acida e mandò giù in fretta un sorso di caffè.

"Che c'entra quello che fa Henry? Tu non conosci mia moglie! Come puoi dirlo? Non mi farebbe mai una cosa del genere." replicò piccato per quella frase.

Difficile che potesse capire, visto che era ancora innamorato.

La donna decise di chiudere il discorso. "Vedremo, mi auguro che tu abbia ragione."

Si pentì di essersi intromessa nella sua vita matrimoniale, non era da lei occuparsi di uomini sbandati e irragionevoli.

Lui brontolò e finì la colazione in silenzio.

In quel momento suonarono alla porta, Amber si alzò, certa che i guai per James stessero per iniziare.  

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