Lise

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James, quella notte, non riuscì a chiudere occhio, continuava a pensare a quel bacio appassionato, ma si ritrovò stranamente agitato per quell'ultima frase che gli disse Amber.

Si alzò presto per non disturbare la signora Mallory, sistemò i suoi vestiti nel piccolo armadio della stanza, indugiò sotto la doccia per rilassarsi. Mentre si rasava, il cellulare vibrò, incuriosito per l'ora insolita di quella chiamata sbirciò il display, Jacob Roberts, il socio di Wallace lo voleva vedere in ufficio.

Si asciugò in fretta, chiedendosi cosa potesse volere. Con l'avvocato associato ebbe pochi contatti in quegli anni, Henry fu attento a filtrare le sue amicizie, lo teneva alla corda. Si vestì con cura e raggiunse l'appartamento della donna.

"Che è successo? Sei mattiniero ed elegante!" Lo baciò sulla guancia e la ricambiò con affetto, ma era impaziente di dirgli della chiamata.

"Devo andare allo studio, Roberts, il socio anziano, vuole vedermi."

Lei lo anticipò in cucina, la vestaglia azzurra avvolgeva il suo corpo snello, indossava ancora il pigiama di seta. I capelli neri erano raccolti in uno chignon ordinato. Per un attimo rimase stordito dalla sua semplicità.

Vedendolo tentennare gli chiese preoccupata.

"Che hai? Sembri teso. È a causa di tuo suocero?" Gli versò del caffè da un bricco colorato.

Lui deglutì, assicurandosi delle sue condizioni. "Non darti pena per me, ma dimmi, come stai?"

"Sto bene sciocco! Avanti racconta." Lo invitò a sedersi, e gli porse la tazzina ma lui scosse la testa.

"Rimango in piedi, lo prendo con un goccio di latte. Sai sono curioso di capire che sta succedendo."

Ne bevve un sorso e la osservò memore della frase pronunciata la sera prima.

"Che dovevi dirmi di importante?" chiese aggrottando la fronte.

La donna, vista l'impazienza che dimostrava, agitò la mano per aria.

"Nulla che non possa aspettare fino a stasera. Innanzi tutto, risolvi i tuoi problemi di lavoro."

Il giovane posò la tazzina, l'afferrò per i fianchi e la strinse a sé.

Lei si accoccolò alla sua spalla.

"Baciami, non voglio uscire senza il tuo sapore." protestò con decisione.

"D'accordo, visto che sei così affascinante mio dolce avvocato. Profumi di caffè e dopobarba speziato."

James la baciò con dolcezza, il suo calore lo confondeva, la piacevolezza delle sue labbra sembrava miele per la mente già agitata dalla giornata che si preannunciava.

Rimasero stretti insieme. Amber si dimostrava una scoperta bella e inaspettata, sentì dentro al cuore una strana malinconia. Era paura... che tutto si perdesse nelle loro insicurezze. Tremò e lei lo avvertì.

"Non avere timore, lascia che il tempo guarisca le nostre ferite."

"Lo so che sei saggia." Le posò un altro bacio delicato sulla fronte.

Lo prese per il polso ridendo e lo accompagnò alla porta.

Gli sistemò la cravatta e gli aggiustò i capelli, ma il sorriso le sfumò dalle labbra mentre lo avvertiva.

"Sta attento, non vorrei che incontrassi qualcuno dei Wallace!"

"Stai tranquilla devo ricominciare e questo richiede la fine del mio rapporto di lavoro."

Le accarezzò la mano pallida.

"Tu riposa. Ti avviso se torno per pranzo, ma tu non digiunare." aggiunse serio "Dammi fiducia, non succederà quello che è accaduto a Damien."

"Fai attenzione lo stesso." Il timore si avvertiva in quelle poche parole, il dolore per quella morte che l'aveva segnata per sempre.

"lo farò Amber Clermont."

Scese le scale senza vedere i gradini. Si era innamorato perso.

********

La Wallace & Roberts pulsava in piena attività. Quando parcheggiò nella sua postazione riservata, trovò il posto libero.

Pensò che fosse strano per quanto sgomitassero i nuovi arrivati. Afferrò la borsa in breve salì fino al ex ufficio, voleva riprendersi alcuni oggetti personali prima di incontrare Jacob.

Gwen, la segretaria, come lo vide trasalì. James ridacchiò, alzò il braccio in segno di resa.

"Tranquilla, visto che non mi hanno ancora sostituito, prendo alcune cose e me ne vado."

Entrò nel suo ex studio privato e fu invaso da un'ondata di nostalgia. In quel posto passò una parte felice della sua vita dopo il matrimonio.

Prese le foto dalla scrivania, alcuni libri e la cornice con la laurea conquistata a pieni voti. Fu il migliore del corso. Si accarezzò il mento soddisfatto, certo con gli insegnamenti di Benedict, non avrebbe potuto essere diversamente.

Non sentì arrivare il socio anziano.

"Buongiorno Emory! L'aspettavo." Esordì con quella voce baritonale che ben conosceva.

Lui titubò un po', infilò le carte nella borsa.

"Mi scusi Roberts sono tornato per prendere le mie cose e chiudere il rapporto di lavoro."

"Capisco...So ciò che è successo."

Jacob lo invitò a sedersi, si accomodò su una delle due poltrone vicino alla vetrata, accavallò le lunghe gambe.

Era uno sportivo inesauribile, di bel aspetto, con un fisico scattante per un uomo di quasi settant'anni: il socio fondatore, la persona più affidabile che avesse conosciuto.

Il giovane strinse le labbra, si sedette e annodò le mani, i pollici premuti.

"Mi dispiace mi creda! Non volevo che succedesse il disastro che ne è seguito." Rispose cortese.

"Lo so purtroppo! Come suo fratello Benedict?" chiese gentilmente inclinando la testa di lato e facendosi attento.

"Si è ripreso, è tornato a casa con mia grande gioia." Sorrise e allentò le dita magre.

"Mi fa piacere, il professor Emory è un preparato studioso di diritto, il migliore che abbia incrociato in carriera. E i risultati si vedono." Ridendo gli puntò il dito contro. "Le assomiglia molto. In tutta sincerità, si è dimostrato un ottimo insegnante.".

James abbassò la testa per ovviare al calore che gli invadeva le guance.

"Comunque, mio caro ragazzo, è stato affrettato nel pensare che il nostro rapporto di lavoro fosse terminato. Non decide tutto Henry." esordì sistemandosi l'orologio al polso.

"Jacob, sarebbe difficile lavorare qui, mi creda." Si lisciò le tasche della giacca per allentare la tensione. "Sono rammaricato, ma stia tranquillo che non trapelerà nulla delle pratiche che svolgevo qui."

"Lo so che è un avvocato competente e fidato." si tirò il polsino della camicia per coprire il cronografo Cartier d'acciaio.

"Vorrei che rimanesse, proprio perché non lo avrà più come suocero dopo il divorzio."

Il giovane si morse il labbro inferiore, esitò.

"Le mie aspirazioni erano di esercitare diritto penale, poi ho ceduto per tranquillizzare Margot, ma non nego che ora mi piacerebbe diventare, col tempo, procuratore."

"Lo so, le voci correvano prima che si sposasse, ma Henry aveva altri piani."

Lui sorrise allungando le dita sulla poltrona.

"Sa molte cose di me a quanto pare."

"Diciamo che la vedevo scalpitare, ma Wallace le tirava le redini, un manipolatore pesante da sopportare," sbottò accarezzandosi la cravatta.

Osservò l'anziano e gli sembrava strano che si allargasse in quel modo, ne fu lusingato ma dovette reclinare l'offerta.

"Mi dispiace, ma è controproducente per me restare qui."

Il suo superiore ridacchiò divertito.

"E se le proponessi di dirigere l'ufficio di avvocatura che si occupa dei penali? Farebbe esperienza e potrebbe dare gli esami necessari per la procura. Inoltre, a me servirebbe un dirigente affidabile e preparato."

Alzò il braccio verso la finestra e indicò lo stabile di fronte. "È nell'altro isolato, non sareste a contatto, almeno per il momento."

Lo fissò stupefatto, Roberts gli offriva un lavoro importante, ma c'era qualcosa che non capiva.

"Mi scusi... Per il momento? " chiese per comprendere dove fosse il problema, "è un socio, come potrebbe scavalcarlo? Non sopporterebbe di vedermi a capo di una intera sezione."

Jacob sospirò, si fece scuro in volto.

"Caro ragazzo, ultimamente il mio vecchio amico ha commesso degli errori imperdonabili, che conosce bene. Certi ammanchi risultano difficili da mascherare e le sue frequentazioni sono inaccettabili, specie per la moglie Clarisse, che è una mia stimata amica."

James comprese la sua posizione, capì che l'uomo avesse spesso sopportato le intemperanze di Henry, ma si sentì preso in causa e si scusò.

"Cerchi di capire, gli dovevo rispetto in quanto era mio suocero, mi ripeteva di badare ai fatti miei perché la società era anche sua."

"Vero, lei ha fatto ciò che ha ritenuto necessario per la famiglia. Non sono meno colpevole io che, ho tollerato ogni mascalzonata, per il buon nome della compagnia, ma ora che Margot..."

Si appoggiò allo schienale, si batté l'indice sul mento. Immaginò quello che stava per dirgli, Jacob non aveva figli ma un nipote a cui era molto affezionato, Peter. Essendo il suo successore, era sempre stato nelle mire di Wallace e di conseguenza della sua ex moglie.

Sorrise e gli rispose con calma.

"La mia ex sta rivolgendo delle attenzioni su Peter, giusto? Credo sappia il motivo della separazione. Sia lei che il padre vogliono un erede e io sono sterile, ragione del mio allontanamento."

L'anziano si schiarì la voce. Respirò profondamente, prendendo tempo.

"Mi dispiace dirle che si è approcciata a mio nipote fin da subito, appena saputo l'esito del referto medico."

Il giovane si sporse dalla poltrona, ma non era sorpreso.

"L'avevo capito, ma negavo l'evidenza! Usciva troppo spesso la sera e io ero stupidamente innamorato." Finì la frase seccato.

Roberts grugnì, strinse le mani con troppa foga sulle ginocchia.

"Non voglio imparentarmi con loro, non dopo tutto ciò che le hanno fatto...mi perdoni James, ho ritenuto la cosa... brutale." La sua veemenza lo sorprese, la reputazione dei Wallace traballava ogni giorno di più.

"Non si preoccupi, con le dovute cautele, credo di averla superata."

"Emory, non ci giro intorno, io vorrei che rimanesse! Avrò una persona che stimo a cui affidare l'ufficio e con la causa in corso di violenza e danni fisici a suo fratello, avrò l'appiglio per buttarlo fuori da qui e soprattutto terrò Margot distante da Peter!"

Jacob assunse un'espressione seria, la preoccupazione si dipinse sul suo volto. Era insolito vederlo perdere il controllo.

Realizzò che, in quelle circostanze, doveva essere onesto riguardo alla sua nuova relazione con Amber.

"Prima di assumermi deve sapere che attualmente io frequento..." L'uomo non lo lasciò terminare, si avvicinò, gli posò la mano sul ginocchio.

"Lo so, stia tranquillo. Henry è stato bastardo fino in fondo. Apprezzo la sua franchezza e determinazione. Il mio socio si è comportato in modo ignobile."

Gli fu difficile nascondere un moto di rabbia per ciò di cui si era, senza dubbio, vantato ai danni della sua compagna. Cercò di alzarsi ma Roberts lo trattenne afferrandogli il polso.

"Supporti Benedict con la denuncia e mi dia l'appiglio per buttarlo fuori. Avrà la vendetta per la donna che ama e il mio totale appoggio! Si fidi giovanotto."

Accortosi del suo fervore, si alzò e si sistemò la giacca.

"Mi perdoni, giovane amico, ha sofferto molto, è ora di mettere fine alle mire di Wallace, questo è il mio accordo." gli tese la mano sicura.

Lui assentì con il capo, si tirò su e lo ricambiò con una forte stretta.

"Bene Emory, mi ritengo soddisfatto che si senta libero di fare le sue scelte, è un uomo coraggioso, ha tutta la mia stima."

James non riusciva ancora a connettere. Lavorare lì dentro era un'ottima possibilità e mancando l'influenza del ex suocero avrebbe avuto più libertà.

"Sono allettato dall'offerta, ne parlerò con la mia compagna. Mi dia un paio di giorni."

"Siamo d'accordo. Ci conto." Stava per uscire dalla stanza, si voltò. "È fortunato mio caro avvocato! Lei è una donna forte, ha sopportato anche troppo da un mascalzone come Henry."

Ammutolito per quelle poche parole, rimase a guardarlo incapace di muoversi, mentre Jacob si incamminava nel corridoio.

Prese le sue cose, salutò la segretaria e se ne andò parecchio confuso. Doveva parlare con Amber.

Quando raggiunse il parcheggio, non si accorse dell'auto della moglie ferma qualche metro oltre alla sua.

Le apparve davanti e trasalì per la sorpresa.

"Ciao marito! Che piacere rivederti." L'aria sprezzante le imbruttiva il volto, quasi non la riconobbe.

Socchiuse gli occhi, cercando di assorbire l'imprevisto, "Margot non sei più nulla per me! Che vuoi adesso?"

"Solo congratularmi con te per esserti consolato in poco tempo con una puttana, coronando la tua voglia di diventare un papà affettuoso. Mi sembra che la piccola fortunata si chiami... Lise."

Rise sguaiata, lui strinse la mascella, appoggiò le sue cose a terra, nascose le mani strette a pugno nelle tasche della giacca.

"Che stai dicendo?" sibilò cercando di rimanere calmo.

"Oh, ma la tua nuova fiamma non te l'ha detto? Povero stupido." Scosse la testa, spinse le labbra fingendo un bacio ironico.

"Smettila, quale fango mi vuoi buttare addosso?"

"Non sapevi che aveva una figlia? Chissà chi sarà il padre? Visto che scopa per lavoro non se ne è fatta un problema."

Respirò più volte, incapace di parlare, la odiò con tutte le sue forze.

"Guardati! Sei patetico! Abbindolare un ingenuo come te è stato facile! Sei sterile e accetteresti qualsiasi bastardo pur di sentire l'istinto paterno!"

James fece un passo in avanti. Sibilò acido con tutta la rabbia che gli usciva dal corpo,

"Parli tu che sei entrata in qualunque letto pur di avere un erede! Potevamo trovare una soluzione, ma hai preferito tradirmi. Chi è la puttana adesso?"

Margot indietreggiò, capendo che Roberts lo mise al corrente del rapporto mancato con il nipote.

E lui infierì.

"Con Peter non ha funzionato vero? " Si trattenne per non svelare i piani di Jacob.

Respirò e la guardò cambiare in volto. Non la riconobbe e si chiese dove fosse l'amore che aveva nutrito per lei.

"Ne troverò di migliori! Non pensare di stare meglio di me! Sei insieme con una prostituta!" Fu una frase che lo offese nel profondo, era vicina, un passo, forse meno, ma ora sapeva controllarsi, si ritrasse con un sorriso pacato.

"La mia vita non ti riguarda, non più. Ora vattene via. Hai avuto la tua vendetta per l'ultima volta che ci siamo visti."

Non la degnò di uno sguardo, afferrò la borsa, si girò e se ne andò. Tra non molto Wallace sarebbe stato estromesso e lui avrebbe regolato i conti.

Salì nella Ford con la sensazione che il mondo gli stesse crollando addosso. Le parole della ex lo avevano devastato.

Il viaggio in auto fu un tormento, la mente elaborava le poche frasi sentite in quelle settimane. Lise, dunque, non era l'amica. Rivide il libro di favole e l'orsetto che trovò a casa sua. Quindi c'era veramente una bambina, forse la figlia, si chiese quanti anni avesse.

Gabe e Benedict la conoscevano da tempo, ripensando ai loro discorsi capì che fossero al corrente della situazione. Ma perché non dissero mai nulla? Sbatté con forza la mano sul volante.

Si sentì tradito e stupido. Per quale motivo lei non gliene parlò? Temeva il suo rifiuto? Possibile che la piccola, fosse il risultato di un errore dovuto a uno dei tanti clienti, come insisteva la moglie? Che poi, che differenza avrebbe fatto?

Avvertì il cuore accelerare, la gola secca, aveva bisogno di tempo per elaborare. Si fermò davanti a un bar poco distante.

Scese avvilito, in breve si era ritrovato catapultato dalla gioia di un lavoro prestigioso, alle nuove difficoltà del rapporto con la donna di cui era innamorato.

La sua sterilità non gli permetteva di avere figli, ma questo non gli impediva di desiderare di fare il padre.

Perché non dirglielo? L'ansia non gli dava risposte precise e le sue incertezze tornarono come un mare nero. Camminò svelto, il dolore allo stomaco si fece netto, immaginare Amber madre lo scombussolava, soprattutto per averlo saputo in quel modo.

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