Capitolo 10: Inaspettato

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Nel frattempo dopo che gli amici di Amelia lasciarono l'Accademia, Pheobe e Amos tornarono a casa e Daisy accompagnò Newt.

Pheobe e Amos si teletrasportarono nel giardino della vecchia casa,  un temporale si abbatteva proprio su quel terreno.
«Forza entriamo!» esclamò Amos dando il suo giaccone alla ragazza, che mise sui capelli.

Entrambi scapparono verso il porticato per poi entrare.
«Mi sono bagnata tutta!» disse sbattendo i piedi sul tappeto di ingresso. In effetti i suoi scarponi erano pieni di acqua, e cigolavano.

«Ti accompagno in camera di Amelia, così potrai asciugarti» rispose Amos posando il giaccone sulla panca che era all'ingresso.

«Grazie per avermi ospitata...» esordì Pheobe mentre seguiva Amos salire al piano superiore.

«Di niente! Capisco che i tuoi non volessero che tu rientrassi così tardi!»

Arrivarono davanti la porta della camera di Amelia, Amos l'aprì e lasciò entrare Pheobe nella stanza. Tutto era come l'aveva lasciata sua cugina prima di andarsene.

«Mi fa strano, che Amelia non sia qui...» spiegò Amos guardando in giro per la camera e evitando lo sguardo di Pheobe.

«Sei molto attaccato a lei?» chiese la ragazza togliendosi gli scarponi, facendo bagnare anche il tappeto che era sotto il letto.
Lui annuì, non l'aveva mai lasciata per così tanto tempo. La vedeva come la sorella che non aveva mai avuto.

«Se ti serve il bagno, è li!» disse cambiando discorso mentre si avvicinava alla scrivania per poggiarsi.

«Oh si, lo so! Non è la prima volta che vengo qui!» disse sorridendo e alzandosi dal letto.

Pheobe prese la sua borsa per prendere le cose che servivano per andare a dormire.

«Si, giusto...» Rispose Amos seguendo ogni movimento che la ragazza faceva.

«C'è qualcosa che non va?» chiese lei sentendosi osservata.
Infatti Amos, la stava fissando così prepotentemente da metterla in imbarazzo.

«No no! Assolutamente!» rispose scuotendo la testa. «è che questi, pantaloni, ti stanno bene...» continuò alzando il mento e indicando gli skinny jeans che indossava.

La ragazza non si sentiva così in forma come Amos le stava facendo credere. Aveva molte paure per il suo corpo, si vergognava persino di andare al mare con il costume. Si vergognava delle sue smagliature chiare sulla sua pelle scura e faceva di tutto pur di nasconderle.

C'era un periodo che piangeva tutte le notti, che non mangiava più, per via del suo corpo; ma poi capì che non serviva a niente, che doveva amarsi così come era.

«Oh, grazie!» rispose impacciata mentre prendeva dalla borsa il pigiama di flanella, posandolo sul letto. «Ti dispiace?» domandò indicando il pigiama.

«Oh, scusa! Giuro che non guardo!» rispose Amos, voltando le spalle alla ragazza,
sedendosi sul lato opposto del letto.

Pheobe si spogliò velocemente lasciando cadere i vestiti per terra, per poi indossare il suo pigiama con i fiorellini.
Il ragazzo, per combattere la forza di girarsi, giocò con le dita per tutto il tempo. Tutto questo gli sembrava una tortura.

«Ok! Ora sei libero di girarti!» Informò la ragazza, che con un elastico per capelli rosa, cercava di domare i suoi capelli riccissimi.
Amos si alzò dal letto giocherellando ancora con le mani e la guardò che aggiustarsi davanti lo specchio.

Guardava la ragazza con occhi diversi rispetto a qualsiasi ragazza che avesse mai incontrato in 120 anni.

«Ti serve aiuto?» domandò mentre Pheobe rimetteva nella borsa i suoi vestiti. «Sono bravo a piegare i vestiti!» disse sorridendo, ma soltanto dopo qualche secondo,  l'espressione sparì e si rese conto di aver detto una cosa stupida. «Scusami, non so cosa sto dicendo.»
Gesticolò nervosamente con le mani, mentre si dirigeva verso la porta.

L'aprì lentamente e augurò buonanotte alla ragazza, uscendo velocemente dalla stanza mettendosi le mani fra i capelli.

«Sono un coglione.» scosse la testa facendo alcuni passi verso la sua stanza,ma ad un tratto tornò davanti la camera di Amelia e bussò ancora.

«Si?» rispose la voce dall'altra parte della porta. «Hai dimenticato qualcosa?» domandò Pheobe che intanto era affondata sotto le coperte.

Amos scosse la testa.
«Anzi, in realtà sì!» rispose sorridendo cercando di non avere un espressione da ebete e di non fare brutta figura come poco prima.

«Dimmi pure!» Pheobe si alzò dal letto accorciando le distanze e per non mettere Amos in imbarazzo. Incrociò le braccia al petto, e inclinò la testa, in attesa che il ragazzo dicesse qualcosa.

«Mi chiedevo se ti andrebbe di bere qualcosa insieme.» disse velocemente, tutto d'un fiato, cercando di togliersi quel peso che lo affliggeva da quando l'aveva vista per la prima volta.

«Ma non è...?» rispose indicando prima lei e poi lui, più volte di seguito.

«Beviamo insieme, facciamo merenda, mica ti sto chiedendo la mano!» si mise una mano dietro la nuca, facendo alzare il maglione sulla vita lasciando intravedere il suo fisico scolpito.

«Va bene, se possiamo...» disse lei sorridendo e stringendo di più le braccia al petto.

«Tra amici, no? Sei amica di mia cugina e quindi...» Cercò di giustificarsi e di trovare una scusa anche dentro di se, per auto convincersi che fosse per quello.

Pheobe annuì e mostrò uno dei suoi sorrisi più belli, facendolo rimanere incantato mentre la fissava con occhi a forma di cuore.

«Allora, quando?» domandò la ragazza, cercando di attirare l'attenzione di Amos che era ancora fisso sul sorriso di lei.
Il ragazzo scosse la testa tornando finalmente sulla terra.

«Anche domani se vuoi.» rispose guardando l'orologio che era appeso sulla scrivania. «Cioè questa sera.» si corresse vedendo che era l'una e mezza di notte.

Phoebe fece senno di sì per un attimo si guardarono come se stessero comunicando soltanto con il loro sguardo.

«Ottimo!» esordì Amos tornando indietro verso la porta. «Buona notte di nuovo!»
disse chiudendo la porta, velocemente, sgattaiolando via per poter gioire senza essere visto da nessuno.

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