Secondo pensiero ( mamma)

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Il mattino ha l'oro in bocca, stupidata!! Ma mi hanno cresciuta con questa frase in testa.

Mamma venne al mondo in un paesino disperso in montagna nell'Appennino Tosco/ Ligure/Emiliano.
Per "paesino" intendo piccolino, molto piccolino. Sei case, una chiesa e due osterie. Lei era la mediana di tre sorelle figlie appunto di un'osteria, che faceva anche albergo e bar ovviamente.

Dunque erano Silvia, Maria e Stefanina. Cresciute da una madre attenta, rigida e severa. Mia nonna era così, la famiglia era matriarcale.
Donna forte, donna di polso, intelligene. Pure lei si chiamava Maria ( tante Marie a quei tempi, le riconoscevi dai soprannomi di famiglia).

Era d'obbligo negli anni cinquanta mantenere un certo rigore, specialmente sei hai tre figlie femmine in un locale pubblico!
Le chiacchiere sapete....nei paesini sono marchi indelebili.
Ed era giusto così.....
Una volta i monti erano popolati, pieni di vita e sorridenti. Tra il tanto lavoro si beveva, si ballava e tanta gente passava. E vuoi che c'era la chiesa, e vuoi che c'erano le osterie, la scuola e la posta.... e poi si sa, tre ragazze belle attirano avventori. Come no!!!
Come si dice oggi? Niente tira come ....lasciamo stare....

S. Giustina era un pò il fulcro.
Nel podere avevano pure molti tipi di bestie, mucche, pecore, maialini...ecc che accudiva nonno,Bernardo il suo nome ma non lo si conosceva come tale, era Giannino, non so perché. Io lo conobbi come "nonno Giannino" e tale rimase per tutti fino alla fine della sua lunga vita.

Lettera a mia nonna

Ciao bella nonna, magra piccola e gobbetta.
Nella vita hai dato tanto e chiesto poco.
Se tutto funzionava era merito tuo che come un bravo direttore d'orchestra dirigevi con rigore una grande famiglia.

Ti ricordo sempre in cucina a far da mangiare per tutti con tuo fratello a fianco.
Poi eri dolce la sera quando mi portavi a letto, a fianco a te nel tuo lettone, avevo paura del buio e dicevo <<nonna, manina>>....
E sempre lo hai ripetuto negli anni,
come un sacro ricordo.
Ero la tua nipote preferita, chissà perché vedevi in me qualità che ti piacevano. Bontà, assenza di malizia e sincerità.
Eri di un'intelligenza sottile e fina, saporavi di cultura quando recitavi poemi a memoria e leggevi la sera, finché la vista te ne ha dato modo.

Sposata a diciott'anni mi raccomandavi di rimandare..... di innamorarmi tardi.
La vita è lunga e c'è tempo "rimani giovane più che puoi, la vita non torna indietro". E delle tue fatiche portavi il segno .....ma eri bella, bella davvero.
Ti voglio bene.

Lettera a mio nonno

Caro nonno mi manchi. Tu eri un vecchio saggio.
Non credo che l'età centri molto con la saggezza, in molti casi negli anziani sento cinismo in effetti......probabilmente non hanno vissuto la vita che avrebbero voluto.

Saggio è chi mantiene la mente aperta, assorbendo ogni giorno nuova linfa di vita. Chi vive curiosamente, pronto ad accogliere nuove verità con l'ironia e un sorriso. Saggio è chi sa comprendere ed amare, chi trova il motivo di avere un cuore di bambino per prendere dalla vita il meglio e poi restituirlo.
Così ti ricordo, sereno e giocoso.
Te la ridevi sotto i baffi del mondo e la tua armonia era un'incanto.
A tutti piacevi nel tuo modo inoffensivo di prendere un pò in giro.
E giocavi coi piccoli, li rendevi felici con i tuoi cuccioli di animaletti.
Stavi in mezzo alla gente leggero leggero.

Nonno Giannino uomo pacifico donava serenità cuori.
Era un mito e tale è rimasto nella mente di tanta gente.
Chi ora è grande e passa di là, volge a te un sorriso e ti rimpiange.
Ti voglio bene.

La vita passata di una persona prima che tu nasca, la vieni a sapere a spezzoni attraverso piccoli racconti qua e là, di fatti avvenuti.

Mamma che da bambina aveva un porcellino nero che la seguiva come un cagnolino.
Mamma che era la più bella e furbetta, che era oggetto di svariate attenzioni da parte dei giovanotti e le sorelle un tantino gelose.
Mamma che forse ha avuto altri "interessi" prima di mio padre...
ma di preciso questo non si sà!
Mica si raccontano ste cose ai figli, è già.

Lavoro in posta, prima lì a S. Giustina e poi in un paese vicino, Bedonia.

In una vecchia foto in bianco e nero appesa nella sala ristorante, è immortalato un gruppo di persone radunate per lo scatto davanti l'ingresso del  nostro bar.
Deliziose a vedersi, le donne con quelle gonne lunghe dai colori scuri e i fazzoletti in testa, gli uomini coi cappelli.
Un giorno nonna mi disse<<Vediamo un pò Monichina se riconosci la mamma>>.
Io guardai attentamente.... poi vidi una bambina, la più piccola.
<<Eccola nonna! È lei, è lei!!>>.
Col suo vestitino a fiori, due occhioni grandi che fissano l'obbiettivo, persi, svampiti.
Ho una foto di me all'asilo, non le somiglio ma di certo ho la stessa sua espressione.
Ed ecco da chi ho preso questo mio essere sognatrice distratta e staccata dal mondo..... sulle nuvole.
E una foto di lei ragazza, con una maglia attillata a collo alto e i capelli raccolti.
Alle spalle il campanile, ecco il mio sorriso dolce.

Qui la foto ci sta direi.

Mi viene in mente quella canzone di Carmen Consoli....

"Guardo la foto di mia madre,era felice avrà avuto tre anni.
Stringeva al petto una bambola, il regalo più ambito. Guardo mia madre e ritrovo il mio stesso sguardo.....
Guardo una foto di mia madre, era felice avrà avuto vent'anni, l'ultimo scorcio degli anni cinquanta.
Guardo mia madre e riscoprono il mio stesso sorriso".

Solo che noi a differenza non siamo mai state rivali, mai.
Amore era.
Ancora oggi, ogni tanto le mie zie la ricordano dicendo << Era bella tua mamma, lo sai?>>.
Quasi non l'avessi mai conosciuta.....le lascio dire....

Lo avrete capito penso che lei non c'è più.
Ma di questo non è ancora tempo di parlare.
È un capitolo ancora lontano, io ancora non esistevo. O forse si, chi può dire. Nei sogni di una giovane donna magari ero già nata.

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