34. ᴀᴍɪᴄɪ ᴘᴇʀᴅᴜᴛɪ

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𝘏𝘰𝘨𝘸𝘢𝘳𝘵𝘴, 20𝘵𝘩 -23𝘳𝘥 𝘖𝘤𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 1992

Lunedì pomeriggio, le quattro le ragazze avevano un'ora buca e Tina, non avendo più nulla da fare, decise di scendere nella valigia per andare a controllare Alison e gli animali.
Di solito era la bambina a badare a loro, ma questo non impediva ad Audrey di aiutarla.

Tirò fuori la valigia da sotto il letto a baldacchino. Sfiorò delicatamente la superficie in pelle e sorrise. Per quanto ne sapeva era l'oggetto a cui il magizoologo teneva di più, senza contare che all'interno c'era sua figlia, e nonostante tutto lui l'aveva dato a lei. Si fidava davvero così tanto da mettere tra le sue mani la cosa più importante che aveva? Che cosa aveva fatto per guadagnarsi tutta quella fiducia nei suoi confronti?
Più si faceva queste domande più le si confondeva le idee. Magari un giorno, quando tutta quella messinscena sarebbe finita e Grindelwald sarebbe tornato al posto che meritava, gli avrebbe rivolto queste sue domande, ma fino a quel momento decise di mettere da parte i dubbi.

-Io scendo- disse rivolta Queenie -Se qualcuno mi cerca, mi copri?-

La sorella annuì.

Le altre due la guardarono scendere nella valigia, meravigliate.

L'ultima cosa che Tina udì prima di scendere completamente nella valigia fu la voce interessata della più grande delle due, che aveva riconosciuto subito l'Incantesimo di Espansione e che ammirava la qualità.

Non fece neanche in tempo ad arrivare in fondo che Alison la chiamò con la solita voce piena di vita:

-Ehi Teenie, guarda: volo!-

La piccola non diceva il torto. Stava volando.

Governava la scopa come se non avesse fatto altro tutta la settimana (e probabilmente era così). Tina era senza parole. Era passato pochissimo tempo da quando il padre gliel'aveva regalata, eppure la bambina riusciva ad attraversare la capanna da muro a muro senza appoggiare i piedi a terra.

-Bravissima, Aly!- disse sorridendole.
La bambina era al culmine della felicità. Si vedeva che era orgogliosa di quello che aveva imparato.

Tina però a quella vista si sentì anche un po' in colpa. Alison rimaneva sempre da sola, e anche se lei andava spesso a trovarla non era mai abbastanza, lo sapeva. Insomma era pur sempre una bambina di sette anni! Avrebbe fatto di tutto per far sì che fosse felice. Mano a mano ci si era affezionata, a quella piccola monella.

Ad un certo punto da fuori arrivò uno strano verso. Gli animali avevano fame.

Di malavoglia Alison scese dalla Tornado e, dopo averla attaccata alla parete, si diresse con Tina fouri dal capannone.

Appena uscita però il sorriso le tornò su viso. Prese il secchio che Tina le porgeva e si mise al lavoro. Amava quel momento della giornata, stare a contatto con gli animali la faceva stare bene. E poi si divertiva un sacco a dare ordini a Tina.

Infatti la piccola, per rendere quel momento unico, si arrampicava sulla grande roccia di fronte alla capanna, si metteva in testa il secchio, sfoderava la faccia più dura che aveva e iniziava a elenacare tutto ciò che bisognava fare.

Tina, pur di farla felice, aveva messo da parte il suo orgoglio e aveva iniziato a sottostare agli ordini della piccola.

In quei momenti si divertiva un mondo: era tutto così comico!
Non la smetteva di correre di qua e di là ridendo sotto i baffi.

Ma la parte più bella era sicuramente quella alla fine, quando la piccola, come ricompensa per il coraggio dimostrato come diceva lei "nell'aver salvato ancora una volta il mondo dalla puzza di sterco dei famigerati Graphorn" le dava un grazioso bacino sul naso. Quella era sicuramente la parte più bella.

Insomma, per loro tutto era diventato come un gioco a cui non avrebbero mai rinunciato.

***

Will sbadigliò. Era mezzanotte del mercoledì, ma lui era alzato lo stesso. Perché Astronomia doveva essere così tardi anche se loro si svegliavano così presto?

Era stanco. Ma non solo fisicamente. Distolse lo sguardo dal proprio telescopio e guardò l'altra parte delle classe quella dove sedeva Andrew.

Dopo i suoi tentativi di normalità nel weekend, aveva rinunciato totalmente alla finzione quando Newt gli aveva cercato di spiegare chi era. Cosa difficile,  se si conta che non voleva dire il suo nome. Fatto sta che da lunedì Andrew non gli parlava, né a colazione, né al Dormitorio, né in classe.

-Ma cos'ha?- aveva chiesto quella mattina Will a David. Lui aveva impiegato qualche secondo per rispondere. -È che ancora non ti crede.-

-Cosa? Di che ha bisogno ancora?-

-Tempo. Dagli solo tempo.-

Ma ora Will si accorgeva di non esserne capace. Quei tre giorni a scuola senza Andrew erano stati insopportabili. Certo, era felice della compagnia di David, ma David non era Andrew.

Non aveva mai provato una sensazione simile, perché non aveva mai avuto un amico così. Un amico che vedi tutti i giorni, con cui vai a scuola, a cui mandi bigliettini durante le lezioni. Un amico con cui ridi di qualunque disgrazia ti sia capitata addosso, impedendoti di piangere. Un amico con cui parli di cose banali semplicemente per poter passare un po' di tempo con lui.

Resistette fino a fine lezione, ma quando vide la velocità con cui Andrew metteva a posto le proprie cose per uscire dalla classe prima di tutti per non parlare con lui, perse la pazienza, corse fino al suo banco e ci piantò le sue mani sopra quasi con prepotenza. La prof Sinistra si era appena allontanata, nessuno lo avrebbe rimproverato.

-Perché?- chiese semplicemente.

Andrew non distolse lo sguardo dalla sua cartella, ma non perché non lo volesse guardare; non ne aveva bisogno. Aveva riconosciuto la sua voce.
Aspettò che tutti i compagni del corso fossero usciti e solo allora si degnó di parlagli.

-Non capisco cosa intendi.- rispose, come in un film.

-Allora mi spiego meglio. Perché mi eviti? Perché non vuoi credermi? Perché io con il mio vero nome ti sembro meno degno di fiducia del me stesso di nome Will?-

Andrew alzò lo guardo. Dio solo sa quanto aveva programmato quel momento. Le parole gli uscirno di bocca con una prepotenza e con una forza che Will nom aveva mai sentito nella sua voce. -Magari perché mi hai mentito per tutto questo tempo e nemmeno adesso mi vuoi dire la verità? E magari perché pretendi che io creda che tu sei arrivato dal passato con un qualche incantesimo strano e non mi dici perché? Sai darmi una buona ragione per crederti?-

Newt non era irritato. Non era scocciato. Non era nemmeno sconsolato. Era arrabbiato, più di quanto non lo fosse di solito, e non sapeva neanche bene perché.

-Speravo che l'amicizia potesse essere una buona ragione, ma evidentemente ho solo mostrato quanto poco ne so di amicizia.- disse gelidamente.

Detto ciò, voltò le spalle e se ne andò via. Non era il tipo di chiacchierata che avrebbe volito fare, eppure adesso si sentiva molto melgio.

Cosa che invece non accadde ad Andrew, che rimase amareggiato e risentito.

Il giorno dopo evitò Will ancora più del solito. Will...Non era nemmeno il suo vero nome! Tutti gli altri avevano detto chi erano, ma lui no, lui voleva fare il misterioso, voleva che gli si desse fiducia anche senza conoscerlo!

Con questi pensieri, dopo pranzo Andrew si avviò al campo di Quidditch, sperando di trovare tranquillità per i suoi pensieri sempre più contorti.

Arrivato al campo però notò che non era stato l'unico ad avere quest'idea.

Kathe volava sulla sua Nimbus con la pluffa sottobraccio, provando tiri da qualunque distanza e angolazione.

Andrew sapeva che le piaceva allenarsi spesso, anche da sola. Era determinata a raggiungere la perfezione nel Quidditch, anche al prezzo di qualche brutto voto a scuola.

Si sedette sugli spalti e si mise a guardarla. In tutti quei giorni aveva pensato che il modo migliore per affrontare la situazione in cui si trovava era quella di evitarla e non averci a che fare, eppure guardando l'amica che sfrecciava da una parte all'altra del campo provando e riprovando tiri sempre più difficili, gli fece capire che non era la strategia giusta e che il risultato del suo totale disinteresse alla faccenda era solo un enorme peso sullo stomaco.

Doveva affrontarlo, il problema, se voleva superarlo. Certo, questo voleva dire che avrebbe potuto fallire, ma se la vita fosse fatta di certezze sarebbe una vera rottura!

Sorrise. Sembrava di sentire Kathe, non lui. Anche lei parlava così. Forse il fatto che stava volando sopra di lui lo influenzava.

Spesso la sentiva usare paroloni per nulla appropriati nella frase che stava dicendo, a causa del suo disturbo dell'apprendimento, eppure riusciva in un modo o in altro a far capire quello che voleva dire e lo faceva a modo tutto suo. Forse era per questo che gli stava simpatica, e forse era per quel motivo che aveva scelto il campo da Quidditich per riflettere. Non per la tranquillità, ma perché sperava che ci fosse lei.

I suoi pensieri furono interrotti da un bolide che gli sfiorò la spalla e che lo fece sobbalzare.

-Scusa, non ti avevo visto! Pensavo di essere sola!- disse la voce preoccupata di Kathe. -Tutto okay?-

Andrew alzò lo sguardo e la rassicurò -Fa niente...Capita spesso anche a me, non con un bolide, ma spesso.-

Kathe lo raggiuse planando e si mise a cavalcioni sulla panca. Appoggiò la scopa dietro di sé.

-David e Will?- gli domandò

Sapeva che glielo avrebbe chiesto, eppure sentiglielo dire gli tolse lo stesso il sorriso.

-Non sono qui.-

-Perché?-

Le parole, per la seconda volta in quella giornata, gli uscirono di bocca senza alcun preavviso e forse in quel caso fu un bene:
-Perché non mi fido.

-Un Tassorosso che non si fida? Posso farti una foto?-

-Non sono in vena di scherzi.-

-Sei in vena di sfoghi?-

Andrew la guardò. Erano seduti fianco a fianco. Il suo sguardo diceva "Dimmi tutto e io ascolterò."

Così decise di obbedire. D'atronde, che cosa avrebbe potuto fare?

-Non riesco a credergli.-

-Questo non è vero.-

-Eh?-

-Tu gli credi, ma non ti fidi di lui- spiegò Kathe guardandolo negli occhi.

-Forse. Che differenza fa?- borbottò il Tassorosso.

-Fa tutta la differenza del mondo! La verità è che tu credi che lui venga davvero dal passato, ma hai paura di lui ora. Hai scoperto che non è un ragazzino taciturno. Che in realtà ha vissuto per il doppio dei tuoi anni, in un'epoca diversa. E non vuole dirti chi è stato. Se fosse una persona comune, non si farebbe tanti problemi. Tu hai mai sentito nominare quel Jacob Kowalsky? Io no. Ma se Will non vuole dirti il suo nome, significa che è un nome che conosci. E allora la domanda che ti tormenta da sabato sera, chiaramente è "Conosco il suo nome perché è un eroe o perché è un criminale?"- concluse Kathe tranquillamente, come se avesse fatto delle considerazioni sul tempo.

Andrew sospirò. -Sono un libro aperto, vero?-

Lo sguardo di Kathe si addolcì. -Beh, sei un Tassorosso, io sono una Corvonero. È normale che i tuoi sentimenti risultino chiari e leggibili, soprattutto a me.-

Rimasero in silenzio solo un secondo, prima che lei riprendesse con voce pratica. -Però fammi il piacere di non cambiare discorso così. Parliamone.-

-Tu pensi davvero che se fosse un eroe si rifiuterebbe di dirci come si chiama?- domandò Andrew, scettico.

-Ci sono molti tipi di eroi. Non tutti sono famosi, non tutti allo stesso modo e non tutti tra le stesse persone.-

-Bel discorso. Però rimane il fatto che quel tipo non vuole affrontare la reazione che avrei se sapessi chi è. Questo vuol dire che probabilmente non sarebbe una bella reazione. E poi perché è qui, nel futuro? Non mi vuole dire neanche questo.-

Kathe gli appoggiò una mano sulla spalla. -Quando ti fidi di uno sconosciuto, c'è il 50% di probabilità che la tua fiducia sia ben riposta e il 50% che non lo sia. Non posso e non voglio convincerti a fidarti di lui. Deve essere una tua decisione. Quanto al motivo per cui è qui...Hai notato cosa fanno i suoi occhi quando glielo chiedi?-

-Ehm, no.

-Si spostano. Girano per tutto l'ambiente.

-Quindi è nervoso e non ne vuole parlare?

-Quindi ha paura. Qualunque cosa lo abbia portato qui, non era niente di buono. Non per lui.- detto questo, si alzò.

-Fidati. Non è facile, ma fidati di lui. Se ti sbagli, il peggio che può capitarti è che ti voglia uccidere, ma credo che riusciresti a cavartela. Anche se non penso che lo farebbe, è difficile fingersi timidi.-

Gli sorrise mentre prendeva la sua scopa e, senza aggiungere altro, tornò al castello.

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SPAZIO AUTRICI

Ehi Snasi
FINALMEMTE 5K ♥♥♥♥
*ragazza felice* e naturalmente promesso abbiamo iniziato la nostra nuova storia di cui é già disponibile il primo capitolo

niente spero che vi piaccia. Spero di aggionarla più spesso di questa. E niente mi sono divertita un mondo a scrivere il primo capitolo. Non pensavo fodse così divertente prendersi in giro da sola
-Kathe

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