37. "ʜᴏ ᴘᴀᴜʀᴀ"

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𝘏𝘰𝘨𝘸𝘢𝘳𝘵𝘴, 1𝘴𝘵 𝘕𝘰𝘷𝘦𝘮𝘣𝘦𝘳 1992

L'operazione fu rimandata al giorno dopo, offrendo una minima speranza a Tina.

L'auror infatti non si arrese, infatti dopo essersi congedata dall'ufficio del Preside, si precipitò nell'unico posto in cui le risposte trovano soluzione: la Biblioteca.

Sapeva che le probabilità che il colpevole fosse sicuramente Credence erano quasi nulle, per cui decise che era ora di tornare a fare l'auror e di scoprire cosa era veramente successo.

Non poteva lasciare Credence. Non voleva. Dopo tutto quei giorni a cercare un segno, dopo tutte quelle notti insonni, dopo tutto quel tempo...non voleva farselo sfuggire. Perché lei in tutti quegli anni l'aveva cercato. Eccome se l'aveva fatto. Non aveva mai accettato il fatto che fosse morto. Anzi, si era informata sugli Obscurali. Oddio se ne sapeva; probabilmente ne sapeva quanto Newt, se non di più.

L'unica che sapeva di questa continua ricerca era Queenie, che, anche se non aveva mai avuto a che fare con il ragazzo, l'aveva sosteneva fin da subito. D'altronde si fa così tra sorelle, ci si sostiene l'un altra.

Non poteva raccogliere prove, il pavimento del corridoio era stato già ripulito e il muro pure.

Tutto quello su cui poteva lavorare era la pietrificazione.

Aveva appena aperto il primo libro, quando Queenie e Jacob la raggiunsero. Avevano saputo di Credence e naturalmente la sorellina aveva capito immediatamente le intenzioni della maggiore.

Queenie, appena la vide, camminò velocemente verso di lei seguito da un non-troppo-felice Jacob.
Appena arrivata di fronte a lei battè i tacchi delle scarpe a terra.
- Potevi avvertirci che stavi per trascorrere un bellissimo pomeriggio qui in biblioteca. Cosa pensavi di fare?- disse lei in tono di rimprovero.

Tina cercò di giustificarsi, ma non appena cercò di aprire la bocca per ribattere Queenie proseguì:

-Pensavi seriamente che mi sarei tirata indietro? - disse appoggiando le mani sul tavolo dove Tina era seduta - Beh, non è così. Allora, dove sono le pile di libri? -

Tina le sorrise. Era da tempo che non vedeva quel lato competitivo della sorella.

-Accomodati- disse la maggiore sollevando con la bacchetta una pila abbastanza consistente di libri.

Passarono metà pomeriggio a sfogliare tomi coperti di polvere ed a tossire a causa della suddetta polvere.

Finché finalmente l'auror trovò qualcosa.

Sorrise trionfante, sentendo una fiammella di speranza si accendersi nel suo cuore.

Forse tutto non era perduto.

***

Newt era in Sala Comune. Stava pensando, anche lui, un modo per evitare o comunque per rimandare la drastica operazione. Sapeva che era un'operazione dolorosa e di cruciale importanza: se qualcosa fosse andato storto, nella migliore delle ipotesi, Credence sarebbe morto.

E poi aveva l'immagine fissa di Audrey: così cupa da sembrare persa. Se la ricordava, come se fosse stata lì davanti a lui: suoi occhi spenti che guardavano il pavimento, le sue mani che si facevano spazio nella lunga coda che le ricadeva sulle spalle come a cercare il colpevole e le sue labbra smorte e secche.

Ad un certo punto qualcuno lo chiamò

-Ehi, Mooncalf!-

Newt riconobbe la voce di David e si girò.

-Sofia- continuò lui dopo che Will si fu girato -mi ha detto che Kathe le ha detto che ha sentito dire da Leanne che la tua ragazza ti cerca.- spiegò quando si fu avvicinato.

-Eh?- fece Newt ancora assorto nei suoi pensieri.

David gli sussurrò all'orecchio -Tina ti sta cercando.-

Newt ringraziò e corse fuori.

-Mi cercavi?-

Tina espresse tutto l'orgoglio che provava per sé stessa in quel momento, alzando la testa. -Signor magizoologo, temo di averla battuta nella sua stessa materia.-

Newt capì che non era il solito gioco del "signor Scamander" e che l'agente Goldstein era tornata.

-Cosa intendi?- disse, sforzandosi di non mettersi sulla difensiva. Non era colpevole di nulla. Giusto?

-Che mi dice di questo? Non le sembra più plausibile di un Obscuriale troppo cresciuto?-

Gli mostrava "Il volo della Fenice", aperto su una pagina con il titolo "Basilisco".

Newt sospirò. -Mi credi così incompetente, Teenie?-

Lei sembrò innervosirsi a sentirsi chiamare con il soprannome.

-Mmh...-

-Ci ho pensato, ovviamente. Come ho pensato alla coccatrice, alle Gorgoni e a dieci altri mostri, ma come farebbero a nascondersi a scuola? Non sto dicendo che non è vero, ma per ora una pista vale l'altra. Non abbiamo prove in nessun senso, lo capisci?- spiegò.

Tina lo guardò di traverso.

-Sto cercando di dirti che abbiamo solo una vaga idea di cosa possiamo fare, per ora. Ma il problema non sta tanto nel fatto che sia stato Credence o no.- continuò lui, più dolcemente.

-Ah no?- domandò Tina, alzando un sopracciglio.

-No. Non prendo decisioni così importanti per la gatta spelacchiata di Gazza. Ma l'Obscuriale, per quanto controllato, lo ucciderebbe, prima o poi. E non è questo che io, te, Silente o chiunque altro vogliamo per lui.-

Tina sbuffò. -Ne parli come se fosse un bambino che non può decidere per sé. Non è stupido, sai? Anche se è più giovane di te. Dovresti sentire cosa ne pensa lui.-

-Ma l'ho fatto- rispose secco Newt. -Ed è d'accordo.-

Tina mosse in fretta gli occhi, come cercando una via d'uscita. La piccola luce che si era accesa poco prima, che le aveva illuminato il viso, fu oscurata da una nube temporalesca e di essa non si vide più niente.

Così si arrese.

-Io...Newt...io...ho...io ho...Ho...Io ho paura, Newt, ho paura che gli possa succedere qualcosa- gli sussurrò in tono strozzato -qualcosa di brutto-.

La sua voce da sicura e ferma era diventata flebile e rotta. Stava cercando di mantenere un contegno, ma si vedeva lontano un miglio che avrebbe voluto sfogarsi. Una lacrima solitaria le sfuggì e le rigò il viso. Solo una. Non era mai stata il tipo di ragazza piagnucolona. Aveva già pianto abbastanza per la sua infausta infanzia. Eppure le mancava quel sollievo che solo piangere le dava. Ma si era ripromessa di non farlo mai più perché per le persone, soprattutto quelle di sesso maschile, piangere significava significava solo una cosa: debolezza.

Tina quindi sapeva che stava correndo un rischio perché vedeva chiaramente che davanti a lei si trovata un uomo, un uomo che al momento dimostrava solo quindici anni, ma pur sempre un uomo. Non sapeva come avrebbe reagito Newt a quella situazione, ma si rifiutava di pensare che l'avrebbe disprezzata o offesa. No, non l'avrebbe mai fatto.

Lui era diverso dagli altri.

Newt la guardò per qualche secondo. Non poteva farci niente, lo sapeva, e questo lo faceva arrabbiare. Non poteva vederla così. Smarrita. Incerta. Non era Tina. Eppure anche se la vedeva soffrire non sapeva che fare. Non si era mai trovato in una situazione così intima, soprattutto con una donna. Neanche con Leta.

-Tutti hanno paura di qualcosa.- disse serio.

Prese le sue mani e le strinse. Ormai quello era il loro modo per potersi confortare l'altro, il loro modo per dire che non erano mai soli, il loro modo per dare affetto, il loro modo per esprimersi. Quel contatto era tutto.

-Tu hai paura che le cose non vadano secondo i piani. Hai paura che chi ti sta vicino si ferisca, in tutti i sensi. Hai paura che succeda per colpa tua, hai paura di deludere. Lascia che ti dica, Tina, che nulla di tutto questo -indicò il proprio aspetto e il suo- è colpa tua.-

Tina lo guardò stupita. Poi annuì.

Mentre stava andando, Newt la richiamò ancora. -Ehi!-

-Cosa?- fece lei.

Newt la guardò. Non disse molto ma quelle parole confortarono Tina, forse perché l'ultima volta che glielo aveva detto le aveva praticamente salvato la vita:

-Fidati di me.-

***

Il giorno dell'operazione Queenie si svegliò in fretta e furia (la sua fretta e furia, s'intende).

Scese dalla Torre di Corvonero. Lì la aspettava Jacob per andare all'ufficio di Silente, dove che Newt avrebbe separato Credence e l'Obscurus, se tutto fosse andato bene.

Trovarono Tina già lì, anche se da poco. Sembrava stranamente fiduciosa, rispetto al giorno prima.

Queenie, perplessa, diede un'occhiata ai suoi pensieri e...Ah.

Smise immediatamente di leggere, non voleva essere indiscreta. Però era bellissimo vedere come parlare con Newt avesse ridato la fiducia a sua sorella.

E in qualche modo, il suo buonumore aveva rassicurato anche il dolce cuore di Queenie. Si sa, la Speranza spesso è contagiosa.

Tina aveva fatto apparire delle sedie di legno (Queenie sulla sua aggiunse anche un moribido cuscino rosa).

Le sorelle si scambiarono un sorriso e si strinsero le mani.
-Perché siete così preoccupate?- domandò Jacob.
Era perplesso, perché Queenie non gli aveva spiegato che Credence aveva una bassa percentuale di uscire vivo da quell'operazione e glielo aveva nascosto, non solo per non farlo preoccupare, ma anche perché probabilmente non avrebbe capito.

Tina sospirò. "Beato lui che non sa niente!" stava pensando.

Queenie lo prese come un insulto, per cui spiegò: -Purtroppo, per noi non è così facile avere fiducia nella magia. Non come per te. Perché la magia è sempre un prezzo e spesso ci accorgiamo troppo tardi di qual è.-

Jacob guardò Tina. -Non ti fidi di Newt?-

-Ovvio che mi fido di lui!-

-Non mi sembra una magia normale, se no basterebbe un colpo di bacchetta come nelle fiabe. Non è mai stata fatta?- replicò il No-Mag.

-Non significa che non si possa fare- disse Queenie dolcemente a Jacob, che, grazie al suo sorriso, riuscì a calmarsi.

Rimasero lì, tutti e tre, con Queenie al centro che teneva per mano gli altri due. Le loro braccia seguivano la forma di quel filo d'oro che unisce le persone che, nonostante tutto, continuano a sperare. Sperare che tutto vada bene, che il Fato o chi per lui smetta di accanirsi su di loro. Sperare di poter andare a letto la sera senza pesi sullo stomaco né lacrime sul cuscino.

E sentirsi vicini li aiutava ad avere speranza.
Per Credence, sì, ma anche per loro.
Per la situazione in cui erano finiti, lontani da qualunque luogo e tempo potesse assomigliare vagamente a una casa, ad affrontare un universo sconosciuto consapevoli che, tornando indietro, neppure il loro mondo sarebbe stato lo stesso che ricordavano.

Speravano insieme, e già questo realizzava, in parte, la loro speranza.

Volevano credere a tutti i costi che quel ragazzo intelligente e sensibile che era Credence sarebbe uscito trionfante da quella porta.
Volevano credere che tutto si sarebbe risolto
Volevano che quando il portale si sarebbe riaperto tutti fossero pronti e che nessuno fosse dimenticato o abbandonato. Perché nessuno merita di non essere amato o ricordato.

L'attesa non era propriamente tranquilla, ma sicuramente migliore di prima.

Poi un grido squarciò il silenzio.

Tina iniziò a correre.

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💫SPAZIO AUTRICI💫

Ehi miei piccoli Snasi 🐾
Lo so, lo so lasciarvi così dopo ben due settimane di attesa é una cosa molto da "blutte bimbe" e la sottoscritta si prende tutta la colpa per il ritardo di questo capitolo (ero in vacanza e non indovinerete mai dove! O forse sì?).
But anyway per farmi perdonare probabilmente pubblicherò a breve anche un nuovo capitolo dell'altro libro (A te che sei rimasto con Noi).

Commentate qui con il vostro libro preferito del momento 👉

Ho appena iniziato a vedere la settima stagione di OUAT e niente volevo dirverlo (ditemi che qualcuno ha notato la citazione plz)
Ciauz
-Kathe

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