42. I Doni della Morte

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Hogwarts, 5th November 1992

Credence rientrò a scuola qualche giorno dopo. Gli altri gli consigliarono di riposare di più, ma lui sentiva una fatica più mentale che fisica. Aveva assolutamente bisogno di tornare a fare qualcosa, di occupare la mente. Perché i suoi pensieri finivano ovviamente per tornare a quella separazione, a quel vuoto che sentiva ancora nella sua testa. Doveva riuscire a riempirlo. In qualche modo.

Non si sarebbe aspettato che facesse così male perdere qualcuno che, per quanto vicino, lo aveva fatto soffrire. Aveva patito una lunga agonia, e per cosa? Per una vita con la mente vuota e il corpo debole?

C'erano momenti in cui la felicità dell'essere libero lasciava spazio all'ansia e alla solitudine di queste domande.

Per questo non gli piaceva che gliene parlassero, fosse anche per rassicurarlo e complimentarsi.

L'unica che sembrasse avere davvero capito era Alison.

Ogni martedì mentre Newt dava a Tina lezioni sulle Creature, i due si trovavano dato che il ragazzo si era offerto di stare con la piccola e si divertilla sua solitudine. Gli aveva fatto capire la bellezza di essere una persona come tutti gli altri, permettendogli di credere che avrebbe potuto colmare quel vuoto, ma restando unico, restando se stesso, senza qualcosa che invadesse i suoi pensieri e spiasse i suoi desideri più profondi.

Fare cose banali come giocare con la bambina e insegnarle a volare sulla sua scopa gli dava un senso di serenità che non sapeva spiegare.

-Bene, ora punti il manico leggermente verso l'alto- stava dicendo.

Alison obbedì con un po' troppa grinta, tanto che Credence dovette tirarla giù prendendola saldamente con un braccio prima che andasse alla deriva per l'aria.

-Ferma, ferma, ferma. Così ti caverai un occhio. Per di più sbagli apertura.- la rimproverò scherzosamente. -Riprova, solo un po' più in basso, o rischi di finire disarcionata. E nessuno vuole che tu ti faccia male.- aggiunse, dandole un buffetto.

La bambina annuì, concentrata, e si alzò di nuovo in volo, questa volta con più attenzione.

-Brava- disse Credence quando fu abbastanza in alto. -Ora vai a destra, mi raccomando, piano.-

Alison rimase ferma.

-Ti ricordi come si fa?- chiese il ragazzo, preoccupato.

La bambina tentennò.

-Al? Tutto bene?-

-Sì, sì. E' solo che...Cred, qual è la destra?-

L'altro rise, più che altro per il sollievo. -Di qua- spiegò inclinando un braccio.

La Tornado 7 virò lentamente nella direzione indicata, poi tornò indietro, scese e si sollevò ancora, prima con calma, poi con sempre più sicurezza, sotto la guida di Credence.

Al momento di salutarlo, Alison lo abbracciò forte. -Grazie. É bello che tu sei mio amico.-

Lui ci pensò, intenerito. Era un amico per lei? Sì, ma non solo, forse. Quella bambina stava diventando la sua sorellina...

***

Newt intanto era sotto il portico del chiostro. Stava passeggiando con un allegro Andrew che gli raccontava le sue disavventure durante l'ora di Divinazione, dato che il magizoologo si era assentato. Eppure, anche se molto divertito dal gesticolare furioso dall'amico, Newt aveva la mente altrove: a Credence e al suo Obscurus.

Non riusciva a essere tranquillo del risultato dell'operazione, quasi temesse che l'intervento avesse effetti a lungo termine. Perché gli sembrava quasi troppo bello per essere vero, di aver trovato un modo per salvare quelli come lui. Poteva essere un modo per aiutare altre persone...E, aggiunse una vocina dal fondo della sua mente, per espiare la colpa che sentiva per la bambina sudanese che non era riuscito ad aiutare. Come era possibile, poi? Quella ragazzina aveva una creatura molto meno potente di quella di Credence, eppure non era sopravvissuta alla separazione, notò la vocina, crudele.

Prima che potesse in qualche modo risponderle, Collin, che doveva essere apparso mentre lui fingeva di prestare attenzione a Andrew, gli schioccò le dita davanti alla faccia. -Will!- lo chiamò, con l'aria di averlo già fatto almeno dieci volte.

-Cosa?- fece lui, cercando di non sembrare troppo sorpreso, senza successo.

-Silente ha mandato la McGranitt a cercarti in Sala Comune, ma non c'eri e quindi sarebbe toccato a un Prefetto cercarti, ma Helga non aveva voglia e ha mandato me...-

-Collin, con tutto il bene che ti voglio, ti puoi spicciare?- lo interruppe Andrew.

Quello, con un sorriso da bambino, rispose: -Ho quasi finito. La tua impazienza ci sta facendo perdere tempo.-

In tutto questo, però, Newt si era innervosito. Se Silente aveva mandato qualcuno a cercarlo, probabilmente c'erano problemi, magari proprio con Credence. E se il dire che era andato tutto bene così tante volte nelle ultime ore gli avesse portato sfortuna?

-Collin, Silente vuole vedermi?- chiese, con tono preoccupato.

-Sì- rispose subito il giovane Tassorosso, che aveva capito la serietà della situazione.

-Di' a Piton che sono dal Preside- disse allora Newt, allontanandosi di corsa.

-Non credo che noterà comunque la tua assenza!- gli urlò dietro Andrew.

Newt non si fermò a rispondere.

Fece le scale a due a due per arrivare alla torre e pronunciò la parola d'ordine. Prima di aprire la porta dell'Ufficio, prese un respiro profondo. Non voleva aprirla. Voleva tornare indietro e nascondersi. Ma fece un passo avanti e tirò la maniglia, perché non era quello il momento di fare il bambino.

-Volevate vedermi, signore?- domandò il finto studente appena entrato con voce esitante, come se sperasse che ci fosse stato un equivoco.

-Ah, Newt. Accomodati. Sì, cercavo te, ma non immedesimarti troppo, mi sento ancora più vecchio quando mi chiamano 'signore'.-

Silente era in piedi vicino a un trespolo e accarezzava la fenice che vi era appollaiata.

Newt aveva già visto Fanny, la fenice della famiglia Silente, ed era rimasto affascinato dalla sua bellezza. Ma al momento l'uccello era privo di gran parte del suo solito splendore e aveva proprio una brutta cera: aveva perso diverse piume e quelle poche rimaste erano ingrigite o spezzate, per non parlare degli occhi spenti e opachi. Doveva essere vicina al giorno del falò, ormai. Ma Newt non si fermò a pensarci.

-E' successo qualcosa a Credence?- chiese, senza sedersi.

Silente si voltò e lo guardò negli occhi. -No, assolutamente.- lo rassicurò.

Newt sentì il sollievo che lo avvolgeva.

-Volevo parlarti però per una cosa che ho notato quando gli ho fatto visita. Sul comodino, con le sue cose, c'era un ciondolo con un simbolo particolare. Un triangolo, un cerchio e una linea sovrapposti. Hai idea di come l'abbia avuto?-

Newt lo guardò, confuso. -No. A dire la verità, non l'ho mai visto.-

-Un simbolo- spiegò Albus, prendendo qualcosa dalla scrivania, -come questo.-

Gli mostrò una strana collana, con un cerchio inscritto in un triangolo, entrambi divisi a metà da una linea centrale.

Il magizoologo stava per scuotere la testa perplesso, quando ebbe un flash.

-Il Portale- ricordò all'improvviso. -Sul lato da cui siamo entrati c'era un'incisione, ed era esattamente così!- esclamò. -Che cos'è?- chiese poi, alzando lo sguardo al suo vecchio professore.

Quello aprì la bocca, ma in un primo momento non parlò. -Gellert non finirà mai di sorprendermi- dichiarò poi dopo qualche secondo, e riprese ad accarezzare la decrepita Fanny.

-Intende Grindelwald?

-Sì. Il simbolo è quello dei Doni della Morte della fiaba di Beda il Bardo. Da ragazzi, era il simbolo del nostro progetto.

-Per il Bene Superiore.

-Già.

Newt si sedette finalmente su una delle poltrone davanti alla scrivania. -Quindi, questa è la conferma che c'è lui dietro al Portale?-

Silente annuì. -Temo di sì. E temo che sia una sorta di messaggio per me.- rifletté, lisciando le ultime piume della fenice.

-Cosa intende?

Albus prese posto sul suo scranno dietro la scrivania, ma con aria tutt'altro che regale. Congiunse le punte delle dita e spiegò: -Nessuno di voi, tranne forse Credence, che comunque vi ha seguito per caso, poteva interpretarlo. Avrebbe potuto utilizzare qualunque altro segno per rivendicare ciò che ha fatto, ma ha scelto proprio questo. Voleva che lo sapessi io. Che sapessi che è stato lui.-

Rimasero in silenzio.

-Crede che sia una minaccia?-

Albus guardò Newt. -Lo temo.-

***

Dopo che il suo studente fu uscito, Silente si abbandonò del tutto sulla sedia. Si sentiva sconfortato, anche se non l'aveva mostrato. Non capiva se il gesto di Grindelwald dovesse preoccuparlo, ma comunque in parte lo faceva.

Cercò di essere ottimista. Dopotutto, ora che Credence era stato separato dall'Obscurus, lui non correva più quel rischio che lo aveva spinto a cercare di stringere subito un rapporto con il ragazzo. Solo che poi ci si era affezionato davvero, così come succedeva con tutti gli studenti a cui insegnava ancora personalmente.

La cosa più importante al momento, si disse quindi, era che Credence fosse salvo, come tutti gli altri.

Tanto bastava a stare tranquillo.

E allora perché non lo era?

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SPAZIO AUTRICI


Ehi salmandre! 🐉
Il nostro Cred si è ristabilito (non potevamo fargli del male, dai) e ha trovato una sorellina. *AWWW* Scusate sono troppo cute😍
E Silente per la prima volta si mostra umano, e non il veccj

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