36•capitolo -Nonostante i tuoi no!-

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Siria

Mentre lo bacio non ci rifletto più su chi ha ragione o torto, non penso che è tutto sbagliato questa cosa tra noi. Scaccio ogni pensiero e incastro il suo viso tra le mie mani per farlo immobilizzare e baciarlo con più forza; subito dopo gli allaccio le braccia al collo, ansimo sulla sua bocca e non apro gli occhi perché ho paura di tornare alla realtà. Marco fa scivolare le sue grandi mani sui fianchi, me li stringe e appiattisce il mio corpo contro la macchina. Mi guarda negli occhi e mi basta questo per volerne ancora, lui lo capisce e mi bacia con più passione.
Solo quando non ce la facciamo più, ormai a corto d'aria, appoggia la sua fronte alla mia, imprigiona il mio viso tra le sue mani e mi guarda come fa sempre quando mi chiede di restare, di non andare via.

Non lo so cosa mi è preso! Il mondo reale mi piomba addosso mentre lo guardo, facendomi annegare in brutti ricordi che, se potessi, cancellerei. Ma non posso. Troppo tra noi è cambiato, siamo andati avanti; il fatto è che benché ci abbia provato tanto a farlo, lui mi è rimasto dentro, è incastrato nel mio cuore e da lì non vuole scrollarsi. Ci provo a divincolarmi per tornare a casa e fingere che non sia accaduto nulla, ma Marco non ha alcun intenzione di lasciarmi andare via. Non questa volta che sono stata io a fare il primo passo, ho lasciato che i miei sentimenti vincessero sulla ragione.

«Fammi entrare... da te!» lo sento sospirare bruscamente, non lo dice in maniera perentoria, è una richiesta disperata la sua che mi fa capire il bisogno che ha lui di me.

Soltato pochi giorni fa non avrei neanche preso in considerazione la sua richiesta, stavo davvero riuscendo a superare tutta questa storia e a tornare alla mia vita. Ma, questi ultimi giorni, mi hanno fatto ripiombare in quel passato che non riesco mai davvero a lasciare indietro. Succede tutte le volte che siamo insieme e che mi ricorda quanto mi sento viva quando sto con lui, mi fa rammentare quanto era tutto più bello quando condividevamo la nostra vita, quanto ero più felice di quello che sono adesso.

«Marco...» mormoro appena, «io non posso!» confesso, e sento ancora le lacrime pungermi gli occhi.

Perchè io lo amo da morire questo ragazzo, ce l'ho dentro di me, non viene mai via.

«Voglio dormire con te, non fare altro per forza. Voglio solo starti vicino, ne ho bisogno!» e sento la sincerità di queste sue parole, percepisco che non mi toccherebbe con un dito senza il mio permesso ma esprime tutto quel sentimento che lui continua a decantare e che, in questi mesi, mi ha dimostrato quanto siano veri.

Mi scosto dal suo corpo perché non riesco mai ad essere lucida con lui di fronte, mentre mi guarda e mi sorride, quando mi stringe e mi bacia, mescola i nostri respiri e dona calore al mio corpo. Gli dò le spalle e faccio qualche passo, percepisco i suoi seguirmi ma rimanere in lontananza.

«Siria...» mormora così piano che mi fa perfino dubitare di averlo sentito.

«Siria» ma questa volta non è la voce di Marco a farmi sobbalzare, ma quella di Bernardo, me lo trovo davanti e mi porta a scontrarmi con i suoi occhi delusi. «Dovevo... dovevo immaginarlo!»

Si volta come un fulmine per cercare di allontanarsi dalla mia figura ed è istintivo per me ritrovarmi a seguirlo, allontanandomi da Marco per poterlo fare, ma non faccio in tempo perché lui mi stringe il braccio e prova a fermarmi.

«Lo vuoi davvero inseguire?»

I miei occhi completamente destabilizzati trovano i suoi che mi guardano con disappunto.

«Devo... devo andare da lui!»

Mi svincolo dalla sua presa e comincio a correre verso Bernardo, che ha già aperto lo sportello della macchina per andare via ma, prima che lui possa chiuderlo, io mi ci paro davanti e non glielo permetto. I suoi occhi verdi si schiantano sui miei, mi guarda con una delusione che non gli avevo mai visto e, sapere di esserne la causa, mi fa stringere lo stomaco.

«Torna da quello lì, sicuramente ti può rendere felice!» un sorriso amaro gli si forma sulle labbra, «e io che ero venuto per sapere se stessi bene, che idiota che sono, dovevo capirlo che saresti tornata da lui!» sbotta. Bernardo non è una persona che si agita facilmente, anzi, riesce a capirti e a comprenderti come poche persone, non ti dà mai le colpa di nulla. Oggi, se è così, so che è tutta colpa mia e del fatto che mi sono appoggiata a lui tutte le volte che ne ho avuto bisogno e, sicuramente, non ho fatto bene.

«Bernardo, mi dispiace, io...» tento di dire ma non mi da la possibilità di parlare.

«No, non devi dispiacerti perché non sono arrabbiat0 per me, per quello che provo per te. Non mi hai promesso niente e io mi sono preso tutte le responsabilità sapendo dei tuoi sentimenti per lui. La cosa che mi dà fastidio è che tu ti meriti tanto, moltissimo, sei una persona speciale, intelligente e piena di valori, e ti butti a terra per uno che, non appena ti conquisterà di nuovo, troverà un modo per farti soffrire»

Non me lo dà il diritto di replica, mi lascia lì, ferma a quelle sue parole, mentre riesce a spostarmi e ad accendere la macchina per andare via da me. So di averlo appena ferito, di averlo appena fatto all'unica persona che non si è presa gioco di me, che è stato sicero e mi ha portato rispetto, aspettando i miei tempi, benché nessuno glielo imponesse.

Due lacrime scorrono giù dal mio viso, tiro su col naso mentre mi giro e, con le gambe che tremano, torno da dove sono venuta. Marco è fermo sulla sua macchina, le mani conserte e, dal modo in cui mi sta guardando, capisco che è arrabbiato.

«Stai piangendo?» lo dice con voce di scherno, mentre mi si avvicina e i suoi occhi d'un tratto sembrano essere diventati scuri come questa notte fonda. «Non ci posso credere!» scuote la testa e mostra un sorriso che esprime la sua amarezza.

«Cosa non ci credi, Marco?» trattengo il fiato, «qual è il tuo problema?» sbotto.

«Qual è il mio problema?» e accorcia ogni distanza tra noi, «gli sei corsa dietro!» alza il tono di voce, «mi hai lasciato qui come nulla fosse dopo avermi baciato, per andare da lui! Cos'è lui per te?» urla più forte e la voce gli si strozza in gola, facendomi sentire quanto si sente ferito per tutto questo.

«Marco, quel ragazzo» indico il punto in cui ho visto sparire Bernardo come se lui fosse ancora lì, «c'è stato tutte le volte che ne ho avuto bisogno. È stato sincero e leale sempre, non mi ha mai fatto pesare nulla e non era costretto a farlo. Quindi se ti da fastidio che gli sono andata dietro, tu non capisci quanto possa essere diventato importante per me! Non capisci quanto lui si meriterebbe tutto l'amore, perché non ha mai fatto nulla per ferirmi, anzi...»

E, ancora una volta un sorriso amaro gli si forma sulle labbra, stringe le mie braccia e inchioda i nostri occhi, facendomelo avvertire quanto si sente spezzato da tutto questo; affranto, ferito.

«Intendi al contrario mio? Perché tutto quello che ho fatto in questi mesi per fartelo capire quanto fossi pentito non è servito a nulla, tu non ti fiderai mai di me, tu me lo rinfaccerai sempre. Tu... non mi perdonerai!» scuote la testa, ha la gola secca e le parole giungono ovattate, «non mi perdonerai mai! Torniamo sempre allo stesso punto» passa una mano tra i capelli e si allontana da me.

Poi gira le spalle, forse perché ha bisogno di stare qualche secondo solo con sé stesso.

«Non ce la faccio più, Siria!» torna nei miei occhi, i suoi hanno una patina di rancore. So per certo che sta soffrendo tanto quanto me perché adesso ho paura che se ne vada via come gli ho urlato di fare tantissime volte. «Così non ce la faccio più, perché pare che qualsiasi cosa io faccia per farti tornare da me, non serva a nulla!» tira su col naso, e io penso sia proprio la fine di noi. «Basta così!» sussurra appena, «però, prima che io vada, te lo devo chiedere, Siria... ma davvero è quello che vuoi stare una vita senza di me? Perché a me sembra di morire tutte le volte che mi sveglio la mattina e mi accorgo che non sei vicino a me. Ora spiegami: quanto è coraggioso chi resta anziché scappare? Perché io ci ho provato in tutti i modi a restare benché tu mi abbia chiuso le porte in faccia, ma tu scappi sempre. Ci vuole tanta forza a perdonare chi ti ha ferito, me ne rendo conto, ma magari insieme ce l'avremmo potuta fare! Ce la fai davvero ad accettare che un noi non ci sarà mai più, ad andare avanti con le nostre vite e a lasciarci indietro?» e si avvicina ancora, mi sovrasta col suo corpo, mi stringe il viso tra le mani, «tu ce la fai?» chiede, stringe le sue mani con più forza sul mio viso ma senza farmi male, «rispondi!! ce la fai? Io no, non riesco a respirare senza di te, ecco perché sono ancora qua nonostante i tuoi no! Nonostante mi distruggi tutte le volte che mi fai capire che non ci sarà mai un ritorno tra noi, che è tutto finito e non ho possibilità di farti ricredere!»

Rimango in silenzio, non riesco a parlare mentre le sue labbra sono ad un soffio dalle mie e i nostri cuori sembra riescano a toccarsi, il mio cuore me lo suggerisce di smetterla e dirgli che non voglio se ne vada, mentre la mia testa continua a farmi opposizione. Ha ragione lui, tutte le volte che ci troviamo, poi torniamo indietro e dobbiamo smetterla di farci così tanto male.

Infatti la risposta alla sua domanda è «non lo so» esce fuori dalle mie labbra in un tentennamento che non posso controllare, mentre Marco continua a rimanere sui miei occhi.

«Non lo sai?» si morde il labbro, «okay...» mormora appena, «torno a casa!»

Lascia il mio viso e con esso i miei occhi e poi il mio corpo, e io mi sento vuota, destabilizzata. E non sento più niente, solo la paura di non vederlo più, che questa sia davvero la fine, perché i suoi occhi mi stanno urlando solo una cosa"addio". Ma non come le altre volte, lo vedo che è diverso questa volta, che è così stanco, deluso e amareggiato da non aver più le forze per seguirmi, per rimanere, per combattere.

«Marc...» non lo finisco mai di pronunciare il suo nome, mi sento sopraffatta da tutto questo, perché forse per un'istante, solo uno, ci ho creduto che forse un giorno ce l'avremmo fatta a ritrovarci.

Ma, quando lo vedo svanire, capisco che io e Marco ci abbiamo provato tanto a stare insieme, a ritrovarci, ma forse il problema è che non era destino!

Ora se volete potete farmi del male...
Perché lo so che ci state pensando...

Addio... o arrivederci a giovedì 😘

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