Capitolo 14:Eloise

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Mi trovavo nel mio balcone, con lo sguardo rivolto verso l'alto mentre con gli occhi cercavo di cogliere qualche stella solitaria, era difficile vedere un vero cielo stellato con tutta quella illuminazione che c'era, ma alle volte, quando tutto il vicinato spegneva le illumiazioni, si riusciva a scorgere una parte di cielo e le stelle che brillavano di più.

Abitavamo in un quartiere tranquillo, non c' erano molti locali notturni e la gente che ci abitava faceva quasi tutta parte di quel frangente di popolazione con un certo charme, che non poteva permettere ai propri figli di: ''Diventare dei degenerati senza cervello, senza l' idea di un futuro che passano il giorno senza fare nulla e le notti in giro fino alla mattina ubriachi e drogati.''

Testuali parole della mia vicina di casa.

Ciò sicuramente non comportava, che gli abitanti della zona compresi tra i tredici e i trent'anni fossero tanti angioletti... ragazze caste fino al matrimonio, ragazzi che aiutavano le anziane ad attraversare le strade e adolescenti che parlavano in modo elegante, come avrebbero voluto far credere i genitori; anzi, sicuramente erano quelli che combinavano il peggio, ma lo facevano al centro, lontano dal nostro quartiere di perbenisti.

Ovviamente, i genitori avrebbero affermato di non saperne nulla e anche se sapevano, gli interessava solo che i loro amici dell'alta società non lo venissero a sapere.

Ma erano ancora le nove di sera e c'era almeno una lampadina accesa per ogni casa che nascondeva la bellezza del cielo emettendo luce falsa.

Mi piaceva pensare che in quel momento come guardavo io le stelle (o meglio, ci provavo), dall'altra aprte dello stato, o in un altro continenete c'era qualcuno che stava facendo la stessa cosa; mentre magari nell'altro emisfero qualcuno stava realizzando proprio in quel momento i suoi sogni, qualcun'altro si era appena ritrovato con la propria anima gemella... qualcuno invece stava spezzando il cuore al proprio partner, rivelandogli di averlo tradito.

Poi c'erano bambini che stavano vedendo per al prima volta la luce del sole, mentre anziani la vedevano per l'ultima.

Da qualche parte nel mondo era un pomeriggio invernale e dei bambini si rincorrevano lasciando le loro impronte sulla neve fresca, mentre le mamme gli urlavano di stare attenti e li rimproveravano per essersi bagnati tutti, preoccupate del raffreddore che si sarebbero potuti prendere se non fossero andati subito a indossare qualcosa di asciutto.

E tutto accadeva sotto lo stesso cielo, la stessa luna e lo stesso sole.

Mentre la mia vita era crollata, in quell'esatto momento in cui il mio corpo aveva toccato il suolo dopo un volo terrificante, altri sette miliardi di abitanti avevano continuato la loro vita come se non fosse successo nulla di più grave di una foglia che si staccava dall'albero.

Il mio mondo era crollato dopo quel giorno... ma il mondo era là, immutato e disinteressato a ciò che stava succedendo a me, ero io quella ad essere cambiata, il mondo era rimasto lo stesso.

<<Non senti freddo?>>

Mi voltai e vidi Asher sulla soglia del balcone che teneva un plaid rosa tra le mani.

Sobbalzai sorpresa di trovarmelo là, in casa c'eravamo solo io e lui poichè i miei genitori erano andati a cena a casa di Esmeralda.

<<Un po'>> ammisi e lui si sedette accanto a me coprendomi con la coperta, lo sentii rabbrividire quando mi sfiorò e supposi che anche lui sentisse freddo.

<<Copriti anche tu>>

Scosse la testa:<<Sei congelata... c'è fresco la sera>>

Annuii e guardai per un secondo il cielo alla ricerca di quelle stelle solitarie che ero riuscita a scorgere, ma ormai le avevo perse di vista.

<<Ho interrotto il tuo momento da astronoma?>> mi prese in giro divertito.

<<Non ci sono stelle questa sera...>>

Lui posò il suo sguardo su di me:<<Mi ricordo quando eri piccola>> sorrise <<ogni volta la sera litigavi con mamma e papa perché volevi rimanere qua a guardare le stelle e vedere l' alba, ogni volta poi ti dovevamo portare dentro quando ti addormentavi>>

<<Io passavo quasi tutto il mio tempo qua, fin quando non arrivavate voi a disturbare>> dichiarai sorridendo al ricordo di quei tempi felici del mio passato.

Lui annuì:<<Già... scrivevi sul tuo diario e quando ci vedevi arrivare cercavi di nasconderlo in tutti i modi immaginabili>>

<<Mi ricordo quando stavo scrivendo sul mio diario e tu hai avuto la grandiosa idea di prendermelo per leggerlo...>>inziai e continuò lui.

<<...poi tu cominciasti a inseguirmi e io a correre per la casa, non ti avrei mai presa se non fossi scivolata per terra facendomi cadere addosso a te>>

Annuii al ricordo di me che correvo, poi scivolavo e lui che non si fermava in tempo travolgendomi di conseguenza. Poi, le sue labbra che sfioravano le mie: era stato un miliardesimo di secondo in cui tutto attorno a noi era scomparso, prima che la voce di mia sorella ci risvegliasse dal quel breve sogno a occhi aperti.

<<Sei stata il mio primo bacio>> confidò facendomi arrossire, come se sapesse a cosa stavo pensando in quel momento.

<<Ma non conta... cioè, siamo fratelli>>

Lo sentii irrigidirsi al suono della parola ''fratelli''... o forse mi stavo solo impressionando, più probabile la seconda opzione.

<<Qual' è stato il tuo primo bacio?>> indagò mettendomi in imbarazzo.

<<Credi che abbia baciato qualcuno prima dei 9 anni?>>

<<Ci sono bambini molto precoci>>

<<Tu spaventavi tutti i ragazzi che mi si avvicinavano anche solo per chiedere una matita>> gli feci presente facendolo ridere.

<<Sono tuo fratello, è il mio dovere>> si giustificò e io in risposta buttai gli occhi al cielo.

<<Come vanno le cose con Aline?>> cambiai argomento.

<<Bene>> rispose sinteticamente.

<<Sembra simpatica>>

<<Lo è, molto>> concordò <<Ma non ti ci affezionare troppo>>

<<Quando ti deciderai ad avere una ragazza fissa?>> domandai pronta a fargli la predica per il suo comportamento da stronzo.

<<Quando troverò la ragazza giusta per me>> dichiarò.

<<Come fai a stabilire se è quella giusta se se non le frequenti mai per più di tre volte? Te le porti a letto e il giorno dopo non ne sai più nemmeno il nome!>>

<<Cosa ti fa pensare che mi porti le ragazze a letto?>> domandò con un sorriso malizioso.

<<Il tuo atteggiamento, il tuo modo di fare, il tuo modo di parlare... devo continuare?>> chiesi con un sopracciglio alzato.

<<Tre volte mi bastano per stabilire se è quella giusta. Ma Aline è diversa...>>

Trovai in quelle parole la speranza perchè potesse essere la volta buona.

<<Allora forse è quella giusta, ci hai pensato?>>

Alzò le spalle:<<Forse, potrebbe anche essere così... ma comunque sta per partire, va ad Harward>>

<<Wow, deve essere intelligente, come fa una ragazza tanto inteliggente ad avere gusti così mediocri?>> scherzai facendo cenno verso di lui che abbozzò un sorriso.

<<Lo è... forse per questo penso che dovrei lasciarla subito, lei non si merita questo e non posso chiederle di aspettarmi>> ammise alla fine.

<<Aspettarti?>> chiesi confusa e lo notai diventare nervoso.

<<C'è una ragazza...>> ammise alla fine in imbarazzo <<che mi piace, tanto e da tanto. Sto cercando di andare avanti e forse Aline potrebbe essere quella giusta, perchè è una ragazza fantastica sotto qualsiasi punto di vista, ma le voglio bene come una sorella e non posso chiederle di aspettarmi mentre imparo ad amare nel modo giusto>>

<<Non c'è un modo giusto e un modo sbagliato di amare>>

Lui mi rivolse un sorriso triste:<<Eccome se c'è... e io credo di amare tutti nel modo sbagliato>>

Non risposi dato che non sapevo cosa dire, avrei voluto dirgli che non era così, che non era vero, ma io cosa ne sapevo? Come potevo dirlo?

Mi limitai ad abracciarlo cosciente che era l'unico modo in cui potevo fargli sentire che io ci sarei sempre stata per lui, e rimanemmo così, io tra le sue braccia finchè non fui inghiottita dal sonno.

Mi svegliai solo dopo alcune ore e non mi trovavo più sul balcone, dove i primi raggi del mattino avrebbero dovuto accarezzare la mia pelle, ma sul divano e immaginai che Asher mi avesse portata dentro mentre dormivo per non farmi prendere troppo freddo.

C'erano le stampelle a portata di mano e ringraziai il cielo per ciò, così che non avrei rischiato di iniziare la giornata cadendo per terra mentre cercavo di andare verso il bagno.

Alzarmi non fu molto facile anche perchè sentivo, inspiegabilmente, la testa terribilmente pesante.

Appena fui all'impiedi notai una siringa appoggiata sul tavolo della cucina, non mi stupii che fosse là: Ashley soffriva di alcune allergie e doveva farsi delle inniezioni periodiche, mi annotai mentalmente di ammonirla a non lasciarle mai più in giro per casa sebbene era la prima volta che accadeva; sapeva che avevo il terrore degli aghi e mi bastava vederli anche solo da lontano per sentirmi il terreno sparire da sotto i piedi.

Quando passai davanti alla camera da letto dei miei genitori, invece di sentire il tipico silenzio che solitamente regnava a quell'ora poichè erano entrambi a lavorare, sentii le loro voci alterate.

<<Dobbiamo fare qualcosa, lo sai anche tu che c'è lei sotto questa storia>> le parole pronunciate da mia madre mi incuriosirono e sebbene non mi piaceva molto origliare le discussioni altrui, non potei fare a meno che fermarmi per cercare di capirne qualcosa.

<<Lo so... ma cosa vorresti fare? Andare dalla polizia è denunciare? Con quali prove? E poi... la polizia cosa potrebbe fare?>>

<<Abbiamo visto diciotto anni fa di come sia stato inutile rivolgersi alla polizia, o meglio, l'ha visto Ilary a sue spese.>> mia madre sembrava affranta, ma la mia attenzione si era fermata su un nome: Ilary.

Ilary, Ilary Logan? Mia madre la conosceva?

C'entrava qualcosa con me?

Mi avvicinai ancora di più per cercare di carpire qualcosa di più, ma sembrava che avessero smesso di parlare, quindi lasciai perdere.

Gli strani discorsi dei miei genitori, la chiamata, l' incidente, perché mi sembrava che fosse tutto collegato? Lo era?

<<Cosa ci fai qua, sorellina?>> mi voltai e vidi Ashley appoggiata con la schiena allo stipite della porta di camera sua, mi guardava con il solito sorriso sempre presente sul volto <<Come mai già sveglia?>>

Alzai le spalle e prima che potessi rispondere iniziai a vedere tutto intorno a me sfocato, dimenticando anche cosa mi avesse chiesto, dunque cambiai argomento.

<<A proposito, non lasciare le siringhe in giro! Sai l'effetto che mi fanno.>>

Le mi guardò con un espressione che mi sembrò confusa, ma la mia vista era troppo offuscata perchè ne potessi essere certa.

<<Quale siringa, scusa?>>

<<Era di sotto sul tavolo...>>

<<Tu lo sai quanto sono germofobica:secondo te lascerei una siringa usata in giro per casa? Sul tavolo addirittura!>>

Non ebbi il tempo di comprendere a pieno cosa significassero le sue parole, tutto intorno a me iniziò a vorticare ancora più velocemente tanto che fui costretta a chiudere gli occhi, poi le gambe cedettero e l'ultima cosa che riuscii a sentire fu Ashley che chiamava aiuto.

Poi fui sopraffatta dal buio, catturata e tenuta suo ostaggio.


Spazio autrice

Eccomi, so di essere un pochino in ritardo ma questa settimana ho avuto degli imprevisti che mi hanno costretta a concentrarmi su esss; detto questo, prometto che cercherò di essere più puntuale.

Cosa ne pensate di questo capitolo?

E soprattutto, cosa è successo? 

Sono curiosa di sentire le vostre ipotesi e vedere se qualcuno si avvicina... succederà qualcosa di inaspettato.

Se vi è piaciuto, sostenetemi con una stellina e un commentino.

Baci, MJ.

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