Capitolo 19: Eloise

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Una terribile confusione giungeva dal piano di sotto, frasi urlate confusamente di cui non riuscivo a capire il senso... poi sentii il rumore della porta che sbatteva e il calò il silenzio.

<<Ashley, parla.>> non ero sicura di voler davvero sapere la verità, cosciente che doveva essere terribile, ma era necessario che ne venissi a conoscenza.

Dai suoi occhi ebbe origine una cascata di lacrime che le rigarono il viso:<<Probabilmente in un angolo del tuo cuore lo sai... devi averlo capito che spesso il comportamento di Asher non è quello di un fratello maggiore>>

<<Lui è mio fratello>>

Lei scosse la testa e butto all'indietro guardando verso l'alto, come se stesse sperando in un aiuto dal cielo.

<<Mah...>> provai a dire qualcosa, ma lei mi bloccò.

<<Non sta a me dirti tutto questo, deve essere mamma a farlo... con questo caos, tra poc->>

Venne interrotta da un urlo che ci raggiunse dal piano di sotto; come se Ashley l'avesse chiamata, nostra madre iniziò a gridare i nostri nomi:<<Che cosa è successo? Si sentiva un caos qua di fronte e sono venuta a dare un'occhiata.... cosa avete combinato?>>

Io ero troppo confusa per fare qualsiasi cosa, quindi rispondere era qualcosa che risultava fuori dalle mie capacità; Asher probabilmente non si presentò nemmeno e infatti dopo pochi minuti sentii lo scricchiolio delle scale.

<<Mamma, siamo di sopra>> la avvisò Ashley.

Probabilmente dovevo avere una aspetto cadaverico dall'espressione del suo volto non appena mi vide in faccia:<<Mi spiegate cosa diamine è successo?>>

<<Mamma>> disse Ashley in tono fermo <<devi dirglielo... lo deve sapere, è giusto che lo sappia>>

<<Cosa è successo?>> chiese secca e Ashley la fulminò con lo sguardo.

<<Devi dirglielo, continuarle a mentire su tutto non farà che peggiorare la situazione>>

Mia madre annuì e Ashley si morse il labbro inferiore andando verso la porta:<<Vado a controllare come sta Asher...>>

Quando rimanemmo sole guardai mia mamma mordendomi nervosamente l'interno della guancia:<<Mamma?>>

Lei annuì e mi prese ad accarezzarmi i capelli come faceva quando ero piccolina e cercava di tranquillizarmi dicendo che andava tutto bene.

<<Ti voglio bene piccola mia... spero che non mi odierai>> sussurrò dandomi un bacio sulla fronte.

In quel momento mi resi conto di quanto mia madre fosse ancora incredibilmente giovane e di quanto potesse sembrare fragile, l'avevo sempre vista destreggiarsi abilmente tra modelli e cartamodelli dando direttive, sicura di se e sempre cerca che tutto quelo che da lei veniva realizzato era perfetto, ma in quel momento mi sembrava diversa... fragile, insicura e preoccupata.

<<Cosa mi nascondete?>> chiesi terrorizzata.

<<Inizio dall'inizio o dal presente?>>

Alzai le spalle non sapendo come dovessi rispondere:<<Inizia da dove sarà più facile per me capire>>

<<Asher, Ashley... avrai notato che alle volte hanno dei comportamenti particolari con te, soprattutto Asher. Comportamenti che non si addicono proprio a un fratello.

Ashley ti ha sempre amato come la sorellina minore che aveva sempre sognato, Asher no... Asher provava qualcosa per te di più profondo e non ha potuto fare altro che cercarlo di soffocare, ma più cerchi di soffocare il male e più esso cresce...>> si bloccò per fare un profondo respiro <<lo sai, piccola mia, se guardi al passato con altri occhi vedresti quanto è palese... quando lo sia sempre stato>>

<<Perchè lui non è mio fratello>> riflettei ad alta voce, senza però comprendere veramente cosa significasse ciò, ero troppo confusa per riflettere lucidamente.

Le sue parole mi risultavano incredibilmente credibili, anche se non avrei voluto, ma davano una risposta a troppi perché.

Annuì:<<Quando ti ho portata a casa, eri una piccola neonata in fasce, vestita con un abitino nero di velluto che serviva a riscaldarti dal gelo che ti circondava. Ti portai a casa subito dopo il funerale di tua madre e tuo padre. Velocemente ti cambiai cognome e avendo da poche settimane abortito, semplicemente finsi di non averlo fatto e che eri là, la mia seconda principessina... quando tua madre morì dovevamo occuparci noi di te, o io o Lexa; ma dovevamo fingere che anche tu fossi morta e visto il mio abborto spontaneo fu più facile fingere che fossi sangue del mio sangue... non esistono documenti che parlano di questa adozione. Io e Lexa dovemmo fingere che tua madre era una semplice consocenza in modo da evitare possibili dubbi e non dovevano esistere prove, di alcun genere.

Crescendo i tuoi tratti diventavano fin troppo discostanti dai nostri, dunque quando Ashley mi iniziò a chiedere di tingersi i capelli, scelsi di accettare così che, non conoscendo il suo vero colore, sarebbe stato facile fingere che quello che aveva sotto fosso lo stesso tuo>>

Non capivo, ero confusa... perchè non avevano semplicemente deciso di adottarmi in modo normale? Perchè parlava come se fossi una ricercata?

<<I gemelli lo sapevano?>> domandai e lei annuì.

<<Ovviamente avevano quasi due anni, così come Cedric, erano abbastanza grandi da ricordarsi il tuo arrivo, non ne abbiamo mai parlato lasciandoli nei loro ricordi confusi, finchè il passato non è tornato buttandoti giù dal tetto... in quel momento ci siamo ritrovati costretti a dovergli dire la verità. Sapevo che sarebbero tornati, l'ho capito quando ti sei risvegliata... e l'hanno fatto, entrando in casa nostra e ignettandoti una dose eccessiva di farmaci mentre dormivi>>

<<Cosa?>> chiesi sconvolta <<Non ho avuto un calo di zucchero?>>

Scosse la testa:<<Overdose, Ashley non lascia mai gli aghi in giro, l'ha trovato e l'ha fatto analizzare, c'erano le rimanenze di quello che era un cocktail di droghe in quella siringa... sapevano che a casa ci sarebbe stato solo Asher con te e hanno addirittura avuto la fortuna di trovare il balcone aperto. Probabilmente hanno lasciato la siringa là appositamente:volevano che io sapessi che erano stati loro.>>

<<Loro chi?>> domandai confusa <<E se sono andata in overdose, perchè sono viva?>>

Si morse il labbro inferiore:<<Abbiamo fatto l'analisi del DNA, ma hanno usato i guanti... se ti stai chiedendo in generale da chi sia costituito il ''loro'', questa è un altra storia... e non sei morta perchè, alcuni farmaci che hai assunto durante l'intervento hanno disattivato il principio attivo di una delle droghe presenti, non facendo alcun effetto essa, la dose non era abbastanza forte per ucciderti. Grazie al cielo.>>

Che ironia, mi ero salvata grazie alla mia precedente quasi morte...

<<Che storia?>> la interrogai ripensando alla prima parte della sua frase.

<<Quella di tua madre, piccola mia... sicura di volerla sapere?>>

Ne ero sicura? Sicuramente no.

Comunque, la guardai negli occhi e annuii.

<<I tuoi nonni materni, i genitori di tua madre, sono persone davvero molto molto ricche:ricchi imprenditori che gestiscono dal dopo guerra alcuni degli hotel molto rinomati in località non di poco conto: Dubai, Praga, Venezia... capisci cosa intendo?>>

Annuii confusa, cosa c'entrava?

<<Bhe, i tuoi nonni ebbero due figlie, ma prima della nascita di queste, la sorella di tuo nonno era morta lasciando sola la figlia, fu adottata dai tuoi nonni che hanno cresciuoto le due figlie e la figliastra. Ora non so bene le dinamiche familiari che ci furono, tua madre non ebbe il tempo di raccontarmi tutto, inoltre non le piaceva molto parlarne.

<<So solo che crescendo c'erano sempre disguidi tra le due figlie di sangue e la cugina, sfociavano in liti sempre più pericolose, tua nonna iniziò a notare che c'era quasi un briciolo di follia nella figliastra... tua nonna la riteneva crudele e capace di fare cose terribili... cosa più vera non fu detta.

<<Tuo nonno sperava che crescendo e maturando avrebbe potuto dire che sua moglie si sbagliava, ma invece più passava il tempo e più ostentava crudeltà verso tua madre e tua zia. Non dimenchiamo che tutte e tre erano coscienti che c'era un patrimonio non di poco conto da dividere e non si era ben certi di come fosse il caso di dividerlo... tua nonna sicuramente sarebbe stata lieta di non designare la figliastra tra le eredi, tuo nonno riteneva fosse il caso di dividere equamente per figlie ed eventuali nipoti.

<<Probabilmente qua mi manca un altro pezzo di storia, so solo che tua nonna scoprì che la figliastra aveva intenzione di togliere di mezzo le sue figlie, dunque di nascosto le fece scappare e ne fece perdere ogni traccia... non bastò.>>

<<Le uccise?>> chiesi mentre ancora cercavo di metabolizzare il contenuto delle sue parole.

<<Scapparono insieme, ma poi decisero di dividersi... tua madre venne qua con tuo padre, tua zia andò in un altro stato. Conobbe me e Lexa per caso, tuo padre cercava qualcuno che potesse farla partorire in casa, per evitare che il suo nome saltasse fuori in ospedale, e mia nonna lavorarava come levatrice da giovane, quindi fu lei a farti nascere.

Raccontò la sua storia solo a me e Lexa, dunque quando morirno i tuoi genitori, io ti finsi mia figlia e così solo tre persone sapevano della tua esistenza: io, Lexa e tua nonna materna. Speravamo che potesse bastare, ma ci sbagliavamo.>>

<<E la sorella di mia madre? L'altra che era fuggita...>> chiesi confusa.

<<Non so molto, so solo che scapparono insieme e si separarono, non si scrivevano per paura che potessero essere scoperte e la chiamai una sola volta, quando le dissi che tua madre era morta... so che venne, ma probabilmente lo fece sotto falso nome rimanendo in un angolo della chiesa... anche perchè dai racconti di tua madre vantavano una certa somiglianza che non sarebbe di certo passata inosservata.>>

<<E perchè proprio ora? Perchè non due anni fa o che so, quando ho fatto sedici anni?>> chiesi confusa, forse era una domanda assurda... ma perchè proprio in quel momento? Dopo diciotto anni...

<< Qualche settimana prima del ballo tua nonna è morta, nel testamento c'erano più nomi, trai quali era presente anche il tuo nome: Eloise Jones... non ho idea di come abbia fatto a trovarti so solo che l'ha fatto>>

Annii e ripensai alla chiamata ricevuta qualche settimana prima e che sembrava aver sconvolto mia madre e Lexa...

''Eloise, sei tu?''

''Sei la figlia di Ilary Jones?''

<<Mia madre si chiamava Ilary, vero?>>

<<Si>> sospirò sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

<<E mio padre?>>

<<John... non so nient'altro su di loro, solo che ti volevano un mondo di bene ed eri tutto quello che avevano e tutto quello che desideravano>>

Sentii una lacrima scendermi giù lungo la guancia per quei genitori che non avevo nemmeno conosciuto, ero stata anche privata della possibilità di donargli uno dei miei pensieri.

<<Per questo hai fretta di mandarmi lontano da qua, vero?>> chiesi.

Abbassò lo sguardo.

Era tutto talmente assurdo che avrei voluto non crederci, ma per quanto mi ripetessi che quelle trame familiari esistevano solo nelle soap opere d'altri tempi o nei romanzi, non riuscivo a non credergli... non solo perchè mi fidavo cecamente di quella donna che mi stava davanti e la quale non ero nemmeno più certa di come fosse giusto chiamarla; ma perchè in fondo al mio cuore, forse, aveva sempre saputo che il mio rapporto con Asher non era proprio quello che avrebbero dovuto avere due fratelli.

La mia mente corse nuovamente al ricordo del mio primo bacio, quello avvenuto per sbaglio, in cui ero finita tra le braccia di Asher e ripensai a come mi ero sentita in quel momento, prima che mi rendessi conto che stavo facendo una cosa sbagliata... mi ero sentita bene.

Avrebbe dovuto farmi schifo, invece mi era piaciuto...

Non dissi più nulla e rimasi a fissare il paviemento terribilmente confusa, mia madre... o Ilenya, come avrei dovuto chiamarla da quel momento in poi, mi lasciò un bacio sulla testa per poi andarsene, capendo che avevo bisogno solo di due cose in quel momento, ancora più di quanto avessi bisogno di scappare: stare da sola e riflettere.

Appena chiuse la porta alle sue spalle sentii il mio cuore frantumarsi in un miliardo di pezzettini di vetro e poi, poichè la forza di gravità sancisce che i corpi non fluttuano ma siamo attratti dal terreno, quelle schegge di vetro nelle quali si era tramutato il mio cuore, cercarono di uscirmi dal corpo e le sentii che mi perforarono il petto, le viscere e la schiena per poter abbandonare il mio corpo.

Quandò le schegge cadderò al suolo, dopo il lento dolore che mi avevano inferto, rimase solo il senso di vuoto e di confusione.

Mi sentivo persa, nella mia vita avevo avuto solo due certezze: la danza e la mia famiglia, e le avevo perse entrambe.

Chi ero io?

Manco quello sapevo, nemmeno del mio nome potevo più essere certa.

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