Capitolo 20:Eloise

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Alla fine scelsi di spegnere il cervello, mi costrinsi a portare tutta la mia concentrazione sui vestiti e nel piegarli in modo corretto, senza che facessero nessuna piega, mi concentrai affinchè ogni cosa nella valigia fosse divisa per colore e tipologia, mi concentrai talmente tanto che quando la sigillai mi ritrovai a costatare che era più ordinata di quanto lo fosse mai stato il mio armadio.

Smisi di muovermi come un robot solo quando sentii due tocchi sulla porta, e anche se contro volontà non avendo voglia di vedere nessuno, dovetti dire quella parola che li autorizzava a entrare.

<<Avanti>>

<<<Posso entrare?>> domandò Ilenya spuntando da dietro la porta.

<<è casa tua>> costatai ad alta voce.

Evitò di rispondermi e si limitò a sedersi sul mio letto porgendomi uno zainetto vintage bianco, un modello da donna.

<<Ho portato già uno zaino e se metto altra roba in valigia non riuscirò mai a chiuderla>> affermai, ma lei me lo diede comunque.

<<Non è per il viaggio... era di tua madre, lei sapeva che poteva succedere, allora in questo zainetto ci metteva tutti gli oggetti che desiderava darti e corredò ognuno di essi con una lettera, non so cosa contenga... ho sempre pensato che spettasse unicamente a te aprirlo.>>

Lo afferrai e mi sedetti accanto a lei continuandolo a fissare sorpresa e stupita, talmente tanto che parlare mi veniva impossibile, dunque continuò lei il suo discorso.

<<Voglio che tu sappia che sei e sarai sempre la mia piccola Eloise e anche se non sono tua madre, ti amerò sempre come tale; ti amo come amo Asher e Ashley perchè ti ho cresciuta come loro... ti capisco se sei arrabbiata e per ora non mi vuoi vedere, ne avresti tutto il diritto, ma voglio che tu sappia che io ci sarò sempre per te, piccola mia.>>

Io scossi la testa:<<Ma io non sono arrabbiata. Come potrei essere arrabbiata con te, quando mi hai accettato a casa tua come tua figlia e hai fatto tutto il possibile per proteggermi? Per diciotto anni mi hai trattato come tua figlia correndo anche dei pericoli... sono solo sconvolta, e confusa, molto.>>

Forzò un sorriso e mi strinse in un abbraccio, era inutile, nonostante tutto il suo abbraccio per me rimaneva quello di una madre.

<<Vieni a mangiare, la cena è pronta>>

<<Non ho fame>> risposi sincera, anche se omisi che non avevo nemmeno voglia di vedere esseri viventi... tanto meno quelli presenti al piano di sotto.

<<I gemelli sono in camera loro se ti può far sentire meglio. Se vuoi posso dire a papà...>>

<<Posso farti una domanda?>> la interruppi.

<<Certo>>

<<Prima mi avete detto una cosa su Asher...>>

<<Che è innamorato di te?>> completò al mio posto e io annuii, era assurdo sentire quelle parole tanto quanto il fatto che non mi sembravano sbagliate come doveva essere.

<<Dovresti parlarne con lui>>

Annuii:<<Facile a dirsi>>

<<è comunque lo stesso Asher con cui parlavi di tutto fino a pochi giorni fa, ti conosce e sa quanto deve essere difficile per te questo momento... non si aspetta che tu ricambi qualsiasi cosa lui provi per te>>

Abbassai lo sguardo sul pavimento.

<<Dai, vieni. Mi mancherà non averti più a cena>> insistette poi e anche se non credevo che avrei potuto ingurgitare qualcosa, decisi comunque di uscire dalla mia camera.

Appena scesi l'ultimo gradino rimasi esterefatta dal caos che regnava e che mio padre (o meglio, patrigno) cercava di ordinare: qualcuno aveva urtato il vaso che c'era sul mobbile e l'acqua al suo interno si era rovesciata per terra mentre i fiori erano ormai appassiti, altri oggetti erano sparsi in giro palesemente fuoriposto e i resti di quelli che probabilmente erano stati in origine dei bicchieri si potevano trovare sul pavimento.

Guardando quel disordine mi sentii male per i miei genitori, a cui sarebbe toccato dare una sistemata. Il martedì mattina veniva la donna delle pulizie, ma i frammenti di vetro non avrebbero potuto aspettare per terra così tanto tempo.

<<Dovremmo mettere i piatti sotto chiave.>> esordì John mentre io e Ilenya entravamo in cucina <<Non si sa mai che ci siano altre liti.>>

<<Domani lo metterò in punizione, ma per questa sera credo che abbia già subito abbastanza.>> sospirò mia madre <<E poi, è da da tempo che cerco una scusa per comprare un nuovo servizio di piatti, potremmo approfittarne.>>

<<Non mi avevate fatto questo caos nemmeno quando avete giocato a calcio dentro casa.>> detto questo, John lasciò stare i pezzetti di vetro e si venne a sedere accanto a me, davanti ai piatti ripieni di cibo che aveva preparato la moglie. Cibo che io non avrei mai avuto la forza di toccare.

Ilenya per fortuna non parlò di ciò che era accaduto, si limitò a farmi le solite mille raccomandazioni che ogni genitore avrebbe fatto a un figlio alla vigilia di un viaggio.

Appena finì di parlare mi costrinsi a mangiare qualche forchettata di spaghetti (li amavo ma in quel momento avevo la gola chiusa e il cibo mi rimaneva bloccato in gola), appena ne ebbi l'opportunità scappai in camera mia.

La prima cosa che notai nella mia camera, in parte svuotate del suo arredo, fu lo zainetto che mi aveva lasciato mia madre, lo presi tra le mani e la prima cosa che costatai fu che nonostante non sembrasse era pieno fino a scoppiare.

Aprii uno dei taschini e ci trovai una scatola simile a quelle in cui vengono confezzioanti i gioielli e una lettera attaccata con lo scotch. Scelsi di leggere prima la lettera che era stata scritta su quel foglio che aveva ormai iniziato a ingiallirsi dopo tutti quegli anni.

''Cara bimba mia,

se stai leggendo queste lettere vuol dire che io non ci sono più, ma non piangere di ciò. Sappi che io ci sono sempre anche se tu non mi vedi, ci sono quando hai bisogno di aiuto e quando sei felice, solo che non posso parlarti.

Nella scatola qui affianco c'è un collana con una conchiglia, questa conchiglia l' hai trovata ieri, quando siamo andati al mare per la tua prima volta.

Eravamo sedute sulla spiaggia, tu tra le mie braccia con le mani tra i granelli di sabbia che ti incuriosivano e dopo che hai trovato questa conchiglia non l'hai più mollata... menomale che non metti tutte cose in bocca!

Eri bellissima mentre non smettevi di sorridere alla sabbia e all' acqua salata, e mi sono incantata guardando il tuo sorriso innocente, un'innocenza che solo i bambini si possono permettere.

Mi sono data al fai-da-te, anche se non credo di esserne portata, e ho fatto una collana con la conchiglia.

Indossala sempre e quando ti rifletterai allo specchio e vedrai il bianco della conchiglia sulla tua pelle rosata, ricordati che devi sorridere. Perché negli attimi più bui, ci rimangono solo la speranza e il sorriso.

Dalla tua amata mamma.''

Presi la collana e l' analizzai, era una conchiglia bella, ma non troppo particolare, trasformata nel ciondolo di una collana. Tuttavia, sentivo che era di più di una semplice collana.

Smisi di guardarla solo quando mi resi conto di essere osservata a mia volta, da qualcuno che era appoggiato allo stipite della porta.

<<Asher>>

Parlai con il fiato corto causato dall' ansia e ricevetti un cenno della mano in risposta.

<<Ritengono che ti dovrei parlare prima che tu parta>> ammise in imbarazzo <<anche se suppongo non mi vorrai mai più vedere nella tua vita>>

<<Perché?>> la domanda nacque spontanea <<Perché non dovrei volerti vedere mai più?>>

<<Questa sera hai visto la parte più oscura di me. Quella che più cerco di nascondere per quanto me ne vergogno>> mentre parlava vidi le sue guance tingersi di rosso<<Per il ballo, ti avevo convinta ad andare con Matt a causa del mio egoismo. Volevo che ti fidanzassi, così avrei dovuto finalmente accettare che tu non eri mia, non potevi esserlo, ed eri di qualcun altro.

Sai, Cedric voleva che tu andassi con lui, ma non so perchè non riuscivo ad accettare l'idea di vedervi insieme.

Avrei dovuto essere felice quando ti ho vista con Cedric; invece sono stato accecato. Vorrei dire dalla rabbia, per il segreto che mi avevate nascosto, rabbia perché lui mi aveva mentito e non mi aveva detto quello che provava per te nonostante sapesse quanto ti amassi; ma la realtà è che tutto questo l' ho provato in un secondo momento.

<<La prima emozione che ho provato vedendovi così vicini è stata la gelosia, gelosia perché avrei voluto esserci io al suo posto, ma sapevo che non sarebbe mai potuto accadere. Gelosia perché non eri mia.>>

Mi sentii in colpa, questo era tutto il tormento che lui si portava dentro da anni, ed era a causa mia... che male aveva fatto per innamorarsi di me?

Ero io la ragazza di cui mi aveva parlato, la ragazza di cui era innamorato ma che l'avrebbe odiato se l'avesse scoperto.

Ero io la causa di quegli occhi tristi che avevo prcepito.

<<Parla per favore>>

Feci un respiro.

<<Non hai scelto tu questa vita. La colpa è mia... è colpa mia se tu sei stato male per tutti questi anni, è colpa mia se siete preoccupati, è colpa mia se tu e Cedric avete litigato...>>

<<Tranquilla, domani saremo più amici di ieri.>> disse vago interrompendo il mio monologo <<Domani mattina andrò a parlargli e mi tirerà qualcosa addosso-non che non me lo sia meritato-e poi saremo di nuovo come fratelli.>>

Forzai un sorriso e lui distolse il suo sguardo da me, concentrandosi sulla collana che avevo tra le mani.

<<Cos'è?>>

<<Mi è stata lasciata da mia madre... quella vera>> spiegai mostrandogliela <<Mi aiuti a metterla?>>

Lui annuì, la prese e me la allacciò al collo soffermandosi qualche secondo in più del necessario.

<<Mi dispiace>> sospirò poi facendomi voltare <<mi dispiace tantissimo, come se non avessi tanti problemi. Arriva anche il fastidioso fratello maggiore, che ti confessa di essere innamorato di te mettendoti in una situazione imbarazzante.>>

Mi sorrise mentre le mille parole che avrei voluto dirgli mi morivano in gola.

<<Ci vediamo a Natale piccolina mia>> disse allontanandosi.

<<Asher>> il suo nome sulle mie labbra fu solo un sussurro <<rimani con me?>>

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