Capitolo 22:Cedric

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Il volo di Eloise era programmato per quel pomeriggio, quindi sarei andato a salutarla più tardi, poco prima che partisse... in quel momento non c'era nulla che volessi più al mondo che stare accanto a lei, questo era ovvio, ma non ci sarei andato prima.

Potevo solo immaginare quanto fosse spaesate e confusa, ed era più che comprensibile, non volevo metterle ansia e una parte di me temeva che mi chiedesse una pausa, un momento di riflessione e io, ovviamente, proprio perchè l'amavo gli avrei dato tutto il tempo che mi avrebbe chiesto.

Una parte di me era terrorizzata dal fatto che lei potesse iniziare a provare qualcosa per Asher, ora che sapeva che non era suo fratello... in un certo senso, me l'aspettavo, avevano sempre avuto un legame particolare Asher e che lei riconduceva al fatto che fosse suo fratello, ma adesso cambiava tutto.

Ero sdraiato in camera mia con lo sguardo rivolto al soffitto e stavo cercando qualcosa di interessante in esso, erano ancora le dieci e solitamente a quell' ora ero già da Asher e Ashely se non c' erano lezioni.

Da bambini, essendo io uno e loro tre, era mia madre che mi lasciava a casa loro con la baby sitter, così come crescendo ero io ad andare a studiare a casa loro.

Mia madre lavorava tutto il giorno insieme a Ilenya, mio padre era in ufficio buona parte della giornata, se non fosse stato per i gemelli ed Eloise, avrei passato la mia vita in assoluta solitudine... o forse,semplicemente, sarebbe stato tutto diverso.

Sebbene fosse vero che mia madre era sempre assente, dovevo riconoscere che c'era sempre quando stavo male o avevo bisogno di lei, ed era sempre stata lei a volere che crescessi dai gemelli così che non fossi mai solo.

Ma non volevo vedere l' espressione di Asher quando mi avrebbe visto nuovamente.

Mi faceva male la testa e avevo un taglio sul braccio che bruciava, sebbene lo avessi medicato, me l'aveva fatto il giorno prima accidentalmente Asher con un pezzo di vetro. Probabilmente non se ne era nemmeno accorto... nemmeno io me ne ero accorto in quel momento, solo dopo, nella mia camera, quando ormai ero riuscito a calmare i battiti, avevo iniziato a sentire il sangue gocciolante.

Sapevo di meritarmi il trattamento che mi aveva riservato.

Anzi, forse in parte desideravo che arrivasse a picchiarmi, così che ogni volta che le sue mani avrebbero toccato la mia pelle, lasciandoci sopra dei segni, sarebbe stato tanto il dolore quanto il sollievo. Come se ogni colpo avrebbe alleggerito leggermente la mia colpa di avergli mentito e di essermi innamorato della ragazza per cui sapevo aveva perso la testa già da tanti anni.

Mia madre aveva capito immediatamente che c'era qualcosa che non andava quando era tornata a casa, probabilmente sapeva anche cosa c'era che non andava... tuttavia, aveva provato a farselo dire da me, io in risposta avevo mantenuto un religioso silenzio e lei non aveva insistito troppo, limitandosi a dirmi che se avessi avuto voglia di parlare o bisogno di lei, era incucina e mi sarebbe bastato chiamarla.

Quando il campanello suonò mi costrinsi ad alzarmi prendendo il portafoglio dal comodino, immaginando fosse qualche boyscout che mi voleva vendere biscotti, o qualche bambina dell' orfanotrofio che chiedeva un offerta per la ristrutturazione della chiesa, in parte ci speravo... almeno avrei potuto fare una buona azione quel giorno.

Con mia sorpresa mi trovai davanti agli occhi il mio migliore amico, con lo sguardo cupo e le occhiaie, che non aveva nemmeno provato a nascondere come faceva di solito, ben evidenti sotto gli occhi.

<<Cos' è? Una lettera di scuse?>> ironizzai, ma me ne pentii appena riconobbi la scrittura minuta di Eloise con cui era stata scritta l'intestazione della lettera.

<<È partita>> disse solo.

Non aveva senso.

<<Ma il volo...>>

<<Era questa mattina presto, lo sapeva solo mia madre e penso che questa mattina sia andata a salutare Ashley e mio padre...>> spiegò Asher senza che potessi finire la frase, non l'avevo mai visto così abbattuto, e soprattutto, senza che provasse nemmeno a nasconderlo come suo solito.

Non sembrava proprio il ragazzo del giorno prima.

Io entrai e lasciai la porta aperta, lasciando a lui la scelta se varcare la soglia e affrontare la discussione che prima o poi inevitabilmente sarebbe giunta o meno.

<<Mi dispiace per ieri>> disse poi raggiungendomi in sala da pranzo e io annuii <<capisco se sei incazzato con me, credo proprio di meritarmelo... non volevo, ma credo che avevo alle spalle troppi anni di rabbia repressa>>

<<Avresti potuto scaricare la tua rabbia a rate, sai?>> provai ad alleggerire la tensione, ma lui scosse la testa.

Lui alzò lo sguardo cercando di analizzare e studiare la mia espressione.

<<Credo di essermele meritate>> ammisi poi e lui mi fulminò.

<<Non è vero, non ti sei meritato nulla. Non posso colpevolizzarti se provi anche tu qualcosa per Eloise... proprio io, che so meglio di chunque altro che non si può scegliere di chi innamorarsi>>

<<Se ci tieni così tanto, posso ancora pensarci>> feci un mezzo sorriso.

<<Mi dispiace>> disse con voce decisa e in tono supplicante, con lo sguardo basso ed ero certo di non aver mai sentito uscire altre volte simili parole dalla sua bocca.

Io sorrisi:<<Oddio, non ci credo. Credo di aver sentito male, puoi ripetere?>>

<<Mi dispiace, Cedric>> ripetè seccato.

<<Non ho sentito bene...>>

<<Fanculo, hai sentito benissimo e non lo ripeterò.>> sbottò e io scoppiai a ridere, alla fine, qualsiasi cosa potesse succedere era e sarebbe sempre rimasto mio fratello.

<<Vieni qui stronzo>> dissi abbracciandolo, forse era la prima volta che ci scambiavamo un abraccio in quasi vent'anni, ma c'è sempre una prima volta a tutto.

Poi si allontanò e mi guardò di sottecchi:<<Però, se la fai soffrire, ti uccido. Okay?>>

Annuii e risposi con mezzo sorriso:<<Darei la mia vita per farla stare bene>> 

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