Capitolo 33:Ashley

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''Ho scritto

Lettere piene d'amore

Non sono mai stato

Tanto

Attaccato alla vita.''

Giuseppe Ungaretti, Veglia



Le lacrime continuavano a rigare il mio volto cadendo copiose, non avevo nemmeno provato a truccarmi, sapendo che avrei finito per sembrare un panda con gli occhi lividi.

Indossai il mio tubino nero e cercai di non correre con lo sguardo allo specchio, perchè se avessi visto in quel momento il mio riflesso, con quegli abiti, sarei scoppiata a piangere ancora più forte e non ero covinta che sarei riuscita più a smettere.

Invece andai vicino alla mia scrivania e presi l' elogio che avevo scritto in onore di Cedric e lo rilessi nella mia mente.

''Oggi, siamo qua per rendere onore a Cedric, e non dirò ''amico affidabile, figlio gentile e studente diligente'' come si scrive sulle tombe.

Cedric per noi era di più, era un amico, un fratello, un compagno di giochi.

Guardava sempre le cose con gli occhi che gli brillavano di speranza.

È stato lui che mi ha convinto a tornare a scuola quando alle medie mi prendevano in giro perché sono diversa, tutti gli altri bambini mi evitavano, invece lui è venuto da me e mi ha detto che non mi dovevo vergognare, perché non ero strana o diversa, ero speciale.

Ora non so come sarà la vita senza di lui, forse riusciremo ad andare avanti... dovremo imparare a farlo. Probabilmente penseremo a lui ogni giorno.

Sempre e comunque, perchè non si può non pensare a una persona come lui, non si può cancellare così dalla tua vita, da un giorno all'altro.

Non posso dire come sarà vivere senza di lui, ma so che anche se non è più qui con noi; continuerà a vivere, vivrà nei nostri pensieri, nei nostri ricordi e vivrà in paradiso.

Dove è giusto che stia.''

Sentii due battiti sulla porta, smisi di rileggere alla ricerca di errori e andai ad aprire la porta dato che ero abituata a chiudermi con la chiave in camera, gesto che mia madre non aveva mai approvato ma a cui si era dovuta abituare per forza poichè non gli avevo dato scelta.

Trovai Esmeralda dietro la porta, indossava un vestito nero a svasare che arrivava fino al ginocchio e senza dire niente andai verso di lei e la strinsi a me, avevo bisogno di lei, avevo bisogno della sicurezza che mi infondeva e avevo bisogno di un attimo di tranquillità dal mio tormentoo; che solo lei mi poteva aiutare ad ottenere, prima di tuffarmi a capofitto nella tempesta che mi aspettava appena avrei varcato la soglia di casa.

Cedric non era mio fratello di sangue, ma se c' era una cosa che avevo imparato, era che il sangue era l' ultima cosa che dovevi tenere in considerazione.

Sospettai che fosse stata mia madre ad avvisare Esmeralda della tragedia, poichè io non le avevo detto nulla, sin da bambina avevo sempre preferito risolvere i problemi degli altri e non condividere con nessuno i miei.

Esmeralda era stata la prima che aveva visto cosa c' era sotto i miei capelli tinti e l' eyeliner, era andata oltre le apparenze e proprio per questo me ne ero innamorata, ma non mi andava di trascinarla sul fondo con me, non se lo meritava, anche se certe volte sembrava quasi desiderarlo.

Io ero confusonaria, a tratti la ragazza allegra e spensierata, a tratti la ragazza cupa e pesismista. A tratti amavo la mia vita, a tratti odiavo anche me stessa... era tutto complicato.

Poi era arrivata Esmeralda e le cose erano iniziate a cambiare, io ero cambiata, e ciò mi terrorizzava perchè non sapevo come sarei stata se l'avessi persa.

<<Eloise? Sta bene?>> domandò mentre mi strinse a se, ringraziai che non mi chiese come stavo e sapevo bene che non era menefreghismo.

Lei sapeva quanto odiavo quando le persone mi domndavano come stavo, perchè non sapevo come spiegarlo e quindi mi limitavo a dire ''bene'', affermazione che la maggior parte delle volte era una grandissima cazzata.

Quindi non me lo chiedeva mai, al massimo mi chiedeva se avevo voglia di parlare.

<<Fisicamente si, non ha niente... emotivamente, è spezzata>>

Feci un sospiro e mi allontanai da lei quanto era sufficiente perché la potessi guardare in faccia e incrociai i suoi occhi, erano azzurri, un accostamento non canonico: capelli scuri e occhi azzurri, ma un accostamento di cui io mi ero innamorata.

<<Questa cosa mi ha fatto pensare molto>> sussurrai <<Ho visto la luce più accecante brillare nei suoi occhi, per poi spegnersi come se nulla fosse. Una settimana fa studiamavamo insieme per il college, e ora non c'è più. Questo mi ha fatto pensare a quanto è breve la vita e che non bisogna sprecare nemmeno un secondo, perché potrebbe essere l'ultimo.>>

Lei annuì debolmente e immaginai che non capisse il filo logico che collegava tutto quello che mi passava per la testa, non che la potessi biasimare, il più delle volte nemmeno io riuscivo bene a collegare quel filo logico.

Mi avvicinai di poco a lei, fino a far sfiorare il mio e il suo naso:<<Qualsiasi cosa accadrà, se dovessi morire o qualsiasi altra cosa. Ricorda sempre una cosa, una cosa che non ti ho mai detto: ricorda che ti amo>>

Non avevo mai pronunciato quelle parole, non mi ero mai innamorata e soprattutto, anche se mi ero innamorata per sbaglio, non avrei mai trovato il coraggio di ammetterlo. Ma se veramente la morte poteva giungere in quel modo così orripilante, non volevo lasciare nulla in sospeso, nulla di così importante.

Non volevo che mi accadesse qualcosa senza che lei sapesse la verità.

<<Oh, Ash, lo sai che anche io ti amo>> sussurrò prima di poggiare le sue labbra su

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