Capitolo 4: Eloise

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<<Che ne dici se ti faccio vedere una cosa?>> il ragazzo che aveva parlato, mi sorrideva a pochi centimetri dalle mie labbra, mentre ballavamo abbracciati tra i tanti studenti all' interno della palestra della nostra scuola.

Era stata adornata e sistemata tanto bene da non essere più riconoscibile, i ragazzi del Comitato Organizzazione Eventi Scolastici avevano fatto davvero un bel lavoro quell' anno.

<<Cosa?>> domandai curiosa mentre mi facevo cullare dalle bugie delle sue braccia robuste.

<<Vieni con me>> prendendomi per una mano passò, trascinandomi con se, tra gli studenti fino a uscire dalla palestra.

Per un momento mi domandai se fosse saggio seguirlo, poi le parole di mio fratello nella discussione di qualche ora prima mi risuonarono nelle orecchie mentre mi dava il consiglio che io gli avevo chiesto.

<<Che ne pensi di Matt?>> avevo domandato mentre mi sistemavo gli orecchini <<Mi posso fidare? Tu lo conosci...>>

<<È un tipo okay. Un po' stronzo, ma va bene e poi credo che gli piaci un po'>>

<<È un ragazzo, siete tutti stronzi>> avevo ribattuto facendolo sorridere, mi fidavo delle sue parole e il suo tono tranquillo mi convinse che aveva ragione.

<<Credo che ti faccia bene uscire con qualcuno di diverso. Qualcuno della tua età, esci sempre con noi che siamo più grandi>>

<<Di 18 mesi>> precisai.

<<Ti divertirai>> rispose Asher prima di posarmi un bacio in fronte e uscire dalla mia camera.

<<Dove stiamo andando?>> domandai mentre tornavo a scuola con la mente, e mi resi conto grazie ai numerosi armadietti verdi distribuiti sui due lati del corridoio che eravamo già saliti di un piano.

<<Sorpresa>> ridacchiò mentre dopo l' ennesima rampa di scale arrivammo all' ultimo piano.

<<Ma non è vietato agli studenti?>> domandai quando si bloccò davanti a una porta con scritto ''vietato'' a caratteri cubitali.

Dava sopra il tetto della scuola, nonostante fosse vietato tutti i giorni nella ricreazione si popolava di studenti che si distraevano delle pesanti lezioni con una sigaretta o anche con qualcosa di più forte.

<<Shh>> disse attirandomi a se finché il mio corpo fu schiacciato contro il suo, aprì la porta e ci trovammo sul tetto della scuola.

<<Guarda>> mi disse facendo segno verso il paesaggio della città illuminata di notte che si estendeva sotto di noi.

<<Bello>>

<< Come te>> sussurrò mentre si sedeva a terra invitandomi a fare lo stesso con un cenno. 

<<Sai... all' inizio non riuscivo a credere che veramente mi avessi chiesto di venire al ballo>> ammisi e lui fece quell' odioso sorriso che solitamente Asher dedicava alle sue prede e che mi irritava talmente tanto.

<<Lo so, sono troppo bello per qualsiasi mortale>>

<<Non per questo... ma per tua sorella>>precisai, ripensando a tutto quello che era successo con Havana Grey e alla sua promessa di farmi pentire di essere nata.

Mi corse un brivido lungo la schiena.

<<Già, dimenticavo che siete acerrime nemiche...>> sorrise.

Dopo di che si alzò e mi porse una mano per fare lo stesso.

<<Qualcuno si accorgerà della nostra assenza>> affermai.

Appena mi alzai con mia sorprese lui fece in modo di ritrovarsi pericolosamente vicino a me, poie baciò, non in modo delicato, anzi in modo piuttosto rude e non sembrava volersi fermare nonostante io non stessi ricambiando... speravo che si allontanasse ma invece lui fece scendere le sue sporche mani sulle mie cosce e iniziò a farle salire oltre l'orlo della gonna.

<<Piccola puttana, pensavi veramente che sarei venuto con te, dopo quello che hai fatto a mia sorella? Dopo che le hai rovinato il futuro? Dopo che...>>

<<Eloise>> una voce esterna chiamò il mio nome disperatamente <<Eloise, svegliati è solo un sogno>> nello stesso momento sentì qualcuno che mi dava leggeri schiaffi sul volto.

Improvvisamente non ero più sul tetto della scuola con Matt, ma nella mia camera, sul mio letto, con il lenzuolo che mi scopriva i piedi e il cuscino bagnato dalle lacrime.

Lanciai un piccolo urlo per lo spavento quando scorsi la sagoma del ragazzo che mi aveva svegliato,senza però riconoscerlo, fortunatamente le stanze erano semi insonorizzate e il suono giungeva ovattato nelle altre stanza.

<<Calma>> mi sussurrò una voce che conoscevo abbastanza bene e infatti mi calmai.

<<Asher?>> domandai, nello stesso istante il ragazzo accese la luce rivelando il suo volto e socchiuse la porta per evitare di svegliare gli altri inquilini della casa <<Che ci fai qui?>>

<<Ehm.... ti ho sentita urlare e mi sono preoccupato>> disse sedendosi sul bordo del mio letto <<Un incubo?>>

<<Diciamo>> sospirai <<più che un sogno era un ricordo... ma sembrava così nitido, così reale.>>

Le sue mani sul mio corpo erano un ricordo talmente vivido e acuto, che era bastato poco a mandarmi nel panico più totale, quando io non potevo nemmeno più stare all' impiedi su un tetto!

<<Me lo vuoi raccontare?>> domandò, anche se immaginavo avesse capito quale ricordo potesse essere.

<<Sei l' ultima persona con cui ne voglio parlare>> ammisi ripensando al sogno appena avuto.

Abbassò lo sguardo:<<Capisco... ma non puoi avercela con me per tutta la vita. Lo sai?>>

<<Lo so>>

Era mio fratello, non l'avrei mai potuto odiare a vita, anzi, in realtà non lo odiavo nemmeno in quel momento.

Era colui che da bambina mi cantava la ninna nanna per addormentarmi, mi prendeva una cosa quando era troppo in alto perché ci riuscissi sola, mi versava l' acqua nel bicchiere quando la bottiglia era troppo pesante e mi stava vicino quando mi facevo male.

Improvvisamente mi tornò alla mente una cosa accaduta quando io avevo sei anni e lui otto: eravamo nel parco vicino casa e giocavamo sulle giostre, io stavo per salire sullo scivolo ma un bambino era arrivato correndo e mi aveva spinta per superarmi, io cadendo sulle pietre mi ero sbucciata tutte le ginocchia; quando Asher mi aveva ritrovata in un fiume di sangue, aveva tirato un pugno in faccia a quel bambino costringendolo a chiedermi scusa. Poi era venuto da me e mi aveva tenuto la mano mentre mi veniva pulito e disinfettato il ginocchio.

Quella era l' unica volta in cui ricordavo avesse mai alzato le mani a qualcuno: era uno stronzo e su questo non ci pioveva, era anche violento sotto diversi punti di vista, ma non aveva mai fatto a botte con nessuno... tranne quella volta.

<<Ciò vuol dire che mi perdoni?>> la sua domanda mi risvegliò dal mio dolce ricordo riportandomi al presente.

<<Non ti devo perdonare, non hai niente per cui ti dovrei perdonare. Non sei stato tu a cercare di stuprarmi>>

La mia bocca si deformò in una smorfia mentre pronunciai l' ultima parola triste, aspra e violenta.

<<Ora vorresti dire che non sei mai stata arrabbiata? Se da quando sei arrivata non hai fatto che provocarmi, insultarmi ed evitarmi, oppure tutto contemporaneamente!>>

<<Ti ricordi cosa ti avevo detto quel giorno?>>

<<Eri turbata ed eri venuta a chiedermi se ti potevi fidare di lui. E io ti avevo detto che era un tipo a posto, e che sarebbe andato tutto bene>> sospirò <<ti ho mentito, senza volere ti ho mentito.>>

<<Mi fidavo di te>> dissi e mi sentì subito in colpa per le mie parole, la verità era un'altra: ero infuriata con il mondo perchè odiavo quello che mi era successo e volevo solo qualcuno su cui far ricadere le colpe e sfogare la mia rabbia.

<<Io conoscevo Matt da quando facevamo il primo anno, non aveva mai fatto niente del genere. Il giorno prima mi aveva chiesto se a me andasse bene che ti portasse al ballo. Diceva che ti trovava bella e simpatica e ho pensato che ti saresti divertita, non sapevo che sua sorella....>>

<<Che sua sorella mi odia>> conclusi io per lui <<rivali dalla prima volta che ho messo piede nell' aula di danza.>>

Era gelosa perché era abituata ad avere tutto, ma era sempre un passo dietro di me nella danza: ero sempre stata vittima dei suoi dispetti, all' inizio si limitava a battute. Quando quella compagnia tra le due aveva scelto me, i suoi dispetti bambineschi si erano trasformati in vere e proprie crudeltà... probabilmente pensava che se mi avesse spaventata abbastanza le avrei lasciato la parte in quel musical.

<<Sai... temevo che pensassi che fossi stato io ad architettare tutto>>

Rimasi scioccata dalle sue parole, non lo avrei mai potuto pensare... lui era mio fratello, il mio migliore amico, colui senza il quale non avrei mai potuto immaginare di vivere.

Aprì la bocca per dirglielo ma mi uscì dalla bocca sola una sillaba titubante <<No... no>

<<Ti lascio dormire?>> domandò

<<Asher, rimani a dormire con me?>>

Non sapevo nemmeno come mi fosse saltanto in mente di chiederlo, ma lui mi sorrise divertito.

<<Da quanto tempo non mi chiedevi di dormire con te quando hai gli incubi?>> disse mentre si distendeva accanto a me.

<<Non avevo gli incubi da tanto>> ammisi.

Sin da bambini quando uno di noi aveva gli incubi, l' altro andava nel suo letto.

Alle volte a mia madre era capitato che si fosse disperata perché trovava due camere vuote nella notte, ma quando controllava se anche il terzo figlio fosse sparito, ritrovava tutti e tre i suoi bimbi che dormivano stretti in un lettino da una piazza e mezzo come degli angioletti.

<<Tu perché eri sveglio?>> domandai mentre mi stringeva tra le sue braccia per proteggermi.

<<Tanti, troppi pensieri>> sospirò rassegnato, mentre rivolse lo sguardo al soffitto con le stelle adesive che si illuminavano al buio, avevo riprodotto persino alcune costellazioni <<ma ora dormi. Ti proteggo io>>

Dopo poco, io mi addormentai accanto a lui senza avere più incubi.

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