Capitolo 8:Eloise

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Quando mi trovai davanti a loro mi sentii ancora peggio di come avevo immaginato, perchè era reale. 

Come se non bastasse, ero consapevole che durante quel processo sarebbero uscite fuori cose che non volevo veramente sapere, e che sarebbero state dette cose, che non mi avrebbero fatto sentire più al sicuro e tranquilla.

Per tutto il tempo, cercai di ignorare gli sguardi  puntati su di me e di non ricambiarli, portando l' attenzione sul giudice che parlava e per fortuna non mi domandò di testimoniare: le telecamere situate sul tetto della scuola erano una prova più che sufficente del fatto che quella sera mi trovavo là con Matt prima che venissi spinta sotto e sebbene nelle telecamere non erano stati ripresi i nostri movimenti, le sue parole andavano a confermare la mia versione dei fatti.

Per sfortuna però, le telecamere non avevano ripreso il volto di chi mi aveva spinto sotto: era stato ripreso di spalle e indossava un cappuccio nero.

Il giudice parlava, gli avvocati difendevano e a turno, qualcuno alzava la voce più del consueto, ma io smisi di ascoltare dopo pochi minuti dall' inizio del processo.

Era troppo per me sentir raccontare da qualcun'altro tutto ciò che già sapevo, avendolo provato sulla mia stessa pelle.

Alla fine venne stabilito un periodo in riformatorio per Matt e il divieto di prendere parte a gare di danza per Havana e tre mesi di lavori socialmente utili.

Le condanne non mi stupirono, anzi, erano esattamente quello che mi aspettavo che mia madre avrebbe richiesto: quanto bastava per farli pentire di ciò che avevano fatto, senza dimenticare che erano due ragazzi incoscienti e stupidi.

Forse, Havana meritava di essere punita più del fratello, ma legalmente Havana non mi aveva torto nemmeno un capello e dunque dal punto di vista legale Havana risultava ''pulita'', meno di una complice, Matt no.

Poi l'argomento cambiò e dopo che fu posta la domanda, non riuscì più a distogliere lo sguardo dal centro:<<Cosa sapreste dire su l' attentato avvenuto alla vostra vittima. Chi pensate possa essere stato il colpevole del tentato omicidio della signorina Weat?>> la domanda del giudice probabilmente spiazzò più me che i due diretti interessati.

<<Mio fratello non c'entra nulla!>> urlò Havana <<Doveva soltanto essere spaventata abbastanza perché scegliesse di lasciare il posto... non volevamo che le accadesse questo>>

Se loro volevano che fossi spaventata, potevano essere contenti: ero terrorizzata.

<<La domanda non era rivolta lei>> obiettò il giudice.

<<Conosco una persona che potrebbe esserelne coinvolta.>> Havana parlò prima del fratello, concentrando tutta l'attenzione dei presenti su di se.

<<L'ascoltiamo>>

<<Una persona che è scappata proprio quando avrebbe dovuto affiancare Eloise e che era motivata tanto quanto me a eliminare Eloise dal palco, qualcuno che è rimasto sempre nella sua ombra... da quanto non vedi Loreal?>>

La domanda di Havana mi fece trasalire in un primo momento, subito dopo ammontò una rabbia ceca, una rabbia dettata dalla consapevolezza che aveva ragione.

<<Non coinvolgere Loreal, lei è partita perché il padre doveva lavorare a Parigi. Non è scappata>> ribattei cercando di mantenere un tono calmo e fermo nonostante sentissi le lacrime pizzicarmi gli occhi.

Havana fece un risatina.

<<Questo è quello che dice>> ribattè con le labba incurvate in un sorriso crudele<<Curioso, lo pensavo pure io, poi la settimana scorsa ho incontrato sua sorella. Mi ha detto che Loreal è partita per una vacanza con delle amiche e la sua famiglia è ancora qua.>>

<<Non è vero, menti.>>

<<Non vuoi ammettere la verità: quale migliore amica partirebbe dopo che hai fatto un volo di tre piani? Una colpevole, un amica che non ti poteva guardare in faccia e dirti che le dispiaceva!>

Non risposi alla provocazione; ma aveva tremendamente ragione: in realtà ci avevo pensato al fatto che non mi aveva cercata assolutamente... tuttavia avevo sempre messo a tacere quei pensieri perché non ero certa di poterli accettare.
Non ero pronta a vedere anche quell'altro pezzo della mia vita crollare.

<<Loreal è sempre stata invidiosa, e tu lo sapevi. Stava sempre nella tua ombra e ciò la faceva infuriare, quindi alla fine ha deciso di darci un taglio...>>

<<Basta, non era invidiosa di me>> urlai, ormai erano spariti sia il giudice, sia le altre persone nel tribunale, eravamo rimaste solo noi due.

<<Invece si, l' hai sempre saputo. Solo che le hai sempre voluto abbastanza bene da accettare e ignorare la sua gelosia... in realtà è tutta colpa tua e lo sai bene! Se tu non fossi stata sempre il centro di tutto e ti fossi messa da parte...>>

<<Eloise è sempre stata scelta per la sua bravura e meritava di essere scelta, la colpa è l'invidia e la colpevole sei tu>> sbottò Asher e lo ringraziai mentalmente, cosciente che se avessi parlato io, probabilmente sarei scoppiata a piangere.

<<Tu ne sai qualcosa d'invidia, vero Asher?>> ribattè lanciando uno sguardo anche a Cedric, vidi Asher irrigidirsi  e stringere i pugni segno che stava trattenendo la rabbia, ms prima che lui avesse il tempo di rispondere  il giudice intervenne.

<<Ne parlerà con lo sceriffo>>  bloccò la  disputa rivolgendosi ad Havana <<il caso di oggi è chiuso>>

Osservai i due fratelli che venivano portati via dalla polizia, e appena loro furono lontani Asher e Cedric mi affiancarono per aiutarmi a camminare.

Per mia fortuna per tutto il viaggio nessuno provò a chiedermi qualcosa, perché se avessi provato a parlare sarei scoppiata e non ero certa che sarei stata capace di smettere.

Non volevo scoppiare a piangere proprio davanti a loro perchè poi mi avrebbero cercato di consolare, ma io non volevo essere consolata o confortata, volevo solo piangere perchè stava andando tutto tremendamente male.

Lasciai fluire le lacrime sul mio volto unicamente quando mi trovai sola in camera mia; chiusi la porta della mia camera alle mie spalle, mentre nella mia testa non smettevano di rimbombare le accuse mosse da Havana verso Loreal. Accuse che dovevo ammettere, erano, almeno in parte, fondate.

Improvvisamente venni invasa dal desiderio di sapere, sapere di più, sapere la verità, volevo sapere se Havana avesse ragione o mi voleva solo far soffrire e senza rifletterci presi il telefono fisso che avevo in camera mia, digitai il numero di Loreal che dopo tanti anni di lunghe chiamate sapevo a memoria.

Il mio telefonini si era distrutto quando era precipitato insieme a me e non avevo voluto ricomprarlo: avevo paura delle chiamate, i messaggi e tutto il resto che avrei dovuto affrontare appena avessi inserito la sim.

Con Asher, Ashley e Cedric era relativamente facile: non facevano domande, facevano finta di nulla e mi aiutavano prima che lo chiedessi, coscienti che per me chiedergli aiuto per camminare era qualcosa di molto più difficile rispetto a chiedergli aiuto per fare matematica.

Non squillò nemmeno, subito una voce registrata mi avvisò che il numero che doveva essere della mia migliore amica, era inesistente.

Ricomposi il numero nella speranza che prima avessi sbagliato nel digitarlo... era facile sbagliare a digirare, no?

Tac e chiamavi qualcuno che viveva dalla parte opposta del globo.

Ma la stessa voce che avevo sentito pochi minuti prima mi ripetette le medesime parole.

Dopo che sentii quella voce per la terza volta mi arresi e feci cadere il telefono sulla base scoppiando a piangere... non volevo pensare che veramente Loreal, quella che avevo sempre difeso dalle offese pungenti di Havana, avesse cercato di uccidermi.

Forse stavo facendo solo il gioco di Havana strutturato per farmi soffrire, forse non aveva nemmeno incontrato la sorella di Loreal e la sua era una bugia... forse c'era una spiegazione chiara per tutto.

Però su una cosa, ero certa che non avesse mentito: avevo sempre saputo che Loreal era invidiosa di me, ma avevo sempre preferito passarci sopra e nonostante non lo avrei mai ammesso ad alta voce, sapevo che era strano che fosse partita il giorno dopo l' incidente e non mi avesse mai richiamata.

Mi morsi il labbro inferiore continuando a piangere: ed eccola là, un altra parte della mia vita che stava crollanda... la danza, la mia migliore amica, cosa mancava ancora?

Sarebbe rimasto ancora qualcosa alla fine? Fine... fine di cosa?

<<Eloise, Ashley vuole che...>> Cedric, che era entrato in camera senza bussare, si bloccò quando i suoi occhi si posarono su di me. 

<<Cos'è successo?>>domandò dolcemente mentre si avvicinava a me.

<<Loreal... era la mia migliore amica.>> singhiozzai senza più riuscire a fermarmi.

<<Havana è una stronza, lo sai. Mentiva, ti voleva provocare e voleva vendicarsi.>> 

<<Ma aveva ragione su tutto quello che ha detto>> protestai <<alla fine è vero  tutto ciò che ha detto su Loreal! Forse ha ragione anche su di me... magari veramente tutto quello che mi sta capitando è colpa mia, colpa della mia smania di essere la prima>>

Lui mi rivolse uno sguardo severo sedendosi accanto a me:<<Eloise, tutti vogliono essere i primi! C'è una differenza tra essere egocentrici ed essere al centro:  essere egocentrici significa mettersi sempre al centro, essere al centro significa che gli altri ti mettono là per una tua dote... e tu, Eloise, sei la persona meno egocentrica che io conosca, se ti considerano migliore di Havana probbaimente è perchè lo sei!>>

<<Che buffo, io non mi considero migliore di nessuno>> sospirai affranta e lui mi diede un buffetto sulla guancia.

<<Ecco, a questo mi riferivo>> mi rivolse un sorriso incoraggiante, poi fece incrociare i nostri occhi.

<<Prima di andare ti ho detto che eri bellissima, ora non sei più bellissima. Ora bellissima per te è un offesa, sei così bella che gli angeli sono invidiosi di te. Perché ciò che ti rende tale non sono i capelli ordinati e le gambe magre. Sono le lacrime e le cicatrici.

Eloise, tu hai subito di tutto, ma sei ancora qua: combatti per essere felice. In due settimane ti reggi di nuovo sulle gambe, nonostante avessero detto che ci sarebbero voluti mesi.

E anche se i dottori ti avessero detto che non c' era speranza, tu ti saresti alzata tutti i giorni, avresti fatto ore e ore di esercizi fin quando non avresti ricominciato a camminare.>> mi passò la mano tra i capelli avvicinandosi ancora di più a me e quando riprese a parlare il suo tono era ancora più intenso, tanto da farmi sentire i brividi sulla pelle  <<Qualsiasi cosa scoprirai, ricordati che sei una guerriera e che anche quando ti sembrerà che non ci sia speranza, se ci credi vincerai le tue battaglie. La speranza è immortale, e tu sei speranza>>

Quando  finì di parlare, il suo viso era a pochi millimetri dal mio, non sapevo quanti centimetri ci dividessero, ero solo certa che era quanto bastasse per mandarmi in confusione... i brividi, la pelle d'oca.

Non avevo mai provato nulla di simile nella mia vita, con nessuno, era qualcosa di strano, qualcosa di nuovo... e forse, per la prima volta dopo tanto tempo, quel qualcosa di nuovo nella mia vita corrispondeva a qualcosa di bello e piacevole.

Sentivo il peso dell' aria sulla mia pelle: non mi opprimeva, ma mi accarezzava la pelle dolcemente e riuscivo a percepire l'azoto, l'ossigeno, l'anidride carbonica e tutte le altre sostanze che  costituivano l'aria separarci.

Meno di un secondo dopo le sue labbra erano sulle mie, erano morbide e  il loro tocco delicato, come le sue mani che scorrevano lungo la mia schiena.

Pensai ai fiori di crisantemo bianco, mentre incrociai le mani dietro al suo collo e sfioravo alcune ciocche castane di capelli.

Non mi sembrava reale quel bacio, non avevo mai  guardato Cedric con malizia o desiderio ma piuttosto con l'innocenza di una sorella: come accadeva con Asher, anzi, probabilmente il rapporto che avevo con loro due era molto simile... ma Asher era mio fratello, forse il nostro rapporto era frutto di un richiamo di sangue, diversamente da quello con Cedric, in cui il sangue non poteva c'entrava proprio nulla.

Forse, se Ashley mi avesse proposto di baciarlo, le avrei rivolto un occhiataccia, ma in quel momento mentre lo sentivo contro di me mi resi conto che desideravo che non si allontanasse più. 

Desiderai non dovermi più staccare da lui, perchè tutto sembrava perfetto, per la prima volta dopo settimane: non esistevano Havana, Loreal, la confusione e tantomeno il timore che io sapessi solo una parte troppo piccola della verità.

Mi sollevò con agilità e mi posizionò sulle sue gambe per potermi baciare con più facilità mentre mi passava le mani tra i capelli, poi appena si allontanò da me mi strinse tra le sue braccia schiacciandomi contro il suo petto. In quel momento mi sentii al sicuro e fu come se avessi la certezza che mi avrebbe protetto da tutto, anche da un proiettile.

<<Cedric>> le urla mi mia sorella riecheggiarono su per le scale propagandosi in tutta la casa, in risposta si allontanò da me guardandomi con un sorrisetto soddisfatto.

<<Per quanto mi dispiaccia interrompere questo bellissimo momento, devi venire con me o salirà tua sorella.>>

Sorrisi e prima che potessi parlare mi sollevò come se fossi una principessa, automaticamente buttai gli occhi al cielo:<<Ormai posso camminare con i miei piedi se mi aiuti, non c' è bisogno che mi prendi sempre in braccio. Lo sai, vero?>>.

Lui sorrise facendomi l'occhiolino:<<Quando avrai ripreso totalmente la capacità di camminare, non penso che mi permetterai di prenderti in braccio, quindi ne approfitto finché tu non puoi ribellarti.>>

Poi mi posò un bacio sulla fronte:<<Tranquilla, ti prometto che non ti farò cadere.>>

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