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Camille si sedette sul piccolo letto ad una piazza posto nel mezzo della sua nuova stanza e rimase qualche minuto a scrutare l'obbrobrio che aveva tutto attorno.

Zia Margaret aveva davvero un pessimo gusto in tema di arredamento. Tutto il mobilio puzzava di vecchio, di stantio e l'aria era pesante, come se le finestre non fossero state aperte per molto tempo. Sul comodino in legno di mogano se ne stava un po' curva su se stessa una vecchia lampada dalla quale proveniva poca luce, a malapena utile per leggere un libro. L'unico armadio dove Camille avrebbe inserito le sue poche cose era piuttosto simile ad una credenza in vecchio stile della nonna, sempre in legno di mogano coordinato al resto della stanza. Due dita di polvere padroneggiavano su ogni oggetto presente nella camera da letto, regalandole un'aria ancora più triste e malinconica.

L'unica cosa che Camille trovò particolarmente interessante e lei stessa se ne stupì, fu la vista delle campagne di Saint William fuori dall'ampia finestra che dava sul paesaggio circostante e sul giardino nel  retro della villetta di zia Margaret. Tutto sommato i campi coltivati che si estendevano ben oltre lo sguardo umano regalavano uno stato di beatitudine che nessuna città prima di allora era riuscita a donare.

Per non perdere ulteriore tempo Camille iniziò a disfare la sua valigia alla ricerca di qualcosa di pulito da indossare dopo la doccia. Zia Margaret le aveva indicato il bagno privato, quello che solo Camille avrebbe utilizzato per tutto il tempo della sua permanenza alla villetta.

Quando l'anziana donna glielo aveva mostrato, Camille aveva avuto un sussulto. La toilette era grande tanto quanto uno sgabuzzino ed emanava un forte odore di fogna, un odore tanto acre da rovesciarle ulteriormente lo stomaco già provato per via del lungo viaggio.
Zia Margaret l'aveva tuttavia avvertita che quel bagno non veniva usato da moltissimo tempo, da quando sua figlia Cristine aveva lasciato Saint William per andare a studiare all'estero. Prima o poi Camille avrebbe conosciuto il resto della famiglia di Margaret, che in fondo era anche la sua famiglia, ma per prima cosa avrebbe dovuto ambientarsi nella sua nuova casa. Per conoscere i cugini ci sarebbe stato tempo.

I suoi cugini.
O sarebbe stato più corretto chiamarli nipoti?

Non era quello il momento giusto per pensarci. L'unica cosa che Camille sognava, che aveva desiderato per tutto il giorno, era di fare una lunga doccia calda. Le dava fastidio usare i mezzi pubblici, da sempre. Aveva come l'impressione che le lasciassero addosso un sudiciume invisibile e che ogni volta non vedeva l'ora di lavare via.

Si fece largo in corridoio e, dopo aver richiuso la porta del bagno alle sue spalle, aprì l'acqua calda. Prima di raggiungere la giusta temperatura ci mise un bel po', ma ormai Camille sentiva di non avere più alcuna fretta.

Si immerse sotto il getto e chiuse gli occhi. L'acqua scivolava veloce sulla pelle, su tutte le cicatrici che Camille cercava di nascondere da anni. Quei piccoli segni erano sempre li a ricordarle tutte le sue battaglie, le sue guerre, da cui tuttavia era sempre uscita viva. Quante altre cicatrici avrebbe aggiunto sulla sua pelle prima di arrivare alla morte vera?

Si strofino' con cura utilizzando un bagnoschiuma alla vaniglia. Le venne da ridere pensando a quanto in realtà zia Margaret la conoscesse. Aveva acquistato per lei tutti i prodotti da bagno che più le piacevano, le fragranze che preferiva in assoluto. Margaret in realtà non avrebbe potuto di certo saperlo, tuttavia aveva fatto centro e guadagnato punti preziosi nel loro rapporto.

Si getto' un asciugamano sulle spalle e osservò i suoi capelli corti e neri allo specchio. Così, bagnati e arruffati, le sembrarono ancora più brutti. Non le donavano per niente, ma ormai il danno era stato fatto e per molto tempo sarebbero rimasti così, finché tutti i vivi non si fossero dimenticati di lei e dei suoi boccoli biondi.

Infilo' un brutto pigiama di flanella, ma particolarmente caldo e confortevole e si diresse al piano di sotto da dove proveniva un buonissimo profumo di pietanze calde. Zia Margaret stava ancora preparando i piatti quando Camille fece il suo ingresso nella piccola sala da pranzo. Noto' senza provare alcuna sorpresa che tutta la casa era arredata nello stesso modo, come la sua stanza da letto.

Vecchio legno di mogano impolverato.

«Mi dispiace per l'acqua, probabilmente ci avrà messo molto per diventare calda» esordì Margaret, posando una candela nel centro del tavolo.
Camille abbassò il capo e cercò di avvicinarsi per rendersi utile. Odiava farsi servire.

«Non fa niente zia Margaret, va più che bene così. Grazie per la tua ospitalità.»

«Mi auguro di cuore che ti troverai bene. Sai, questo paese è un po' strano, di certo lo avrai notato, ma la gente si rispetta molto. Cosa ne pensi della tua stanza, può andare bene così?»

Camille non le stava più dando ascolto. Aveva smesso non per cattiveria, ma perché la stanchezza si era a tal punto impossessata di lei da farle perdere completamente la cognizione con la sua nuova realtà.
Tuttavia era la prima sera che trascorreva a Saint William, un minimo di dialogo con Margaret in fondo glielo doveva.

«Certo. Si, si... Va benissimo la stanza. Mi hai parlato di un liceo, dovrei sai... Frequentare una scuola. Qualcuno potrebbe iniziare ad avere qualche sospetto se mi vedessero gironzolare in paese senza far nulla.»

Margaret verso' due mestoli di zuppa di patate in una scodella e la porse a Camille che rischio' di bruciarsi. L'aveva riempita sino all'orlo.

«Domani mattina ti accompagno io. Certo... L'anno scolastico è già iniziato, ma il preside è un mio vecchio amico e di certo non farà storie per via del tuo inserimento fuori stagione.»

Camille tiro' un sospiro di sollievo. La cosa più importante per lei era garantirsi almeno la frequenza a scuola, diplomarsi e raggiungere finalmente il primo di una serie di difficili traguardi che si era imposta prima del suo arrivo a Saint William.

Le due donne terminarono di mangiare pressoché in silenzio. Zia Margaret intuì che Camille non aveva molta voglia di conversare, così scelse di non obbligarla a colloquiare più del dovuto. Alla fine si diedero una mano a vicenda a rassettare la tavola. Camille non si era trasferita a Saint William per fare la mantenuta a casa di Margaret ed era consapevole che presto o tardi si sarebbe anche dovuta trovare un impiego. I soldi che aveva con sé le sarebbero bastati a malapena per un mese.

Si era ormai fatta notte tarda quando entrambe decisero di andare a dormire, ma poco prima di dividersi ognuna nella propria stanza, Margaret richiamò di nuovo la sua attenzione afferrandola dolcemente per le spalle.

«Prima che succeda qualcosa di spiacevole, vorrei solo ricordarti un'unica piccola regola di casa. Noi qui non la usiamo più, da molto tempo. Ti prego solo di non portarla in casa mia.»

Camille sapeva esattamente a cosa Margaret si riferiva. Le bastò annuire con il capo e l'espressione della zia tornò ad essere colloquiale come era stata prima per cena. Si congedarono e finalmente Camille poté restare da sola con tutti i suoi pensieri.

Non era venuta fino al profondo sud del paese, fino a Saint William, per tornare ad essere ciò che era stata in passato. Se era giunta sin lì era per darsi una nuova chance e per cercare il più possibile di cambiare vita.
Tolse il piumone dal letto e ci si poggio' sopra. Era così stanca che certamente si sarebbe addormenta subito.

Il cellulare o qualsiasi altra forma di tecnologia a casa di zia Margaret non erano consentiti, anche per evitare che Camille potesse essere rintracciata. Avevano deciso insieme che solo per necessità reale e solo in quel caso, Camille avrebbe potuto usufruire del telefono fisso.
Le notti senza televisione e senza il suo amato computer sarebbero state parecchio noiose, ma prima o poi si sarebbe abituata. Aveva portato con se tanti di quei libri da leggere che non avrebbe più sentito la mancanza delle vecchie abitudini londinesi.

In cuor suo Camille non vedeva l'ora di iniziare la scuola e di riprendere a socializzare. In tutti quegli anni di vita avere degli amici si era rivelata sempre la cosa più complicata, ma dal momento che non se ne sarebbe andata tanto presto da Saint William, quello sarebbe stato il momento giusto per legarsi realmente a qualcuno e chissà, magari anche trovare l'amore.

Non sarebbe stato facile spiegare a qualcuno cos'era, ma a questo avrebbe pensato solo nel momento in cui le si fosse posta davanti l'eventualità di innamorarsi di nuovo.

Un gufo prese a bubolare sotto la sua finestra e Camille dopo essersi girata più volte nel letto, finalmente si addormento'. I primi giorni nel nuovo paesino sarebbero stati complicati, ma mai così tanto come quello che aveva vissuto fino a quel momento.

L'aspettava una vita tipicamente adolescenziale e forse questo le faceva davvero paura, perché lei, in realtà, non era mai stata davvero un adolescente.

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