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Ne era sicuro.
L'aveva riconosciuta.
Non poteva essere che lei.
Così diversa, ma così simile al più fervido ricordo che lo legava ad una vita che non gli apparteneva più, da molto, molto tempo.

Nel cunicolo che aveva scelto con cura al suo arrivo Joshua Loyd attendeva con ansia che finalmente la notte invadesse con il suo buio totale le campagne tutte attorno.

Saint William. Come aveva fatto a dimenticare un posto tanto orrendo come quello? Era da poco arrivato in paese e già non vedeva l'ora di andarsene.
Era solo e semplicemente un luogo che avrebbe voluto dimenticare volentieri e invece era stato obbligato a tornarci, nonostante più volte si fosse rifiutato di farlo.

Quando suo nipote lo aveva chiamato per informarlo della morte di suo fratello John, Joshua aveva pensato di non partecipare al funerale. Sarebbe stato molto più semplice limitarsi ad inviare un mazzo di fiori ed un bigliettino anonimo di condoglianze, ma ciò non sarebbe bastato.
Quello del resto era stato da sempre il suo stile.

John però era l'unico parente stretto che gli era rimasto in vita dopo la trasformazione e, sebbene la sua riluttanza, sarebbe stato un tremendo errore non farsi vivo alla funzione. Naturalmente Joshua era convinto che non si sarebbe presentato davvero al funerale: si sarebbe limitato a partecipare alla veglia in camera ardente, dandosi appuntamento con il nipote, il figlio di John, senza ombra di dubbio lontano da occhi indiscreti e poco prima della chiusura dell'obitorio.
La notte lo avrebbe celato ad occhi indiscreti.

Nemmeno Joshua ai tempi che furono sapeva quale coraggio aveva avuto nel dire alla sua famiglia quello che era diventato. Una serie di eventi lo avevano portato  a spiegare a suo fratello, molti anni prima, come era rinato sotto forma di vampiro. Una tale pazzia a cui esso stesso faceva fatica a credere.

Joshua era stato costretto a cambiare città (questo a dir la verità non gli aveva pesato affatto), era stato costretto a tagliare i ponti con la sua famiglia e nondimeno obbligato a spiegare perché lui, a differenza degli altri, non invecchiava.

In un primo momento John gli aveva riso in faccia, credendo che fosse realmente impazzito. Lo aveva lasciato andare via, perché credeva che solo andandosene da Saint William Joshua avrebbe curato il suo delirio.

Anni prima la dipartita di John, dopo l'ennesimo tentativo di riallacciare i rapporti, Joshua aveva accettato di vedere il fratello nel distretto di Regington, lontano da occhi indiscreti.

Quando John, all'interno del bar a ridosso della stazione, aveva udito di nuovo la surreale convinzione di Joshua, era scoppiato in una fragorosa risata con tanto di lacrime agli occhi. Joshua invece non aveva riso, tutt'altro. Le prove che non gli stava mentendo John le aveva tutte davanti ai suoi occhi, ad un palmo dal suo naso e se aveva reagito in quel modo, era proprio perché era consapevole che Joshua non gli stava dicendo una cazzata.

Mentre John aveva raggiunto chiaramente la mezza età e piccole rughe iniziavano ad essere evidenti sul suo volto, i capelli da neri erano diventati brizzolati, la pelle non più elastica come un tempo, Joshua al contrario non era cambiato di una virgola rispetto al fior fiore dell'età. I vent'anni a cui ormai John aveva detto addio da un bel pezzo li aveva di fronte a sé, dipinti sul viso di un fratello immortale.

Tra i due a malapena vi erano tre anni di differenza, almeno questo fino al momento della morte umana di Joshua. Ai tempi del loro primo incontro dopo tantissimo che non si vedevano, Joshua aveva appena compiuto 63 anni.

Successivamente a quell'avvenimento Joshua e suo fratello non si incontrarono più.
Di tanto in tanto una telefonata permetteva loro quattro chiacchiere al cellulare, ma per via dei continui spostamenti del vampiro, reperirlo si era fatta una cosa sempre più difficile.
Fino a quel momento, dove il figlio di John era stato obbligato a trovarlo e rintracciarlo per comunicargli la morte del fratello amato.

John Loyd era passato a miglior vita seguendo il normale corso di nascita, crescita ed infine morte. Era venuto a mancare alla veneranda età di ottantacinque anni, dopo un esistenza normale come quella di tutti gli abitanti di Saint William. Forse anonima, ma rispettabile.

Lasciava al mondo solo un figlio, Jackson, colui che aveva smosso mari e monti per rintracciare l'ultimo parente "vivo" del padre. Anche Jackson tuttavia era a conoscenza della vera natura dello zio Joshua, ma, a differenza del defunto padre, aveva accettato la notizia con molta più leggerezza. Jackson fin da bambino aveva sempre creduto all'esistenza di un mondo parallelo al suo, costituito da mostri, spettri e vampiri. Contrariamente però ai suoi coetanei, lui ne aveva avuto presto la certezza quando suo padre John lo aveva informato che Joshua era più vero di quanto credesse, esisteva davvero, e nonostante fosse solo in apparenza un ragazzo, in realtà aveva quasi settantanni. Una cosa da non credere.

Quando il coprifuoco scatto' a ricordare a tutti i cittadini il divieto di uscire di casa, se non per motivi importanti, Joshua si infilo' il vecchio cappotto nero, lasciò la tana temporanea che aveva scelto e a passo veloce si diresse verso il piccolo obitorio di paese. Fu sollevato di dover lasciare presto quel buco di fogna che aveva usato per nascondersi, dietro al supermercato dei Bennett.

Davanti alla porta, come promesso, Jackson lo attendeva con le mani nelle tasche del soprabito. Sembrava infreddolito.
Joshua sapeva di non essersi nutrito di recente e per Jackson era rischioso restare con lui nella stessa stanza. Evidentemente però al nipote non importo' molto perché come vide Joshua allargò le braccia per stringerlo in un calorosa stretta di benvenuto.

«Zio, quanto tempo! Grazie per essere qui. Papà avrebbe gradito molto la tua presenza.»

Era una bugia bella e buona e questo Joshua lo sapeva bene. Dopo che il vampiro aveva comunicato la sua vera natura, Josh aveva fatto di tutto per evitare di vederlo. La realtà era che aveva paura di lui, come tutti avevano paura di lui. La sua natura di mostro, o di bestia che dir si voglia, incuteva timore. Era un fratello, un familiare, ma prima di tutto era un vampiro. Tutti avevano voluto allontanarsi, ma evidentemente non Jackson, che continuava a stringerlo sorridendo, alternando la presa ad una qualche pacca amichevole sulla spalla.

«Dove si trova tuo padre?» chiese infine Joshua per staccarsi da quella morsa che stava diventando sempre più difficile da sostenere. L'odore del nipote lo stava uccidendo.

Jackson lo accompagno' in silenzio fino ai piedi della cassa aperta. Alla vista del cadavere del fratello, Joshua si schernì. Dall'ultima volta che l'aveva visto era cambiato molto, era... vecchio. Era grosso modo come Joshua si era sempre immaginato semmai fosse diventato anziano, se il suo corpo fosse cambiato con il passare del tempo.

John se ne stava lì, immobile e freddo, steso nella sua cassa di legno d'acero, con gli occhi chiusi e le mani conserte sul petto per via dell'usanza post mortem.
Il suo pallore richiamava molto quello di Joshua, con la netta differenza che quest'ultimo lo stava osservando, vivo in qualche modo, al suo capezzale.

«Domani ci saranno i funerali, non ti sarà possibile esserci, non è così?» chiese Jackson, volgendo lo sguardo sullo zio che ancora non aveva detto una parola.

Joshua scosse il capo. Uscire sotto la luce del sole gli sarebbe stato impossibile, come sarebbe stato difficile mostrarsi agli abitanti di Saint William senza che qualcuno potesse notare un qualche strano particolare, come ad esempio la somiglianza con John.
Come l'avrebbero giustificata? A Saint William si conoscevano tutti, qualcuno tra i più vecchi sicuramente avrebbe ricordato un viso così famigliare.

«Sono qui per una toccata e fuga, per rispetto di mio fratello. Domani notte un treno mi porterà da dove sono venuto, come non fossi mai stato qui. È troppo pericoloso per me restare oltre.»

Jackson abbasso' il capo, nascondendosi quasi nel bavero del cappotto. All'apparenza faceva più freddo all'interno della camera mortuaria rispetto che all'esterno, nonostante la pompa di calore accesa all'ingresso della sala d'attesa fosse stata impostata al massimo.

«È già tanto che tu sia qui. Mio padre in punto di morte ha chiesto di te, avrei fatto di tutto per trovarti. Era tra le sue ultime volontà sapere che ti avrei chiamato per convincerti a venire a Saint William, anche se non potrai esserci domani alla funzione. Sapeva che odiavi questo posto.»

Joshua infilo' una mano dentro al cappotto, nella tasca interna. Aveva qualcosa che ci teneva a lasciare al fratello, qualcosa che John gli aveva donato molti anni prima, quando erano solo ragazzi. Poso' il ciondolo sul petto del defunto e chiuse gli occhi, come se stesse pregando per lui.

«Vorrei che questo restasse con mio fratello. Sono le foto dei nostri genitori. Avevo promesso a John che il primo dei due che sarebbe andato a miglior vita avrebbe portato con se il ricordo della nostra famiglia, come a donarle l'immortalità eterna. Sarebbero stati i nostri omaggi qualora ci fossimo ricongiunti con i nostri cari.»

Jackson prese la mano di suo zio e si mise a singhiozzare in silenzio. Il suo viso era così simile a quello di John, quanti lineamenti aveva ereditato dal padre. Se Joshua avesse provato una qualsiasi emozione reale, in quel momento sarebbe stata paragonabile alla mera tristezza, in tutte le sue inclinazioni, dal pianto inconsolabile fino al rimorso più tagliente di non essersi vissuto a pieno la presenza del fratello finché era in vita. In realtà Joshua non provava nulla di tutto questo, era semplicemente rimasto fedele alla parola data, una promessa che aveva fatto almeno sessanta anni prima al fratello, quando ancora era un ragazzino.

«È stato bello vederti, zio. Mi auguro che la prossima volta non sia al mio, di funerale!»

Quel vano tentativo di scherzare non produsse nessun effetto significativo in Joshua. Era giunto il tempo di andarsene, così come in silenzio era arrivato in paese. La nebbia stava inghiottendo il panorama circostante, il chiaro sintomo che il suo compito era giunto al termine. Indisturbato, Joshua si sarebbe spinto fino alla fermata e avrebbe atteso il primo bus che l'avrebbe riportato dritto dritto al distretto di Regington, senza mai voltarsi indietro.

Da quel momento avrebbe rimosso la visita al suo quartiere natio, così come avrebbe cancellato dalla memoria il viso spento e candido del fratello senza vita all'interno di quella cassa, inespressiva come era la camera ardente che aveva avuto l'onore di ospitarla. Non un fiore, non un colore, solo freddo e morte.

Nel buio, fuori tra la fitta vegetazione di Saint William, due occhi stavano scrutando la triste rimpatriata famigliare. Qualcuno stava godendo della scena, senza nessuno scrupolo.
L'espressione truce della bestia tra le foglie si divertiva nel vedere il dolore dell'essere umano in compagnia del vampiro, constatando che finalmente dopo tanti anni quest'ultimo, il suo amato Joshua Loyd, era tornato in città. Finalmente avrebbe potuto compiere la sua tanto attesa vendetta.

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