Capitolo 5

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng


No, qui non cominceremo parlando di me, bensì di qualcosa che mi fu raccontato in seguito.

Tranquilli, non sarò troppo esplicita, non vorrete rovinarvi la sorpresa, no?

Questa nuova parte di storia comincia con due figure nell'ombra di una stanza grande, dalle finestre chiuse nel pieno della notte, una di queste sue figure, piccola e magra, sembrava tremare, poteva sentire il sudore che colava giù per il suo collo, non, per quanto le sarebbe piaciuto, a causa del caldo torrido e soffocante che aleggiava sia fuori che dentro la stanza, bensì per la paura pura che riusciva ad incuterle la seconda, più alta, forte, essa parlava all'altra con rigida calma

:- quindi? Com'è?- chiedeva, una voce femminile e matura, al suo agente che da tanto tempo osservava l'obbiettivo, esso era i suoi occhi, le sue orecchie, esso era una figura innocente della quale nessuno avrebbe mai potuto dubitare.

Troppo esile per far del male a qualcuno.

Troppo ingenuo per essere cattivo.

Nessuno conosceva la vera intelligenza e la vera natura spietata di quella persona, io stessa avrei imparato a conoscerla solo dopo tanto tempo.

:- esattamente come aveva esplicitato mio fratello. Debole. Ingenua. Non sa sfruttare il suo potere a pieno, non ancora almeno- la voce era ferma, diversamente dal corpo, più simile ad una foglia nel vento; la voce, molto più giovane rispetto a quella del suo interlocutore, si bloccò completamente, quando lo sguardo di quest'ultimo si fissò, rovente come il fuoco puro, nel suo, un solo singulto sfuggì alle sue labbra sottili

:- capisco... quindi il potere è in mano ad un'incapace... giusto?-

:- giusto- la risposta fu secca, come il rumore di un colpo, seguito da qualcosa di piccolo che cadeva e da passi confusi

:- idiota! Non devi mai farti un'idea precisa del tuo nemico! Devi aspettarti di tutto! I suoi predecessori cercheranno sicuramente di avvertirla, no? Potrebbe già aver intuito qualcosa! Sei un'incapace...- la figura più piccola di massaggiò il viso, frastornata, odiava il suo capo, il capo con cui stava fin da una tenera età, la figura era stata raccolta da quel capo con la voce matura, senza il capo non sarebbe stata niente, solo una mendicante o, peggio, un piccolo cadavere sul ciglio della strada.

Abbandonato dal mondo.

:- pulisciti la faccia.- obbedì, si pulì il sangue che scendeva dalla sua bocca, copioso

:- calmati però... non sei del tutto inutile. Non si è accorta di nulla, no?- la figura scosse la testa

:- bene. Ora lascia che ti faccia smettere di sanguinare. È una vista disgustosa- dal dito della figura più alta si alzò una fiammella, non troppo grande.

Dalla stanza, con delle spesse pareti, si alzarono delle grida di dolore, tanto acute da far concorrenza ai topi spaventati, urla disperate.

La persona uscì, non molto dopo, il viso pallido e contrito, si era lavata la faccia, ora non più sporca di sangue, i pugni stretti lungo i fianchi.

Si passò la lingua sui denti, sentendo ancora il dolore sordo di poco prima.

A volte pensava che avrebbe potuto ribellarsi.

Ma poi ricordava di essere una persona codarda.

Si mise quindi in cammino, una persona fra tante, con il peso di un macigno bollente sul petto e le spalle.

Ma, ritornando a noi, stavo aspettando Abril davanti allo stadio, ci eravamo accordate per vedere una partita di dominio sportivo, e cominciavo ad essere annoiata, insomma, chiunque, dopo un quarto d'ora passato ad aspettare la stessa persona che l'aveva invitato, avrebbe cominciato ad irritarsi, no?

Così, seduta come una scema per terra, sola e tanto trasandata che qualche passante mi lanciava delle monetine, a quel punto avrei potuto vedere l'incontro con mio padre, no? Sembrava sempre molto felice di passare del tempo con me, pur essendo spesso impegnato, trovava sempre del tempo, se glielo avessi chiesto mi avrebbe sicuramente accompagnata.

Mio padre si era trovato più di un lavoro mentre io imparavo a controllare tutti gli elementi, si era offerto di pagarmi dei corsi extra, spesso rientrava tardi alla notte perché era stato impegnato, era così provato da sentirsi male, eppure continuava, tanto da farmi preoccupare, non potevo fare tanto, anzi, mi sentivo tanto impotente, a volte, che avrei potuto fare qualsiasi cosa per alleviare quella consapevolezza perenne, per portare un po' di soldi a casa, ed invece tutto ciò che facevo era giocare a carte, allenarmi in maniera fallimentare ed accarezzare la punta di rampicante giunta dalla foresta degli spiriti, essa mi aiutava a sentirmi meglio con me stessa, toccare una di quelle piante mi faceva pensare che, forse, in fondo in fondo, anche io avrei potuto far qualcosa di lontanamente relazionabile agli altri avatar, quando le toccavo, a volte, vedevo delle scene buffe, diverse da quelle che mi passavano qualche volta per la testa, più nitide.

Vedevo un ragazzino esagitato, con una freccia azzurra tatuata sulla fronte, che si faceva bello ad una sua coetanea, per la quale, probabilmente, aveva una cotta; c'erano anche ricordi su una bambina iperattiva che imparava a dominare, faceva scherzi ai coetanei schizzandoli con dell'acqua in mezzo alla neve.

Fui riscossa da un fischio, che mi fece voltare il capo.

Abril era a pochi metri da me, che si grattava la nuca con grande imbarazzo, dal suo sorriso notavo la mancanza di un incisivo, era fradicia di sudore; ricambiai il suo sorriso, posizionai il pollice su indice, medio, anulare e mignolo, poi lo toccare orizzontalmente dalle punte delle altre dita, alzai il mignolo, indice e medio scorsero verso il basso, tornarono verso l'alto, si intrecciarono, il mignolo scattò ancora una volta in alto e... ma non siete interessati a tutti i miei gesti vero?

È un peccato.

"Sei in ritardo" le feci notare, ricevendo in risposta una sua risata, squillante come al solito

:- scusa, scusa! È solo che sono caduta ed ho sbattuto la faccia- mi mostrò per bene il buco fra i suoi denti

:- per questo ci ho messo tanto!- mi porse la mano, l'accettai di buon grado e mi alzai, le gambe indolenzite per tutto quel tempo passato da piegate su loro stesse

:- allora, andiamo?- la sua domanda fu seguita da un mio cenno con la testa, lei mi scompigliò i capelli scuri, facendomi uscire il mio solito suono simile ad una risata

"Piantala!" Cercai di farla smettere, divertita, quella ragazza era il mio opposto, proprio per questo era un toccasana per le mie giornate, era tanto positiva quanto, spesso e volentieri, ingenua, riusciva sempre a distrarmi dal mio sentirmi inutile ed a farmi divertire, adoravo Abril.

In poco tempo era riuscita a farmi affezionare a lei, pur non avendomi detto molto sul suo conto.

E questo era un dato di fatto.

Entrammo così nella palestra, due tifose sudate  fra altro tifosi sudati, la sua mano callosa fra i miei capelli, anche dopo essersi fermata.

Lei rideva.

Io ridevo.

Era proprio un bel quadretto, non è vero?

ANGOLO AUTRICE

BUOOOONGIORNO BELLA GENTE!

Come va?

Spero che il capitolo vi piaccia ^^

Beh... niente da dire, se non di votare e commentare (pleeeeease)

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro